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Autore: Nanek    31/05/2014    12 recensioni
Perché è una cazzata e lo sanno entrambi.
È una cazzata ma lei si ostina a farsi mille problemi.
È una cazzata ma lui teme che da questa possa nascere qualcosa di brutto che la allontani da lui.
È una cazzata e, dannazione, possibile che non riesca a capire che tre anni sono veramente nulla?
Possibile che quel numero la spaventi più dell’odio che la gente si diverte a scriverle?
È un’ossessione quella paranoia, lui odia questo suo pensiero, lui odia se stesso per essere nato nel 1996, odia essere “lontano” da quel 1993, odia questa paranoia perché è fonte di infelicità per lei.
«Devi scusare i miei genitori» le sussurra sulle labbra, facendole inarcare il sopracciglio «Hanno deciso di fare del sesso non protetto tre anni dopo la tua nascita, pigroni, come si può ritardare un tale piacere di tre anni?» e lei scoppia a ridere a questa stupida affermazione che solo lui poteva dire pur di farla ridere.
«Sei un idiota, Hemmo» gli bacia la guancia teneramente.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Lune's Love'
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The only reason
 
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Ma io non cambio idea 
do retta solo a me 
scelgo e riscelgo te. 
Sai che amarti non è mai abbastanza 
e che tu sei tutto quello che mi manca 
dimmi un po' 
dimmi cos'altro c'è 
se io non avessi te 



La mano di lui va ad intrecciarsi a quella di lei, come fa sempre quando stanno così vicini, come fa sempre da quando si appartengono, come fa sempre quando sente che qualcosa non va.
«Perché stai pensando?» interrompe quel silenzio tra di loro, il silenzio che lei crea quando si mette a pensare, facendo correre i suoi pensieri come non mai, lasciando che quel silenzio lo faccia preoccupare, lasciando che mille paure si creino dentro di lui: ormai la conosce così bene, è un libro aperto per lui, pure nel silenzio riesce a decifrare quello che la tormenta.
Sono distesi per terra, su due asciugamani, la macchina di lui a qualche metro di distanza, mentre loro sono in mezzo a quel prato verde, quel prato in mezzo al nulla, lontani da tutto e tutti, circondati dal fruscio del vento che muove le foglie verdi, l’erba sotto la schiena e il cielo notturno davanti agli occhi, la luna e le stelle come spettatrici, i respiri che sentono solo loro, il battito dei loro cuori che rimbomba dentro i petti.
«Chi ti dice che sto pensando?» si morde il labbro lei, maledicendo questa mossa.
«Sei nervosa, sei silenziosa, ti mordi il labbro che sembri volerlo togliere: ti conosco da più di un anno, so che stai pensando a qualcosa di triste» la mano di lui si fa sentire più stretta su quella di lei, la quale ricambia quel gesto, prima di sospirare a fondo.
«Cose da fare nella vita: una serata sotto le stelle, l’ho sempre desiderato» cambia discorso, sentendolo sospirare inquieto, sentendo le sue dita abbandonare le sue: sa bene che intenzioni ha, sa bene che in tre… due… uno, Luke si è già messo sopra di lei, il petto di lui che si appoggia al suo con fare delicato, come se avesse sempre paura di farle male.
I loro visi vicini la fanno sorridere, quello sguardo serio e preoccupato le fa davvero troppa tenerezza, perché lui è davvero troppo dolce quando si preoccupa per lei, perché lui sembra volerla difendere pure da se stessa e dai suoi stessi pensieri pur di vederla sempre sorridere, perché lui sembra davvero così affezionato alla sua persona… e lei non ne capisce il motivo.
Lei avvicina le labbra a quelle di lui, lascia un bacio veloce nel tentativo di farlo sorridere, ma Luke non si lascia abbindolare, continua a fissarla con occhi seri, continua a provocarle quel sorriso che si ostina a nascondere quello che c’è dentro la tua testa.
«Sei bello, Luke» gli accarezza la guancia, per poi sfiorargli la punta del naso con l’indice «Dico davvero, sei davvero… bello» e lo vede alzare gli occhi al cielo e può scommettere tutto quello che vuole che, se ci fosse una luce accesa, vedrebbe le sue guance diventare rosse fuoco, perché lui è timido, perché a lui i complimenti non piacciono, li accetta, ovvio, ma detti da lei lo fanno arrossire, perché lei non si limita ad accennare qualcosa, lei va dritta al sodo, lei gli ripete quanto sia bello troppe volte, lei lo mette in imbarazzo con tutte quelle parole così… belle, dette solo per lui.
«Smettila» dice infatti, appoggiando le labbra a quelle di lei, lasciando che le loro lingue si sfiorino appena, lasciandola giocare con i denti sul suo labbro inferiore, stando attenta a quel piercing che qualche volta gli fa ancora male.
La mano di lui le accarezza il fianco, sfiora il tessuto di quel vestitino estivo troppo corto per i suoi gusti, ma che in questo istante va bene, perché quelle gambe magre le può sfiorare e fissare solo lui, perché quella pelle morbida e chiara la può sentire sotto i polpastrelli, la sente rabbrividire al suo tocco e lui sorride compiaciuto per l’effetto che solo le sue mani le procurano, sorride compiaciuto nel notare che lei prova quei sentimenti così forti anche a distanza di un anno, sentimenti che non cambiano mai, sentimenti che non hanno intenzione di lasciarla andare.
«Mi fai venire i brividi, metti le mani al loro posto, bimbo» lo richiama lei, non appena sente quella mano sotto il vestito, mano che lei si affretta a spostare e ad intrecciare alla sua, provocando in lui un sorriso beffardo e pure un po’ offeso per quel nomignolo che proprio non sente suo.
«Bimbo a me? Ti sei vista? Bimbetta» la prende in giro, ma lei ha già la risposta pronta, lei svela la fonte di così tanto nervosismo con quella frase.
«Bimbetta a chi? Ho tre anni in più di te» e si morde il labbro, non doveva proprio dirla quella frase.
«Ecco a cosa pensi!» esclama lui, sospirando a fondo per la scoperta appena fatta, scoperta che non lo sorprende più di tanto dato che lei si sintonizza su quella paranoia troppe volte: paranoia che tira fuori quando non serve, paranoia che mostra quando una fan si presenta a lui e ha la sua età, facendola sorridere tristemente, facendole crescere quei pensieri che lui cerca di reprimere stringendola a sé, cercando davvero di non farla pensare troppo a quella cazzata.
Perché è una cazzata e lo sanno entrambi.
È una cazzata ma lei si ostina a farsi mille problemi.
È una cazzata ma lui teme che da questa possa nascere qualcosa di brutto che la allontani da lui.
È una cazzata e, dannazione, possibile che non riesca a capire che tre anni sono veramente nulla?
Possibile che quel numero la spaventi più dell’odio che la gente si diverte a scriverle?
È un’ossessione quella paranoia, lui odia questo suo pensiero, lui odia se stesso per essere nato nel 1996, odia essere “lontano” da quel 1993, odia questa paranoia perché è fonte di infelicità per lei.
«Devi scusare i miei genitori» le sussurra sulle labbra, facendole inarcare il sopracciglio «Hanno deciso di fare del sesso non protetto tre anni dopo la tua nascita, pigroni, come si può ritardare un tale piacere di tre anni?» e lei scoppia a ridere a questa stupida affermazione che solo lui poteva dire pur di farla ridere.
«Sei un idiota, Hemmo» gli bacia la guancia teneramente.
«E tu sei incredibile, Vane. Ancora con questa storia?» quasi la rimprovera, vedendola diventare seria e un po’ meno felice.
Le si avvicina di nuovo, si avvicina al suo collo, la bacia sfiorandola appena, la vede muoversi leggermente per i brividi che ancora una volta le ha procurato, si avvicina al suo orecchio, mordicchia piano il lobo, per poi sussurrare «Devi smetterla di essere così… impaurita. Io non ti lascio, non hai via di scampo da me, mi dispiace» dice ironicamente, sentendo le braccia di lei avvolgersi sul suo collo, sentendo quelle labbra fine così vicine al suo orecchio, sentendo quella voce che trema mentre lascia scorrere quelle parole «Non voglio scappare da te, non lo faccio apposta a pensare a queste cose, lo giuro, non voglio sembrare una paranoica» lui le bacia la guancia, si mette al suo fianco a pancia in su, incitandola ad appoggiarsi al suo petto, incitandola a parlare ancora, incitandola a essere felice.
«Non lo so, Luke. A volte… credo di non meritarmi di averti con me. A volte… credo che non sono quella che fa per te. A volte… credo io debba lasciarti solo perché non sono quello che meriti. A volte… Dio, mi sembra di sentire mia madre!» si prende in giro da sola, facendolo sorridere a sua volta.
«Eppure… mi sembra che i tuoi genitori stiano ancora insieme, sposati e felici nella loro casa» le dice lui, mentre lei annuisce al pensiero di quelle due figure così diverse e così unite.
«Vedi? È di famiglia, pure mia mamma era una paranoica con mio papà» cerca di giustificarsi, mentre lui comincia ad accarezzarle il viso, facendola sorridere per quel gesto così tenero, facendola sospirare ancora, facendole confessare quella frase «La verità è… che non capisco perché ti ostini a stare con me, diamine, sei Luke Hemmings!» e lui sbuffa.
«E quindi? Sono Luke Hemmings, mica Brad Pitt» e lei inarca il sopracciglio: perché non la capisce? Perché non capisce che tra lui e Brad Pitt non c’è un abisso?
«Smettila di prendermi in giro, sai quello che intendo, stupido pinguino» lo pizzica sulla spalla, mentre lui porta le braccia ad avvolgerla, accarezzandole la schiena, facendo una leggera pressione per averla vicina al suo viso, alle sue labbra, in modo da poterle lasciare qualche bacio per zittirla, come fa sempre.
«E tu sei Vanessa, la mia Vanessa» le sussurra appena, mentre lei sospira e si lascia scappare quel «Wow, emozionante, davvero» che lo fa ridacchiare appena.
«Tu non puoi capire, tu non puoi… vedere quello che i miei occhi vedono» cerca di spiegarle, ma questo non le basta di certo, dato che «Descrivi quello che vedi allora» viene pronunciato alla velocità della luce, lasciandolo inizialmente un po’ spiazzato.
«Partiamo dal principio: sei bellissima» confessa, lasciandole un altro bacio sulle labbra, mentre lei borbotta come suo solito quel «Ce ne sono di più belle al mondo» che tanto lo fa arrabbiare: perché lei può riempirlo di complimenti e farlo sentire meglio di un principe, mentre lui non può azzardare una parola gentile che subito lei si confronta con altre persone? Questa cosa non la sopporta per niente.
«Senti, devi stare zitta, detto gentilmente, ascoltami e se devi parlare morditi la lingua» la rimprovera, la sente sospirare arresa, per poi vederla appoggiarsi al suo petto, il viso di lei appena sotto il mento di lui, il profumo dei suoi capelli che lo avvolgono.
«Dicevo: sei bellissima, e non mi importa di nessun’altra. Ho scelto la tua bellezza, ho scelto la tua figura, perché io amo la tua persona, perché quando ti ho vista la prima volta mi hai fatto arrossire con i tuoi occhi blu, perché quando mi hai sorriso ho sentito le gambe molli, e tu puoi anche non crederci, ma è così, tu sei bella, e io ho scelto te, e non mi pentirò mai di questa scelta» le accarezza i capelli, mentre la sente irrigidire per quelle parole, parole che lui le ha sempre ripetuto e che lei non ha mai voluto ascoltare.
Luke sta in silenzio un po’, prima di cercare le parole adatte ad andare avanti.
«Amo il profumo che c’è nel tuo lato del letto e sul tuo cuscino» confessa, stringendola un po’ più forte, pensando a quante volte si è portato via quella fodera che sa di lei, quella fodera che guai a chi osa toccarla o lavarla, perché lì c’è il profumo che lo fa sentire più vicino a lei, nonostante ci sia, a volte, un oceano a dividerli.
«Amo la tua voce che… dopo mesi che non ci vediamo, mi chiama con quel tono così squillante che di solito non hai mai: quella voce che amo sentire quando torno dopo mesi senza di te» e sorride, mentre dentro di lui sente quello che ha appena detto, sente quella voce, sente la felicità che quel tono più alto del solito gli dà ad ogni suo arrivo.
«Amo poterti stringere e pensare che solo io possa farlo, amo considerarmi fortunato ad averti con me. E sappi che sono geloso, sono geloso da morire al pensiero che qualcuno possa anche solo pensare di portarti via da me, talmente geloso che potrei sferrare il mio primo pugno sulla faccia di qualcuno, solo per te» la sente ridere appena, la sente commentare quel “Violento” che lo porta a sorridere a sua volta, stringendola ancora tra le sue braccia, baciandole la testa teneramente, mentre lei stringe la presa sul suo petto.
«Amo la tua risata, nonostante tutti ti prendano in giro chiamandoti “Motorino con un guasto” o direttamente “Scimmietta”, quella risata mi manca da morire ogni volta che me ne vado, ed è per questo che…» deglutisce, quel segreto doveva rimanere tale, ma «… che ho un video, fatto mesi fa, dove tu ridi come una matta perché sei ubriaca, ridi e quando ho bisogno della tua risata… quel video va in replay anche venti volte al giorno» si morde il labbro, mentre lei alza lo sguardo su di lui, cominciando a prenderlo in giro per il suo essere così esageratamente romantico e per essere quasi inquietante.
«Amo le tue mani, tranne quando mi pizzichi, mi fai un male micidiale, scema» la deride «Amo quando mi fissi seria e poi scoppi a ridere, perché tu non riesci a stare seria neanche cinque secondi, ma è meglio così, il tuo sorriso è prezioso, è prezioso per me» lei gli sorride ancora.
«Amo i tuoi occhi blu, odio vederli rossi perché piangi perché ti manco» trema un po’, mentre lei gli bacia la guancia, le mani di lui che le accarezzano la schiena.
«Amo farti mille foto, amo avere la galleria piena di te, di noi» sorride anche lui, avvicinandola ancora, unendo le sue labbra alle sue.
«Amo il fatto che tu non sia punk rock, così, in confronto a te, nessuno può dire che non lo sono» e lei ride per questa scemenza.
«Amo il fatto che tu sia più grande di me, perché dai, per noi maschi è tipo vincere un trofeo: sei più grande, sei attraente e mi ami, ho vinto al lotto» sorride, mentre lei alza gli occhi al cielo, per poi puntualizzare che «Sappi, però, che non ti avrei mai dato tre anni in più di me, sembri più piccola, sia in altezza, sia di viso… sia come carattere» la prende in giro, scatenando in lei il senso della vendetta, tanto che porta la mano sul fianco di lui e lo pizzica come non mai: l’urletto poco mascolino da parte del ragazzo la fa sorridere vittoriosa.
«Bambina che sei» la richiama ancora, mentre lei si appoggia alle sue labbra, bisbigliando quel «Però ti piace la bambina» che lo fa sorridere pure un po’ malizioso.
«C’è una ragione, però, che credo sia… originale, sul perché mi “ostino” a stare con te» dice sicuro «Tu sei… in ogni canzone che scrivo, che canto, che suono» ammette quasi velocemente, mentre lei appoggia di nuovo il viso sul suo petto.
«Sei in Beside You, sei in Try Hard, sei in Out Of My Limit, sei in Wherever You Are, sei in Disconnected, credimi: sei in tutte le canzoni che conosci, che canti, che ascolti» sorride compiaciuto di quello che ha appena detto, come se avesse davvero trovato un modo per tirare fuori quello che prova per lei, quel sentimento così forte che nasconde dentro di sé, quel sentimento che non sapeva come spiegare, quell’unica ragione che lo porta a non volerla mai lasciare andare.
«Sei in quello che scrivo, sei in ogni singola parola, e io lo so che è così, perché quando canto, quando leggo quell’inchiostro su carta, io vedo e sento te, sento la tua voce, sento la tua risata, vedo i tuoi occhi, vedo il tuo sorriso, sento il tuo profumo, sento le tue mani sulle mie» va ad intrecciare le loro dita, sente il suo cuore rimbombargli quasi violento nel petto.
«Tu non sei una tra mille, tu sei… l’unica persona che vedo in mezzo a milioni di altri sguardi» alza lo sguardo verso il cielo stellato «Sei l’unica stella che io riesco a vedere e che riesco a riconoscere, e di stelle ce ne sono davvero tante: più “grandi” se così si può dire, più luminose, più vicine alla luna, infinite stelle, ma… solo una è quella che importa ai miei occhi, solo una, e sei tu» e si blocca, non appena sente quel leggero singhiozzo.
Lei si alza dal suo petto e si sposta di lato, le mani a coprirle gli occhi, la bocca che tenta in tutti i modi di soffocare quel pianto che lui non capisce.
«Perché piangi? Non farlo, ti prego» si affretta ad abbracciarla, si affretta a farla rifugiare nel suo petto, baciandole la testa, baciandole la fronte.
«Non sono triste, sono solo… non lo so, ma è colpa tua» lo accusa travolta da lacrime e una risata: si asciuga quelle gocce salate con il palmo della mano, tenta di sopprimere quel pianto non voluto.
«Scusami Luke, è solo che… nessuno mi ha mai detto certe cose, non in questo modo almeno» ride di se stessa, alzando lo sguardo verso di lui, baciandogli il mento «E tu non puoi sapere… quanto mi fanno stare bene le tue parole, dico davvero. È come se… necessitassi di sentirtele dire» lo stringe più forte «Sono una scema, ridi con me» lo incita, mentre lui sospira, non gli viene da ridere di lei, gli viene da sorridere, perché una persona così solare e piena di allegria, si è messa a piangere perché lui, e solo lui, l’ha fatta sentire così importante.
«Ora capisci perché ti amo?» le domanda, mentre lei sorride.
«Ti amo anche io, principino» lui sorride di rimando, appoggiando ancora una volta le labbra sulle sue, ma la sente bisbigliare ancora «Sono felice Luke» la mano di lei sulla sua guancia.
«Sono felice che, in mezzo a una folla di gente troppo frettolosa per guardarsi intorno, troppo presa dai propri pensieri, io e te ci siamo trovati, alzando lo sguardo»
 



Note di Nanek
Eh già, la Nanek non sta aggiornando No Heroes Allowed, la Nanek si è data alla pazza gioia con le OS sta settimana, tra Luke e Calum, chi più ne ha più ne metta!
Mi spiace tornare a rompervi le balle con le mie OS, solo che boh, arrivano e io voglio farvele vedere U.U poi dai, No Heroes Allowed può aspettare U.U Luke è più importante :D
Questa OS è da far cariare i denti pure ai bebè che ancora non li hanno, lo ammetto, ma… non lo so.
Sono una grande masochista (come June Julie Irwin) e ho commesso il dannato errore di guardarmi (di nuovo) tutte le foto/video possibili su Luke e Aleisha (per chi non lo sapesse è la sua ex storica, un angelo biondo, talentuoso e che vi brucerà l’autostima) e quindi boh, sono andata in mezza crisi (crisi da idiota ma vabbè) e ho scritto sta roba qua.
Non so, forse sono gli esami che mi rendono molto fragile e spaventata da morire, forse sono io che voglio/necessito un Luke Hemmings nella mia vita, forse è che con Niall Horan ho scritto troppe OS dolciose e mi sentivo in debito con il mio pinguino <3
Qualunque cosa sia, questa è la OS che vi propongo oggi, una OS che mi dà quei feels di cui ho bisogno e… boh, spero vi piaccia e vi faccia sentire coccolate un po’.
Ringrazio la
caleidoscopio che ha fatto questo meraviglioso banner e che si è comportata da brava bradipa che è u.u tanto amore socia mia <3 sappiate che scrive storie, molto belle!! Più belle delle mie, quindi se volete, andate a curiosare il suo profilo ;) garantisco zero delusioni u.u
La prossima OS è su Calum, quella è …. Molto…. Beh, fa paura :D tanto che vi consiglio un orsetto che vi protegga, ma non parliamo di questo, ve la propongo tra qualche giorno, promesso ;)
Vi lascio con questo Luke dolce e troppo bello per essere vero, e con la canzone del mio amato Nek <3 spero di trovare qualche commentino da parte vostra e…. meglio che vada a studiare, la sessione di giugno non mi vuole bene T.T
Grazie sin d’ora anche solo per aver letto <3
Nanek
 
  
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