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Autore: slytherin ele    30/05/2014    0 recensioni
Prima storia su Skins, che tratta dei due amori di Maxxie...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, Anwar Kharral, Maxxie Oliver
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nick dell’autore: slytherin ele

Titolo: Lately, I’ve been losing sleep… (Prima storia: My conscious dream; Seconda storia: My unconscious love)

Fandom: Skins

Personaggi: Maxxie Oliver , Anwar Kharral, James, Dale ( ti comprendo se non ti ricordi chi è, ma dovevo metterlo, mi ha colpito troppo ;))

Generi: Generlae, Romantico

Citazioni: “Lately, I’ve been losing sleep, dreaming about the things that we could be.”

Avvertimenti: Slash

Introduzione:  Sono due storie introspettive che entrano nella mente di Maxxie, guardando che cosa pensa riguardo a due situazioni: il sogno di una vita e un amore inaspettato

 

 

Lately, I’ve been losing sleep…

My conscious  dream.

Londra. Maestosa e bellissima si ergeva davanti a me. Un sorriso sincero si aprì sul mio volto: ero felice.

Alla fine avevo girato pagina, tagliato i ponti con la mia vecchia vita, forse non avevo lasciato indietro proprio tutti, James e Anwar erano con me, avrei sentito ancora qualcuno degli altri probabilmente, ma non mi sarei fatto frenare dalle aspettative di mio padre, dalle paure di mia madre, dai miei dubbi.

Avevo davanti un futuro? Forse… o forse avrei fallito e sarei tornato con la coda fra le gambe a casa, a Bristol.

Ma non mi sarei dato per vinto, non senza provarci. Ero stato sveglio notti intere, a rimuginare, a pensare; avevo perso il sonno, sognando quello che avrei potuto essere, quello che avrei potuto ottenere. Non potevo tirarmi indietro, era la mia occasione, forse l’unica che un ragazzo come me avrebbe mai avuto. L’unica arma che avevo era la danza e l’avrei usata per farmi strada, per diventare qualcuno e dimostrare a tutti coloro che non avevano creduto in me, che potevo farcela.

Sentì le gambe tremare, mentre mi dirigevo verso il palazzo dove si sarebbero tenute le audizioni, mi girai di botto, incerto se continuare. Mi accorsi che mi stavo torturando le mani solo quando James me le prese tra le sue.

“Andrà tutto bene.” Sussurrò, sorridendomi. Lo guardai negli occhi e tutto sembrò sparire: il mondo intorno, le mie preoccupazioni sembravano non avere più alcuna importanza.

“Ha ragione, Maxxie! Se non ti prendono, ci perdono loro!” esclamò Anwar, rompendo il momento romantico e facendoci ridere. Sorrisi al mio migliore amico e speri un bel respiro.

O la va o la spacca! Pensai, un attimo prima di mettere piede nell’edificio Dipende solo da me.

 

My unconscious love

Non ci avevo mai pensato, neanche per un secondo che potesse nascere qualcosa fra di me e lui, finché non mi aveva baciato. In realtà non c’era nulla di strano nel non aver capito i segnali: non ce ne erano stati di nessun genere! Come potevo immaginare che uno dei bulletti che mi prendevano per i fondelli ogni santo giorno, che se potevano mi lanciavano oggetti addosso e facevano battutine spinte di cui, probabilmente, non conoscevano neanche il vero significato, fosse non solo gay ma si fosse anche preso una gran cotta per me. Era irreale! Eppure era successo.

Dopo quella sera non ero riuscito a pensare ad altro, forse sarebbe stato giusto respingerlo, insultarlo, forse anche picchiarlo, ma non ce l’avevo fatta, il mio corpo aveva reagito in tutt’altro modo e la ragione se era volata via in un attimo.

Per giorni interi, forse più di una settimana non ci eravamo nemmeno incrociati, i suoi amichetti idioti erano sempre lì, tutte i santi pomeriggi ad aspettarmi su quelle scale per sfottermi, ma lui non c’era.

Per un attimo ci avevo creduto, me lo sarei ritrovato davanti alla porta, mi avrebbe dichiarato il suo eterno amore e avremmo affrontato a testa alta e insieme quei cretini.

Poi l’avevo visto, di nuovo con loro a scherzare, ridere e insultare quelli come me, quelli come noi e forse una lacrima era sfuggita al mio controllo, mentre mi rifugiavo in camera mia.

Avevo rimuginato intere notti su quello che era successo, cercando di convincermi che mi ero illuso, che ero stato stupido, che lui non sarebbe cambiato; in fondo era consapevole che dentro di me la domanda c’era ancora: ci sarebbe potuto essere qualcosa fra noi? La scacciavo veloce, scuotendo il capo e sforzandomi di dormire, ma l’ultimo pensiero era sempre lo stesso, una singola parola che rimbombava nella mente, un nome che non voleva sparire. Dale.

   
 
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