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Autore: tylersanchor    03/06/2014    13 recensioni
"Una vocina però, una soave e dolce vocina che, se Stiles fosse stato più sobrio avrebbe capito appartenere alla vodka, gli disse:“Perché non le racconti tutto? Sei ubriaco, penserà che tu sia fuori di testa e basta. Almeno ti toglierai un peso dalla coscienza. Tanto non la rivedrai mai più.” E le diede retta.
- Allora, da dove cominciare, cara mia …
- Bethany.
- Bethany! Allora, tutto è cominciato quando mio padre …
E le disse davvero tutto. Di Scott, dei lupi mannari, di Allison e la sua famiglia, di Lydia, Isaac, Erica, Boyd e, soprattutto, di quanto fosse irrimediabilmente e assolutamente cotto di Derek Hale."
[Sterek, maddai?] [Non tiene conto della terza stagione]
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La colpa era decisamente di Taylor Swift. Derek non si spiegava altrimenti un suo cambiamento così repentino in pochi mesi e l’unica cosa nuova nella sua vita – a parte la sua quasi relazione con Stiles, naturalmente, ma lui aveva avuto un sacco di quasi relazioni senza che gli creassero problemi simili – era proprio quell’insopportabile cantante che Stiles ascoltava a ogni ora del giorno. Quindi, la colpa era sua.
Era iniziato tutto con una canzone, Everything has changed.  Stiles gliel’aveva fatta sentire e a Derek non era dispiaciuta, il che alla fine era normale, in fondo stava rivalutando il country. Peccato che qualche sera dopo si fosse trovato a scaricare sull’iPod tutto l’album in cui la canzone era contenuta, ma pazienza, in fondo era solo musica. Aveva iniziato a sentire occasionalmente qualche canzone quando aveva finito di ascoltare le sue preferite, ma poi la cosa gli era sfuggita di mano e si era ritrovato a cantarle nella doccia. E farsi sentire da Peter mentre intonava “before you I only dated self indulgent takers who took  all of their problems out of me, but you carry my groceries and now I’m always laughing, I love you because you have given me, no choice but to stay stay stay” era stato uno dei moment più imbarazzanti della sua vita.
- Quel ragazzo ti sta rovinando la vita, - gli aveva ringhiato Peter, che odiava cordialmente Stiles, - ti stai rimbecillendo, andiamo, Taylor Swift. E non hai mai cantato nella doccia.
- Non stavo cantando! – aveva replicato Derek.
- Hai ragione, definire quella cosa “canto” è un’offesa per chi lo sa fare veramente.
Per Peter la causa di tutti i mali era Stiles, Derek non riusciva a trovare parcheggio di fronte al supermercato? Era colpa di Stiles. Peter perdeva un bottone dalla giacca? Era colpa di Stiles. All’inizio aveva anche cercato di opporsi alla quasi relazione fra i due, ma sfortunatamente per lui Derek conosceva un sacco di cose su Peter che a Lydia non sarebbero piaciute, quindi Peter doveva fare buon viso a cattivo gioco e il massimo che poteva fare era lamentarsi e ripetere “potrei vomitare” ogni volta che Stiles e Derek erano nel suo spazio vitale.
Ma forse, pensandoci bene, non aveva tutti i torti: quando Derek si era ritrovato a fissare come un ebete la foto di Stiles che aveva sul telefono – non che gliel’avesse scattata, era la sua immagine di profilo di whatsapp  e ci era capitato per caso – per quarantacinque minuti pensando addirittura per qualche secondo che Stiles fosse davvero bello, aveva capito che qualcosa non andava davvero.
E poi, aveva iniziato a sentire quella vocina. Generalmente succedeva quando era con Stiles, di solito quando questo gli si accoccolava addosso, lo abbracciava o gli diceva di amarlo. C’era quella vocina insopportabile che somigliava tantissimo a quella di Taylor Swift che gli ripeteva insistentemente di fare cose come abbracciarlo, coccolarlo o ancora peggio dirgli che lo amava. Non che Derek lo amasse, naturalmente. Decisamente no. Assolutamente.
Eddai, Derek, in fondo che tu sei una persona romantica gli ricordò la vocina che ultimamente aveva iniziato ad essere sempre più presente.
- No, - mormorò Derek a denti stretti e dato che era enormemente irritato, andò in cucina a sbucciarsi una mela.
Andiamo, lui e Stiles erano insieme, si fa per dire, perché non stavano insieme, da un bel po’, okay, era durata più a lungo di ogni sua relazione o pseudo relazione – anche se con Stiles, era meglio ripetere per essere chiari, non c’era alcuna relazione. Passavano tempo insieme, tutto lì, - ma sicuramente per le altre non si era messo a cantare. O a sentire voci di cantanti country.
Derek è amooooore.
O schizofrenia, e Derek avrebbe preferito avere la seconda, almeno avrebbe potuto diventare come il tizio di A beautiful mind, quel film che aveva visto con Stiles due settimane prima, quando Stiles si era messo a piangere durante il discorso del nobel del protagonista e gli si era accoccolato contro il petto e Derek, un po’ infastidito perché era stata la sua maglia a inzupparsi di lacrime, gli aveva accarezzato la schiena e dato un bacio sulla fronte.
E questo non lo chiami amore, tu?
Derek ignorò la vocina e mangiò la sua mela. Quella dannata cosa. Era colpa sua se era nei guai fino al collo, perché l’aveva sottovalutata e si era lasciato andare a un momento fatale di debolezza.
La sera prima, Stiles aveva studiato da lui fino a tardi. I suoi esami si stavano avvicinando, c’era anche da pensare al college e così aveva letteralmente supplicato Derek di aiutarlo, almeno con le materie umanistiche. Derek aveva accettato in nome dell’amore della cultura e avevano fatto quasi le due a studiare la Rivoluzione Americana, perché Stiles era decisamente distratto. Studiare con lui era irritante.
- Dormi qui, - gli aveva detto Derek, dato che, miracolosamente, in quel periodo Stiles non era in punizione.
- Non posso, non riesco a dormire senza il mio cuscino, - aveva mormorato Stiles fra uno sbadiglio e l’altro e così Derek lo aveva dovuto accompagnare a casa, fermandosi come al solito un isolato prima per evitare che lo sceriffo li vedesse.
Stiles, che a fatica si reggeva in piedi, lo aveva letteralmente supplicato di passare la notte da lui e dato che guidare fino al suo loft sarebbe stato noioso Derek aveva accettato. Non era certo la prima volta, tanto che aveva un paio di pantaloni del pigiama nella parte dell’armadio di Stiles riservata alle sue cose. Non era da intendere in senso romantico, semplicemente era comodo, dato che passavano del tempo insieme. Anche Stiles aveva una parte di armadio piena delle sue cianfrusaglie nell’appartamento di Derek e Peter se ne lamentava sempre, dicendo che a lui Derek non permetteva di lasciare lì nemmeno un calzino. Ma a Derek non piaceva dividere il suo spazio personale con lo zio, quindi era assolutamente normale.
Era entrato dalla finestra nella stanza di Stiles, si erano messi entrambi il pigiama e si erano stretti nel letto a una piazza. In qualche modo, Stiles gli si era rannicchiato addosso e aveva strofinato il faccino contro il suo petto, sbadigliando. A Derek aveva ricordato una bestiolina e allora gli aveva fatto una carezza sulla testa. Gli piaceva stare così, con Stiles appoggiato a lui, era piacevole, sapeva di casa, in qualche modo. E, mentre pensava questo e accarezzava i capelli di Stiles gli era scappato.
Okay, tecnicamente non è una cosa che scappa esattamente, ma era tutto così morbido, e caldo e sapeva di buono, di casa e di famiglia che gli era sembrato quasi naturale dirlo.
- Ti amo, - aveva sussurrato.
Il secondo dopo si era già reso conto dell’enorme, irreparabile, stratosferico danno che aveva fatto. Stiles si era improvvisamente irrigidito e lo aveva fissato per un lungo, doloroso istante in cui Derek aveva seriamente pensato di correre via e sdraiarsi sui binari del treno della stazione più vicina e aspettare la morte in silenzio. Si era aspettato le solite reazioni esagerate di Stiles, che a ogni minima cosa doveva commentare con la sua irritantissima voce e il suo ancora più irritante tono saccente e sarcastico, quando avrebbe potuto usare la lingua per scopi molto più proficui, ma invece lui si era semplicemente morso il labbro per nascondere un sorriso, gli aveva dato un bacio sulle labbra e risposto: - Ti amo anche io.
Era stato enormemente magnanimo, Derek glielo riconosceva. L’ultima volta, quando Derek gli aveva detto che stava bene con il nuovo taglio di capelli – era stato costretto da quaranta minuti di “come mi stanno?” “che ne pensi?” “dammi un parere sincero” “mi stanno davvero così male?” e accidenti a Stiles erano solo degli stupidi capelli, ricrescevano, non era un tatuaggio sulla faccia, come poteva farsi problemi così cretini? – si era messo a saltellare per tutta la stanza e ad abbracciarlo, dopo avergli stampato un bacio umido sulla guancia. Tutto per degli stupidi capelli.
Comunque, fatto stava che, dopo una lunga, imbarazzante e orribile notte in cui Derek non aveva chiuso occhio e Stiles aveva parlato tutto il tempo nel sonno ripetendo “lo voglio” e “in luna di miele andiamo in Messico”. Aveva seriamente valutato l’ipotesi di rompere con Stiles, anche se non c’era niente da rompere dato che non stavano insieme, ma poi aveva visto quella stramba bestiolina accoccolata contro di lui e aveva deciso che no, non si sarebbe arreso alla prima difficoltà. Perlomeno, non prima di aver avuto il pacchetto completo, le sue sofferenze nel corso di tutti quei mesi non potevano restare certo senza frutti. Poi la bestiolina aveva iniziato a tirare calci e aveva dovuto appellarsi a tutti i santi che conosceva per non sbatterlo giù dalla finestra.
Fatto stava, comunque, che rinunciare a Stiles dopo tutta la fatica che aveva fatto per convincere Scott, ricattare Peter e  non farsi beccare dallo sceriffo non era decisamente un’opzione. Non era naturalmente perché era innamorato, assolutamente no. A Derek piacevano le persone mature, forti, indipendenti, non i ragazzini iperattivi che parlavano troppo. Assolutamente no. Il suo tipo era molto di più … ehm, Arwen di quel film palloso che vedeva sempre Stiles?
Gli avrebbe semplicemente detto che non intendeva dire quello che aveva detto e tanti saluti. Non valeva la pena di fare tante tragedie. Era stato un lapsus, tutto lì.
Ma la mattina dopo non era riuscito a dirglielo, perché Stiles al mattino era un cosino inerme e sicuramente ci sarebbe rimasto male e poi avrebbe dovuto sopportare le sue lagne sul “perché non mi ami?” mentre lui si vestiva e preparava per la scuola. Naturalmente il cosino inerme gli aveva fatto subito ricredere su quei buoni sentimenti perché per spegnere la sveglia gli aveva ficcato un ginocchio nello stomaco e poi, dopo avergli dato un melenso e inutile bacino del buongiorno era andato a lavarsi e gli aveva portato su una tazza di latte e dei biscotti, mentre lui faceva colazione con suo padre.
Derek si era trattenuto un po’ a fissare il latte con aria depressa, chiedendosi cosa fare. Stiles sembrava di ottimo umore e addirittura meno irritante del solito, o forse era semplicemente lui che si sentiva in colpa per avergli detto quella cosa.
Il latte aveva ricambiato lo sguardo, affranto, e Derek si era sentito compreso, per un attimo, poi si era reso conto che stava attribuendo dei sentimenti a un oggetto inanimato e gli era venuta di nuovo voglia di spararsi un colpo, così aveva tirato giù latte e biscotti in due bocconi e si era vestito, aspettando che Stiles tornasse su a farsi lo zaino per dirgli tutto. Lo faceva per lui, perché non si illudesse che la loro storia … un attimo, non avevano una storia, quindi non c’era problema, no? No, beh, insomma, che si illudesse che la loro cosa fosse qualcosa che non era. Certo, Derek teneva a lui, per quanto la cosa fosse disgustosa ma da lì all’amarlo …
Infatti lo hai marchiato perché lo trovi disgustoso, vero Derbear?
Maledetta vocina. Derek la cacciò via agitando la mano nell’aria, infastidito. E Dearbear non glielo diceva nessuno. Tranne Stiles. Ma solo perché Stiles era davvero piacevole da baciare.
Alla fine, quella mattina non aveva detto nulla a Stiles se non un “corri o arriverai in ritardo” oltre al solito “ciao”. Stiles, tanto per infierire, gli aveva raccontato di avere chissà che compito in classe, poi gli aveva dato un lungo bacio di arrivederci e gli aveva detto che lo amava. Maledetto.
Aveva bisogno di schiarirsi le idee.
Oh, sono d’accordo disse la vocina simile a quella di Taylor Swift così magari arriverai a capire con quell’unico neurone che dimora nella tua zucca vuota, che tu ami Stiles.
Oh, certo, e poi avrebbe iniziato a ricamare centrini e si sarebbe fatto un corredo, avrebbe proposto a Stiles di sposarlo una sera di giugno e avrebbe fatto la lista nozze con Peter. Come no. Era già lì.
L’idea del matrimonio è un po’ avventata però, io comincerei col farsi presentare a suo padre. 
Sicuramente. Lo sceriffo sarebbe stato entusiasta. E Derek non vedeva l’ora di presentarsi a casa Stilinski e dire al padre di Stiles “non si preoccupi, mi occuperò di suo figlio”. Assolutamente. Ecco, ora doveva vomitare.
La vocina sembrava piena di disappunto e Derek era stufo di intrattenere conversazioni nella sua testa, così decise di uscire a farsi una corsa. Prese l’iPod e mise la musica leggermente più alta del solito – la teneva comunque bassa per via dell’udito da lupo – sperando che fosse più forte della sua stupida vocina.
 
 
*
 
 
 
Naturalmente non aveva funzionato, anzi, avrebbe fatto meglio a stare a casa a giudicare dagli spiacevoli incontri che aveva fatto.
- Ehilà, Derek, - aveva sentito dietro di sé e aveva avuto voglia di saltare in un burrone, perché evidentemente alla sfiga non c’era limite.
- Peter, - ringhiò e suo zio iniziò a correre al suo fianco, irritandolo oltre ogni misura.
Fra tutte le persone che avrebbe potuto incontrare, lui era decisamente la peggiore. Avrebbe addirittura preferito incontrare il padre di Stiles, ed era tutto dire, o quella piattola di Scott. In effetti, sarebbe stata una piacevole alternativa vederlo senza che lui interrompesse qualcosa, qualcosa che generalmente aveva a che fare con Stiles nudo o quasi sotto di lui.
- Cosa ti angustia? – domandò Peter, facendogli un sorrisetto dei suoi.
Derek pensò che, in fondo, ucciderlo una seconda volta non avrebbe poi potuto nuocergli così tanto.
- Tu. Vai via.
- Derek, prima stavi parlando da solo.
- Perché, - replicò lui, seccato, - mi piace parlare con persone intelligenti. Quindi non con te.
Peter storse il naso: - Allora dovresti smettere di rivolgere la parola al tuo fidanzatino.
- Non stiamo insieme. E fra te e Lydia come va?
- Fra me e Lydia, - puntualizzò Peter, - non c’è niente. Ti ho detto, ogni tanto passo per caso da lei ma non …
A Derek non interessava dato che detestava Lydia – cosa mai ci aveva trovato Stiles? Era così superficiale quella ragazza. E nemmeno così bella. Ma oggettivamente, eh, lui non era certo interessato a chi piacesse a Stiles - quindi accelerò l’andatura ma Peter lo raggiunse subito. Era un vero peccato che fosse di nuovo vivo, da morto aveva iniziato a stargli addirittura simpatico.
- Avanti, Derek, raccontami, - incalzò Peter.
- No, perché vuoi solo farti i fatti miei, come sempre. Mai pensato di vivere una vita tua?
Peter gli rivolse un largo sorriso: - Oh, io lo faccio, ma a quanto pare qualcuno qui è troppo preso a guardare le farfalle che a fare altro ...
Simpatica, dolcissima e decisamente non velata allusione al fatto che lui e Stiles avevano quella cosa da un numero decisamente imbarazzante di mesi e non avevano concluso nulla. La maggior parte delle volte perché qualcuno, ignorando il fatto che avessero bisogno di privacy ogni tanto, irrompeva sul più bello, ma c’erano anche periodi in cui avevano a malapena tempo per i baci. Derek generalmente non aveva mai prestato molta attenzione ai baci dopo Paige, Kate non era esattamente il tipo, ma con Stiles li aveva rivalutati. Certo, anche altre cose erano molto piacevoli, ma passare una giornata senza baci di Stiles era non viverla appieno. Oh, ma che cavolo stava pensando? Che idiozia. I baci di Stiles erano superflui. Piacevoli certo, ma superflui.
- Benissimo, grazie della conversazione, ciao, - disse e si allontanò ma Peter lo raggiunse subito.
- So cosa è successo, - disse, ma Derek non ci cascò.
- Come no.
- Sì, fra te e Stiles. Lo conosci, sai che non è in grado di tenersi una cosa per sé e l’ha detta a Lydia che l’ha detta a me … so cosa hai fatto.
Avrebbe dovuto ricordarsi di parlare a Stiles di quella cosa chiamata “tenere la bocca chiusa” perché già l’universo sapeva di loro due, ora doveva sapere pure di quell’enorme, gigantesco e stupido errore che Derek aveva fatto. Oh, l’avrebbe ucciso prima o poi.
- Okay, allora prendimi pure in giro, avanti. Come se anche a te non fosse mai scappato un “ti amo” a qualcuna delle tue …
Peter si bloccò, fissò Derek negli occhi e gli scoppiò a ridere in faccia. Rise per un bel po’ di tempo, finché Derek non si irritò e gli diede uno spintone e lui crollò a terra tenendosi la pancia dalle risate.
- Oh mio dio, - disse fra le risate, - oh mio dio, hai detto a quella cosa che la ami, oh mio dio, quanto sei messo male!
- Lieto di divertirti, - ringhiò Derek, maledicendosi per essersi fatto ancora una volta fregare dallo zio, - ora me ne vado, addio. E non lo amo, naturalmente.
Peter roteò gli occhi: - Ah, certo, lo hai marchiato per nulla.
Derek ringhiò: - Non è in quel senso!
- Derek, non sono stupido come Scott. È vero che si marchiano i cuccioli, ma fra adulti, lo sai benissimo, si marchiano solo le persone che entrano nella propria famiglia, nello specifico, la persona con cui si pensa di stare tutta la vita. Lo saprebbe anche Scott se fosse stato attento quando parlava Deaton.
Derek guardò da un’altra parte. Okay, aveva marchiato Stiles perché ne aveva sentito il bisogno e aveva seriamente pensato di poter morire se non l’avesse fatto ma da lì all’amarlo … certo, marchiarsi era quello che Peter aveva detto, ma si era sempre convinto che magari lui e Stiles fossero un caso speciale.
- Uhm, magari sono un’eccezione, che ne sai! E comunque se lo amassi lo saprei e indovina? Non lo amo!
Peter alzò gli occhi al cielo: - Quanto vorrei crederti, l’idea che tu sia innamorato di quell’essere mi ripugna, ma purtroppo non posso negare l’evidenza. Ma posso aiutarti a disinnamorarti, se vuoi, ho giusto il numero di qualcuna, sai, adesso non posso più chiamarle per via di Lydia ma sono sicuro che saranno felici di sent …
Derek lo fulminò con lo sguardo.
- O possiamo uccidere Stiles, certo, - buttò lì Peter, - insomma, pensavo fosse meglio all’inizio ma ora che so che il tuo sogno è rotolarti nudo fra le lenzuola con lui  lo trovo intollerabile.
- Sei inutile, -  gli ringhiò Derek, - Non ho intenzione di disinnamorarmi di Stiles dato che non lo amo. Quindi, addio.
E girò i tacchi e corse via, sperando che Peter non lo seguisse.


 
 
*
 
 
 
Aveva evitato Stiles per tre giorni, finché questo non si era presentato nel suo appartamento alle tre del mattino, ancora in pigiama e mezzo addormentato.
- Dimmi cosa non va! – aveva strillato, bussando alla porta e Derek era andato ad aprirgli prima che svegliasse tutta la città.
Stiles gli si scagliò contro: - Mi dici che mi ami e poi mi ignori? Ma che cos’è questa cosa? Sei stupido? O forse  mi prendevi in giro? Te l’ho detto, non mi serve che tu mi ami, io …
Stiles si impappinò e gli scappò una lacrima che gli rotolò sulla guancia.
Hai visto!? esclamò la vocina lo stai facendo stare male perché non ammetti i tuoi sentimenti!
Derek gli si avvicinò e lo prese fra le braccia, senza dire nulla. Stiles gli si buttò addosso con tutto il suo peso e finirono sul pavimento, con Stiles che affondava il viso nel petto di Derek e lui che lo teneva stretto fra le braccia, senza saper bene cosa fare.
Ammettilo!
Ma non c’era un bel niente da ammettere, se non che era assolutamente ridicolo lo stare in pigiama sul pavimento alle tre di notte abbracciati ed era ancora più ridicolo il fatto che in quel momento Derek nona avrebbe voluto essere in nessun altro posto al mondo. Ma quella era più o meno la sensazione che aveva sempre quando aveva Stiles intorno.
E dopo questa non lo ami? Ma sei idiota o …?
La vocina era decisamente irritante. Perché lui non amava Stiles Stilinski, Stiles Stilinski gli dava sui nervi. Odiava il modo in cui parlava, il suo umorismo, tutto quel suo gesticolare, i suoi film di fantascienza, i grd o come si chiamavano, insomma, quei cosi fantasy a cui giocava sempre, odiava la musica che ascoltava e il fatto che studiasse in modo così approssimativo. Odiava tutte queste cose perché lo snervavano a morte, ma allo stesso tempo erano quelle che quando Stiles non era in giro gli mancavano. E allora come non detestarle profondamente?
Derek Hale, se questo non è amore tu non sei un licantropo.
Sì ma intanto lui aveva uno Stiles in crisi emotiva addosso e doveva gestirlo. E decidere di amarlo o no non era certo una priorità in quel momento.
- Mi ami? – domandò Stiles.
Derek non aveva parole per definire la sua sfortuna. Doveva essere stato maledetto da piccolo, perché andiamo la cosa era ridicola. Non era bastato scoparsi una psicopatica, ora aveva pure il diciassettenne in crisi che aveva bisogno di cose inutili come l’amore. Oh, ma lui aveva la soluzione, basta relazioni, cioè, quasi relazioni, si sarebbe lasciato il mondo alle spalle e sarebbe andato a vivere in una grotta nel bosco perché decisamente non era possibile …
- Sì.
Cosa cavolo aveva appena detto? Aveva appena ammesso di amare Stiles di fronte a Stiles? Per due volte?  Ma allora era proprio un imbecille, l’alpha degli imbecilli perché gli scappavano queste cose di bocca, proprio a lui che era sempre stato così taciturno e …
Stiles lo guardò negli occhi, coi suoi occhioni castani con le ciglia lunghe e Derek ebbe un vago sentore del perché ultimamente fosse diventato così imbecille.
Si chinò a baciare Stiles sulle labbra. Ecco, forse non era così male essere imbecilli, ma quella, per sicurezza, sarebbe stata l’ultima volta.
Si perse fra i baci di Stiles, finché non si ritrovò sopra di lui sul suo letto ancora disfatto. D’un tratto gli balenò in mente una cosa.
- Aspettami qui, - disse, odiandosi per essere lui, per quella volta, a interrompere e si infilò un paio di jeans e una maglietta a caso e uscì di corsa.
Ma era questione di vita o di morte, Stiles avrebbe capito.
Ritornò cinque minuti dopo con un fiatone degno di un maratoneta e trovò Stiles pigramente adagiato sul suo letto che giocherellava con un lembo del suo lenzuolo.
- Oh, wow, - disse, - non pensavo che avrei fatto scappare gli uomini quando mi sarei trovato a letto con loro.
Derek alzò gli occhi al cielo, sfilandosi la maglietta: - Era una buona causa, - gli disse e poi lo baciò, iniziando a d aprirgli la casacca del pigiama.
- Migliore di questa? – domandò Stiles.
Oh, ma stesse zitto una volta.


*


- Che ora è? – domandò Stiles, strofinando il naso sul petto di Derek.
- Scollati, - rispose lui, - le cinque e quarantacinque.
- Non mi dicevi “scollati” prima, però, - rimbrottò Stiles, non muovendosi di un millimetro.
Derek si rassegnò e lo cinse con un braccio: - Era un altro contesto, - gli ricordò, ma per evitare che la prendesse male gli diede un bacio.
Stiles ricambiò, arrampicandoglisi addosso e, finito il bacio, scostandogli i capelli dalla fronte.
- Me lo aspettavo diverso, sai? Non così bello.
Derek cercò di non mostrarsi così compiaciuto, anche se temette seriamente che il letto crollasse sotto il peso del suo ego che si stava gonfiando a dismisura.
- Anche io, non pensavo che una persona potesse parlare così tanto anche in certi momenti.
Stiles sbuffò: - Allora la prossima volta starò zitto, giuro che penserai che …
- Non ho detto che mi ha dato fastidio.
Sul viso di Stiles si dipinse uno di quei sorrisi enormi che erano decisamente il male più puro per la sanità mentale di Derek ed emise un mugolio di apprezzamento e gli si rannicchiò ancora più addosso, cercando la mano di Derek con la sua e stringendola.
- Scott morirà quando glielo dirò. E Bethany!
Derek storse il naso: - Esiste anche quella cosa chiamata “non raccontare i fatti propri” ma deduco sia tardi dato che hai inviato a tutta la tua rubrica un sms con scritto “indovinate chi non è più vergine?” in caps lock e con tredici punti esclamativi.
Stiles borbottò qualcosa sul fatto che Derek era un maledetto spione e gli si strinse ancora di più addosso.
- Devo andare a casa, - disse, lamentoso, - ma non voglio alzarmi. Non voglio lasciarti qui.
- Mh, - ripose Derek, che doveva ancora godersi il fatto di essere riuscito finalmente a concludere una volta per tutte senza che nessuno li interrompesse dopo quei lunghi, eterni mesi di astinenza.
- Dai, - mormorò Stiles, - sai che senza il mio cuscino …
Derek, controvoglia, si alzò e andò a prendere qualcosa in un angolo buio della stanza.
- Tieni, - disse, porgendolo a Stiles, - il tuo cuscino. Sono andato a prenderlo prima, così puoi fermarti a dormire.
Il sorriso di Stiles fu qualcosa di indescrivibile.




 
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non ho commenti. Sinceramente, ora che sono qui a scrivere l'ultimo capitolo mi sembra di star non solo postando l'ultimo capitolo di una storia ma anche di una parte della mia vita, ed è un po' così. L'anno sta finendo, io avrò gli esami e a settembre ricomincerà di nuovo tutto da capo. Quest'anno per me è stato un anno abbastanza difficile, ho avuto problemi di salute - ma li ho dall'anno scorso, who cares - discussioni coi miei genitori e ho anche dovuto adattarmi a un ambiente in cui tutti avevano già i loro amici e poi c'ero io. So che la storia è durata solo due mesi, ma diciamo che, seppur per questo breve tempo, avete fatto anche voi parte della mia vita, avete letto i miei scleri perché compravo cose online, vi ho ossessionati con Taylor Swift, vi ho ansiati per le mie verifiche e probabilmente mi avete odiata per l'alphacon. E quindi, beh, grazie, ma non solo per questo, anche  per avermi dato la possibilità di scrivere questa storia, non è niente di speciale, certo, ma è stato davvero divertente pensare a cosa scrivere nei capitoli, postare senza farmo beccare dai miei e vedere la storia evolversi.
Ma io voglio essere una brava ragazza e darvi un addio come si deve, quindi ecco, schematicamente, cosa vi dirò:
1. Ringraziamenti
2. Progetti futuri
3. Insospettabili verità su Ron.

Partiamo dal punto uno.
1. Tu, ehi, tu, proprio tu, che leggi, prima di tutto, grazie. Hai fatto una bella odissea con me (se naturalmente hai aperto solo questo capitolo e non hai mai letto niente vai a quel paese e karma is coming for ya) e spero di non averti deluso/a ora che siamo alla fine.
Inoltre, anziché fare la sola lista di nomi, sintetizzerei e non ne farei nessuno. Perché sono una pippa coi nomi e poi dimentico qualcuno e non prendetela sul personale. Allora, un grazie ENORME a chi ha speso due parole a commentare questa storia, io ancora non ci credo al fatto che le recensioni hanno superato le 100, dato che questa storia era solo un'idea un po' bislacca che avevo e vedere un'idea fare così tanti progressi, beh, per me è stupendo. Grazie anche a tutti coloro che mi hanno scritto messaggi privati, io vi adoro tantissimo e sono orribile a non essere ancora riuscita a rispondere, ma prometto di farlo adesso, finito il poema. Ringrazio anche tutti quelli che hanno la storia fra preferite/seguite/da ricordare non so esattamente a cosa servano queste cose, ma avete speso un minuto della vostra attenzione per me, quindi GRAZIE. Un altro grazie gigantesco va al #teamsterek, anche se non so quante leggano questa storia (per fortuna, mi imbarazza sapere che gente che conoso legge quello che scrivo), grazie degli scleri, delle notti insonni  e di tutti gli insulti mandati alle stydia shippers, vi adoro tutte, senza eccezione e guai a voi se un giorno smetteremo di essere attive.

2. Sarebbe un tasto dolente, ma devo dirvelo. Allora, ora come ora ho due idee per due storie, il seguito di questa, che avevo detto di avere in mente da un po', e una AU ispirata a un libro e a un film che ho visto di recente, sempre in questo fandom. Penso anche a un'originale, sinceramente, ma non credo vi interessi. Il problema è che ho provato a buttare giù qualcosa, ma non sono molto convinta. Quindi, per ora, diciamo che metto tutto in standby fino al mio ritorno da Vienna e vedo se, in periodo di esami, scrivendo riesco a scacciare l'ansia e a mettere giù qualcosa di produttivo.

3. Dato che ormai dopo 21 capitoli abbiamo imparato a conoscerci, penso che sia doveroso che anche voi sappiate qualcosa della mente malvagia che sta dietro a tutto questo.
Innanzitutto, non mi chiamo Ron. Mi chiamo Veronica, Ron è solo il diminutivo. E nella vita reale anche le mie migliori amiche (ora ex perché nelle amicizie ho una sfiga che manco Derek e Taylor Swift messi assieme) mi chiamano per cognome. Mi hanno fatto una festa a sorpresa e sul cartellone c'era il mio cognome, rendetevi conto. Inoltre, ora sono una pazza maniaca fissata con la media scolastica ma fino a due anni fa non me ne fregava una minchia e mi accontentavo di otto. Ah, e nonostante abbia scritto una storia su una coppia gay, non ne shippo nessuna in nessun telefilm, tranne sterek. Anzi, in genere odio la gente che trova coppie gay nei telefilm e il personaggio omosessuale, se c'è, nel telefim, mi sta amabilmente sul cazzo (sì, Emily, parlo di te). Shippo solo coppie praticamente canon o che comunque gli sceneggiatori hanno reso palesi, infatti di solito le cose finiscono come le ho previste io. Ah, e odio le fanfiction con tutta me stessa. Okay, è un controsenso, perché ne scrivo, ma ne avrò lette tre in tutta la vita che valessero davvero la pena, per il resto ne leggo a tempo perso e solo in inglese perché la gente che scrive su efp - con le dovute eccezioni - mi fa sentire tanto contenta di avere la cittadinanza anche francese e potermi tranquillamente spacciare per parigina. A me piacciono i libri, in particolare i classici, il mio preferito è Cime Tempestose. E non vedo l'ora sia estate per leggere l'opera completa di Shakespeare e vorrei riuscire a leggere tutto Proust e Hugo in lingua prima di morire ma prima dovrei capire qualcosa di filosofia e di letteratura francese, anche se ho comunque letto tutto Les Misérables (edizione intergrale, naturalmente). E, a dispetto di questo mio essere snob e sentirmi superiore a tutto e tutti perché leggo libri che pesano più di me, voglio disperatamente fare la youtuber. Ah, e sono alta 1.70 e non capisco se sono alta o bassa, e io odio le mezze misure. E sono schizzinosa da morire e ho i gusti di una novantenne, dato che odio uscire tardi la sera e adoro prendere il tè al pomeriggio e ho una quantità impressionante di gatti. Inoltre penso seriamente di essere antipatica a tutti dato che ho un'eccessiva considerazione di me stessa e sono una contraddizione ambulante, ma non faccio nulla per cambiare. E mi sa che qui termino lo sputtanamento, perché a voi dei miei deliri narcisistici non frega nulla, ma era doveroso farvi vedere la vera Ron. Veronica, cioè, ma guai a voi se mi chiamate Veronica. Per il resto, potete contattarmi - naturalmente non sarò molto presente nei prossimi giorni causa stare incollata ai pantaloni di Dylan, Tyler e Paul fino all'apocalisse - su  Twitter  Ask.fm perché sono quel tipo di persona che ha 23456 social.


 
Grazie per aver letto, davvero, e per avermi dato l'opportunità di scrivere questa storia,
di avermi sopportata nei miei scleri e del vostro sostegno,
nonostante io sia una persona strana e iperattiva.
Vi voglio bene, dico davvero, e vi abbraccio uno a uno.

Ron
  
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