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Autore: dragon_queen    02/06/2014    4 recensioni
"Feci viaggiare lo sguardo per il cielo scuro, sul quale spiccavano tante e infinite stelle. Conoscevo l'astronomia, il vecchio Einar me l'aveva insegnata. Fissando quindi la posizione degli astri, riuscivo ad intuire il nome del pianeta sul quale in quel momento mi trovavo, a quel punto più che sicura che non fosse il mio: Midgard.
D'improvviso delle luci in lontananza, segno che gli abitanti di quel mondo non avevano tardato ad accorgersi del mio arrivo. Che avrei dovuto fare?
Combattere e proteggermi o arrendermi e aspettare di scoprire il mio destino?"
* * * * * * *
Rebekka è una ragazza combattiva, ma che, coinvolta in un'avventura più grande di lei, incontrerà qualcuno che la farà capitolare. Non ha ricordi del suo passato, ma sa che nasconde qualcosa di importante. E se poi infiliamo anche una strana convivenza con alcuni dei nostri Vendicatori e il dio degli inganni, allora sarà tutta da ridere. E Loki troverà finalmente qualcuno che saprà guardare al di là delle sue malefatte?
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La prima parte della storia sarà attinente al film, mentre la seconda tutta di mia invenzione.
Spero di vedere qualche recensione, positiva o negativa :3 :3
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ANGOLO AUTRICE:
SAAAAAAAAAAALVEEEEEEEEE!!!
Lo so, non dovrei avere neanche il coraggio di presentarmi davanti a voi dopo tutto il periodo in cui non ho aggiornato, ma per farmi perdonare ho pubblicato gli ultimi due capitoli della storia, che quindi si può dire conclusa!!!!!!!!!!
Siiiiiii!!!!!
Spero che vi piacciano, soprattutto questo epilogo, anche se è un pò corto, ma anche molto tenero XD
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando >-<
Un saluto



-Bene, ho finito- disse Banner, riponendo l'attrezzatura e aiutandomi a rivestirmi.

Con fatica mi alzai dal lettino, il dottore che mi dette una mano a rimettermi in piedi.

-Allora? C'è qualcosa che deve dirmi?- chiesi, indossando la maglia larga che da qualche tempo ero costretta ad indossare.

-Il bambino è sanissimo e sta crescendo. Certo, non è una gravidanza normale, ma nonostante questo posso dirti che tuo figlio sarà sano come un pesce- rispose Bruce, mentre si toglieva i guanti.

Lentamente mi accarezzai la pancia, cresciuta in quegli ultimi quattro mesi, tempo in cui Loki era praticamente scomparso.

Dopo la scoperta della mia gravidanza, l'asgardiano si era rinchiuso in un freddo silenzio e a niente erano valsi i miei tentativi di parlargli. Poi, un giorno, senza neanche guardarmi negli occhi, assieme a Thor aveva fatto ritorno ad Asgard, lasciandomi sola ad affrontare tutta quella situazione, compresa la scomparsa del vecchio Einar.

Tony aveva insistito perchè rimanessi a vivere con lui e Pepper nel loro attico, dato che di posto ne avevano tanto e in più la rossa poteva darmi una mano, insegnandomi i fondamenti che ogni donna di quel mondo avrebbe dovuto conoscere per accudire un bambino e ai quali io ero completamente estranea.

Avevo accettato, dato che in caso contrario non avrei saputo minimamente come comportarmi.

Banner aveva seguito la mia gravidanza giorno dopo giorno, mese dopo mese, rassicurandomi sul fatto che il mio bambino, perchè ormai sapevo trattarsi di un maschio, stava crescendo forte e sano. Io, a volte, sentivo forte la sua presenza dentro di me, quasi come avessi potuto toccarlo, e alcune sere mi ritrovavo seduta sul grande terrazzo dell'appartamento a canticchiare qualche ninna nanna che Pepper mi aveva insegnato.

In quelle stesse sere non potevo però fare a meno di rivolgere uno sguardo verso il cielo stellato, pensando a cosa mai stesse facendo Loki in quel momento, a quanta codardia aveva dimostrato in una situazione così importante e delicata, a come lo odiavo, anche se nel profondo del cuore mi mancava terribilmente.

Thor aveva fatto ritorno molte volte in quei mesi, sia per sapere come stavo, sia per venire a trovare Jane. Non avevo mai chiesto del fratello e lui mai era entrato in discorso. Solo una volta, senza che io domandassi, mi disse che la corte aveva riaccettato Loki come membro della reale stirpe, ma che lui, da allora, non si era più fatto vedere da nessuno, se non a volte da sua madre.

Vedevo la sofferenza negli occhi del biondo, ma niente era in confronto a quello che provavo io.

Fu una sera di inizio estate, mentre quasi si era concluso il mio quinto mese, che lui finalmente venne a trovarmi.

Me ne stavo come al solito sulla terrazza, semisdraiata su una delle poltrone in quanto, a causa delle dimensioni della mia pancia, non riuscivo neanche a stare seduta decentemente. Una leggera brezza mi accarezzava il viso, scompigliandomi appena i capelli che si erano allungati quasi ad arrivare alle natiche.

Soprappensiero, mi accarezzavo il pancione, pensando ad un nome adatto a quello che sarebbe stato mio figlio, fantasticando sull'aspetto che avrebbe potuto avere. Magari avrebbe avuto gli stessi occhi del padre, così limpidi e profondi, e forse, chissà, il mio colore di capelli, anche se non ci speravo, dato che avevano mantenuto la tinta color della neve.

Mi destai quando avvertii dei passi alle mie spalle. Tony e Pepper erano usciti e ero più che sicura che nessuno degli altri si sarebbe presentato senza avvertire. Così, lentamente mi voltai.

Gli occhi mi si spalancarono per lo stupore, ma subito cercai di riprendere un espressione seria e impassibile.

-Che cosa ci fai qui?- chiesi fredda, dandogli nuovamente la visione della mia nuca.

-Pensavo che ti avrebbe fatto piacere vedermi- rispose lui, ancora dietro di me.

-Certo, cinque mesi fa. Non certo adesso-

I suoi passi si fecero vicini, sino a quando non lo vidi comparire davanti a me, gli stessi abiti che indossava l'ultima volta che ci eravamo visti, il volto sempre bellissimo e i suoi limpidi occhi che mi provocavano i brividi lungo la schiena.

-Non ero preparato a questo- disse, indicando il pancione.

-E pensi che io lo fossi stata? Pensi che a me questa cosa non mi spaventi? Per Odino, Loki, io avevo bisogno di te e tu semplicemente te ne sei lavato le mani-

-Avevo molte cose su cui riflettere-

-Allora perchè non torni a meditare nella tua gabbia dorata lontana anni luce da qui e non mi lasci in pace? In fondo sei bravo a non prenderti le tue responsabilità-

Ero furiosa, arrabbiata con lui e con me stessa, in quanto, nonostante tutto, non riuscivo a lasciarlo andare. Mentre la mia bocca pronunciava quelle parole, il mio cuore mi diceva di alzarmi e di raggiungerlo, impedendogli di andarsene.

Mio figlio parve capirlo, in quanto, con un sonoro calcio, mi fece gemere.

-Che succede?- chiese lui, una strana preoccupazione, mentre con un passo si avvicinava, una mano protesa nella mia direzione.

-Mio figlio mi sta punendo- dissi tra i denti.

-Nostro figlio- sottolineò lui.

-Ah, adesso è nostro figlio?- chiesi, tornando a guardarlo.

Senza darmi una risposta, si avvicinò, sedendosi dove poco prima io tenevo stese le gambe. Quando lo fece, il mio corpo si mosse da solo, allontanandosi, come se avessi paura di toccarlo. Lui se ne accorse e, con un sorriso tirato, senza però guardarmi, disse:

-Adesso non vuoi neanche più essere toccata, piccola Rebekka?- mi chiese.

Io rabbrividii a sentire quel modo che solo lui aveva di chiamarmi e improvvisamente mi resi conto di quanto in realtà mi era mancato.

-Loki, come mai sei tornato solo adesso?- gli domandai, la voce flebile quasi un sussurro.

-Io...ci ho pensato...e non ero pronto per tutto questo- mi rispose.

-E cosa è cambiato? Io in fondo mi ero già messo il cuore in pace, nonostante vivere nell'ignoranza non mi facesse certo gioire-

-Ti ho pensato a lungo in questo periodo, soprattutto quando Thor, di sfuggita, mi faceva sapere come stavi e che gli altri ti stavano aiutando. Avevo deciso di sparire dalla tua vita, convinto che avresti fatto meglio senza di me e i miei problemi-

-Maledizione Loki, questo figlio è anche tuo. Sei suo padre-

-Non credo di essere all'altezza...-

Sorrisi appena, scoprendo una parte di Loki che non sapevo esistesse. Così parlai:

-Loki, dammi la mano-

Lui si voltò a guardarmi, la confusione nello sguardo. Io semplicemente gli tesi la mia. Anche se con un po' di titubanza, lui pose la sua mano sulla mia. Lentamente lo tirai, sino a posargli il palmo sulla superficie della mia pancia. In quel momento il bambino scalciò.

-Questo è tuo figlio e niente potrà mai cambiare questa cosa. Che tu decida di restare o andartene, questo è un fatto che non potrai mutare- dissi.

Vidi lui concentrato su quella strana creatura che portavo in grembo e, stupendomi, portò anche l'altro palmo vicino al primo.

-Mio figlio...- sussurrò.

-Un maschio- aggiunsi.

-Avrei preferito una femmina- rispose lui, lo sguardo tornato improvvisamente accattivante e canzonatorio come l'ultima volta.

-Accontentati papino-

Prima che me ne rendessi conto, sentii le sue labbra sulle mie togliermi il respiro, il suo calore avvolgermi come una coltre, facendomi abbandonare a quel contatto. Per Odino, quanto mi era mancato, quanto a lungo lo avevo aspettato, per quanto tempo avevo sperato di vederlo comparire davanti ai miei occhi. Lentamente sollevai una mano e gli carezzai una guancia, mentre sentivo le sue dita carezzarmi i capelli e provocarmi brividi lungo la schiena.

Quando ci allontanammo, ci sorridemmo a vicenda.

-Becky, sei diventata ingombrante- mi prese in giro lui, ricevendo un colpo su un braccio.

-Ma non hai perso il tuo garbo- disse lui, massaggiandosi la parte lesa, nonostante sapessi di non avergli fatto niente.

-E tu la tua faccia di bronzo, “papino”- lo presi in giro.

Lui mi baciò ancora e ancora, facendomi rabbrividire e gioire al tempo stesso.

Stretta a lui a fissare il cielo, mentre il suo respiro mi solleticava il collo, disse:

-Abèl-

-Come?- chiesi senza capire.

-Questo sarà il nome di nostro figlio, Abèl-

Ci pensai un attimo, tanto per lasciarlo un po' sulle spine, poi sorrisi e baciandolo dolcemente, risposi:

-Mi piace-

  
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