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Autore: Keiko    02/06/2014    2 recensioni
Essere eroi e divinità è difficile.
Lo sa bene Aiolia, Gold Saint di Leo, alle prese con il filo dei ricordi e la mancanza - sottile - di una presenza che negli ultimi dieci anni gli ha riempito la vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leo Aiolia
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La rabbia delle stelle'
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Il tramonto su Atene è oro liquido e bronzo fuso. Le onde si agitano appena, a increspare la superficie di una tavola piatta come una tela imbrattata di tutte le sfumature di rosso e arancio da un bambino capriccioso. La passeggiata a mare, a quest’ora di un pomeriggio d’inverno, sembra il dipinto romantico di un pittore annoiato. Non c’è nessuno, oltre lui e i gabbiani che stridono nel cielo terso che offre l’illusione di una primavera anticipata. Non s’illude, Aiolia, anche se gli piacerebbe credere che già i germogli sboccino in fiore. Non s’illude che la sua allieva possa fare ritorno prima della fine dell’inverno. Sapere che è già primavera, sarebbe un palliativo sufficiente per fingere che il tempo sia volato in un battito di ciglia. Lo scoglio solitario che l’attende sembra un bozzolo di roccia e sabbia, il nido di qualche signore dei mari stanco della compagnia di tritoni e nereidi. È un giorno come tutti gli altri, eppure ha qualcosa di diverso. 
Oggi la nostalgia è una canaglia spietata.
Se lo vedesse Milo, ne diventerebbe per molto tempo la preda perfetta da schernire a ogni occasione. Come se non lo fosse già, per altro.
Oggi la nostalgia ha il profumo di agrumi di Aiolos e della crema solare di Mia.
Aiolia prende posto sullo scoglio: non ha mai pianto suo fratello sulla sua tomba. Preferisce ricordarlo tra mare e cielo perché è sulla spiaggia che la loro vita di Saint si è snodata, spiegandosi tra le onde e concedendosi tregua sulla battigia. Preferisce ricordalo dove c’è vita piuttosto che cercarlo tra i morti. Per vergogna, sino a pochi mesi prima, perché Aiolos era un traditore e tanto bastava per avergli concesso come lusso un’anonima lapide nel sagrato del Tempio. Per paura, perché confrontarsi con il silenzio del marmo è cosa che possono fare i coraggiosi e coloro per i quali la morte è diventata compagna di vita. Lui, invece, la morte ancora  la teme. Nessun uomo saggio penserebbe il contrario, perché morire significa porre fine a un sacco di cose che hai qui.
Un sacco di cose a cui tieni e che non riesci proprio a lasciarti alle spalle.
Com’è stato per te?
A volte non avere risposte è frustrante, altre è invece l’unico interlocutore che desidera avere, il mare silente d’Atene. La brezza che giunge dal mare è fresca quando gli sfiora il viso e si stringe nella felpa tirando su il cappuccio per ripararsi.
Non è Libeccio né Scirocco il vento che soffia sull’Acropoli durante l’inverno.
È lo stesso vento che si è portata dietro Mia quando è arrivata ad Atene un anno in cui l'autunno inoltrato aveva ceduto il passo a un inverno precoce. 
C'erano stati morte e tradimento, cinque anni prima, e per quel motivo si era rifiutato di avere allievi. Nemmeno era riuscito a comprendere suo fratello, poteva davvero badare a qualcun altro? Era stata Marin a suggerirgli che in due si sarebbero compensati, che si sarebbero aiutati a vicenda. Non ha mai saputo chi dovesse compensare chi né chi avrebbe dovuto aiutare lui, il Leone d’Oro. Forse le parole dell'Aquila erano il segnale che le cose sarebbero cambiate in ogni caso, che gli piacesse o meno. Marin aveva bisogno di vivere a tinte forti e trovare un nuovo motivo per combattere da quando Shura se n'era andato. Per credere, forse. Per continuare a ricordare perché indossasse il Silver Cloth e una maschera che era memento al suo voto a una dea che la costringeva a mettere da parte l'amore. Per allevare qualcuno che poteva essere un fratello, un figlio quasi, quello che non avrebbe mai avuto.
A lui serviva qualcosa che lo riportasse alla vita, ma questo l’ha capito con lo scorrere degli anni, lenti e un po’ tutti uguali, fatti di allenamenti, lezioni di greco e due culture che cozzavano tra loro ma che hanno imparato a rispettarsi. 
Mia era stata vita, lacrime e sudore.
Mia sorrideva anche se non capiva niente di quello che le diceva, come un cagnolino fedele che si fa addomesticare dal tono di voce e dalla mano del padrone. Mia piangeva, anche. Di notte, quando credeva di non essere vista o udita. Nell'ombra di una stanza rischiarata solo dalla luce della luna e delle stelle. Quando le chiedeva se le mancasse casa sua, Mia non rispondeva mai. Solo una volta, molti anni più tardi, gli disse che non c'entrava casa. C'entrava semmai il non sentirsi a posto in nessun luogo, come se per lei "casa" fosse una parola senza significato. 
Aiolia si stringe nelle spalle, scaldandosi le mani con il fiato. 
Adesso sai qual è casa tua?
Lo chiede all'Egeo stranamente quieto. La guerra al Tempio ha sradicato molte convinzioni. Marin non gli ha mai detto di sapere chi fosse l'assassino di suo fratello, e quando il nome di Shura è stato fatto, il Saint di Capricorn era già stato ucciso dalla mano di Shiryu. Beffarda la vendetta che brami per una vita, quando ti costringe a passare il testimone a qualcun altro senza che tu lo sappia. 
Ti avrei odiato molto di più, Shura. Non solo per aver ferito Marin.
Marin non si meritava le lacrime e nemmeno uno come Shura.
"Se n'è andato. Dice che Atene per ora non ha bisogno di lui."
"Te l'affido" gli ha detto prima di andarsene, senza voltarsi indietro, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia, il bastardo.
Stringe i pugni Aiolia, eppure non è vendetta quello che cerca.
Non più.
Ha scoperto che negli anni ha solo cercato di espiare la colpa di Aiolos, diventare il soldato perfetto per un tempio che gli faceva pesare ogni respiro su suolo ateniese. Avere un’allieva, inizialmente, è stato la prosecuzione del suo desiderio di riscatto. Se Mia si fosse guadagnata il Silver Cloth era certo che anche il tradimento di Aiolos sarebbe stato cancellato. Ha pensato molte volte di andarsene ma ha sempre desistito. Negli occhi di Mia, in quel verde che sa di bosco e pini marittimi, ha visto la luce di una determinazione che lui ha perso molti anni prima. Quando Aiolos è morto, la casa di Sagitter è rimasta vuota. Quando Mia è arrivata, Aiolia ha avuto il pretesto per allontanarsi dalle dodici case e non avere a distanza ravvicinata un mausoleo a ricordargli che suo fratello era morto da traditore e non da eroe come tutti credevano.
Ora la scalinata del Tempio è una costellazione sinistra di lapidi vuote e silenziose.
Anche casa sua ha lo stesso silenzio cupo e opprimente senza Mia, che è tornata a Tokyo a vegliare su milady. A Saori Kido affibbia molte colpe, in special modo l'essere la dea di pochi, non di tutti.
Shaka le ha chiesto se lei, al suo posto, non avrebbe forse fatto lo stesso ma non gli ha risposto.
"Abbiamo cercato di ucciderla. Loro, l'hanno difesa sino alla morte. Tu a chi affideresti la tua vita?"
Mia si è stretta nelle spalle e ha borbottato qualcosa di incomprensibile.
"Una dea deve essere giusta, Shaka. Athena è giustizia, non solo protettrice della terra. La nostra vita è stata votata a lei al pari di quella dei Bronze Saint."
Anche Aiolia ha cercato di farla ragionare, ma a volte è dura come pietra perché è più facile accusare che giustificare qualcuno che hai imparato a odiare e trasformare in nemico, un motivo per lottare e non fare ritorno mai. È rimasta al suo fianco nonostante tutto, però. Milady non ha ancora smesso di cercare un contatto con lei, ricordarle che sono sorelle, anche se poco o nulla le lega. Mia non cede, eppure al Leone sembra quasi di scorgere le dinamiche della solitudine, a vederle insieme, lo specchio riflesso di due vite fatte di voti e privazioni. Troppo simili l'una all'altra eppure diversissime al contempo.
Mia è condannata a una vita da Santo da quando ne ha memoria.
Saori Kido, la speranza di poter rinunciare all'essere dea e vivere la propria vita, ancora non l'ha perduta.
"Come darti torto, milady?” sussurra al vento che si porta via le sue parole
Il Cloth pesa, il divino e l'essere eroe e martire hanno un prezzo che si chiama vita.
Molto spesso felicità e gioia e desideri infranti.
L’inverno non è ancora finito e brama la primavera, un ritorno che renderà Atene di nuovo una casa.
Se non dovesse tornare?
Lei torna sempre.

Il cielo ora è di un indaco acceso, sfuma dall’arancio al blu gradazione su gradazione. Venere, in cielo, fa capolino eterea, e pare strizzargli l’occhio beffarda. Lungo la strada ha visto i cartelloni pubblicitari per l’evento dell’estate: i Pink Floyd saranno ad Atene e si esibiranno allo Stadio Olimpico. Se l’è immaginata, Mia, fare il diavolo a quattro per essere presente. Nemmeno la missione del secolo potrebbe distoglierla da quel desiderio, non appena ne verrà a conoscenza. Sorride a quel pensiero, mentre si allontana per tuffarsi nella zona del porto ormai deserta, fatta eccezione per i pescatori che sistemano le reti per la pesca del mattino.
Pesca magra, ma sempre meglio di reti vuote e mani spaccate durante i periodi di secca e bassa marea.
Ora l’ha imparato. La compensazione è lasciare che qualcun altro penetri nella tua vita, in profondità, annidandosi negli spazi vuoti lasciati dagli altri.
E potrebbe comprare due biglietti per il concerto, dopotutto.



Note dell'autrice.
Nel mio headcanon, Shura lascia Marin dopo l'assassinio di Aiolos. Giuro che prima o poi vi svelo qualcosa di più.
Nella mia saga (di cui questa storia fa parte), Aiolia ha un'alleva, tale Mia nonché Silver Saint di Aglaia. Per maggiori delucidazioni potete leggere la storia capostipite, "Il Saint di Aglaia".

Note dell'autrice 2 bis.
Nell'attesa che riesca a scrivere il nuovo capitolo de "Il Saint di Aglaia" (sappiate che ci sto lavorando!), ecco a voi un missing moments che si colloca successivamente a questa opera e si sviluppa in contemporanea con gli eventi di "Sancta Calendar" e "Rendez-Vous".
   
 
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