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Autore: shaolin7272    03/06/2014    2 recensioni
Strinse i pugni rabbiosamente. Era maledettamente ingiusto, diamine! Lui era il capitano James T. Kirk; nonostante la giovane età aveva dimostrato ampiamente di meritare il ruolo ricoperto e di essere in grado di portare a termine le missioni affidategli; certo, forse..., sì, ammetteva, a volte non proprio in maniera regolare, però era il risultato quello che contava. O no?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James T. Kirk
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

La serata stava volgendo al termine, Jim, con il fidato amico Bones sempre al suo fianco, aveva usato tutto il proprio fascino per cercare di ingraziarsi il gotha della flotta stellare presente. Parecchi ammiragli e consorti erano ancora al tavolo del capitano ad ascoltare il racconto dell'impresa compiuta per catturare Khan conquistandoli con la sua fresca e spontanea risata. Tutti tranne l'ammiraglio Chegwidden, che manteneva una fredda indifferenza .

McCoy si era reso conto di quanto fosse infastidito Jim da quell'atteggiamento ostile nonostante avesse mantenuto il suo proverbiale ottimismo e soprattutto di quanto fosse rimasto ferito anche dal comportamento distaccato di Spock, il maledetto sangue verde. Bones in quel momento lo detestava con tutte le sue forze, avrebbe voluto stringere tra le mani il collo del vulcaniano invece che il suo bicchiere di whiskey.

Spock intanto si era allontanato dai tavoli dirigendosi alla vetrata dalla quale si scorgeva la Baia di San Francisco e il Golden Gate illuminato a giorno; lasciò vagare il suo sguardo fuori, conscio che ogni sua mossa era seguita dagli occhi del capitano Kirk. Percepiva la sua confusione, il suo dolore, la sua paura e lui non aveva idea di come aiutarlo.

“Comandante Spock.” Salutò l'ammiraglio Chegwidden facendo impercettibilmente trasalire il vulcaniano, che non si era accorto del suo arrivo assorto com'era nei suoi pensieri.

“Ammiraglio.” Ricambiò il saluto con un lieve inchino cercando di recuperare la sua compostezza.

“So che non è il contesto giusto, ma vorrei parlarle.”

Il primo ufficiale osservò l'uomo dai capelli grigi dal taglio militare leggermente più basso di lui con una punta di curiosità, facendo cenno al suo superiore che lo stava ascoltando.

“Non riesco a capire perché non abbia accettato la promozione a grado di capitano e il comando della Valiant. Lo trovo illogico.”

Spock inarcò il sopracciglio rimanendo per qualche istante in silenzio prima di rispondere serio. “Ammiraglio, non sempre quello che è illogico per gli umani lo è per i vulcaniani, anzi, ho riscontrato che è esattamente l'opposto.”

“Davvero?”

“Lei dice che non è logico il mio rifiuto perché ragiona da umano, secondo i vostri parametri avrei dovuto accettare la promozione gratificato nell'orgoglio. Io sono un vulcaniano non ho un ego da gratificare. E non sono interessato al comando. Senza considerare poi che attualmente gli equipaggi della flotta stellare sono prevalentemente formati da terrestri ed essi non sono ancora pronti ad avere un capitano vulcaniano. ”

“Frottole! Sull' Entrerprise lei ha svolto il ruolo in maniera più che impeccabile!”

“Signore, con il dovuto rispetto, la mia natura mi rende incapace di mentire. Sull'Enterprise ho svolto solo il ruolo di facente funzione. È ben diverso che essere capitano di vascello.”

L'ammiraglio Chegwidden sbottò frustrato. “E va bene, su questo forse ha ragione, ma perché rimanere sotto il comando di Kirk? Cosa ha quell'uomo di così speciale?”

Spock cercò una spiegazione plausibile agli occhi del suo superiore poi non riuscendo a trovarla usò il sistema Kirk, rispondere a una domanda con un'altra “Lo osservi e mi dica, cosa vede lei?”

Chegwidden non capiva a dove volesse andare a parare l'alieno, ma alla fine si arrese e si voltò rabbiosamente a scrutare la figura bionda del capitano che sembrava brillare nella divisa dorata. “Noto solo un giovane sfrontato, presuntuoso, che non si attiene alle regole e molto fortunato a uscire dalle situazioni difficili.”

Spock non si stupì delle parole dell'ufficiale, era la descrizione perfetta del capitano James T. Kirk “Ammiraglio sta guardando solo in superficie, come ho fatto io all'inizio, provi invece ad avvicinarlo senza pregiudizi, gli parli. In lui avvertirà una forza che sicuramente riconoscerà. È la forza più testarda che c'è in voi umani, che non chiede cos'è l'eternità. La forza più testarda che sogna e non si arrende mai. La forza della vita.”

“È questo che lei vede Signor Spock?”

“È quello che vedono la maggior parte degli esseri umani emotivi, signore.”

“Non mi ha risposto.”

Spock fece un piccolo sospiro cedendo con riluttanza “Ammiro il capitano Kirk, se è quello che vuole sapere, ritengo sarebbe illogico per la Flotta Stellare rinunciare ad un così valido elemento. E per me è e sarà sempre un onore servire sotto il suo comando.” Detto questo fece un cenno di saluto e si allontanò con le mani intrecciate dietro la schiena.

L'ammiraglio Chegwidden rimase a riflettere su quello che che gli aveva detto il vulcaniano per alcuni istanti, alla fine scrollando le spalle raggiunse Kirk che era pronto sulla porta ad uscire con il dottor McCoy.

“Capitano Kirk ha un minuto per me?” Domandò .

Jim scambiò un breve sguardo d'intesa con Bones. Assicuratosi che l'amico l'avrebbe aspettato si rivolse con un sorriso al suo superiore “Sono a sua completa disposizione.”

Era passato più di un quarto d'ora da quando Jim e l'ammiraglio si erano appartati e il buon dottore si stava stancando di andare avanti e indietro per la strada, soprattutto stava iniziando a preoccuparsi. Sobbalzò nel trovarsi davanti Spock.

“E tu che diavolo ci fai qui?” Domandò scontroso al vulcan.

“Ho visto il capitano parlare con l'ammiraglio.”

“E sai anche per caso cosa volesse dirgli? Vorrei essere preparato nell'eventualità ...”

Non finì la frase perché vide Jim, provò un tuffo al cuore scorgendo il volto corrucciato del giovane, non era possibile, maledizione, pensò, non potevano avergli tolto la ragione di vita … Anche Spock aveva smesso di respirare in attesa di una ferale notizia, poi udirono la risata, il capitano corse incontro a loro afferrandoli entrambi per un braccio costringendoli ad un pazzo girotondo.

“E' mia, l'Enterprise è mia!!”


 

  
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