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Autore: Arancino Spietato    01/06/2014    9 recensioni
ATTENZIONE: per chi fosse interessato il seguito è nella sezione "Altro - anime/manga horror/thriller"
[Creepypasta]
Io amo sorridere. Sorrido ogni giorno della mia vita. Amo la mia vita e sono felice.
Anche tu sei felice? No?
Ora per favore sta fermo e non ti girare che devo vedere in quale punto della testa infilare il coltello...
Dal testo:
“Ma come faccio? E se mi scoprono?”
“Per questo ti voglio dare questa” mi disse dandomi una maschera gialla con uno smile cucito sopra.
“Con questa nessuno ti riconoscerà”
“Wow! È così allegra! Eh eh... Mi piace! Però...”
“Però cosa?”
“Non voglio mettermela!”
“Perché?”
“Perché non voglio nascondere la mia felicità a nessuno!”
“Allora mettitela quando sei triste”
“... Giusto!”
“Ma stai attento a non farti scoprire, Alex”
“Cosa?”
“Alex. È la tua nuova identità, sarai più al sicuro così”
“Mmhh, ok!”
“Vieni”
“Dove andiamo?”
“A casa. Ti presenteremo al resto della famiglia”
“Mh. Aspetta! Non mi hai ancora detto come ti chiami!”
“Puoi chiamarmi Slenderman” [...]
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Smiling Alex


Salve, il mio nome è Michael Russell.
Vivevo a Manchester con la mia famiglia: mia madre Cloe Nykor, mio padre David Russell, e la mia sorellina minore, Emily.
Ho 12 anni, e fin dai primi anni delle elementari si capiva che ero un bambino riservato e timido e che si isolava spesso, ma che sapeva amare molto.
Non ero, come i bambini di quell'età, superficiale nelle relazioni, ero molto più maturo e intelligente per la mia età e non sorridevo spesso. Ero molto selettivo e non avevo molti amici, ma non mi importava, perché io e la mia sorellina eravamo migliori amici. Facevamo tutto insieme. Potevamo sempre contare l'uno sull'altro e quando era triste per lei ero una specie di secondo padre.
Anche la mia vita a scuola non è stata male fino alle elementari. Il mio fisico, i miei capelli castani e i miei occhi color ambra attiravano un sacco di bambine, anche se io le ignoravo completamente. Venivo rispettato ed avevo buoni voti. Poi quando sono cominciate le medie, tutto cambiò.
Non avere amici ed avere voti alti mi rese bersaglio per i bulli, ovvero dei ragazzacci ripetenti di 15 anni che stavano a scuola solo per fare i bulli, che prima mi prendevano semplicemente un po' in giro, e all'inizio non ci facevo molto caso, ma poi cominciarono ad essere più pesanti con gli insulti, ed io cominciai ad innervosirmi. Lo dissi ai professori, ma l'unica cosa che facevano era sgridarli, e ovviamente questo non li scalfì minimamente, anzi, dopo quello iniziarono a darmi delle spinte, oltre agli insulti. Un giorno, mentre ero sulla strada di casa, insultarono la mia famiglia davanti a me e a quel punto non ci ho visto più dalla rabbia e ho dato un pugno in faccia ad uno di loro. Avevo sempre avuto un fisico snello ed ero tra i più alti della classe, ma non potevo di certo vantare una gran muscolatura.
Si arrabbiarono moltissimo e mi picchiarono.
Tornai a casa con 10 minuti di ritardo, e i miei mi chiesero il perché, ed io riuscii a cavarmela dicendo che avevo avuto un compito in classe e che tutti quindi eravamo usciti più tardi. Non volevo dire niente ai miei genitori perché avevo paura di mettere in pericolo la mia famiglia: quei bulli erano senza cuore e sarebbero stati capaci di tutto.
Andai subito in camera mia a vedere cosa mi avevano fatto: avevo numerosi lividi sulla schiena e sulle braccia e alcuni graffi. In quel momento capì che la situazione mi stava fuggendo di mano. Diventai ansioso e per la prima volta avevo paura di qualcuno, che qualcuno avesse potuto seriamente farmi del male. Non mangiai un boccone a pranzo e neanche a cena.
Mia sorella, nonostante avesse 11 anni, era molto sensibile, e si accorse subito che qualcosa in me non andava.
Lei mi chiese cosa c'era che non andava ma io chiusi il discorso dicendo che andava tutto bene.
Piansi quella notte. Avevo paura.
E tutti i giorni fu così.
Passarono i mesi e caddi in depressione.
Il mio rendimento scolastico colò a picco, così come il mio umore e il mio appetito. Ero dimagrito molto e i miei genitori mi portarono dal pediatra e dallo psicologo, ma non servì a niente. Quando mi portarono dal pediatra e videro le cicatrici e le ferite, loro non dissero nulla per non fare brutta figura davanti al dottore, ma arrivati a casa mi sgridarono e vollero che dicessi loro la verità, ma io mi rifugiai in camera mia e mi ci chiusi dentro.
Quella notte, una persona sconvolse la mia vita...
Ero a letto, cercando di dormire dopo essermi svegliato dall'ennesimo incubo. Ma a un certo punto, sentii un gran rumore di piatti che si rompevano e cose che sbattevano.
Mi spaventai, e allora decisi di andare a controllare.
Aprii la porta, e vidi il solito corridoio, con a destra una finesta, e a sinistra le scale per il piano inferiore, illuminato solo dalla luce della luna che passava dalla finestra.
Allora scesi le scale. Sentivo che qualcosa stava per accadere, e la mia ansia cresceva ogni gradino che scendevo.
Arrivai nella cucina completamente buia e sentii un odore nauseante invadermi i polmoni. Cercai l'interruttore della luce, ma appena allungai la mano, sentii un'altra fredda mano afferrarmi con forza il polso, e una voce, folle e roca, mi disse:
“Torna a dormire”
La mano dell'intruso contenente un coltello si alzò, pronto a penetrare nella mia carne.
Attivai il mio istinto di sopravvivenza e schivai la lama, ma venni preso per il braccio e scaraventato nella parete, dove c'era l'interruttore della luce, che si accese con la pressione della schiena.
Le luci si accesero, lasciando vedere uno spettacolo che non avrei mai dimenticato: l'odore nauseante veniva dalla cucina, che era piena di sangue. La mia famiglia giaceva a terra, morta in un lago di sangue. Vidi diversi organi in giro, come delle budella sparse su un tavolo, un cuore a terra, e tutti loro avevano le guance squartate, che formavano un macabro sorriso, proprio come quello che c'era sulla faccia dell'intruso.
Avevo capito chi era: Jeff the Killer.
Era stato mandato in onda da pochi giorni sul telegiornale un servizio dove avevano avvertito che questo assassino, di cui si conosce poco, stava circolando libero in città.
Non sapevo cosa mi avesse lasciato più sconvolto: lui o la mia famiglia.
“Eh eh.. Vorresti avere anche tu una faccia bella come la nostra, vero?”
Ero pietrificato dalla paura. Non avevo nemmeno la forza di piangere.
Mi lanciò nella parete accanto, ma prima di accoltellarmi, sentì una flebile voce: quella di mia madre.
Si girò verso di me, e morente, mi disse:
“Scappa, Michael”
“Ti ho detto TORNA A DORMIRE!!!”
Si lanciò su mia madre e le piantò il coltello nella schiena, dandole il colpo di grazia.
Guardai la scena con gli occhi spalancati e la bocca semi aperta. Solo allora cominciai a piangere e a capire realmente quello che stava succedendo. Tesi una mano verso di lei, scioccato.
“Mamma...”
Tornai a guardare Jeff, che stava guardando divertito i corpi della mia famiglia. Si girò di nuovo verso di me e alzò di nuovo il braccio per uccidermi una volta per tutte.
“E adesso, torna a dormire”
Sentii qualcosa, dentro di me, esplodere. Ho cominciato a vedere rosso e sentivo che una forza immensa e distruttiva si stava impossessando di me e realizzai che cosa fu: rabbia, o meglio, ira. A quel punto poi non capii più nulla.
Istintivamente, gli saltai addosso e lo mandai a terra. Mi alzai, lo presi per i capelli e iniziai a farlo roteare come con il lancio del peso, e finì addosso ad una libreria. Era visibilmente scosso, ma caricò verso di me e ci spingemmo con le mani, e nessuno dei due voleva mollare.
“C-come cazzo fai ad essere così forte?!”
La mia risposta fu un ringhio e finalmente riuscii a spingerlo a terra.
“LURIDO MOSTRO!!!”
Mi misi sopra di lui e cercò di accoltellarmi, ma io riuscii a bloccare la lama tra le mani. Faceva male, sanguinavo molto e prima o poi avrei ceduto. Stavo per farlo quando una sentimmo una sirena e una luce rossa e blu entrò dalla finestra. Appena sentì la sirena, Jeff mi levò da sopra di sé e scappò dalla finestra.
Un poliziotto sfondò la porta d'ingresso e mi portò subito fuori. Intanto la mia rabbia se n'era andata, e la sostituirono tristezza e disperazione.
“NO! LASCIATEMI!! No... NO!” dissi disperato cercando di tornare dentro, ma i poliziotti mi tennero fermo.
Altri poliziotti cercarono di prendere il killer, ma era già scappato.
Finii su tutti i giornali e mi diedero ad un orfanotrofio.
La mia depressione peggiorò. Deliravo, avevo allucinazioni, incubi continui. Non riuscii più né a dormire né a mangiare. Al posto di un piatto di spaghetti, per esempio, vedevo un piatto con delle budella. Mi forzavano a mangiare, e a qualche boccone seguivano un paio di giorni di digiuno. E con il peso anche le forze calavano.
Non andai neanche al funerale della mia famiglia.
Passai qualche mese così, fino a quando una notte, dopo essermi addormentato prendendo dei sonniferi, mi risvegliai stordito, su un tavolo di metallo verticale. Vidi accanto a me un tavolino insanguinato con degli attrezzi chirurgici. Mi prese il panico. Non riuscivo a liberarmi perché la mia testa, le mie caviglie e i polsi erano legati. Era una piccola stanza rettangolare, illuminata da una lampadina e da una finestra, con il sole sorto da poco, lugubre e sporca di sangue e senza mobili.
Dalla porta presente nella stanza, entrò l'ultima persona che avrei mai voluto vedere: Jeff.
Il mio respiro era irregolare, avevo dei tic all'occhio e Jeff ne sembrava molto divertito.
“Allora, ti piace il mio salone di bellezza?”
“...”
“Mhh... Chi tace acconsente! Bene! Adesso cominciamo! Vedrai! Sarai bellissimo!”
“NO!”
Jeff si sedette su una sedia molto alta, prese un coltello dal tavolino, e comincio a fare dei graffi nella parte dove avrebbe dovuto tagliare. In pratica ha usato lo stesso coltello al posto del pennarello.
“Tranquillo. Il dolore non durerà molto”
E all'improvviso infilzò il coltello nella mia guancia destra. Mentre tagliava la carne, sentivo i muscoli che si tagliavano ed un dolore lancinante. Gridai, ma sembrava che non ci fosse nessuno lì.
Ripeté lo stesso con l'altra guancia. Con una pezza sporca mi ripulì del sangue e mi mise uno specchio davanti.
“Wow! Ho fatto proprio un buon lavoro! Sei quasi più bello di me. Eh eh... quasi...”
Non riuscivo a parlare. Ero rimasto sfigurato.
Ero confuso, terrorizzato, scioccato, pallido per la perdita di sangue; mi sentivo svenire.
Mi feci ribrezzo da solo.
Jeff cercò di prendere qualcosa dal tavolino ma quello che cercava non c'era.
“Merda! Aspettami qua! Vado a prendere un accendino, così potrai ammirare per sempre la tua faccia! Ahahahah!!! AHAHAHAH!!!”
E con una risata folle, che mi fece venire i brividi, lasciò la stanza.
Cosa dovevo fare? Il tempo scorreva, stava per ritornare da un momento all'altro.
Mi dimenai, e notai che una corda con cui era legato il polso sinistro era allentata. Con tutte le mie forze feci leva col braccio verso l'esterno, e riuscii a slegare la corda. Menomale che sono mancino...
Con il polso sinistro slegato, slegai anche quello destro, poi sentì un suono in lontananza che mi fece perdere un battito:

Ah ah! Trovato!”

Dovevo fare in fretta! Stava per tornare!
Mi slegai in fretta la testa e le caviglie.

I rumori dei passi si avvicinavano sempre di più...

Che dovevo fare?! Che dovevo fare?!

La maniglia si stava girando...

Per istinto presi un bisturi.
La porta si aprì, ma io riuscii a conficcargli il bisturi in una spalla prima che se ne potesse rendere conto. Lanciò un grido di dolore, gli passai accanto e scappai, guadagnando tempo.
“Tu!”
Partì l'inseguimento.
Non guardai indietro e corsi più veloce che potevo.
Entrai in una stanza, che sembrava essere quella d'ingresso e siccome Jeff era distante da me, ebbi appena il tempo di sistemare un comò davanti alla porta per sbarrarla.
Tutte le porte e finestre erano bloccate, e siccome eravamo al piano terra, ruppi con il gomito una finestra, ferendomelo.
Riuscii ad uscire, e miracolosamente mi ritrovai vicino ad una macchina della polizia, dove un poliziotto era occupato a fare una multa. Mi portò al pronto soccorso e mandò una squadra ad ispezionare la casa, ma di Jeff nessuna traccia. Era sparito.
Mi misero i punti al mio nuovo “sorriso”, mi fasciarono il braccio e mi rimandarono all'orfanotrofio.
La mia depressione svanì, ma fu sostituita da attacchi psicotici e schizofrenia. Mi sentivo strano. Mi sentivo... felice. Sorridevo, gioivo di ogni singola cosa e il mio carattere cambiò radicalmente: ero diventato estroverso e gioioso, ed amavo la compagnia e le persone allegre. Mi misi ad adorare tutto ciò che era allegro. Dimenticai la morte della mia famiglia, dimenticai i miei problemi e dimenticai Jeff. Ero semplicemente felice. Ed avevo voglia di condividere la mia felicità con tutti quanti.
Una mattina scappai dall'orfanotrofio e tornai alla mia vecchia scuola. Il mio viso non sarebbe mai guarito, perciò mi misi una sciarpa ed entrai nei corridoi.
Tutti appena mi videro non fecero una piega. Ma quando mi levai la sciarpa e mostrai a tutti il mio splendido sorriso, si misero ad urlare e tutti scapparono. Tutti, tranne quei bulli.
“Ma non potevi morire anche tu insieme alla tua merda di famiglia?!”
I loro sguardi così seri. Grrr... mi hanno messo una rabbia.
Mi avventai su uno di loro, lo stesi a terra, presi il mio coltello e gli dissi:
“Ora sorridi e muori”
E gli infilzai il coltello in bocca, nel palato, tagliando un po' le guance, per fare un piccolo sorriso. Poi gli infilai il coltello in tutti e due gli occhi.
Ahhh... come mi rende felice il sangue. Mi fa sentire bene più di ogni altra cosa. Ihihihih...
Dopo un piccolo combattimento ebbe la stessa sorte un altro bullo, ma un altro, senza che me ne accorgessi, prese la sua mazza da baseball, e mi colpì fortissimo alla testa.
Mi uccise.
Fortunatamente... che ci crediate o no, per farla breve, un demone che stava passando da quelle parti mi vide ed ebbe la fantastica idea di entrare nel mio corpo.
Mi svegliai di colpo.
I miei occhi erano diventati giallo limone e la mia faccia era guarita.
Mi girai lentamente verso di lui, con un sorriso inumano che mi arrivava agli occhi che scintillavano di rosso.
Sentivo quella stessa forza che mi attraversò all'omicidio della mia famiglia, ma in quel momento sentivo tutte le mie forze confluire nelle mani, che mi sembravano piacevolmente bollenti.
Le guardai, e vidi che nel palmo delle mani, si stavano formando delle piccole palle di energia rosse. Il mio entusiasmo salì alle stelle. Tesi le mie mani verso di lui e quelle sfere si trasformarono in un grande raggio, che lo attraversò, facendolo esplodere con una pioggia di sangue che mi macchiò dalla testa ai piedi. I miei occhi tornarono gialli e la bocca normale.
Risi dall'euforia. Che figata assurda!
Scappai nella foresta, e fini in una zona dove non ero mai stato prima: era una zona fatta di alberi molto alti ed era abbastanza inquietante.
Quel luogo non era affatto felice. E ciò mi dava MOLTO fastidio.
Dopo un po' di camminata, mi sentii osservato.
Impaurito, corsi, ma mi trovai davanti un uomo, mooolto alto, con uno smoking e non aveva la faccia.
Rimasi a guardarlo, stranito. Dopo un po' di secondi fece uscire dalla sua schiena dei tentacoli.
“Wow! Che figata!”
Ma dopo che mi avvolse in uno di quelli, capivo che le cose si stavano mettendo male.
La mia faccia arrabbiata era un sorriso e le sopracciglia arcuate verso il basso. Mi veniva naturale.
“Lasciami!!”
Non riuscivo ad usare i miei poteri intrappolato com'ero.
Credo mi avesse guardato per qualche secondo e dopo mi scaraventò a terra.
Mi alzai, dolorante.
Poi, con mia gran rabbia, vidi Jeff, accanto a quel coso.
“Ancora tu?!”
Gli tesi una mano, pronto a disintegrarlo con un altro raggio, ma quel coso mi fermò con un tentacolo.
“Ragazzo” mi disse quel coso con una voce roca e tuonante.
“Non siamo venuti qui per cercare altri guai”
“Cosa? Ma come fai a parlare se non hai la bocca?”
“Ogni cosa a suo tempo”
“Levati! Devo ucciderlo!!” urlai cercano di togliere di mezzo i suoi tentacoli.
“Calmati”
“Ha ucciso la mia famiglia!!” urlai con le lacrime agli occhi.
“ASCOLTAMI!”
La sua voce fortissima mi fece intimorire, e anche se avevo capito che agitarmi non avrebbe risolto niente, la mia rabbia non si attenuò.
“Ho visto del grande potenziale in te, ragazzo. Non sarebbe un peccato sprecarlo?”
“... che vuoi dire?”
“Se ti unisci a noi, potremmo sfruttare quel potenziale”
“Sarà divertente? Sarò felice?” dissi entusiasta
“Entrerai a far parte della nostra famiglia”
“Se accetto, posso ucciderlo?”
“No”
“Uffa”
“Allora, accetti?”
“Mmhhh... Perché no! Non ho niente da perdere!”
“Bene”
Senza preavviso fece uscire un tentacolo dalla sua schiena, che mi avvolse e mi tese fermo.
“Ehi! Che stai facendo?!”
Senza rispondere, aprì la bocca, fatta di denti aguzzi.
“Fermo!!”
Avvicinò la sua bocca al mio collo.
“No!! Non farlo!! Fermo!!”
Mi morse il collo. Sentii un dolore lancinante e gridai. Jeff se ne stava lì a guardare. Quei pochi secondi mi parvero ore. Quando finalmente mi lasciò, io mi allontanai a gattoni.
“Che cosa mi hai fatto?!?! Io mi fidavo di te!! Mi avevi detto-”
“Quello è il marchio che ti identifica, quello che fa capire che fai parte della famiglia”
“COSA?! Perché non me l'hai detto prima?!”
“Perché non ho bisogno del permesso di nessuno per fare qualcosa”
“...”
“Comunque. Non si ottiene mai niente per niente. Ora che fai parte della famiglia, dovrai fare dei compiti per me”
“Che genere di compiti?”
“Lo scoprirai presto, e ti piacerà tanto, vedrai”
“Ma come faccio? E se mi scoprono?”
“Per questo ti voglio dare questa” mi disse dandomi una maschera gialla con uno smile cucito sopra.
“Con questa nessuno ti riconoscerà”
“Wow! È così allegra! Eh eh... Mi piace! Però...”
“Però cosa?”
“Non voglio mettermela!”
“Perché?”
“Perché non voglio nascondere la mia felicità a nessuno!”
“Allora mettitela quando sei triste”
“... Giusto!”
“Ma stai attento a non farti scoprire, Alex”
“Cosa?”
“Alex. È la tua nuova identità, sarai più al sicuro così”
“Mmhh, ok!”
“Vieni”
“Dove andiamo?”
“A casa. Ti presenteremo al resto della famiglia”
“Mh. Aspetta! Non mi hai ancora detto come ti chiami!”
“Puoi chiamarmi Slenderman”
“O Slendy” aggiunse Jeff
“Non chiamarmi Slendy!”
“Ok, Slendy”
“Grrr”

E fu così che diventai un proxy.

Uccidere non è affatto male, anzi!
Anche se ho chiesto a Slenderman una condizione sulle vittime...
Le persone allegre e spensierate, le lascio stare, lascio che si godano il loro sorriso naturale, ma se non è così... beh, vi lascio immaginare... eh eh
Se sei una persona della prima categoria, allora va bene, altrimenti...

 

Prega che tutte le tue finestre siano chiuse.

 

 

Note dell'arancino autrice:

Salve a tutti!
Prima di tutto voglio dirvi che se trovate che questa storia debba avere un rating più alto o che l'immagine sopra (che ho disegnato IO) sia troppo cruenta, ditemelo subito.
Spero che questa creepypasta vi sia piaciuta e molto probabilmente farò un seguito :)
Ciao! :D

   
 
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