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Autore: Melpom    28/05/2014    1 recensioni
"Si ricordò le parole di sua sorella: 'Magari vuole solo divertirsi. Ricordati che ha divorziato da poco tesoro...stai attenta e non farti coinvolgere troppo'. 'Ops', pensò quasi divertita Phoebe, alzando gli occhi al cielo. 'Troppo tardi sorella cara'. In pochissimo tempo Paul era riuscito a farle perdere la testa, l'orgoglio e tutta la sua sicurezza.
Paul & Phoebe
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Paul Wesley, Phoebe Tonkin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A N O T H E R   L O V E .


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And I wanna kiss you, make you feel alright
I’m just so tired to share my nights
I wanna cry and I wanna love
But all my tears have been used up

On another love, another love.

-Tom Odell, Another Love.


 

 

"Mi dispiace, ma devo disdire il nostro appuntamento di stasera. Mi scuso davvero,
Paul". 

Dopo aver letto il messaggio, Phoebe, con le labbra arricciate, lasciò cadere la borsa di pelle nera e la sua giacca di jeans sul divano, da cui si era alzata qualche secondo prima sorridente e pronta per uscire e chiamare un taxi.
Aveva passato l'intero pomeriggio a scegliere cosa indossare, a farsi i capelli e a truccarsi per quell'appuntamento e adesso si trovava con la prospettiva di dover trascorrere la serata sola nella sua camera d'albergo.
Sbuffò, togliendosi i vertiginosi tacchi a spillo con due agili calci e correndo a piedi nudi verso la camera da letto.

Istintivamente, per la rabbia, lanciò il telefono contro il materasso, ma, quando esso rimbalzò e cadde sul tappeto persiano facendo un terribile rumore, se ne pentì amaramente.
Cazzo”, borbottò tra sé, mentre si chinava per raccogliere il suo Iphone: un sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra quando si rese conto che non lo aveva rotto. “Grazie a Dio”.

Rilesse nuovamente il messaggio, decidendo di non rispondergli, almeno per il momento. Doveva pensare bene a come agire. Non poteva lasciarsi prendere dal panico, dalla paura o dall'emozione del momento. Doveva essere lucida e sicura di sé.
Annuì convinta, poggiando il cellulare sul comodino e sfilandosi l'abito di seta color pesca che aveva indosso. Lo guardò per un lungo secondo, prima di rimetterlo nell'armadio.
Che peccato
, pensò. Sarebbe stato l'abito perfetto per la serata perfetta. Scosse il capo, prendendo un paio di jeans e una t-shirt nera con il nome di una vecchia band americana decorato sulla parte del seno. Indossò il tutto, cercando poi dei calzini nella valigia ancora non del tutto disfatta e calzando con agilità anche le sue converse preferite: nere e alte. Semplici e comode.

Si guardò allo specchio a parete appeso di fronte al letto, sorridendo.
Si sentiva un'altra ragazza, un'altra versione di sé più libera e spensierata. Senza obblighi, senza problemi e con ancora un briciolo di privacy.
Non che odiasse indossare vestiti eleganti, passare mesi lontana da casa a girare nuovi film o episodi di serie televisive, ma non poteva neppure fingere di sentirsi a disagio nei panni di una semplice ragazza di appena ventitré anni. Infondo oltre ad essere un'attrice era anche un essere umano, una persone come molte altre.
“Con cavolo che passerò la serata a piangermi addosso per un tizio qualunque”. Esclamò all'improvviso, acciuffando l'Iphobe, la giacca e la borsa e correndo verso l'ascensore.

“Signorina Tonkin, finalmente è scesa! Il suo taxi la sta ancora aspettando fuori...”. La informò uno dei fattorini dell'hotel, guidandola fino al taxi giallo dall'altra parte della strada.
Phoebe lo ringrazia con un dolce sorriso e una mancia, poi salì sulla vettura.
“Dove la porto?”. Domandò educatamente l'autista.
“A questo indirizzo, per favore”. Mentre parlava, mostrò l'indirizzo, allegato in un sms, al tassista.
Da quando si conoscevano, Phoebe non era mai stata a casa di Paul,ma c'è sempre una prima volta per tutto, giusto?
Questa è una cazzata, Phoebe! Una grandissima stronzata...se Claire lo venisse a sapere ti ucciderebbe! Sei una pazza, si rimproverò da sola, pensando a come avrebbe reagito una delle sue migliori amiche se fosse venuta a conoscenza di tutta quella faccenda.

Quando il taxi parcheggiò di fronte al palazzo in cui viveva Paul, Phoebe ebbe un attimo di ripensamento e, sebbene l'autista avesse fermato il tassametro, lei rimasi immobile come una statua, dimenticandosi persino di respirare.
“Tutto bene, signorina Tonkin?”. Phoebe annuì silenziosa, pagando il tassista in contanti e scendendo di corsa dalla macchina.
Fece un lungo respiro e tenne la testa bassa, mentre attraversava la strada buia e poco trafficata.
Ce la posso fare...credo, si disse incerta.
Cercò tra i vari campanelli il cognome Wasilewski e suonò, pentendosi di quel gesto nel momento stesso in cui lo fece. Nessuno rispose, nessuno alzò la cornetta del citofono.
Forse aveva davvero un altro impegno, pensò Phoebe, ma come aveva potuto prendere un altro impegno quando sapeva di avere già un appuntamento con lei? Cosa poteva essere accaduto di tanto importante da anteporlo a lei?

Le cose tra loro non erano ancora molto chiare: erano usciti insieme qualche volta in luoghi abbastanza appartati e lontani dagli occhi insopportabili e assolutamente pochi indiscreti dei paparazzi, si erano baciati ed erano finiti a letto insieme un paio di volte, ma non c'erano mai state frasi compromettenti che avrebbero potuto farle credere in qualcosa di serio.
Si ricordò, improvvisamente, le parole di sua sorella: “Magari vuole solo divertirsi. Ricordati che ha divorziato da poco tesoro...stai attenta e non farti coinvolgere troppo”.
Ops, pensò quasi divertita Phoebe, alzando gli occhi al cielo. Troppo tardi sorella cara.

In pochissimo tempo, infatti, Paul era riuscito a farle perdere la testa, l'orgoglio e tutta la sua sicurezza. Si sentiva una stupida quindicenne con una cotta del tutto assurda e fittizia quando era in sua compagnia.
Alzò gli occhi verso l'altro lato della strada, credendo di rivedere il taxi da cui era scesa qualche minuto prima con l'intendo di poterlo raggiungere e tornare a casa, ma non c'era più.

“Ma che...Phoebe sei tu?”. Domandò improvvisamente una voce alle sua spalle, facendola trasalire.
Phoebe si voltò velocemente, trovandosi faccia a faccia con Paul.
“Già”. Fu l'unica cosa che uscì dalle sue labbra.
“Che ci fai qui? Non hai letto il mio messaggio?”. Paul indossava una tuta nera e delle scarpe da ginnastica e non sembrava certo impegnato ad uscire per un'importante riunione o per delle scene da girare di nuovo.
Phoebe incrociò le braccia al petto, scuotendo appena il capo. Sospirò.
“L'ho letto”. Disse secca, sibilando ogni singola lettera.
“Oh...”. Paul si avvicinò a lei con fare incerto, ma Phoebe fece un passo indietro, guardandolo dritto negli occhi, senza paura. Senza timore. Forte come sapeva essere, senza fingere o recitare.

“Mi hai dato buca perché non volevi vedermi, vero? Qual'è il problema, eh? Hai un'altra? Ti sei annoiato...io non...non ti piaccio abbastanza?”. Domandò, mentre sentiva la rabbia aumentare parola dopo parola. Strinse le mani a pugno, sentendo le unghie laccate di rosa perla conficcarsi nella carne del palmo. Controllati, ordinò a se stessa. “Parla, su. Non avere paura di dirmi la verità...non sono una bambina indifesa, posso sopportarla”.
Paul si passò una mano tra i capelli e poi sul volto, sfiorandosi appena la barba che quel giorno non si era rasato. Poi annuì, rimanendo, però, ancora in silenzio per qualche istante.
“Sali, ne parliamo nel mio apparta...”. Mentre Paul fece per prendere la mano di Phoebe, lei lo respinse con tutta la forza che aveva nelle sue gracili braccia e lo fece sbattere contro la porta di ingresso.
“Non voglio salire. Voglio solo sapere la verità e la voglio sapere subito, senza alcun filtro per addolcirmi la pillola”. Esclamò ad alta voce, quasi urlando. “Non trattarmi come se fossi una ragazzina solo perché ho qualche anno meno di te, Paul. Sai che non lo sono affatto”.

Paul, stordito da quella reazione, rimase disorientato. Immobile e silenzioso. Si sentì lui stesso un bambino, un perfetto idiota.
“Ti ho scritto quel messaggio perché...”. Spostò i suoi occhi chiari dall'asfalto nero e rovinato al volto giovane e spigoloso di Phoebe. “Perché ho paura e sono spaventato”.
Phoebe rimase colpita da quelle parole: tutto si sarebbe aspettata fuorché quella risposta.
“Da me?”. Paul quasi scoppiò a ridere, scuotendo il capo.
“No, certo che no. Dalla...situazione, da quello a cui stiamo andando incontro io e te, credo”. Le si avvicinò di nuovo, ma questa volta lei non lo respinse. Lasciò che Paul prendesse le sue mani nelle sue e la attirasse a sé, abbracciandola dolcemente. Phoebe alzò la testa verso l'alto, trovandosi a pochi centimetri di distanza dal volto di Paul. Occhi negli occhi. “Vedi", continuò, adesso con un tono di voce più pacato e sicuro. "Quando siamo così vicini mi sembra di essere l'uomo più felice al mondo perché sento di provare qualcosa di incredibilmente profondo per te, Phoebe, ma poi, quando sto per lasciare che la felicità entri dentro di me, qualcosa mi blocca. Mi paralizza...io mi paralizzo”. Distolse gli occhi da Phoebe per un attimo, facendo una pausa. “Ed inizio a pensare ai mille modi in cui la cosa potrebbe andare male o potrebbe finire. Inizio a pensare al fatto che non voglio mai più soffrire com'è accaduto con Torrey e che...vorrei solo poter essere libero di scegliere con chi stare senza i giudizi di nessuno”.

Phoebe prese il volto di Paul tra le mani, avvicinandolo a sé sempre di più e sempre più lentamente. Tentennò sulle sue labbra, indecisa se baciarlo o meno. Poi lo fece, sfiornado appena le sue labbra, con un amaro sorriso.
“Quindi questa è la fine...”. Deglutì, mettendosi in punta di piedi per poterlo baciare nuovamente. Forse Paul l'avrebbe respinta, ma lei non voleva allontanarsi da lui. Mai. 
Lui, con grande sorpresa di Phoebe, non la allontanò, ma, al contrario, ricambiò il suo bacio.
“Non possiamo finire qualcosa che non è mai davvero cominciato...quindi”, sussurrò con un filo di voce Paul, mentre la stringeva per i fianchi magri e la prendeva in braccio. “Direi di iniziare a stare insieme prima di lasciarci”.

"Sono d'accordo". Phoebe rise, sfiorando i capelli di Paul con la punta delle dita. Lo guardò dritto negli occhi. "Sei sicuro di voler provare ad essere felice?".
Paul annuì.
"Penso davvero che ne varrà la pena". Le baciò la fronte, prima di riportarla a terra.
Phoebe sentì gli occhi inumidirsi.
"Mi devi ancora una pizza, Wesley". 
Risero, prima di prendersi per mano e salendo di corsa nell'appartamento di Paul.


 

N O T E  D' A U T O R E. 
 

Di solito non scivo mai FF su personaggi veramente esistenti, ma sto davvero amando questa coppia, quindi ho deciso di fare una piccola eccezione solo per loro.
Mmm...non so se la OS mi convince molto, ma...vabbè D: ormai l'ho pubblicata.

Fatemi sapere se vi è piaciuta.

, Beb. 


 

  
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