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Autore: londra555    02/06/2014    6 recensioni
In un mondo di cavalieri, magia e leggenda, Santana si troverà a dover scegliere tra il suo destino e i suoi desideri.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo III
 
Santana si guardò intorno con un sospiro rassegnato. La biblioteca principale del castello era sempre stata un mistero per lei. Non che non le piacessero i libri, semplicemente odiava perdersi tra loro. Era sempre stata una persona pragmatica e, quando voleva qualcosa, cercava di ottenerlo senza cincischiare. Per questo odiava perdere tempo dentro quella immensa sala, tra gli enormi scaffali e le scale di legno che sembravano perdersi, alte come gli alberi della foresta.
Sospirò di nuovo, come se potesse servire a qualcosa, prima di rassegnarsi a fare qualche passo sfiorando con le dita il dorso dei volumi che aveva a portata di mano. Erano sempre ruvidi e scuri con lettere dorate che componevano i titoli. Santana sapeva che i più antichi venivano conservati in un’altra sala per proteggerli dal passo del tempo, si chiese se quello che cercava non fosse proprio lì.
Ma nel fondo cosa cercava davvero?
Non era sicura. Ma c’era una leggenda, quasi una favola, niente più che un racconto che la sua balia le raccontava sempre quando, ancora bambina, si rifiutava di chiudere gli occhi e dormire, troppo eccitata dalle lunghe giornate estive. Santana ricordava che parlava di uno strano mondo, vicino eppure lontano, separato da un velo, dove vivevano creature magiche e meravigliose.
Scosse la testa pensando che era troppo grande per queste cose, aveva troppi doveri e troppi impegni. E li stava, in parte, ignorando per inseguire uno stupido racconto per bambini.
Eppure non riusciva a obbligarsi a uscire da lì per raggiungere lo studio dove venivano conservate le mappe del regno. Le sarebbe stato più utile conoscere meglio ogni fiume, ogni collina, ogni albero reale, piuttosto che cercare notizie di un luogo magico immaginario.
-Puck aveva ragione dunque. Santana che non si trova nel cortile per allenarsi con il maestro d’armi o a cavallo per assistere all’addestramento delle truppe, per stare in una biblioteca?
Santana sollevò gli occhi al cielo. Se aveva pensato che le cose non potevano mettersi peggio ecco che, immediatamente, appariva lei. Non aveva neppure bisogno di voltarsi e guardarla per sapere che aveva il suo solito sorriso divertito di quando intravedeva la possibilità di darle una delle sue lezioni.
-Puck non ha mai ragione. Dovresti saperlo.
Quinn la raggiunse fermandosi al suo fianco con lo sguardo fisso sui libri che avevano davanti.
-Cosa cerchi?
-Niente di importante – rispose scuotendo la testa.
Quinn sorrise divertita.
-Sarebbe più facile se me lo dicessi. Sai che potrei aiutarti. Cosa succede Santana? Sei preoccupata per la guerra? Ormai mancano davvero pochi giorni.
Santana sospirò. Avrebbe voluto davvero dirle che era davvero quello a preoccuparla. Avrebbe voluto dirle che cercava solo un libro con la storia del regno, o di tattica militare o qualunque altra cosa simile. Sarebbe stato anche abbastanza facile farlo e, forse, Quinn le avrebbe perfino creduto.
O forse le avrebbe creduto molto di più che se avesse ammesso la verità: la sua ossessione per una giovane che sembrava apparire dal nulla in una radura. E i suoi sospetti che venisse da un mondo che non doveva esistere.
-Ricordi Nym?
La domanda sembrò prendere di sprovvista Quinn che, evidentemente, non aspettava niente di simile.
-La tua balia? Certo, era una donna meravigliosa. Ho pianto quando la febbre l’ha portata via.
-Quando ero una bambina mi raccontava delle storie per farmi addormentare. – Santana si fermò, strinse le labbra come se volesse impedire alle parole di lasciarle – Le sue preferite parlavano di uno strano mondo separato dal nostro, abitato da creature magiche.
Santana si fermò in attesa forse di sentire la risata di Quinn che le diceva che era troppo grande per credere alle favole. Invece questa disse una sola parola.
-Faerie.
Santana non aveva mai sentito quella parola, come se Nym avesse paura a pronunciarla.
-Faerie – assaporò il suono e le sembrò perfetto – Sembra appropriato per un mondo di leggenda.
Quinn si voltò verso di lei e la fissò.
-Le leggende nascondono sempre una verità.
-Tutte?
-Alcune più di altre.
-E questa quanta verità nasconde?
Quinn sembrò soppesare le parole.
-Faerie è una verità nascosta dietro una leggenda.
Santana la guardò, come se si aspettasse di vedere che stava solo scherzando, ma Quinn non le era mai sembrata così seria. E, quando continuò a parlare lo fece con un tono che non ammetteva repliche.
-Faerie è il Reame del Crepuscolo, il Regno delle Fate. Ed è un luogo reale che può essere raggiunto. A volte si aprono delle porte, nessuno sa bene perché, né quando, né come. Ma possono essere attraversate.
Santana deglutì. Brittany sembrava poter essere una creatura magica molto più che una comune ragazza.
-Come fai a saperlo? – chiese comunque, non voleva che Quinn smettesse di parlarne.
-In molti l’hanno visitata. Alcuni tornano. Altri si perdono e non trovano più una via d’uscita – fece una pausa e la guardò – Altri ancora non vogliono più tornare. In ogni caso è un luogo pericoloso.
-Anche i suoi abitanti?
-Solo alcuni. Sono molto più pericolosi coloro che vivono da questa parte. Si dice che alcuni abbiano il dono della preveggenza. Che sappiano in anticipo ciò che succederà.
Santana si leccò le labbra. Brittany sembrava conoscere cose che ancora non erano avvenute. Ma si sbagliava. Perché Santana era certa che mai le avrebbe fatto del male, non avrebbe potuto farla soffrire. Ripensò al calore della sua mano sulla sua pelle.
-Il futuro non si può conoscere.
Quinn si strinse nelle spalle.
-Forse no – concesse, ma nei suoi occhi una luce strana sembrava dire l’opposto.
Santana ne aveva abbastanza. Si voltò senza una parola ed uscì sentendo lo sguardo di Quinn fisso sulla sua schiena.
Cavalcò più in fretta che poté e smontò poco prima di entrare nella radura. Sotto il sicomoro non c’era nessuno. Santana estrasse la spada e abbassò lo sguardo mentre la infilzava giusto sul limitare della radura, dove l’ombra degli alberi era ancora fitta. Quando sollevò gli occhi, Brittany le sorrideva.
Santana si incamminò percorrendo i pochi metri prima di fermarsi a guardarla anche lei con un sorriso dipinto sulle labbra.
-Sapevi che sarei stata qui? – le chiese.
-Certo.
Santana si sedette al suo fianco senza staccarle gli occhi di dosso. Studiando ogni lineamento. Non le stava mentendo. Sapeva davvero che sarebbe arrivata. Si chiese cos’altro sapesse.
Poteva leggere quello che sentiva? Questa strana e incomprensibile voglia di passare il tempo al suo fianco? Questa voglia di perdersi con lei sotto quell’albero e di restare lì sino alla fine dei suoi giorni tra l’erba morbida e l’ombra proiettata da quell’albero?
Santana la guardò ancora per un attimo, si morse il labbro e, prima che la ragione la fermasse, si allungò per prendere il suo viso tra le mani e poterlo avvicinare a sé. Quando la baciò si rese conto immediatamente che non ne era sorpresa, Brittany aspettava le sue labbra come se sapesse bene cosa sarebbe successo. Santana si rilassò tenendola stretta e inseguendo le sue labbra che sembravano fatte apposta per lei.
Quando si staccò rimase alcuni attimi con gli occhi chiusi per assaporare quel momento. Una parte di lei le diceva che non aveva senso, che l’aveva appena conosciuta e non era neppure sicura di chi o cosa fosse. Ma c’era una parte che, prepotentemente, le diceva che era esattamente Brittany che aveva aspettato così a lungo.
Non certo la guerra o la vendetta.
Solo lei, con la sua pelle morbida e l’oro dei suoi capelli e il cielo dei suoi occhi. Sapeva che era destinata a incontrarla.
Brittany appoggiò la testa sulle sue gambe mentre Santana riapriva gli occhi e si rilassava contro il tronco del sicomoro.
Santana lasciò scorrere le dita tra i suoi capelli, disegnò forme con i polpastrelli sulla sua pelle e la guardò, come se non potesse avere occhi che per lei.
-Vieni con me al castello.
Quella richiesta lasciò le sue labbra prima di rendersi conto che era esattamente quello che desiderava. Brittany sorrise, ancora, e Santana seppe che sapeva bene che l’avrebbe chiesto. Ma vi era una lieve ombra di tristezza che finse di non vedere.
-Non posso.
-Certo che puoi, verrai accolta con tutti gli onori e…
Brittany sollevò una mano e la posò sulle sue labbra per fermare le parole. Scosse la testa piano.
-Non posso allontanarmi da qui. La mia casa è Faerie.
Santana lo sapeva. Quando la sua balia le raccontava le leggende di quel mondo le diceva anche che i suoi abitanti non potevano vivere lontani. Nella terra degli uomini mancava la magia, e nessuna creatura magica poteva vivere senza.
-Mi piacerebbe vederla. Faerie.
Brittany non sembrò scomporsi.
-Sai che può essere un luogo pericoloso. Tanti si perdono. Tanti non tornano più indietro.
-Tanti decidono di non tornare.
Brittany sorrise di nuovo, distolse appena lo sguardo, e Santana finse di nuovo di non vedere quella lieve ombra di tristezza che, questa volta, aveva offuscato anche i suoi occhi.
-Ma non tu.
Santana sapeva che aveva ragione. Lei non poteva certo permettersi ora di sparire. Aveva un esercito da guidare, una missione da compiere, una vendetta da gustare e un regno da conquistare. Almeno la parte che era stata sottratta a suo padre. Qualunque sarebbe stato il prezzo.
-No, non ora – fece una pausa – Ma presto.
Brittany allungò la mano per sfiorarle il viso. Sembrava improvvisamente disinteressata a quella possibilità.
-Sai che il tempo non scorre allo stesso modo?
Santana corrugò la fronte, così Brittany continuò.
-Una sola ora a Faerie può essere un anno qui o un mese o solo pochi secondi. O secoli. Non lo puoi mai sapere.
Santana sentì un brivido lungo la schiena. Accarezzò quell’idea, la possibilità di sparire per sempre. Poi vide con la coda dell’occhio la spada, ferma conficcata al suolo a pochi metri. Sentì il suo peso e la forza necessaria per maneggiarla. Assaporò l’idea di conquistare tutto. Di vedere il sole tramontare su una terra tornata unita. Lo doveva fare, era stata allevata per quello. E lo voleva con tutte le sue forze.
Quando abbassò lo sguardo Brittany la stava fissando e, questa volta, Santana non riuscì a fingere che quell’ombra oscura non fosse passata sui suoi occhi.
-Presto. Tornerò presto.
Brittany non rispose, si sollevò appena mentre portava la mano destra dietro la sua nuca e l’attirò a sé per baciarla di nuovo. Santana si lasciò cullare da quelle labbra.
Presto, pensava. Sarebbe tornata presto da lei. Avrebbe fatto il suo dovere e poi sarebbe stata libera di seguire i suoi desideri. Perché sapeva che era nata per amare Brittany.
-Devi andare.
Le parole di Brittany la fecero sobbalzare. Si accorse che le ombre si stavano allungando e che il crepuscolo era imminente. Il tempo sembrava essere fuggito dalle sue dita, come ora facevano i capelli di Brittany mentre si alzava.
L’indomani sarebbe stato il giorno della partenza.
Quello che hai sempre aspettato, pensò Santana ma con poca convinzione. Stranamente quel pensiero non le sembrava più così veritiero.
Brittany la guardava e Santana si sforzò di sorridere.
-Verrò domani prima della partenza.
Brittany annuì, come se lo sapesse. Santana la baciò ancora sulle labbra e poi le posò altri baci sui suoi occhi chiusi.
-Ci rivedremo? – le chiese come sempre.
-Sì. – sussurrò Brittany.         
 
 
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Salve a tutti quelli che sono arrivati sin qui! Scusate il ritardo visto che stavo pubblicando il venerdì!
Una piccola nota. Faerie è un regno delle Fate immaginario, influenzato da “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare, e creato da Neil Gaiman (se non avete letto niente di lui dovreste rimediare e ve lo dico di cuore!) e appare per la prima volta nel fumetto “The Sandman”.
Il prossimo sarà l’ultimo capitolo.
Vorrei ringraziarvi davvero tanto perché sinceramente ci tengo molto a questa storia. Quindi grazie a chiunque stia leggendo e un grazie enorme a chi ha tempo e voglia per lasciarmi una recensione.
Un abbraccio enorme! 
  
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