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Autore: _ems    02/06/2014    3 recensioni
(…) A Sebastian non è mai importato nulla dell'evoluzione della razza umana; per lui gli esseri umani non si evolvono, loro regrediscono e Sebastian ha smesso di considerarsi uno di loro già da un pezzo, ormai. Preferisce definirsi qualcosa di più elevato, più complesso, migliore. Hunter crede che quelli siano solo deliri di onnipotenza e non ha mai perso occasione per farlo notare all'altro, ma Sebastian lo liquida con un sorriso che di innocente ha ben poco e allora preferisce sprecare le energie in qualcos'altro.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hunter Clarington, Sebastian Smythe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Nym, perché sì.

Perché le sue parole mi scaldano il cuore ogni volta. 
“Carro armato in miniatura”.
 «Hunter?»
«Oggi non ho tempo da dedicarti, Smythe».
Sebastian si passa una mano sugli occhi, lascia che uno sbuffo fuoriesca dalle sue labbra prima di alzarsi dal proprio letto. Hunter ha deciso di ignorarlo – almeno per quel giorno – e finge che sia okay il rumore cigolante delle molle del letto quando Sebastian gli si siede accanto. Finge anche che vada bene averlo vicino (cosa che sì, va bene, ma non quel giorno). Resta immobile mentre l'altro si sporge verso di lui, inclina leggermente la testa di lato e poi lascia che uno sbuffo fuoriesca dalle sue labbra, disapprovando la rivista che sta leggendo. A Sebastian non è mai importato nulla dell'evoluzione della razza umana; per lui gli esseri umani non si evolvono, loro regrediscono e Sebastian ha smesso di considerarsi uno di loro già da un pezzo, ormai. Preferisce definirsi qualcosa di più elevato, più complesso, migliore. Hunter crede che quelli siano solo deliri di onnipotenza e non ha mai perso occasione per farlo notare all'altro, ma Sebastian lo liquida con un sorriso che di innocente ha ben poco e allora preferisce sprecare le energie in qualcos'altro. 
 
Sebastian ha capito che l'altro, ormai, ha semplicemente deciso di ignorarlo e allora è proprio il caso che inizi il contrattacco: divenire il più fastidioso possibile. Per questo si alza dal letto, rinunciando così a quel contatto gamba – gamba, e si avvicina alla finestra; sa che a Hunter piace leggere usando i raggi del sole come unica illuminazione (per ridurre lo spreco di energie, dice) e lui quindi decide di privargli di quella piccola fonte di calore e luce che filtra attraverso i vetri della finestra: pian piano chiude le ante della finestra con lentezza, sperando che l'altro se ne renda conto solo a lavoro terminato, e ghigna soddisfatto quando non ode la voce di Hunter replicare, ma Sebastian ha imparato a cantar vittoria troppo presto e difatti non è ancora riuscito a chiudere l'anta del tutto quando la mano di Hunter lo blocca, alzando un sopracciglio.
 
«Che combini, Smythe?» gli chiede e Sebastian può solo che sbuffare – accentuando la propria noia – indicando svogliatamente un raggio di sole proiettato sulla finestra semichiusa. «I raggi del sole mi danno fastidio?» replica retoricamente sarcastico con un'espressione ovvia sul volto. A questo punto Hunter dovrebbe replicare, dire qualcosa di altrettanto sarcastico così che l'altro proprio non possa concedergli l'ultima parola e Sebastian è quasi sicuro che così le cose torneranno alla normalità ma l'altro scuote semplicemente la testa e si accinge a riaprire le ante, poggiare la schiena contro i vetri ed incrociare le braccia al petto. Sebastian fa roteare gli occhi al cielo, mette su un piccolo broncio che, però, ha vita breve e mostrando tutto il proprio disappunto si dirige verso il bagno, situato alla sua sinistra. 
 
Quando Hunter vede Sebastian poggiare la mano sulla maniglia si sente abbastanza sicuro da allungarsi verso il letto, spostandosi dalla finestra, per recuperare la propria rivista ma è un attimo ed un rumore alle sue spalle lo fa voltare di scatto: Sebastian si trova davanti alla finestra, le ante chiuse, ed un'espressione vittoriosa sul viso. Hunter crede che l'altro non si stia neanche sforzando poi tanto per non dare l'impressione di uno che saltellerebbe sul posto in una pessima danza della vittoria. È quasi confuso da quel comportamento perché, okay, Sebastian è sempre stato un po' stupido e folle ma mai così infantile... solo che, forse, ripensandoci, Hunter non può far a meno di constatare che “È Sebastian, avrà sicuramente qualcosa in mente,” e lui proprio non ha voglia di dargliela per vinta, per oggi. 
 
Nel momento stesso in cui Hunter varca la porta Sebastian sbuffa. Forse sa perché l'altro si comporta in questo modo, forse semplicemente ha deciso di fingere che non gli importi, ma questa è una cosa che può fare lui perché no, nessuno può fingere della sua non esistenza – neanche Hunter Clarington, sopratutto Hunter Clarington. Sebastian lo segue fuori dalla stanza, gli cammina dietro mentre il capo è leggermente inclinato, lo sguardo malizioso e gli occhi puntati sul sedere dell'altro mentre non può fare a meno di pensare che se solo la smettesse di fare il bambino ora potrebbero divertirsi in ben altri modi, ma l'altro sembra intenzionato a portare avanti quella sua stupida farsa e allora a lui non resta altro che seguirlo per la scuola, fingendo indifferenza ogni qualvolta si volti a guardarlo. 
 
Hunter ha riletto la stessa riga già sei volte, ormai, da quando ha varcato la porta della camera che divide con Sebastian. Si è seduto al tavolo vicino alla finestra, il caffè amaro giace per metà bevuto sul tavolino, oltre la sua rivista. Sperava – aveva quasi creduto – di poter ritrovare la concentrazione lì: Sebastian non passa molto tempo in caffetteria, al massimo trascina qualcuno con sé al Lima Bean, e Hunter sperava davvero che quella fosse la sua giornata fortunata (giornata che, tra l'altro, era già iniziata male). Sebastian non sembra essere d'accordo su niente, quel giorno, e senza troppe cerimonie si era seduto al lato opposto della caffetteria, gli occhi fissi su Hunter. L'altro non lo guarda, di certo non gli darà questa soddisfazione!, ma riesce ad immaginarsi fin troppo chiaramente l'espressione sul volto di Sebastian; espressione che prenderebbe felicemente a pugni. È intenzionato a portare avanti il suo piano: ignorare Sebastian finché questi non si annoierà abbastanza da lasciarlo andare, ma l'altro sembra già palesemente annoiato eppure è ancora lì e Hunter vorrebbe davvero ignorarlo ancora – fingere che non esista, che non sia mai nato, di non conoscerlo – ma Sebastian si alza dal suo posto e con un sorriso un po' troppo sicuro di sé si siede davanti all'altro, gli avambracci sul bordo e le mani chiuse a coppa sul tavolo.
 
Dopo cinque minuti Hunter non ha ancora alzato la testa – né ha letto una riga diversa dalla precedente – e Sebastian si sente davvero troppo spazientito per continuare quella piccola farsa; si schiarisce la gola con un piccolo colpo di tosse (con la quale, tra l'altro, sta dannatamente tentando di nascondere una risata) e solo in quel momento Hunter sembra prestargli un po' della propria attenzione. Sebastian sta per parlare, ha già aperto la bocca e può quasi pregustarsi il momento in cui il suono fuoriuscirà dalle sue labbra, ma l'altro poggia malamente la rivista sul tavolo, fa un lungo respiro dal naso e lo guarda di traverso.
«Non è giornata, Smythe» dice, precedendolo e Sebastian non fa altro che alzare gli occhi al cielo quasi scocciato dalla situazione. Lo sa, lui, che non è giornata! È lì proprio per quello, tra l'altro.
«Oh, lo so, raggio di sole» replica senza nascondere una certa soddisfazione e Hunter vorrebbe davvero chiedergli che diamine ci trovi di divertente ma Sebastian batte una mano sul tavolo – portando così la sua attenzione verso le sue mani. «Buon compleanno, Hunter» soffia, vicino al suo orecchio e Hunter non riesce neanche a chiedersi quando diamine si sia avvicinato perché lì, proprio davanti ai suoi occhi, una scatolina di dimensioni medie se ne sta buona buona facendo mostra del suo contenuto: un carro armato in miniatura, da costruire. «E chiudi queste cazzo di finestre che entra il sole» borbotta, con le labbra leggermente arricciate in un sorriso, abbandonando la caffetteria. 
«Spegni la luce, Clarington!»
«Zitto, Smythe, sto costruendo».
«Oh, 'fanculo!»
   
 
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