Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: Mary SG    31/05/2014    1 recensioni
Dal capitolo 1:
"Mi afferrai al muretto del lungo mare e mi sporsi un po’ più avanti chiudendo gli occhi e inalando l’acqua marina. Il vento di febbraio mi sfiorava il viso, era fresco ma piacevole. Pensai un attimo alla mia schifosa vita, che stava per finire in quest’oceano.
Ero psicologicamente pronta quando sentii i passi di qualcuno avvicinarsi a me cautamente, rimasi immobile facendo finta di niente, poi sentii una voce maschile e così calda dietro le mie spalle.
“Cosa vorresti fare?” chiese con tutta tranquillità l’uomo dietro di me."
| prima storia che pubblico sugli a7x, spero vi piaccia! Buona lettura :) |
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fallen Souls
Capitolo 1
"Wake the ones and rise tonight
Fallen souls we shine so bright
Rise now and ever
Leave your memory"

Waking the Fallen.
 

Ed ebbi improvvisamente voglia di morire. Di lasciare tutto dietro le spalle e a buttarmi in quell’oblio della morte che mi era vicino da molto tempo ormai. L’acqua di quel mare rifletteva la mia immagine da quell’altezza smisurata, che era posta sul cornicione di quel lungomare; i miei occhi ripercorrevano svariate immagini della mia infanzia così libera e felice, passata accanto la mia famiglia, per poi sparire velocemente ed essere sostituita da figure mostruose, alcool e droga. Gioventù bruciata. Critiche e pregiudizi sul mio conto non mancavano mai, quella ragazza spigliata con borchie dappertutto, unghie laccate di nero e capelli che ricordavano il colore del cielo mattutino di Huntington Beach. Puttana, troia, maleducata, poco affidabile, strana. Echeggiavano nella mia testa tutte quelle etichette del cazzo, facendomi sentire uno sbaglio. Ero uno sbaglio, avevano ragione. Se mi buttassi da questo fottuto lungomare non mancherei a nessuno, il mio corpo sarebbe scomparso e la cattiva Euphemia Miller sarebbe cessata di esistere.
Spostai lo sguardo verso l’orizzonte e pensai a quanto sia bello il modo in cui il sole incontrava la linea sottile dell’oceano, provocando così un gioco di colori dall’arancione al blu notte; non mi ero mai soffermata alla bellezza della natura, ero così presa a detestare me stessa e il mondo che mi circondava, società avida e menefreghista. Mettono in risalto così tanto la diversità ma alla prima ragazza diversa che vedono sputano su di lei pregiudizi che imprimono dentro la sua mente fino a portarla al suicidio.
Presi il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans e ne sfilai una, me la portai sulle labbra e con l’altra mano cercai l’accendino nella tasca del giubbino di pelle. Dopo averlo preso, accesi  la sigaretta e aspirai il profumo del tabacco che sentii arrivarmi profondamente nei polmoni. Spostai lo sguardo verso il pacchetto appena nuovo, lo fissai per qualche minuto, leggendo attentamente il contenuto della sigarette e quei stupidi slogan che dicevano cazzate varie, come il fumo fa male e può provocare cancro ai polmoni, ma ormai a chi importava,stavo per morire e il cancro era l’ultimo dei miei problemi. Dopo averlo girato tra le mani, buttai il pacchetto dietro le mie spalle, il quale fece un tonfo leggero e cartaceo. Mi concentrai sul rumore dell’oceano, le onde che si infrangevano contro gli scogli in lontananza mi rilassavano e mi facevano distogliere dall’idea che avevo in mente. Non appena finii la mia sigaretta, buttai il mozzicone nell’acqua e mi decisi a compiere il fatidico atto. Mi afferrai al muretto del lungomare e mi sporsi un po’ più avanti chiudendo gli occhi e inalando l’acqua marina. Il vento di febbraio mi sfiorava il viso, era fresco ma piacevole. Pensai un attimo alla mia schifosa vita, che stava per finire in quest’oceano.
Ero psicologicamente pronta quando sentii i passi di qualcuno avvicinarsi a me cautamente, rimasi immobile facendo finta di niente, poi sentii una voce maschile e così calda dietro le mie spalle.
“Cosa vorresti fare?” chiese con tutta tranquillità l’uomo dietro di me.
“Non sono affari tuoi” dissi cercando di smorzare la conversazione. L’uomo non ribatté e placidamente scavalcò il muretto del lungomare con naturalezza e si posizionò a un metro di distanza da me. Lo guardai con la coda dell’occhio in modo strano, cercando di capire le sue intenzioni.
“Sigaretta?” chiese porgendomi il pacchetto di sigarette che avevo buttato poco prima. Guardai l’oggetto che teneva fra le mani, notando che erano tatuate e poi rivolsi lo sguardo verso l’uomo, esaminandolo.
Aveva i capelli color castano scuro sparati in aria, come gli aculei di un porcospino; occhi color nocciola e profondamente intensi e labbra sottili e all’apparenza candide. Abbassai lo sguardo e un velo di imbarazzo calò su di me per averlo guardato per qualche minuto. Dopodiché feci cenno di no con la testa, e rialzai lo sguardo portandolo verso il mare.
L’uomo sospirò leggermente e sfilò una sigaretta portandosela sulle labbra e se l’accese. Aspirò intensamente il tabacco mandandolo nei polmoni ed espulse il fumo attraverso la bocca.
“So come ci si sente” disse dopo aver fatto qualche tiro alla sua sigaretta. Rimasi in silenzio, facendo sì che le sue parole mi echeggiassero nella mente.
“Come ci si sente in che senso?”
“Non credo che il motivo per cui tu sia qui è perché, non lo so troviamo una scusa, ti piace guardare meglio il tramonto” rispose sputando il fumo della sigaretta.
“E tu perché sei qui?” domandai fredda mantenendo lo sguardo verso l’orizzonte.
Fece un sorriso lieve, e dopo aver finito la sigaretta buttò il mozzicone nell’acqua. Dopodiché, cercò di scavalcare il muretto del lungomare ma glielo impedii poggiando la mia mano sulla sua spalla.
“Non te ne puoi andare, non hai ancora risposto alla mia domanda” sputai ghignando. L’uomo rivolse lo sguardo verso di me e sorrise beato, uno dei motivi per cui iniziai ad innervosirmi.
“Che ne dici di continuare questa conversazione da un’altra parte?” rispose guardandomi maliziosamente. “Magari, a casa mia” continuò.
“Non sono quel genere di ragazza” risposi acida guardandolo male.
“In realtà mi vengono in mente tanti generi di ragazza guardandoti”
Sospirai, togliendo lo sguardo dall’uomo e guardando i miei anfibi che erano fermi sul cornicione del lungomare, cercando di non cadere.
“Comunque mi ha fatto piacere conoscerti, almeno da oggi potrò avere qualcuno accanto se mi decidessi di buttarmi da qui” continuò, facendo un sorriso lievemente amaro.
Riflettei sulle parole che quell’uomo aveva appena detto, cercando di capirne il significato. Mi voltai verso di lui per chiedere delle spiegazioni ma l’uomo aveva appena scavalcato il muretto del lungomare e si stava dirigendo verso la sua auto con le mani in tasca. Lo guardai finché non ebbe raggiunto la sua auto, identificandone il modello e lo vidi lasciare il lungomare, allontanandosi da me. Cercai di cogliere il significato delle sue parole, in un certo modo quell’uomo che non conoscevo mi aveva attratta sin dal momento che gli rivolsi lo sguardo. Scavalcai il muretto e guardai ancora per una volta l’orizzonte che era diventato buio e nero come la pece, le uniche fonti di luce in quel posto erano i lampioni che erano disposti lungo il tratto di strada. Mi allontanai da quel lungomare e mi diressi passeggiando verso casa. L’aria era diventata fredda e il giubbino di pelle faceva ben poco che procurarmi calore, ma quel freddo umido non mi distoglieva dall’unico pensiero fisso che avevo in mente: quell’uomo.
on mi disse neanche il suo nome, forse era stato solo frutto della mia immaginazione, forse la mia mente voleva che non mi suicidassi, ma fatto sta che quell’uomo è stata l’unica persona a comprendermi perché, in un modo o nell’altro, soffriva come me dandomi la prova con la sua ultima frase che mi rivolse. Forse, non ero sola in questo mondo. 




Author's corner: 
E se siete arrivati fin qui.. Salve a tutti! Eccomi qui con la mia prima storia sugli Avenged Sevenfold! *assolo di chitarra* haha mi presento, sono Annamaria ma potete chiamarmi Mary bc Annamaria << Mary hahaha l'idea di questa storia mi è venuta più o meno una settimana fa, quando stavo facendo un tema di italiano con "Waking The Fallen" in sottofondo e ho pensato "Perchè non fare una ff su di loro? Magari qualcuno la legge!" quindi incolpate quel bellissimo album hahaha spero che questo capitolo vi sia piaciuto e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, magari se continuare o meno. :) Ci vediamo alla prossima!

-r0ute666


 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: Mary SG