Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Reagan_    29/05/2014    1 recensioni
1 settembre 1939, la Germania invade la Polonia.
Millie e Philip dovevano passare una bella serata insieme, la prima, ma l'ombra della guerra offusca qualunque cosa.
Gli uomini iniziano a mobilitarsi, e le donne?
Le donne combattono su altri fronti e con altre armi.
Genere: Generale, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Oxford Street's Girl





Domani sera, ore sette di fronte al cinema del pub Patrick's?
Ti supplico!
Tuo, Carl.


Carl, dovremmo studiare!
Rilancio con un'oretta al pub, il cinema non mi va.
Millie.










Prologo


L'aria frizzante di settembre era giunta anche a Londra.
Smesse le camicie di seta, quel mattino Millie aveva faticato nel trovare un qualcosa di più pesante che non sembrasse aver disperato bisogno di un bucato o di una seduta con il ferro da stiro.
Ora che quasi correva per le strade affollate di una Londra preoccupata non diede peso alle evidenti pieghe del giacchino.
Intravide Philip appoggiato a un muro che leggeva con occhi torvi il giornale della sera. Non appena alzò la testa, la vide e s'incamminò per incontrarsi a metà strada, buttò il giornale nel vicino bidone e per la prima volta da quando si erano conosciuti mesi prima, l'abbracciò stretta.
Millie gli circondò il collo con le braccia e posò il capo sulla sua spalla.
Chiuse gli occhi e per un attimo si godette quel piccolo gesto intimo che li univa.
-Hai sentito … - cominciò lui, staccandosi lentamente.
-La Germania ha invaso la Polonia, giusto?- chiese conferma Millie sistemando con gesti meccanici il bavero del soprabito di Philip.
Si guardarono negli occhi incerti, finché Philip non sciolse l'abbraccio e stringendole una mano, si avviarono verso l'entrata affollata del Patrick's pub.
Era uno di quei locali poco lontani dall'università e dalle relative biblioteche, dove la sera frotte di studenti in prevalenza uomini, si lanciavano alla conquista di una pinta di birra a pochi spiccioli e un posto a sedere, discutendo un po' di politica, un po' di donne, un po' di sport. Negli anni era diventato il porto sicuro di chi veniva dalle città sperdute delle campagne e si sentiva a disagio nei locali raffinati del centro.
Philip condusse Millie lontano dalla ressa, in un piccolo angolo con due sgabelli alti, l'aiutò a salire e si recò a prendere da bere.
Una volta giunto con due pinte chiare, si sedette ed entrambi piombarono nel silenzio.
Gruppi di giovani si accalcavano in vari punti del locale, brandendo giornali, urlando teorie e rovesciando bicchieri colmi di liquore. Il proprietario sembrava attaccato alla piccola radio che teneva sul bancone e si occupava distrattamente dei clienti.
-Ssshhhh!- urlò improvvisamente quest'ultimo. -State zitti, branco di mocciosi!-


“ … I tedeschi hanno attraversando i confini della Polonia incontrando un esercito impreparato e sorpreso. Ingenti le perdite dei polacchi. Alle ore 4,40 la città di Wielun è stata bombardata, si contano per ora circa mille morti. Le autorità britanniche si stanno ora consultando con gli altri capi di stato dei paesi dell'Alleanza … ”

-I tuoi parenti dove vivono?- chiese improvvisamente Philip appoggiando il suo boccale su una mensola polverosa.
Millie si morse un labbro prima di rispondere. -Abitano in Bielorussia, o Russia Bianca come la chiamate voi. E' distante da Wielun.- mormorò.
-I tuoi genitori?- Philip aggrottò la fronte e strofinò le mani imbarazzato.
-Li ho sentiti stamattina, sono preoccupati. Papà teme che suo fratello verrà chiamato di nuovo alle armi.- la mente di Millie viaggiava lontano. Non ricordava nulla della sua terra d'origine, era solo un pallido paesaggio alimentato da ricordi e racconti della sua famiglia. Una terra lontana, costantemente imbiancata dalla neve, di cui aveva poco e sbiadite foto di imponenti piazze circolari.
Philip la fissò con la coda dell'occhio e per un attimo si pentì di averle scritto in biblioteca il giorno prima, era pallida e non aveva assaggiato la sua birra, guardava con occhi spenti la folla di persone che si accalcava e gridava.
-Vuoi uscire? Ti accompagno al tuo appartamento.- disse, scendendo dallo sgabello e porgendole il braccio.
Camminarono a lungo, assorti e in silenzio.
Giunsero, dopo mezz'ora, in una via ben illuminata che costellava una strada colma di graziose case dai muri chiari. Si fermarono al numero sette e Philip fu sorpreso nel sentire Millie invitarlo dentro.
-La casa appartiene a una mia compagna di corso più grande, Tricia Smith. Ci viviamo solo noi due per ora ma lei ora è in campagna dai suoi genitori.- raccontò Millie con un tono distratto. -Vuoi del tè?-
Philip annuì e la seguì lentamente, si sedette su una sedia della cucina mentre lei si muoveva fra i fornelli. Osservò i capelli neri raccolti in una coda con un nastro marrone, la figura alta e snella, l'abito a fiori perfetto per un pomeriggio al parco.
Quando lei si sedette accanto a lui, porgendole una tazzina fumante con una sola zolletta di zucchero, le strinse la mano, accarezzando con il pollice il dorso liscio.
-Mi dispiace … Avrebbe dovuto essere una bella serata.- cominciò lui. -Sono un caso disperato.- mormorò lui con un sorriso fra le labbra.
Millie gli prese la mano e la strinse fra le sue. -Oggi … Non ti preoccupare. Non ti scusare.-
-Se dovesse scoppiare un'altra guerra … Io … avrei … vorrei chiederti di uscire ancora prima di … - con le guance infuocate smise di parlare e ingurgitò del tè per calmarsi.
-Intendi arruolarti subito?- domandò Millie con una nota dolorosa nella voce. -Non aspetti di essere chiamato?-
Philip scosse la testa. -Ne parlavo oggi pomeriggio con mio padre. Dato che mi mancano due esami alla laurea e la tesi, dubito che mi diano una posizione importante e sicura nel genio, anche se aspettassi di ricevere la lettera.- sfilò la mano dalla dolce stretta di Millie. -La Germania ha idee … Oscene. Nessuno è inferiore a nessuno. Siamo tutti uguali di fronte a Dio. Non posso sopportare di restare con le mani in mano, mentre loro avanzano. Se il governo si mobiliterà, io ci sarò.- concluse il ragazzo. -Anche se so che ti perderò.-
Millie non rispose e continuò a bere il suo tè. Quando lo posò sul tavolo, voltò il capo verso lui. -Non mi perderai, Philip.- sussurrò appena. -Non mi perderai.-
Quelle parole rimasero a lungo sospese nel vuoto.
Philip si avvicinò timoroso e baciò con estrema lentezza quelle labbra al sapore di tè.
Respirò a pieni polmoni quel profumo leggero che emanava la sua pelle, si sporse verso di lei, fino ad essere costretto a stare in piedi. Millie dapprima incerta, si lasciò andare completamente, stringendo quel profilo gentile, quelle spalle muscolose. Poteva quasi sentire il suo cuore battere contro il suo petto. Sciolsero riluttanti quell'abbraccio e quel lungo bacio e si guardarono imbarazzati ed emozionati.
-Beh, credo sia venuto il momento di andare. A casa mi aspettano.- disse, baciandole la fronte. -Devo andare.-
Millie agguantò il suo braccio. -Per favore rimani a dormire. Intendo a dormire e basta.- disse senza nemmeno rendersi conto.
Philip fissò quegli occhi chiari che brillavano di paura e tensione, per un attimo si chiese da dove nascesse quella richiesta. Sapeva di amarla, di un'amore adolescenziale, costruito dagli sguardi scambiati in biblioteca, dai sorrisi e dalle mezze parole. Ma non sapeva se questo sentimento sarebbe poi cresciuto per trasformarsi in qualcosa di più solido. Lo sperava ma non lo sapeva.
-Non posso sopportare l'idea che ho così poco tempo per conoscerti.- disse lei lasciando la presa sul braccio. -Ora ti sei fatto un'idea sbagliata … Oddio.- balbettò lei.
Philip le appoggiò una mano sotto il mento e la baciò appena. -Mi credi se ti dico che non ho mai pensato male di te.-
Salirono le scale e si chiusero nella camera buia di Millie. Si tolsero le scarpe e ancora vestiti si sdraiarono nel letto abbastanza comodo per entrambi.
Parlarono.
Millie gli raccontò delle avventure della sua famiglia, quando quasi trent'anni prima, riuscirono a scappare dalla Bielorussia ed arrivano in Inghilterra, del suo liceo, dei pochi e buoni amici che aveva lasciato in Cornovaglia.
Philip invece si divertì ad illustrare i suoi parenti come una cozzaglia di personaggi da commedia buffa, attaccata ai titoli e al buon nome della famiglia mentre saltava da uno scandalo all'altro.
Entrambi sognavano una professione, una casetta in periferia, dei figli e una vita semplice. Con quelle speranze e con quelle mute promesse, si addormentarono stretti in un tenero abbraccio.


   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Reagan_