Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Madness in me    28/05/2014    3 recensioni
Tre ragazze un po’ fuori dalla norma, cinque ragazzi più fuori dalla norma di loro.
Un intreccio di momenti di vita quotidiana, vita quotidiana di otto adolescenti alle prese con la vita, con la scuola, alle prese con loro stessi, con la musica, con dei genitori che non capiscono, con coetanei che non li sopportano perché “diversi”.
Una semplice storia di amicizie –e anche altro- nata da una mattinata di pioggia e tanta voglia di scrivere.
Dal primo capitolo: < “Effie, le cose cominciano a girare, la vita non sarà più la stessa.” E nonostante la cosa mi spaventasse perché, diciamocelo, i cambiamenti spaventano sempre, non vedevo l’ora.>
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Matthew Shadows, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Quando l’orologio segnò le 7 di mattina, si scatenò il panico.
“ANDIAMO, ALZATEVI, CI ASPETTANO PER FARE COLAZIONE E AD EFFIE PRENDERA’ UN COLPO QUANDO VI VEDRA’!” gridò la ragazza di Zacky, Lexi.
Avevamo passato l’intera notte ad ascoltare gli scleri delle due ragazze e non avevamo dormito, quindi eravamo tutti vestiti.
Sbuffando mi alzai dalla poltrona in cui ero incastrato e, seguendo gli altri, raggiunsi la sala in cui ci aspettavano i restanti Avenged Sevenfold e molte altre persone.
Mi presentai a tutti, con molta calma.
Quando stavo per sedermi, una ragazzina piccoletta, con i capelli rossissimi mi si avvicinò, arrossendo.
“Io.. sono Effie” disse, porgendomi la mano.
Era tenera.
Sorrisi.
“Piacere mio, Gerard.” Le dissi, stringendo la sua mano.
“Sì in realtà so chi sei ma ok cioè ciao” cominciò a farfugliare.
Risi di gusto.
Dopo che Effie si fu presentata a tutti, prendemmo finalmente posto a tavola ed iniziammo a fare colazione.
Tra un caffè, una brioche e troppe chiacchiere si fecero le otto.
Ricky si alzò improvvisamente.
“SVELTI, MUOVETEVI, ABBIAMO IL TRENO ALLE OTTO E MEZZA” gridò.
“Il treno per dove ?” domandò, confuso, Bob.
“Venezia!” rispose, raggiante, Effie.
“OH MIO DIO SI VOGLIO TROPPO VISITARE VENEZIA, CI ANDIAMO VERO, AMORE ?” gridò Frank, aggrappandosi alla mia maglietta.
“Certo che andiamo, se per gli altri non è un problema.” Dissi, voltandomi verso Brian.
“Ma quale problema, vi ho invitati a passare una vacanza con noi.” Mi disse lui, alzando le spalle e sorridendo.
Salimmo in fretta al piano superiore, prendemmo l’occorrente e dopo venti minuti eravamo in stazione.
Appena finimmo di fare i biglietti, ci ritrovammo a correre per salire sul treno appena arrivato in stazione.
Una volta preso posto, tra Frank e Tony, mi rilassai.
“Allora, come va con la band ?” domandò improvvisamente Ray, rivolto a Matt.
“Oh, tutto bene. Stiamo aspettando la svolta ma per ora ce la caviamo anche così.” Disse Matt, sorridendo.
Sorrisi.
“Voi, come ve la cavate ?” domandò Zacky, sgranocchiando un biscotto.
“Ma stai sempre a mangiare, tu ?” domandò Mikey e tutti scoppiammo a ridere.
“Comunque, a noi va alla grande! Abbiamo fatto un casino di concerti, quasi tutti sold out e alla fine del tour inizieremo a lavorare al nuovo album!” gridò Frank, saltellando sul suo posto.
Un’idea mi balzò in testa.
Sorrisi, mi alzai e presi il cellulare.
Cambiai vagone, composi il numero di telefono e rimasi in attesa di una risposta.













Erano passati tre giorni dalla giornata a Venezia.
Ero furioso.
Sì, avevamo visitato una meravigliosa città ma il mio piano era andato in fumo e non mi stava bene.
Ora camminavo, velocemente, per i corridoi dell’albergo trascinandomi dietro Brian e Shannon.
“MA TI CALMI RICKY ? MA CHE SUCCEDE ?” gridava Shannon.
Raggiunsi la mia stanza, ora vuota e trascinai i due al suo interno, chiudendo la porta ed incrociando le braccia.
Shan mi guardava confusa mentre Brian era terrorizzato.
“Ora, ascolta, Shan. Brian deve parlarti.” Dissi e Shan guardò Brian, preoccupata.
Brian prese un profondo respiro e si portò una mano in tasca.
“Ecco.. vedi.. Shan io.. Io devo dirti una cosa importante. Ci ho pensato e ripensato mille e mille volte, ho provato in tutti i modi ma non riuscivo mai e..” Gates si inginocchiò estraendo una piccola scatoletta nera ed aprendola, mostrando un anello a Shan che ora aveva le mani davanti la bocca spalancata e tratteneva le lacrime “Shannon, vorresti farmi l’onore di diventare mia moglie ?” domandò Brian, con la voce tremante.
Shan annuì, vigorosamente e, piangendo, si gettò al collo di Brian gridando “Sì, Sì, Sì E MILLE VOLTE ANCORA Sì!”
Sorrisi ed uscii dalla stanza, trovando tutti i ragazzi dietro la porta, chi in lacrime che sorridente.
Presi il mio posto tra le braccia di Chris, ricevendo un bacio dolcissimo e sospirai, veramente felice.
Passammo l’ultima settimana in Italia divertendoci tantissimo ma fu nel penultimo giorno che le cose cambiarono veramente.
Eravamo in spiaggia e Chris si era allontanato per rispondere al telefono, raggiungendoci poi con le lacrime agli occhi ed annunciando “La Hopeless Record ci ha offerto un contratto discografico”.
Non ero riuscito a credere alle sue parole ed ero rimasto a fissarlo per venti minuti buoni.
Festeggiammo tutta la notte, gasatissimi.
Quella sera, tra una birra di troppo e le risate fino ad avere il mal di pancia, i My Chemical Romance proposero agli Avenged Sevenfold di fare un tour insieme.
Tutti immaginavamo che sarebbe stato fantastico, programmavamo tour tutti insieme ma ciò che avvenne in realtà, nessuno l’avrebbe mai immaginato.
Tornati in California iniziammo le registrazioni per il nostro primo album e fu lì che le cose iniziarono ad andare a picco.


















Ero seduta nello studio di registrazione dei Motionless, rannicchiata su un divanetto scuro mentre Chris, dall’altra parte del vetro, con delle enormi cuffie sulle orecchie, cantava.
Fissavo il liquido scuro nella mia enorme tazza, sovrappensiero.
Non avrei mai immaginato che saremmo arrivati ad un simile punto.
Dopo le belle notizie arrivate in Italia, tornati in California le cose avevano iniziato a sgretolarsi.
Shannon e Brian si erano sposati, così anche Valary e Matt.
Poi erano iniziate le registrazioni dell’album per i Motionless mentre i Sevenfold erano partiti per il tour mondiale come band di supporto ai My Chem.
Lexi si era trovata costretta a fare una scelta: La band o l’amore della sua vita.
Ed aveva scelto la seconda.
Era partita con i Sevenfold mollando i Motionless che, senza rancore, avevano deciso di continuare il loro percorso da soli.
Ogni volta che serviva, per le registrazioni o per i piccoli live, chiamavano un batterista provvisorio e andava bene così.
Le cose con Joshua filavano più che lisce.
I problemi arrivavano con il resto della famiglia.
Con i Sevenfold erano partiti anche Al e Dan, chiudendo il negozio e dall’inizio del tour non li avevo più visti.
Di giorno in giorno avevo iniziato a sentire tutti sempre meno, l’unico con cui ancora mi sentivo ogni giorno era Jimmy.
Ogni tanto venivano a trovarci i Pierce the Veil e, raramente, gli Of mice & Men.
Ma la mia famiglia non esisteva più.
Tutti avevamo preso strade diverse.
Ed era ormai quasi passato un anno.
Dopo tutte le battaglie affrontate insieme, le lacrime, i sorrisi e tutto, non mi sarei mai aspettata che ci saremmo persi tutti in quel modo.
Ogni tanto andavo su internet e mi cercavo i live dei ragazzi e mi ritrovavo puntualmente in lacrime.
Mi mancavano da fare schifo ma almeno ora erano felici.
La mia ferita più profonda rimanevano però Lexi e Shannon, sparite nel nulla.
Chissà se ancora si ricordavano di me, chissà se ogni tanto mi pensavano.
Jimmy invece no.
Aveva mantenuto la sua parola, era rimasto al mio fianco, sempre, senza smettere mai.
“Sai Ef.. a volte vorrei che il successo non fosse mai venuto a bussare alla nostra porta.” Sospirò, dall’altra parte del telefono, Jimmy.
“Ma che dici, Jimbo ? Stai scherzando ? Avete realizzato il vostro sogno!” avevo risposo, sorridendo.
“Ma abbiamo perso molto più di ciò che abbiamo guadagnato.” E in quel momento avrei giurato che il mio cuore si fosse infranto in mille microscopici pezzettini.
Ero rimasta in silenzio, il cuore in gola e le lacrime agli occhi.
“Mi manchi così tanto, nana. Avevo trovato una sorella e poi l’ho persa senza neanche rendermene conto ma ti prometto una cosa, prima o poi ci rincontreremo ed io non ti lascerò più.” E quella sera avevo pianto, per ore, al telefono con Jimmy, mio fratello, il mio migliore amico.
Quella era stata l’ultima volta che avevo sentito Jimmy poi avevamo iniziato a parlare solo via sms infine ci eravamo persi.
Erano passati anni, ormai ero conosciuta come “La donna di Joshua Balz” da tutti i fan dei Motionless che avevano rilasciato già due album e si apprestavano a finire il tour per iniziare ad incidere il terzo.
Era una fredda giornata di Dicembre ed eravamo in pennsylvania per una delle ultime date del tour.
In quella fredda e gelida giornata di Dicembre, mentre me ne stavo seduta in un divanetto nel camerino dei Motionless, mentre i ragazzi facevano il soundcheck, mi arrivò la chiamata che devastò la mia vita per sempre.
Il cuore mi balzò in gola nel vedere il nome “Austin” lampeggiare sullo schermo così, prontamente, avevo risposto.
“Effie..” aveva sussurrato, con voce tremante, Austin.
“Ehi, Aus, tutto bene ?” avevo domandato, preoccupata.
“No. Siediti e ascoltami.” Aveva cominciato e una parte di me sapeva che la notizia che stava per giungere alle mie orecchie sarebbe stato qualcosa di terribile.
Austin aveva respirato a fondo poi aveva detto quelle parole su cui ero rimasta a rimuginare per quasi un’ora.
“Jimmy è morto.” Aveva detto, la voce spezzata dal pianto.
“No.” Avevo sussurrato “Stai mentendo, domani c’è il warped, aveva detto che ci saremmo visti, me lo aveva promesso.” Il silenzio, spezzato solo dai singhiozzi di Austin.
Mi ero rannicchiata a terra, sdraiata sul pavimento, in lacrime.
E così mi avevano trovata, Joshua e gli altri, una volta rientrati in stanza.
In lacrime che piangevo, disperata, senz’aria, che maledicevo il mio migliore amico per avermi lasciata sola, due volte di fila.
I giorni passarono, smisi di mangiare e dormire divenne impossibile.
Ogni istante passato ad occhi chiusi, era un incubo.
Incubi il cui protagonista era sempre Jimmy, Jimmy che lasciava la mia mano e mi faceva cadere in un baratro buio.
Il funerale era stato distruttivo.
Joshua e Chris mi avevano tenuta in piedi con tutte le loro forze dato che faticavo anche solo a rimanere in piedi.
Lexi e Shannon mi avevano guardata ma non si erano neanche avvicinate, Matt e i ragazzi invece erano così distrutti da non riuscire ad alzare gli occhi dalla bara.
Passarono mesi dall’orribile giorno del funerale e ogni mattina che passavo a casa, la passavo al cimitero, seduta di fronte alla tomba di Jimmy, fissando quella lapide scura, maledicendolo.
Quella lapide scura sempre accerchiata di fans, chi disperato, chi semplicemente curioso.
Ed io ero lì, quasi ogni giorno, in silenzio.
A volte piangevo, delle volte mi era capitato di ritrovarmi a gridare fino ad essere trascinata via a forza da Joshua, richiamato dal custode che ormai mi conosceva, altre volte mi trovavo a sorridere, ricordando i momenti passati con Jimmy.
Poi arrivò l’annuncio, una sera guardavo la TV e l’annunciò arrivò come un fulmine a ciel sereno: “Gli Avenged Sevenfold hanno annunciato il loro tribute  album dedicato al loro ex batterista, Jimmy The Rev Sullivan, l’album si chiamerà Nightmare” E nulla fu più lo stesso.
Passai tutto il tempo ad attendere che l’album fosse completo.
La mattina del rilascio del CD stavo uscendo di casa diretta al negozio ma quando aprii la porta trovai, a terra sulla scalinata di casa Motionless, un pacco.
Lo raccolsi e lo aprii, trovandovi dentro una lettera e una copia di Nightmare.
La lettera diceva ciò:
Ciao Ef,
Non ti chiedo come stai perché posso immaginarlo.
Questa è la prima copia rilasciata dell’album ed è più che giusto che questa copia vada a te.
Sai, Jimmy ci ha rimproverato per anni per ciò che abbiamo fatto.
Intendo, lasciarti sola.
Sì, è vero, avevi Joshua e gli altri ma noi eravamo la tua famiglia e siamo stati così stupidi e ciechi a lasciarti sola.
Purtroppo, tornare indietro è impossibile ma giuro che se potessi farlo, non farei di nuovo gli stessi errori.
Per esempio, non attenderei anni e anni per dire a Jimmy quanto lo amo, invece ora vivrò col rimpianto di non essermi goduto a pieno tutto l’amore che poteva darmi e che io potevo dare a lui.
Mi hanno detto, tante volte, di rifarmi una vita ma non posso.
Lui era tutto.
Era il centro del mio piccolo e stupido universo e quando è andato via, tutto è crollato e, cazzo, so che tu puoi capirmi, forse anche più degli altri.
Abbiamo passato mesi oscuri e orribili e un po’ mi spiace che tutta quell’oscurità sia rimasta rinchiusa in quello che doveva essere un tributo all’uomo più bello, folle e inimitabile di tutti ma siamo umani e come tali sbagliamo.
Spero vorrai ascoltare questo CD, Jimmy ha lavorato a tutte le tracce, tranne una, prima di andare via.
C’è una canzone in particolare che probabilmente finirà di distruggerti l’anima ma DEVI ascoltarla, perché quello è Jimmy, è solo ed esclusivamente lui che parla a tutti noi.
E’ la traccia numero 10.
Ricorda che non ti abbiamo dimenticata e, se puoi, perdonaci.
Con amore,
Johnny.

Finite le lacrime mi alzai, corsi in camera e feci svegliare tutti i ragazzi, inserii il CD nello stereo e lasciai che le note colme di tutta quell’oscurità che io stessa tenevo dentro da mesi, fluttuassero per la stanza e si conficcassero nella pelle e nelle ossa di tutti i presenti che, in lacrime, raggruppati intorno a me, ascoltavano in silenzio.
Fu proprio sulla traccia numero dieci, quella di cui Johnny parlava nella lettera, che capii.
Capii che quell’oscurità non sarebbe servita ma che, allo stesso tempo, non me ne sarei liberata.
Capii che Jimmy non sarebbe tornato, che l’avevo perso, che mi aveva mentito, mi aveva lasciata.
E allora mi arresi.
Mi arresi alle lacrime che premevano per uscire e al cuore che minacciava di esplodermi in petto, mi arresi alle grida che graffiano per uscire, disperate, dalla mia gola.
Mi arresi al mio destino di vivere il resto dei miei giorni chiusa in una stanza completamente bianca, con i muri di gomma.
Mi arresi a non vedere mai più il sole o gli splendidi occhi di Joshua.
Mi arresi a tutto e, dopo anni chiusa in quella cella di gomma, mi arresi alla vita, chiudendo gli occhi per un’ultima volta col cuore più stanco delle membra stesse.
E fu lì che lo vidi, per un’ultima volta, destinata a vederlo per sempre.
Il mio migliore amico, mio fratello, l’uomo dagli occhi di ghiaccio e il cuore di fuoco.
E mi lasciai stringere in quell’abbraccio che sapevo non sarebbe più finito.




“Si spegne così, la luce brillante ed infinita di una ragazza che ha dato tutta la sua vita alle persone che le stavano vicine, ci stringiamo tutti intorno ai Motionless in White e li teniamo vicini al cuore, comprendendo l’immenso dolore che la perdita di quella ragazza porterà loro, augurandoci che riusciranno, coraggiosamente a non mollare e andare avanti, in ricordo ed onore di quella coraggiosa e bellissima ragazza che è sempre stata Elizabeth Effie White.” Huntington Beach, California, 28.12.2013.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Odiatemi ora, se volete, ma sì, è così che si conclude questa storia.
Non sono diventata malvagia tutto insieme, lo ero già prima.
Perché, sì, questo era il finale già programmato di quesa fanfiction iniziata in una notte in cui il buio che portavo dentro mi stava divorando.
Grazie a chi è rimasto dall'inizio alla fine, grazie a chi ha saputo apprezzare e grazie anche a chi non l'ha fatto.
Grazie ai Sevenfold che tengono viva la mia ispirazione.
Grazie a tutti e buonanotte(?)
Somuchlove -and a bit of evil-,
Sah. 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Madness in me