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Autore: Tayr Seirei    03/06/2014    3 recensioni
"Un labirinto di scalinate intrecciate, dove ogni strada dritta, alla fin fine, riportava sempre al punto di partenza - non puoi andare avanti, questo è il [tuo] capolinea."
Una piccola analisi su ciò di cui il Puzzle è pieno: le scale. Dal punto di vista di chi più di ogni altro ha la sventura di trovarsele davanti.
Ma è anche strana, pare voglia portare da qualche parte dove poi, in effetti, non arriverà. E vediamo...
Breve apparizione anche dell'Aibou, ma il protagonista assoluto è l'altro.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dark/Yami Yuugi, Yuugi Mouto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Scale davanti a lui. Scale dietro di lui.
Scale sotto di lui. Scale sopra di lui.
Un labirinto di scalinate intrecciate, dove ogni strada dritta, alla fin fine, riportava sempre al punto di partenza - non puoi andare avanti, questo è il [tuo] capolinea.
Non odiava quel posto...
... ma la, come dire, architettura?, sì, molto.
Odiava le scale. Nella sua testa, non assumevano alcun significato positivo.
Nonostante tutto, però, continuava a salire e scendere queste scale - non poteva fare altro - forse un po' ossessivamente - o, forse, era solo uno slancio di stupida speranza - per raggiungere l'ennesima porta.
Non sapeva più quante porte avesse aperto.
Sapeva solo che era sempre, sempre, sempre quella sbagliata.
Per calcolo della probabilità, quindi, prima o poi avrebbe dovuto trovare quella giusta...
... davvero? Davvero?
Oppure, in modo ancora più semplice, non poteva trovarla?
Continuare a cercare, a cercare, ma restare sempre con le mani vuote, in un mondo tutto vuoto, silenzioso come una tomba e, forse, un po' freddo.
Le dita che arpionavano la parete alla sua destra, così come la frustrazione arpionava il suo animo.
E intanto continuava salire, un gradino dopo l'altro, gli occhi fissi sulla porta ormai a poca distanza.
Non era mai la porta giusta.
Morsicò il labbro - anche se in teoria lui non aveva labbra, né dita, no?
Non poteva far altro che continuare a salire, e poi scendere, su una stupida scalinata...
Le scale nella sua testa non assumevano alcun significato positivo.
Non trovare quello che si sta cercando.
La mano si strinse alla maniglia della porta; un istante di esitazione, minuscolo, forse per sperare, forse per arrendersi.
La aprì.
Dietro, soltanto un muro. Un muro di pietra vecchia, levigato da una vento che là dentro non c'era mai stato, consumato da un'umidità che, di certo, non avrebbe potuto raggiungerlo , in un posto che, in realtà, nemmeno c'era.
Nulla - come al solito.
La mano ricadde.
Noia.
Tornò a scendere i gradini, per tornare indietro, all'inizio o ovunque avrebbero portato - non era sempre detto che, rifacendo lo stesso percorso, si arrivasse all'inizio.
Non aveva altro da fare.
Ma valeva davvero la pena di impiegare tutto il proprio tempo nell'impossibile tanto per illudersi che, no, anche io ci sono e qualcosa la sto facendo?
Sonno.
Si sedette.
O magari dire che le gambe avevano ceduto sarebbe stato più corretto.
Se proprio non poteva fare niente, avrebbe semplicemente potuto - dovuto...
... dormire.
Per quanto, lo sapeva bene, uno spirito non avrebbe mai potuto dormire davvero.
Aibou.
Sbatté le palpebre. Il viso di Aibou, spensierato, sopra di lui.
Non l'aveva sentito arrivare, nella sua distrazione.
- Oh, scusa. - Una risata leggera come il rumore di una porta che si apre. - Ti ho svegliato?
... e sbatté le palpebre un'altra volta.
- Sì, mi hai... svegliato. - Ma prima che l'amico potesse scusarsi di nuovo, aggiunse: - Va bene così.
Era la cosa migliore che potessi fare.
Frase che pareva fuori contesto, vero?
Ma non lo era.
Al momento, si sentiva un po' idiota.
Ho, di sicuro, una pessima memoria... e sorrise da solo ... ma. Certe cose dovrei evitare di scordarmele.
Le scale?
Uh, sì, le odiava.
Però, però, non poteva dire di avere solo brutti ricordi, su di esse.
Fosse Aibou che gli porgeva la mano per rialzarsi, come ora - la strinse - o stare seduti con Jonouchi, Honda e Anzu su una scalinata qualsiasi di Domino a non far niente, godendosi il vento che arrivava dal mare dopo un lungo pomeriggio insieme - ciò che, probabilmente, avrebbero fatto quella sera, se Aibou era andato a recuperarlo...
A volte quel soffitto costellato di gradini pareva così basso da poterlo schiacciare.
Ma, fintanto che avesse ricordato che non poteva farlo - non è possibile che il cielo ti cada sulla testa, se tu e i tuoi amici potete sostenerne il peso - sarebbe andato... tutto bene.
Stancante, frustrante, eppure avrebbe potuto sempre sperare nel... true ending.

- Aibou, per curiosità, tu cosa ne pensi delle scale?
- ... che preferisco gli ascensori...?
- ... Secondo te, se mi concentro abbastanza, potrei far apparire un ascensore nel Puzzle?
- Sarebbe comodo, Mou hitori no boku. Ma allora dovrai anche badare che si adegui all'ambientazione, eh! Dentro pannelli di legno, porta a grata, un po' traballante... sai quell'atmosfera da Silent Hill...?




fin



Note
Questo pomeriggio ero alquanto di buonumore.
Dunque non ho trovato niente di meglio da fare che scrivere una fanfic malinconicoonicoricanonsisacosa. *A* *Vabbé, il mio cervello funziona circa in base alle legge dei contrari. Ma se così non fosse, non sarebbe divertente!*
Per cui, partendo dall'assunto che non è proprio di facile comprensione - ma aperta alle vostre chiavi di lettura - vi dico giusto due cosine e poi vedete voi.
Il suo essere ripetitiva, ritornare di continuo sui concetti è voluto, per ricalcare l'ambiente anche con le parole; il lessico è semplice perché deve trasmettere i concetti basilari di una mente confusa; possiamo dire che è idealmente divisa in due parti (escluso il paragrafo finale) con un netto cambio di toni. Anche questo è un effetto calcolato, l'idea era di dare lo stessa impressione che si ha quando si esce dall'acqua, un cambiamento brusco e immediato, su cui non ci si può girare molto intorno.
Col senno di poi, mi rendo conto che c'è anche un leggero "sentirsi un tutt'uno col luogo" e, in effetti, questo è pelino autoironico, considerando che l'interno del Puzzle, prima di ogni cosa, è la sua mente.
Poi... urgh, scusami, caro. So che è un brutto argomento, ma prima o poi volevo spenderci due parole. (Però finisce bene, lo sapete che con me finisce sempre tutto bene. )



Yoh!
... uh. Sapete, pubblicare una cosa del tutto nuova mi fa uno strano effetto.
Perché, sì, in questi mesi ho scritto anche su Yugioh, ma qui era tutto nuovo: l'idea, la storia, come buttarla giù.
Quando mi è venuta in mente - per la cronaca, l'ispirazione l'ho avuta mentre riordinavo le mie cartelle di immagini: ce n'era una minuscola, bianco e nero, solo Yami seduto su dei gradini. E il resto è andato da sé. Appena recupero il sito da cui l'ho presa, la linko - è stato quasi un... fremito. Alla fine scrivere su questo carinissimo idiota è ciò che ho fatto per anni... e continua a risultarmi una delle cose più naturali del mondo.
Poi è passato anche Aibou, che non fa male. In una situazione del genere, era necessario. U.U *No, la cosa non è Puzzle.*
Perciò.
Una oneshot forse complicata o forse davvero semplice - o, meglio, alla semplicità vuole inneggiare (?) - che mi fa davvero piacere aver scritto. E adesso vediamo a quando altre <3
La settimana scorsa non ho aggiornato. Fuck. Non avevo tenuto in conto il raffreddore. Per cui questa settimana provvederò a rompere di più le scatole. *O*
Altro da dire...? Nnnon mi pare, per cui vi saluto. *O*/
Bye!



  
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