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Autore: SunliteGirl    30/05/2014    2 recensioni
Kushina Uzumaki prova a raccontare una favola al piccolo Naruto, sperando che questo lo faccia rimanere tranquillo almeno per qualche minuto.
*
Dal testo:
Naruto appoggiò la testa sulla sua spalla, accorciando la distanza di sicurezza che la ragazza aveva messo fra loro. I capelli di Naruto, fili lisci e dorati come la seta, le carezzavano la spalla. Poteva sentire il suo respiro tenue vicino al collo.
Rimasero immobili.
«Grazie».
Hinata strinse forte le palpebre. Sentì qualcosa avvampare e bruciare nel suo petto, come la legna che durante l’inverno si consumava nel caminetto del Direttore.
Consumarsi. Era proprio quella la parola giusta.
Ma Hinata era solo un burattino e i burattini non hanno un cuore, non sanno cosa significhi provare emozioni.
Loro ballano, riflettono sentimenti di altri. E basta.
**
Scritta per il compleanno di End of me! (Tanti auguri :D)
Spero che possa piacere a qualche anima santa (?) e che mi lascerete un vostro parere sulla storia!
E... Niente. Le mie introduzioni fanno pena come sempre *Hell, Yeah*
**
La favola è liberamente ispirata al balletto russo "Petrushka"
NaruHina, con accenni SasuSaku.
HB End of me
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Kushina Uzumaki, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Silence

30 Maggio 2014

HB End of me

 

 

Silence;

                      behind the curtain

 

 

 

Hinata sobbalzò quando il copione colpì con un tonfo sordo la parete davanti a lei, proprio vicino a una delle tante crepe che si erano formate sull’intonaco bianco. Aveva pensato spesso di farlo presente al Direttore; magari avrebbe potuto chiedergli anche di riparare il piccolo sfregio sul soffitto dei camerini, da cui ogni volta che pioveva cadevano delle gocce d’acqua che andavano a raccogliersi sul pavimento vicino al suo specchio, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Lei era solo una ballerina di fila senza nessun talento particolare e, in fondo, non aveva alcun diritto di lamentarsi.
Il suo sguardo si spostò sulle mani del ragazzo che avevano scagliato il copione, ora intente ad accartocciare alcune pagine strappate, prima di soffermarsi sul volto sconvolto dalla rabbia del loro proprietario, Naruto. Alcune ciocche dei suoi capelli folti e spettinati gli cadevano morbidi sulla fronte, andando in parte a coprire gli occhi color del cielo che Hinata amava tanto guardare. Dei graffi gli segnano le guance piene, ricordo di una punizione per essersi rifiutato di ballare.  
Quella era una scena che ultimamente si era ripetuta spesso: alla fine di ogni spettacolo, dopo che il sipario era stato calato e tutti i ballerini e attori si erano ritirati nelle proprie stanze, Naruto raggiungeva il piccolo e angusto camerino di Hinata e cominciava a fare strani discorsi, che lei non riusciva proprio a comprendere. Diceva di voler andarsene dalla Compagnia, di essere stanco di sentirsi lo zimbello di tutti, che lui in quel posto non ci voleva più stare.      

«Dovrei essere Primo Ballerino, al posto di quel quell’idiota di Sasuke!» aveva esclamato una volta in faccia al Direttore, interrompendo le prove dello spettacolo. Molti avevano ridacchiato di fronte a quell’affermazione presuntuosa. Naruto, che a malapena riusciva a reggersi sulle punte o a portare a compimento un quarto della coreografia senza sbagliare dei passi, aveva il coraggio di affermare un’assurdità del genere! Nessuno sano di mente lo avrebbe mai sostituito al bello e talentuoso Sasuke, e poi ci voleva un bel coraggio a rivolgersi con quel tono al Direttore.  Ma, mentre sussurri di scherno si diffondevano nella sala, Hinata era rimasta a guardare con le mani intrecciate all’altezza del petto lo sguardo determinato e pieno di passione di Naruto, l’azzurro nei suoi occhi che sembrava quasi brillare di qualche emozione intensa.
L’aveva visto allenarsi tutti i giorni, talvolta fino all’alba, mentre se ne stava nascosta accanto alla porta semiaperta. L’aveva visto cadere tante volte, ma si era sempre rialzato con ancora più convinzione di prima.
Naruto non si arrendeva mai. E questo Hinata non era mai riuscita a capirlo, perché lei si era sempre arresa. Sapeva di essere stata creata per essere una ballerina di fila, e che non avrebbe mai potuto aspirare ad altro, perché questo era quello che tutti le avevano detto sin dal primo giorno in cui aveva camminato sul palcoscenico.
Ma Naruto no. Lui era forte come il mare, travolgente come un uragano.
Hinata era felice del suo ruolo. Uno spettacolo senza altri ballerini a sostenere i protagonisti non sarebbe stato ugualmente bello e poi ballare insieme a tanti altri le permetteva in qualche modo di rimanere nell’ombra, di non farsi notare. Ma a volte le capitava di sognare cosa avrebbe significato stare al centro del palco, nei panni di Odette, e ballare con Naruto di fronte al pubblico. Le era sempre piaciuto Il lago dei cigni.

Hinata osservò il ragazzo di fronte a lei appoggiarsi con la schiena alla parete bianca e lasciarsi scivolare fino a terra, dove rimase seduto, immobile. Rimasero in silenzio per qualche minuto, il ragazzo con il viso nascosto sulle ginocchia e la ragazza a fissarlo indecisa e preoccupata. Alla fine, Naruto alzò lo sguardo e le rivolse un sorriso triste, diverso da quelli solari e sinceri a cui era abituata.
«Scusami, Hinata» sussurrò, «Per un attimo soltanto ho pensato di rinunciare».
Hinata scosse la testa, silenziosa, e poi si avvicinò a lui. Si sedette al suo fianco, qualche centimetro a separarli, e si abbracciò le gambe.
«Non devi farlo. I-io… Io credo in te. T-ti starò vicino e ti darò il mio sostegno, sempre, qualsiasi cosa tu decida di fare».
Hinata sentì un improvviso calore alle guance, mentre cercava di nascondersi agli occhi dell’altro appoggiando la fronte alle ginocchia e lasciandosi scivolare i lunghi capelli neri sul viso, mordendosi il labbro inferiore per le parole imbarazzanti che le erano sfuggite di bocca. Eppure sapeva che quelle guance avrebbero mantenuto il colore pallido che era stato dipinto su di esse. Forse aveva semplicemente paura che lui scorgesse qualcosa nel suo sguardo.
Naruto appoggiò la testa sulla sua spalla, accorciando la distanza di sicurezza che la ragazza aveva messo fra loro. I capelli di Naruto, fili lisci e dorati come la seta, le carezzavano la spalla. Poteva sentire il suo respiro tenue vicino al collo.
Rimasero immobili.
«Grazie».
Hinata strinse forte le palpebre. Sentì qualcosa avvampare e bruciare nel suo petto, come la legna che durante l’inverno si consumava nel caminetto del Direttore.

Consumarsi. Era proprio quella la parola giusta.
Ma Hinata era solo un burattino e i burattini non hanno un cuore, non sanno cosa significhi provare emozioni.
Loro ballano, riflettono sentimenti di altri. E basta.      

 .

Naruto si era impegnato per migliorare, per raggiungere il ruolo più prestigioso, per essere amato e acclamato dal pubblico e dalla Compagnia.
Non aveva mai accettato quel posto che gli era stato assegnato senza il suo volere,  senza che gli venisse data l’opportunità di decidere chi sarebbe voluto diventare.
Era sempre stato solo, etichettato da tutti come il perdente. Non si era mai vista una marionetta decisa a conquistarsi il suo ruolo di protagonista, senza accettare di sottostare al volere del Destino. Ogni sua sfida lanciata al Primo Ballerino era sempre accolta da risate di scherno, come ogni sua caduta sul palco e ogni sua esclamazione di rivincita.
Nonostante la determinazione, gli allenamenti incessanti, non era riuscito a riscattarsi da quella parte.
Aveva sempre invidiato Sasuke. Il suo sguardo freddo e sicuro, il suo naturale talento per la danza e la recitazione, la facilità con cui sembrava attirare su di sé l’attenzione di chiunque. Non si era stupito quando era stato comunicato che lui sarebbe stato il Primo Ballerino della Compagnia, ma non era riuscito a trattenere un forte moto di rabbia, perché Sasuke sembrava aver ottenuto tutto quello che a lui era sempre stato precluso. Anche l’amore della Prima Ballerina.
Sakura era bella. Quando camminava i suoi lunghi capelli rosa ondeggiavano sulla schiena come le fronde degli alberi mosse dal vento e i suoi occhi erano verdi e grandi, come quelli di un gatto. Quando Sakura e Sasuke danzavano al centro del palcoscenico, il pubblico sembrava sempre trattenere il fiato per lo splendore dei loro corpi. Si muovevano leggeri e liberi come l’aria. Naruto sarebbe voluto essere al posto di Sasuke, in quei momenti: lui sarebbe stato il principe Albrecht, e Sakura la sua Giselle.
Ma la Prima Ballerina aveva sempre disprezzato il suo amore.
“Nessuno potrebbe mai volere accanto a sé un ballerino di fila”, così aveva detto. Indossava ancora il vestito di Giselle, dal tulle bianco e vaporoso,  e il sguardo era fisso su qualcosa alle spalle di Naruto, probabilmente la figura di Sasuke, vestito di nero come la notte e intento a ripassare i passi del balletto di fronte allo specchio.
Quella notte Naruto era rimasto nella sala ancora più tempo del solito. L’ennesimo rifiuto non era riuscito a scoraggiarlo, anzi, aveva riacceso una nuova determinazione in lui. Avrebbe dimostrato al Direttore di meritarsi il ruolo di protagonista e si sarebbe battuto per ottenerlo, anche a costo di essere punito.
C’era qualcosa che bruciava dentro di lui, un fuoco che nulla sarebbe stato in grado di spegnere. Lo provava quando sentiva la musica avvolgere il suo corpo di legno e il cuore pulsante dentro il suo petto.
Aveva appena eseguito un Assemblé, quando la porta della sala si spalancò. Naruto si fermò e guardò con sorpresa la ragazza che era caduta con le ginocchia sul pavimento, e che ora lo fissava di rimando con un’espressione smarrita e spaventata. Si rialzò in fretta, si pronunciò in un inchino e soffiò un “S-scusa!”, prima di scappare via. Naruto aggrottò le sopracciglia e si portò una mano fra i capelli, massaggiandosi piano la nuca.
La rivide il giorno dopo durante le prove. Non si era mai accorto di quella ballerina e si chiese il perché sfuggisse sempre al suo sguardo. Era davvero strana, con quegli occhi tanto chiari da sembrare bianchi e la frangetta di capelli color dell’ebano che le cadevano sulla fronte, come a volerle nascondere il viso. Teneva sempre lo sguardo basso, quasi avesse paura del mondo che la circondava, e balbettava spesso quando le rivolgeva la parola.
Cominciò a osservarla con la coda degli occhi durante le prove pomeridiane. Possedeva una grazia nei movimenti che spesso lo lasciava sbalordito, eppure non sembrava accorgersi della sua bravura. Quando le rivolgeva un complimento, lei negava ogni volta di meritarselo, per quanto l’altro fosse sincero.
Hinata cominciò a presentarsi nella sala prove ogni sera e, se all’inizio si era limitata a osservarlo in silenzio, un giorno si unì a lui e da allora ballarono sempre insieme.
Naruto all’improvviso si accorse di avere qualcuno accanto. Ogni volta che si sentiva solo gli bastava voltarsi e lì al suo fianco avrebbe trovato il sorriso dolce e confortante di Hinata, che l’avrebbe fatto sentire più leggero e felice. Lei credeva in lui.
Lentamente il loro rapporto cominciò a crescere, fino a quando Naruto credette di non poter più fare a meno di lei. Con Hinata poteva parlare di tutto, esprimerle ogni suo pensiero, e sapeva che lei lo avrebbe accettato comunque. E Hinata cominciò ad esprimergli i suoi sogni più profondi, fatti di libertà e amore. Passato l’imbarazzo iniziale, smise anche di balbettare e abbassare lo sguardo.   
Una sera, erano entrambi seduti con la schiena appoggiata al grande specchio della sala prove; dalla finestra aperta entravano la luce della luna e la brezza estiva, mentre la voce concitata e squillante di Naruto si diffondeva nella stanza, rompendo il naturale silenzio della notte.
«Insomma, comincio ad odiare tutte queste storie. Com’è possibile che non ci sia mai un dannato lieto fine? Muore sempre qualcuno, anche se non se lo merita!».
Hinata lo sguardava con un’espressione curiosa, le labbra rosee appena aperte e il viso piegato di lato. I capelli neri e lisci cadevano come una cascata di fili di seta sulla sua spalla sinistra.
«Ad esempio» continuò Naruto, «A te piace tanto Il Lago dei Cigni, no? Bene. Perchè Siegfried non può sconfiggere Rothbart e raggiungere la sua amata Odette per vivere insieme a lei per sempre? Dico io, non era tanto difficile. Odette non ha fatto altro che soffrire per tutta la storia, non potevano almeno lasciarle una rivincita sul Destino?»
Hinata si portò l’indice alle labbra, e ci pensò su per un attimo.
«Penso che la storia avrebbe perso la sua bellezza senza un finale tragico» rispose dopo qualche attimo con tono pacato, «Un finale felice non avrebbe suscitato le stesse emozioni, non trovi? E poi, alla fine Odette e Siegfried rimangono insieme nell’aldilà, perciò non è un finale del tutto negativo».
«Ah, non importa. Rimane triste comunque».
Hinata rise, con una mano a coprirle la bocca e gli occhi brillanti come la luna. Naruto si sentì seccare la gola, ma non seppe dire il perché.
«Perché non scrivi una tua storia, allora?» disse la ragazza. «Potresti fare accadere ciò che vuoi e i personaggi potrebbero avere anche un lieto fine».
Gli occhi di Naruto si spalancarono di fronte a quella rivelazione. Come mai non gli era mai venuta in mente un’idea tanto geniale?
Abbracciò Hinata d’impulso e la tenne stretta a sé, il volto affondato nei suoi capelli morbidi. Dopo qualche attimo di stasi, sentì le mani di lei appoggiarsi sulla sua schiena e stringere forte la stoffa della sua camicia di flanella.
Scrivere la propria storia. Questo sì che sarebbe stata una vera sfida verso il Destino.
Qualcosa nasceva dentro il suo petto. Una sensazione di felicità che aveva provato poche volte nella sua vita. Forse era il corpo di Hinata, così vicino al suo, oppure l’idea che stava cominciando a crescere nella sua testa.
Naruto era solo un burattino e i burattini non hanno un cuore, non sanno cosa significhi provare emozioni.
Ma lui avrebbe raccolto il coraggio e preso la sua vita in mano. Perché Naruto era un burattino che celava un cuore palpitante dentro di sé e un’anima in cerca d’amore.

 .

Hinata si trovava nel suo camerino. Se ne stava seduta di fronte allo specchio a guardare il proprio riflesso sulla superficie di vetro, mentre con le dita era intenta a raccogliere i lunghi capelli in una treccia. Fuori infuriava un temporale e i tuoni facevano tremare appena i vetri della finestra.
Naruto spalancò la porta della stanza e fece capolino nel camerino, un sorriso luminoso sul suo viso. Hinata si voltò sorpresa nella sua direzione e fece per parlare, ma lui si portò l’indice alle labbra, intimandole di rimanere in silenzio. La ragazza rimase immobile a guardarlo mentre lui richiudeva piano la porta e si avvicinava a lei, inginocchiandosi sul pavimento accanto alla sedia su cui era seduta. Hinata sembrava quasi brillare di luce propria accanto alla debole fiamma della candela posata sulla specchiera e Naruto non poté trattenere un sorriso.
«Sono venuto a prenderti per portarti via con me» sussurrò, mentre le sue mani raggiungevano quelle di lei, per stringerle delicatamente.
Hinata guardò Naruto con curiosità. I suoi occhi celesti sembravano terribilmente seri.
«Di cosa stai parlando?» chiese, e per un attimo provò paura.
«Voglio che tu venga con me, via da questo posto». Mentre parlava la guardava dal basso e continuava a stringere le sue mani, con il pollice che disegnava dei cerchi immaginari sul dorso. «Scriverò la mia storia».
Hinata scosse la testa. «Tu sei pazzo…» mormorò.
«No, ascoltami». Portò una mano al suo viso e con le dita sfiorò la guancia. «Siamo sempre stati prigionieri e costretti ad essere quello che gli altri hanno deciso per noi».
La mano di Hinata si posò su quella di Naruto, stringendola contro la sua guancia.
«Non possiamo cambiare la nostra natura, Naruto. Non sopravvivremmo un solo giorno fuori dalla Compagnia. È per farne parte che siamo stati creati».
«Non è da te arrenderti così facilmente». Hinata spalancò gli occhi, quando la mano di Naruto strinse la mano di lei e la posò all’altezza del petto. Dopo qualche attimo la lasciò andare, ma le dita di Hinata rimasero ancorate alla stoffa del proprio vestito bianco, quasi come se non volesse più lasciare andare quel battito che pulsava sotto al proprio petto. «Che cosa ti dice il cuore
Gli occhi di Hinata si riempirono di lacrime e Naruto le sorrise, mentre tornava ad accarezzare il suo viso.
«M-mi… Oh, Naruto, io vorrei tanto scappare di qui».
Naruto si alzò in piedi e la strinse fra le sue braccia, per poi posare un bacio leggero fra i suoi capelli. «Scrivi la tua storia insieme a me» sussurrò vicino al suo orecchio, e lei si aggrappò ancora più forte a lui.
I due burattini partirono all’alba, quando la pioggia della notte prima rimase solo uno spettro nell’aria e il cielo si era colorato di rosso e oro, portando con sé solo i loro cuori pulsanti e loro anime, che vibravano all’unisono nei loro corpi di legno. 

 

 .

 

«E cos’è successo poi? Non posso credere che sia finita così. Comunque è troppo figo, il protagonista si chiama proprio come me! Deve essere stato super affascinante».
Il bambino, di otto anni da poco compiuti, continuava a saltare sul materasso del suo letto, senza curarsi dello sbuffo spazientito della madre, inginocchiata per terra, o dei suoi tentativi di acciuffarlo per metterlo a dormire. Non riusciva a capire da dove riuscisse a trovare tutta quell’energia, stava diventando sempre più difficile riuscire a stargli dietro. La sua migliore amica Mikoto Uchiha, che aveva due figli alle spalle e sicuramente più esperienza di lei, le aveva assicurato che era una cosa normale che i ragazzi fossero vivaci a quell’età; eppure Itachi e Sasuke Uchiha sembravano il ritratto della tranquillità se confrontati con il suo Naruto. 
Kushina Uzumaki sorrise, ma l’espressione nei suoi occhi chiari era tutt’altro che allegra.
«Chi ti ha insegnato quella parola?»
«Quale parola?» chiese Naruto, senza interrompere il suo saltellare.
«Sai benissimo quale».
Naruto sorrise furbo. «Papà mi ha detto di non dirtelo».

Minato, ovvio. Kushina decise che la ramanzina a suo marito poteva aspettare. Ma questa non l’avrebbe passata liscia, oh, no.
«Guai a te se ti sento usare un’altra volta parole del genere. E ora fila a letto, o non ti dirò come va a finire la storia».
Naruto si fermò per un attimo e Kushina ne approfittò per stringerlo fra le braccia e sistemarlo sul materasso, sotto le coperte. Naruto la lasciò fare e rise quando la madre gli fece il solletico sulla pancia, attraverso la stoffa del suo pigiama arancione.
Quando si fu calmato e tirato il lenzuolo fin sotto il mento, il bambino fissò la madre con i suoi occhi azzurri.
«Quindi com’è andata a finire?» chiese.
Kushina sorrise, mentre si picchiettava l’indice sulla punta naso. In realtà non aveva pensato a un finale. Si era inventata la storia di sana pianta, senza badare alla sua poca fantasia con i nomi, e aveva sperato invano che così Naruto se ne sarebbe stato tranquillo per una volta. Be’, però un finale a lieto fine se lo meritavano, quei due.
«Naruto e Hinata camminarono e camminarono, fino a quando non raggiunsero un bosco…»
«Quello di Cappuccetto Rosso?»
«No, non quello. Un altro bosco, e…».
«Allora quel bosco in montagna dove siamo stati l’estate scorsa? Quello era un bel bosco. C’erano tanti alberi e papà ti ha raccolto dei fiori coloratissimi…». Il bambino si interruppe, lo sguardo perso nei ricordi. «Però non c’era nessuno chiosco di Ramen» terminò, con tono deluso.
Kushina sospirò.
«Sì, proprio come quello, solo che nel bosco di Naruto e Hinata c’era anche un chiosco di Ramen. Ora posso continuare?»
Il bambino annuì.
«Quando arrivarono al centro del bosco, lì trovarono una radura, e al centro della radura vi era una casa… Una casa di Marzapane. I due burattini si avvicinarono, curiosi di scoprire quali segreti celasse quella casa così strana e colorata».
La donna piantò i gomiti sul materasso del bambino e si sostenne il mento con le mani.
«Hinata fu la prima a bussare. La porta, che era fatta di caramelle colorate, si aprì subito e ne uscì un uomo vestito tutto di verde, con delle folte sopracciglia e i capelli a scodella. Li accolse con un sorriso smagliante ed esclamò “Benvenuti nella mia umile dimora, baldi giovani! Chiedete allo Stregone Verde e lui vi aiuterà con la Forza della Giovinezza!”».
«Sai, mamma, lo stregone mi sembra il signor Gai, il maestro di ginnastica» esclamò Naruto, ridendo.
Kushina gli sorrise e gli scompigliò i capelli, prima di continuare.
«Hinata e Naruto raccontarono la loro storia allo Stregone Verde, che li ascoltò con grande attenzione. Rimase tanto colpito e commosso che decise di realizzare i loro desideri più grandi: si trasformarono in donna e uomo, fatti di carne e ossa,  ma il cuore e l’anima che si celavano dentro di loro rimasero immutati. Hinata e Naruto, forti del loro amore e della loro libertà, raggiunsero la città lì vicino e finalmente poterono essere padroni del loro destino».
Naruto storse il naso. «E non hanno combattuto contro, che so, un troll o un mago cattivo come Voldemort, oppure…»
«Oh, no, nulla di tutto ciò». Kushina si guardò attorno con una falsa aria di segretezza, prima di avvicinarsi al volto di Naruto. «Loro sono diventati dei cacciatori di draghi».
Lo sguardo del bambino si illuminò. «Davvero?»
«Certo» esclamò Kushina, annuendo con aria seria. «E hanno aiutato anche gli elfi, i nani e gli hobbit a liberare per sempre la Terra di Mezzo dagli orchi e da Sauron, l’oscuro signore di Mordor… Ma questa è un’altra storia. Te la racconterò domani sera».
Kushina lasciò un bacio sulla fronte di Naruto, che chiuse gli occhi, un sorriso sulle labbra.
«Buona notte».

 

  

 

 

Spazio soleggiato di SunliteGirl

 

Buon Compleanno Lia! :D

Scrivere questa storia è stato una corsa contro il tempo, o almeno secondo i miei standard, perciò non sono affatto sicura del risultato… Spero solo non sia una delusione totale e che il mio regalo di compleanno ti piaccia, e… E. Però apprezza il fatto che sono stata brava e non ho scritto un papiro, mi sono contenuta  u.u  

 

Buonsalve a tutti :D

Ho scritto questa NaruHina come regalo di compleanno per la cara End of me. 
Spero di non essermi arrugginita troppo nella scrittura, dato che è da secoli che non scrivo una storia su questo Fandom ;_;
L’idea è stata vagamente ispirata dal balletto russo Petrushka, che avevo letto tanto tempo fa in un libro di favole e che parla di un burattino con un cuore, in grado di provare sentimenti quali amore e gelosia… Solamente che Petrushka va a finire male. Molto male, devo dire, quindi ho cambiato il finale –anche perché sarebbe deprimente, si tratta pur sempre di una storia scritta per un compleanno- ^^”  (trovate tutte le informazioni qui http://it.wikipedia.org/wiki/Petru%C5%A1ka_(balletto), nel caso qualcuno fosse interessato ;) ). Ah, e diciamo che mi sono ispirata un po’ anche a Pinocchio (solo che al posto della Fata Turchina avete trovato un meraviglioso Gai in versione Stregone Verde che opera con la Forza –della Giovinezza, però, non quella di Star Wars!- xD)
Era da un po’ che volevo scrivere qualcosa del genere; mi ha sempre entusiasmato l’idea di Naruto e Hinata in una compagnia di teatro, anche se qui ci si avvicina un po’ di più al genere favolistico, e Kushina e il piccolo Naruto li ho sempre trovati adorabilmente adorabili… Perciò ecco qua xD 
Faccio schifo nello scrivere questo genere di storie, lo so, ma ho voluto sperimentare un po’ (Lia, non odiarmi ;_; I miei propositi erano positivi, contavo uscisse qualcosa di più decente, davvero ;_;)
Comunque… Immagino che i personaggi potrebbero risultare OOC, specialmente nella parte della “favola” raccontata da Kushina, ma mi voglio giustificare dicendo che i personaggi sono ambientati in un universo diverso da quello di Naruto, quindi ai fini della trama mi sarebbe risultato impossibile renderli diversamente… Ah, ed è la prima volta che scrivo di Kushina, quindi non ho idea di come mi sia venuta xD

 

L’angolo delle spiegations –come direbbe il mio istruttore di guida-:

 
I ruoli nelle compagnie di danza classica vanno dai ballerini di fila fino agli Etoile, il massimo ruolo. Dato che nella danza russa non esiste il ruolo di Etoile, ma si arriva solo fino ai primi ballerini, non l’ho inserito nella storia, nonostante sarebbe stato il ruolo di Sasuke e Sakura.
Ecco i ruoli al completo, per chi è interessato:

Ballerini di fila (corpo di ballo) 
Ballerini di fila con obbligo di solista 
Solista con obbligo di fila 
Primo ballerino con obbligo di solista 
Primo ballerino 
Etoile 

 Albrecht e Giselle sono i personaggi principali del balletto francese Giselle, che tra l’altro è il mio preferito. Lo trovo di una tristezza immane, ma è terribilmente romantico dal mio punto di vista *^* trovate tutto qui:http://it.wikipedia.org/wiki/Giselle

E poi c’è il Lago dei Cigni, (http://it.wikipedia.org/wiki/Il_lago_dei_cigni), ma immagino che non serva spiegare di che si tratta :D Il finale di cui parlano Naruto e Hinata è quello originale, mentre esistono altre versioni alternative, come quella in cui alla fine i due innamorati sconfiggono il malvagio Rothbart e Odette torna umana (se non sbaglio è quella mostrata anche nel film “L’Incantesimo del Lago”… Quanto mi piaceva quand’ero piccola *^*)

 L’Assemblé è un passo di danza classica, ma non saprei spiegarvi di preciso di che si tratta perché non sono molto ferrata in materia ^^” Trovate tutto qui: http://www.dancevillage.com/lezioni_danza/assemble.php

 Ah, ogni riferimento a Voldy, Harry Potter e il Signore degli Anelli è puramente casuale (ma anche no).

Fatte queste precisazioni, ringrazio chiunque arriverà fino alla fine di questa storia, e spero che mi vorrete lasciare un vostro parere :D
E Lia… Buon Compleanno. Spero che tu abbia passato una giornata stupenda e che non sarà rovinata da questa storia xD Davvero, spero che ti sia piaciuta almeno un po’ ;)

 Baci a tutti, e buona notte *illettolafagocita*

  
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