Scende la neve, cade piano, fiocco dopo fiocco, ricoprendo tutto con manto bianco.

Anche in quel paese sperduto, dove la povertà regna sovrana, è arrivato il Natale.

La piccola Felicita apre gli occhi, se per colpa dei primi raggi di luce o per le urla di sua zia non sa dirlo.

Si veste in fretta, ha tante cose da fare, le galline a cui dare da mangiare, i cugini da preparare… per lei, quello è un giorno come gli altri.

Il suo cuore è gravato da tanta tristezza, che sparisce, però, alla vista del piccolo albero di Natale posto in un angolo dell’unica stanza di quella casa… E’ una gioia inaspettata che le rischiara almeno in parte la giornata.

Anni dopo, quando l’ombra della guerra oscurerà le loro vite con la paura, farà in modo di avere ogni anno un piccolo albero ogni Natale, affinchè anche le sue figlie possano provare la stessa felicità che ha provato lei.

Si avvicina un po’ per ammirarlo meglio, anche se piccolo e con pochi rami spelacchiati le sembra  la cosa più bella del mondo.

Ed è attaccata ai suoi rami che trova la sorpresa più bella: un bambolina di zucchero, il suo primo regalo di Natale.

La prende in mano delicatamente, quasi con la paura che possa scomparire da un momento all’altro…

Forse, pensa, la zia non la odia del tutto…

Non riesce a mangiarla subito, vuole tenerla ancora un po’, ammirarla, godersela al massimo.

La porta anche alla Santa  Messa, stretta stretta nella mano, per sentirla più vicina… non riesce nemmeno a  seguire la funzione tanta è la gioia per quel piccolo regalo. 

Quella sera, promette, dirà due Ave Maria in più per chiedere al Bambin Gesù perdono per la sua disattenzione.

Una volta tornata a casa, con le guance rosse e gli occhi lucidi per il freddo, è pronta a gustare il suo regalo: apre la mano, e la trova vuota.

Tutto quello che rimane di quella bambolina sono una scia di zucchero appiccicoso e le lacrime di una bambina.