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Autore: Reagan_    31/05/2014    1 recensioni
1 settembre 1939, la Germania invade la Polonia.
Millie e Philip dovevano passare una bella serata insieme, la prima, ma l'ombra della guerra offusca qualunque cosa.
Gli uomini iniziano a mobilitarsi, e le donne?
Le donne combattono su altri fronti e con altre armi.
Genere: Generale, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cara Millie,
vorrei vedere il tuo primo sorriso illuminare la giornata, vorrei portati da Tom's Corner a gustare una vera colazione inglese, vorrei stringerti ancora come ho fatto tutta la notte ma purtroppo devo correre a casa. Oggi abbiamo un impegno importante. Domani ti prego non prendere impegni, mi troverai alle dieci sotto casa tua. Manda al diavolo gli esami, almeno per un giorno!
Mi manchi già,
Philip.

Capitolo I


Con la camicia fuori dai pantaloni, i capelli arruffati, il volto gonfio di sonno e la voce roca, Philip si sedette per ultimo in sala da pranzo dove il resto della famiglia aspettava il suo arrivo.
Sua madre gli scoccò un'occhiata severa e si rivolse al marito che sfogliava le pagine del giornale.
-E non dici niente Albert?- disse mentre zuccherava il tè.
Albert Matherson scrollò le spalle e rivolse al figlio un sorriso sgembo. -Tua madre vuole sapere dove hai passato la notte, perché non ci rendi partecipe della tua vita privata, figliolo?- gli domandò piegando lentamente il giornale.
-Scommetto che hai passato la notte con qualche donnina di facili costumi, non ci può essere altra spiegazione.- a parlare fu George, il fratello maggiore di Philip, assorto nella lettura di una rivista.
-Credo … Di essermi … Ho incontrato la donna della mia vita.- disse con un sospiro. Infilò del pane in bocca e si preparò alla prevedibili ramanzine.
Sua madre cominciò a rigirarsi la collana di perle fra le dita. -Sono io l'unica che vorrebbe ricordare a Philip il suo precedente impegno con Lady Elisabeth Demmett?-
Philip si passò una mano sul volto e si massaggiò le tempie. -Maman solo voi siete convinta di questo. Io non ho mai chiesto la mano a Lady Elisabeth, l'ho solo portata al cinema due volte, come da te richiesto. Una cara ragazza ma nulla di più.-
La signora Matherson fece una smorfia. -Sono certa che questa ragazza non ti piacerà più una volta esaurite le sue virtù. Lady Elisabeth saprà essere una buona moglie per te, mio caro, prima lo realizzi meglio è per te.-
-Adesso basta mia cara, perché non facciamo colazione in tranquillità?- chiese Albert. -C'è una guerra alle porte, godiamoci il sole finché dura.-



-Domani ti prego non prendere impegni, mi troverai alle dieci sotto casa bla, bla, bla, mi manchi già, bla. Credo di voler vomitare.- Tricia Smith infilò un paio di dita in bocca e simulò dei conati.
Millie riprese la lettera e la rilesse una seconda volta mentre la sua amica la fissava divertita. -Non mi dire che ti stai innamorando di un pivellino tutto matematica e buone maniere?-
-Che c'è di male nelle buone maniere? E' un bravo ragazzo.- disse Millie piegando la lettera.
Il volto di Tricia si fece serio. -Venti di guerra stanno soffiando, tu lo sai che i bravi ragazzi sono i primi a perire, no?-
-Lo so.-
Tricia annuì e accese la radio.
Quel giorno nessuna di loro toccò i libri di matematica, analisi e calcolo che tenevano nascosti in piccole cartelle di cuoio. I loro genitori non avrebbero approvato una formazione prettamente scientifica come qualunque altro buon pensante. Le notizie diventavano via via più tristi finché Millie non spense l'apparecchio e in silenzio osservò la cartina dove Tricia aveva colorato con una matita tutti i luoghi colpiti nelle ultime trenta ore dai tedeschi. L'esercito polacco aveva iniziato con un'imbarazzante ritirata e ora si stava riorganizzando.
-I tedeschi sanno come muoversi. Mi dispiace per i polacchi.- mormorò Tricia seguendo con un dito l'avanzata dell'esercito tedesco. Sospirò e scansò lontano la cartina dell'Europa continentale.
Millie si avvicinò ed appoggiò una mano sulla spalla dell'amica. -Non preoccuparti prima del tempo. Forse tutto si risolverà in pochi mesi.-
Tricia alzò gli occhi verso di lei. -Forse.- dalla  finestra di fronte a lei notò una testa bionda avvicinarsi al cancello del piccolo giardino anteriore. Un sorriso sincero le fece brillare gli occhi.
-A quanto pare, qualcuno è in anticipo.- disse abbracciando l'amica e le scoccò un bacio giocoso sulla guancia. -Vai, colpisci e fallo stramazzare al suolo.-
Millie arrossì e corse a sistemarsi i capelli allo specchio vicino all'entrata.
Ravvivò le ciocche castane e le spostò dietro le orecchie, sistemò il foulard che teneva al collo e guardò il suo modesto abito e il suo cardigan grigio. Dopo aver sentito bussare, si sorrise allo specchio ed aprì la porta.



-Sei bellissima.-
Queste furono le prima parole di Philip non appena strinse la mano di Millie nella sua. Camminarono ridacchiando tutto il tempo, Philip adorava la filosofia di Millie, rimaneva incantata dai piccoli piaceri della vita, quei piccoli lussi che lui considerava scontati. L'aiutò a sedersi in una piccola sala da tè. Ordinarono tazze di caffè amaro e dei biscotti secchi.
-Com'è andata ieri?- domandò Millie. -Mi hai scritto che avevi un impegno importante con la tua famiglia.-
Philip annuì. -Sì, nulla di che. Mio fratello maggiore ha ottenuto una promozione.-
-E che lavoro fa?-
-Fa il … Fa il funzionario pubblico in qualche ufficio polveroso dello stato.- disse Philip nascondendosi dietro la tazza di caffè che sorseggiava contrariato.
Millie posò le mani sul grembo e cambiò argomento. Non era una sciocca, aveva notato l'orologio costoso che teneva con disinvoltura al polso, così come gli abiti ben sistemati e il portafogli sempre pieno. A differenza dei molti altri studenti, lui veniva da Londra e molto probabilmente era cresciuto in una famiglia ricca. Nonostante questa fortuna, fingeva di essere come gli altri, preoccupandosi delle partite di calcio, della qualità della birra e frequentando poco i locali alla moda della città, e Millie non riusciva a capire il perché di tanta ostinazione e di tanta finzione.
Per un attimo ne fu spaventata, si domandò se non fosse il caso di allontanarlo un po', ma mentre parlava animatamente della qualità dei nuovi sistemi idraulici da lui studiati, si rese conto che il danno era già fatto: era innamorata di lui.
Proseguirono il loro pigro giro per la città fermandosi ad osservare il Tamigi. Era insolitamente tranquillo e il vento leggero increspava teneramente l'acqua.
-Domani la HMS Electra entrerà nel Tamigi per fare scorte.-
-Come fai a saperlo?-
-Così dice mio padre.- rispose vagamente Philip prendendole una mano e baciandole il palmo.
Millie si avvicinò e posò il capo sulla spalla. -Forse non sarà necessaria tutta questa mobilitazione, abbiamo appena superato una guerra mondiale e sono sicura che abbiamo imparato molto e che i governi abbiano capito quanto sia inutile macellarsi fra esseri umani.-
Philip le baciò una tempia.
-Da quel poco che so, ai governi non interessa molto delle persone.- si lasciò sfuggire amaramente. -Non importa, godiamoci questa giornata.-
S'incamminarono a braccetto lungo il Tamigi, cercando di dimenticare il futuro e concentrandosi sul presente.



A molte miglia di distanza, Tricia era seduta su una panchina arrugginita in un piccolo parco residenziale ancora deserto. Finse di leggere con grande interesse un libro mentre con il tacco di una scarpa dettava il tempo di una strana melodia.
Dopo quelli che parvero ore, un uomo dal cappotto chiaro e dai capelli brizzolati, si sedette accanto a lei, tirò fuori un giornale e dopo un veloce cenno, s'immerse nella lettura.
-Ebbene?- sussurrò Tricia girando una pagina ed avvicinando il libro al volto.
-I polacchi hanno un sistema. A5F sono ormai pronti per installare parte delle operazioni qui.-
-Quindi state prendendo in considerazione la mia idea?-
-In parte, abbiamo bisogno di personale stabile che non venga chiamato alle armi improvvisamente.-
-Puoi dire la parola donne, non è una parolaccia. Comunque ne ho appena reclutata una, molto intuitiva. In totale ne ho cinque capaci di fare quello che ci chiedi.-
-E' poco.-
Tricia sorrise. -Credimi è un buon inizio, questa ragazza che ti porto parla perfettamente tre lingue e conosce molto bene i dialetti dell'est.-
L'uomo annuì con un accenno di sorriso. -Bene. Vedo che le scegli molto particolari. Il tuo prossimo lavoro sarà leggermente diverso ma come mi hai chiesto ho il regalo per te.- con estrema cautela fece scivolare una piccola borsa da donna, una di quelle da sera con la stoffa logora, dall'interno della giacca.
Tricia appoggiò il libro sopra la pochette e strette fra le sue mani, si alzò e si allontanò, finse di guardare l'orologio quando vide una donna anziana fissarla curiosa e solamente nei pressi del deserto cancello d'uscita, Tricia si azzardò a guardare dentro la logora borsa.
Una scintillante piccola pistola.






   
 
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