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Autore: Nyanmaru    31/05/2014    0 recensioni
Taki, un bambino di 10 anni, deve raccogliere delle erbe nel bosco per la nonna malata. Durante la ricerca si imbatte in un pozzo: questo porterà la sua giornata a diventare una piccola ma intensa avventura. Quanto coraggio può avere un bambino di 10 anni?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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In un piccolo villaggio, sperduto tra le alte montagne, viveva un bambino di nome Taki. Aveva 10 anni e viveva con la sua vecchia nonnina. Taki non era bello, la sua esile corporatura era proporzionata alla piccola altezza e i capelli scompigliati e castani lasciavano intravedere i vivaci occhietti color nocciola e la moltitudine di lentiggini che gli tappezzavano le guance. L'anziana nonnina era molto malata, peggiorava di giorno in giorno e fu così che il piccolo, venne mandato nel bosco a raccogliere le erbe necessarie per le cure. "Tieni, qui c'è tutto quello che ti servirà," gli disse la vecchia porgendogli una sacca di stoffa, "ora vai! E fai attenzione!" e così dicendo tornò a letto.

Taki si incamminò e, una volta arrivato al'entrata del bosco, aprì la sacchetta: all'interno vi erano un vecchio libro di botanica, un sacchettino per le erbe, ed un pezzo di pane, in caso gli fosse venuta fame. Estrasse il libro, si mise in spalla la sacca, e si addentrò nel bosco per iniziare la sua ricerca. Passo dopo passo entrava sempre più nel bosco, erano ore che camminava ormai, aveva sete ed aveva già mangiato il suo pezzo di pane. Arrivò in una piccola radura nel cui centro si ergeva un pozzo in pietra e ferro battuto, "Finalmente un po' d'acqua!" pensò raggiungendolo di corsa. Ripose il libro nella sacca, se la mise in spalla ed iniziò a tirare forte la corda facendo salire il secchio insolitamente leggero. Non appena vi guardò dentro capì il perché: non vi era nemmeno una goccia d'acqua, solo una manciata di terra e qualche sassolino. Si sporse dal bordo per guardare dentro al pozzo e vedere se vi era acqua o no; piano piano la sacca gli scivolò dalla spalla cadendo all'interno del profondo buco. "Cavolo!" esclamò Taki disperato, ora si sarebbe dovuto calare in quel vecchio pozzo per recuperare le sue cose.

Mentre pensava a come poter fare, sentì un pianto di donna in lontananza. Si guardò intorno ma non vide nessuno e non gli ci volle molto per capire che proveniva dall'interno del pozzo! Chi poteva mai essere? E, soprattutto, come mai era lì dentro? Si infilò nel secchio e si calò fino in fondo al buco. Una volta toccato il fondo notò che, effettivamente, di acqua non ce n'era neanche una goccia. Uscì dal secchio e raccolse le sue cose, illuminate da una leggera luce.

Alzando lo sguardo notò una porta di vetro opaco dalla quale proveniva una leggera luce. Una porta? Sul fondo di un pozzo? Non era certo una cosa normale! La curiosità era troppo forte, la aprì, vi entrò e rimase stupito da ciò che videro i suoi occhi: un vastissimo giardino completamente appassito e al centro, imponente, una maestosa cattedrale gotica completamente bianca.  Man mano che Taki si avvicinava all'edificio il pianto era sempre più nitido e forte. Aprì la grande porta di pietra bianca: il pavimento non era in roccia come di consuetudine, ma di terra, arida come quella all'esterno; le panche erano della stessa pietra delle pareti e le ampie vetrate erano composte solo dallo scheletro, senza i vetri. Ma la cosa che più colpì il bambino fu il grosso albero spoglio collocato al posto dell'altare. Davanti ad esso vi era una panchina in argento decorata da bellissimi intarsi floreali e, seduta sopra di essa, una donna stava piangendo.

"Signora, perchè piangi?", chiese innocentemente Taki avvicinandosi a lei. La donna si alzò in piedi e si avvicinò al piccolo: i suoi movimenti erano eleganti proprio come il vestito azzurro che portava. I lunghi capelli argentei, legati in una treccia, le cadevano sulla spalla destra e la sua pelle, di bianca porcellana, donava luminosità ai profondi occhi blu. Toccò la spalla del bimbo e lo condusse accanto all'albero, "Vedi questo buco?", disse sfiorando una crepa sul tronco, "Qui vi era una pietra preziosissima, il Corvo me l'ha rubata ed ora non so più come fare. Io purtroppo non posso lasciare questo luogo e lui l'ho portata nel mondo di sopra, nella sua tana di rovi . Ormai è perduta per sempre ahimè".

"Te la riprenderò io!" esclamò Taki senza neanche pensarci, e così facendo corse fuori dalla cattedrale, fuori dal giardino, risalì il pozzo come era sceso precedentemente e corse nel bosco cercando i rovi. Sapeva benissimo dov'erano, li aveva visti prima di arrivare alla radura e in pochissimo tempo li aveva raggiunti! Una volta davanti alla grande parete di spine si trovò dinanzi ad una scelta: non sapeva se rischiare e recuperare la pietra o tornare a casa dalla nonna malata.

Il cuore di Taki era generoso e non poté ignorare il problema della donna del pozzo. Cosi si fece coraggio, prese un bastone da terra  e si inoltrò nella foresta spinata facendosi strada con esso. Arrivò ad una piccola grotta, si mise a quattro zampe e vi si infilò; man mano che andava avanti le pareti si allargavano lasciandogli abbastanza spazio per alzarsi in piedi. Arrivò alla fine della caverna e non poté fare a meno di sobbalzare nel notare due occhi rossi che lo fissavano dall'ombra: era il Corvo! "Vuoi la gemma vero?" gracchiò il Corvo guardando il bimbo. Taki annuì cercando di apparire il più coraggioso possibile e l'uccello scoppiò in una grassa risata, "Tutto ha un prezzo, e se vuoi la pietra dovrai darmi qualcosa in cambio! Vedi, ho perso la vista da un occhio," disse mostrando l'occhio destro leggermente opaco, "se tu potessi darmi la vista del tuo occhio destro io ti darei ciò che vuoi senza pensarci due volte!". Il bambino acconsentì un po' intimorito e Corvo volò davanti a lui, fece cadere la pietra nella sue mani e gli beccò l'occhio riacquistando così la vista: ora era Taki a non vedere più dalla parte destra.

Di corsa il bimbo tornò dalla donna, la quale si stupì molto nel vedere l'occhio ormai senza vista del piccolo. Lui le porse la gemma e lei, con gentilezza la posizionò nella crepa del tronco: si incastrava perfettamente! L'albero subito riprese vita, le foglie crebbero veloci sui rami assieme a dei bellissimi fuori blu, l'arida terra del pavimento si riempì di erba e dei piccoli uccellini bianchi con becco e petto azzurro, entrarono cinguettando dalle finestre. La porte, rimasta aperta dopo l'entrata del bimbo, lasciarono entrare un dolce profumo di fiori e una brezza leggera che trasportava dei piccoli petali bianchi che avvolsero la donna facendole riacquistare i poteri: era una Maga! Con dolcezza si avvicinò a Taki e gli sfiorò l'occhio con un dito: la palpebra si chiuse e, quando il bambino lo riaprì, ci vedeva di nuovo. Specchiandosi nella panchina d'argento vide che non era più scuro come prima ma blu, proprio come quelli della donna. "Tieni, tu mi hai fatto un grande regalo con il tuo aiuto ed è giusto che io ora ti ricompensi. So che la tua nonnina è molto malata, falle bere questo e guarirà all'istante senza ammalarsi più", gli disse porgendogli una piccola boccetta contenente un liquido trasparente; lui prese la bottiglietta e la mise nella sacca. "E ora vai, torna a casa e mi raccomando, non dire mai a nessuno ciò che ti è successo!" , Taki annuì e non ebbe bisogno di ringraziare, il suo sguardo già parlava da solo.

Corse fuori e tornò veloce dalla nonna, "Eccoti finalmente piccolo mio!"  gli disse lei con dolcezza e lui non perse tempo a farle bere la pozione; subito la vecchia si sentì perfettamente in salute e abbracciò il bambino forte forte e con tanto amore. Lo guardò meglio e notò l'occhio blu, "Che hai fatto all'occhio Taki?" gli chiese, ma il bambino non parlò, sorrise e basta.
  
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