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Autore: alister_    31/05/2014    1 recensioni
Il suo vicino è sfuggente e misterioso.
Il primo incontro tra Paul e Mellie. Spoiler per la prima stagione!
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mellie, Paul Ballard
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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N/A: scritta per i prompt Dollhouse, Paul/Mellie, bucato @ piscinadiprompt + OTP!meme # 2 con prompt Dollhouse, Paul/Mellie, "Posso chiamarti Peter?" richiesto da Kuruccha. I prompt crack sono decisamente i migliori XDD



(Mellie è stata creata per amare Paul, ma ancora non lo conosce).
 
C'è nuovo inquilino nel suo condominio. Ha sentito il trambusto del trasloco, la settimana prima, e si è affacciata sul pianerottolo, fingendo di aprire casualmente la porta per uscire a fare un paio di commissioni, ma ha incrociato solo un paio di uomini con la divisa del servizio traslochi intenti a trasportare un divano. 
Il suo vicino è sfuggente e misterioso. Lo sente rientrare a tarda notte, quando lei è già a letto e il sonno vince sulla curiosità. La mattina non lo incrocia mai; un paio di volte ha provato a suonare alla sua porta per presentarsi, ma senza mai ottenere risposta. 
Poi, quella domenica mattina, mentre è intenta a prepararsi un caffè con ancora la vestaglia indosso – “Potrei fingere di aver finito lo zucchero, come nel più banale dei cliché”, pensa, riempiendo la caffettiera – sente la porta di fronte alla sua chiudersi. Così corre allo spioncino: scorge solo una schiena imponente allontanarsi giù per le scale, coperta da un giubbotto scuro. 
Quando apre cauta la porta per sbirciare meglio, nota una sagoma scura per terra, proprio accanto al suo zerbino. Raccoglie il portafoglio e rientra in casa sorridendo. 
 
Questa volta è preparata. 
Apre la porta di scatto, non appena sente dei passi su per le scale. Si è vestita, pettinata e ha persino messo un filo di trucco. 
Eccolo arrivare, il vicino misterioso. E' alto e muscoloso, e stringe tra le mani una cesta colma di panni appena lavati. 
“Ehi ciao, vicino!”, lo saluta Mellie, sfoderando un sorriso che spera camuffi il nervosismo. La parlantina, però, la tradisce. “Di ritorno dalla lavanderia? Io sono Mellie, abito qui. Cosa abbastanza ovvia, visto che ti ho appena chiamato vicino e che sono ferma sulla soglia di casa mia”. 
Si dà mentalmente della stupida; quando è tesa, finisce sempre a parlare a raffica. 
Il vicino sorride – e Mellie pensa che ha davvero un bel sorriso, oltre che a un bel paio di spalle da quaterback. 
“Piacere, Mellie. Ti stringerei volentieri la mano, ma al momento le ho entrambe impegnate”. 
“Oh”. Neppure si era accorta di avere la mano scioccamente tesa. “Beh, però devo restituirti questo. L'ho trovato fuori dalla porta, immagino ti sia caduto mentre portavi i vestiti in lavanderia”. 
Il vicino accenna un'espressione sorpresa, indice del fatto che – stranamente – non si era reso conto di aver perso il portafoglio. 
“Un secondo”, dice, sempre sorridendo. Posa la cesta proprio sotto il campanello del suo appartamento, prima di voltarsi a riprendere l'oggetto. 
“Grazie mille, Mellie”. 
“Prego”, ribatte lei automaticamente, per un attimo stranamente stordita. Si prende proprio quando il vicino sta per entrare in casa, la cesta di nuovo stretta tra le braccia e le chiavi attaccate alla porta. 
“Allora posso chiamarti Peter?” chiede, alzando involontariamente la voce per richiamare la sua attenzione. 
Lui si volta più perplesso di prima. 
“Come, scusa?”
Il sorriso di Mellie vacilla, di fronte alla sua espressione stranita. Forse ammettere di aver sbirciato tra i suoi documenti non è stata una mossa intelligente, dopotutto. 
“Io – ehm – ho dato un'occhiata al portafoglio... Sai, per capire di chi fosse... Scusami, non volevo essere invadente...”
Il vicino scoppia a ridere: questa volta è Mellie a rimanere spaesata. 
“Perdonami” dice lui, spingendo con un piede la cesta dentro casa. “Quello è un documento falso, non mi chiamo Peter”. 
“Un documento falso?” fa eco Mellie, intimorita, e il vicino-che-non-si-chiama-Peter conferma annuendo. 
“Sono Paul. Agente Paul Ballard, per la precisione”. 
“Oddio, sei un poliziotto?”
“FBI”. 
La bocca di Mellie si spalanca per la sorpresa, suscitando un'altra risata allegra del vicino. 
“Che figo” mormora a bassa voce. “Ecco perché non ci sei mai”. 
Si rende conto troppo tardi che anche questa frase può suonare un po' sinistra, così si affretta a specificare.
“Ho suonato un paio di volte da te per presentarmi, ecco. Ma non c'era mai nessuno”. 
“Sì, sono schiavo del mio lavoro” ammette Paul. “Anche trovare il tempo di andare in lavanderia è stato un'impresa, e tutti mi hanno lanciato strane occhiate per le tre lavatrici che ho riempito”. 
Mellie ride. Il vicino è anche simpatico: un altro punto a suo favore. 
“Ci vediamo, Mellie”, la saluta, entrando in casa. 
“Paul!” lo chiama ancora lei, questa volta con il nome giusto. Si sistema nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio, quando lui si gira di nuovo, incuriosito. “Io vado sempre a fare il bucato il giovedì. Se vuoi posso portare in lavanderia anche i tuoi panni, per me non è un problema. Puoi lasciare la cesta fuori dalla mia porta il mattino, o portarli da me la sera prima”. 
Scioccamente, Mellie trattiene il fiato. Si sente stupida e impacciata come quando, al liceo, incrociava nei corridoi Sam della squadra di nuoto che le piaceva tanto (ha sempre avuto un debole per le spalle larghe). Poi Paul sorride, e lei lo fa a sua volta. 
“Beh, grazie, ammetto che mi faresti un grande piacere. Ripagherò con una cena appena possibile. Ho sentito che il cinese sull'angolo fa un take-away niente male”. 
“Il migliore” conferma Mellie, e il suo sorriso si allarga, se possibile, ancora di più. 
Finalmente si salutano per davvero, rientrando ognuno del rispettivo appartamento. 
Da quel momento, il giovedì diventa il suo giorno della settimana preferito. 
   
 
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