Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: telesette    03/06/2014    4 recensioni
Ancora un bacio, semplice e innocente come l'altro, e Yuki levò anche gli ultimi dubbi del giovane Tadashi.
Era l'amore ad accendere le loro labbra.
Era l'amore, quello vero, a farsi per loro passione e incoscienza.
Così quando le mani di Tadashi sfiorarono la pelle nuda di Yuki, nel buio intimo della notte, ogni sua carezza era fonte di sollievo per lei. Yuki si abbandonò a quella piacevole sensazione, dove il pensiero della tortura e delle ferite era adesso lenìto dall'amore puro di Tadashi, e fu allora che entrambi compresero la verità dietro quel dolce momento così intenso...
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Tadashi Daiwa, Yuki
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria di un'amica'
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In memoria di un'amica:

Nata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa.   
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazione DISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore...   
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era.   
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme.   
Ciao Gina!

 

***

Capitan Harlock 宇宙海賊キャプテンハーロック Uchū Kaizoku Kyaputen Hārokku ), nato come manga di fantascienza nel lontano 1977 dalla mente geniale di Leiji Matsumoto, da molti è giustamente ritenuto ancora oggi uno dei "pilastri" tra i capolavori che hanno segnato la storia dell'animazione. Passato attraverso svariate derivazioni dalla versione originale, compreso il film d'animazione al computer uscito nel 2013, si può tranquillamente affermare che il fascino dell'opera rimane pressoché immutato e non influenzato dalle mode o dal rincoglionimento delle generazioni... come spesso succede, purtroppo, quando i capolavori del passato vengono riproposti secondo i gusti e le esigenze del pubblico.
Che dire di Capitan Harlock?
Le emozioni e i viaggi intergalattici, a bordo dell'astronave Arcadia, sono solo una piccolissima parte di quello che questa serie ha avuto modo di trasmettere e che trasmette tuttora.
Harlock unisce in sé il fascino e il carisma del guerriero silenzioso, con chiari riferimenti che rimandano soprattutto caratterialmente al "Capitano Nemo" di Verne, e in sintesi rappresenta il perfetto archetipo dell'antieroe: nella giustizia di Harlock, infatti, non sussistono gerarchìe ed intoccabilità; i suoi ideali vivono in lui e infiammano il cuore del suo equipaggio, disposto a morire pur di combattere sotto la sua bandiera pirata; e oltre alle insidie Mazoniane, ordìte dalla crudele reginaRaflesia, i suoi nemici più temibili sono forse l'ipocrisìa e l'indolenza di una società corrotta, atta a rispecchiare la decadenza umana che non offre alcuna possibilità di scelta.
Persino il giovane Tadashi Daiba, inizialmente restìo ad unirsi con il pirata dello spazio, comprende che quella di Harlock è la via di un uomo libero che tiene il rispetto verso sé stesso più caro di ciò che viene ingiustamente associato al suo nome.

Guarda la sigla italiana:
https://www.youtube.com/watch?v=Yxo3soclk_A

 

***

L'amore ha più coraggio di noi
immagini tratte da internet

 

- Perché, capitano? - chiese Tadashi con rabbia. - Perché non posso prendere parte anch'io, all'operazione di salvataggio?

Tadashi non riusciva assolutamente ad accettare la decisione di Harlock.
In fin dei conti, Yuki era stata catturata solo e soltanto per causa sua: per durante una missione di avanscoperta, era rimasta ferita per proteggerlo e, senza che Tadashi potesse fare nulla per salvarla, le Mazoniane l'avevano presa e trascinata a bordo della loro astronave.
Ora Harlock era riuscito a localizzare la posizione dell'astronave, grazie soprattutto alla rotta tracciata dal computer di bordo, tuttavia riteneva che Tadashi non dovesse esporsi nuovamente al pericolo che la povera Yuki gli aveva già scongiurato una volta a prezzo della propria incolumità.

- Tadashi, ragiona - lo rimproverò duramente Harlock. - Yuki ha rischiato grosso, per salvare la tua vita; se ti dovesse accadere qualcosa, durante questa operazione, il suo sacrificio si rivelerebbe inutile!
- Ma io...
- Tu aspetterai qui, in modo che lei veda premiato il suo gesto sapendoti sano e salvo, e questa è la mia ultima parola!

Tadashi si morse le labbra a sangue.
Chiaramente non sopportava una simile decisione ma, incapace di mettere in discussione le ragioni di Harlock, non poteva far altro che aspettare finché questi non avesse liberato Yuki e l'avesse ricondotta sana e salva a bordo dell'Arcadia. Harlock si era preso un impegno preciso, nei confronti del suo comandante in seconda, e non avrebbe mai potuto rendere vano il sacrificio di Yuki esponendo deliberatamente Tadashi al pericolo.
Yuki voleva molto bene a quel ragazzo, anche se le imbarazzava ammetterlo, e lo stesso Tadashi era troppo giovane e ottuso per poter rendersene conto.

- Pronti ad attaccare la nave nemica - ordinò Harlock a Yattaran. - Issare la bandiera nera, prepararsi all'arrembaggio!

L'astronave delle Mazoniane non aveva modo di manovrare, ora che l'Arcadia le aveva chiuso ogni possibile via di fuga, cosicché Harlock ed equipaggio poterono penetrare lo scafo senza difficoltà. Una volta all'interno, sterminando senza pietà tutte le soldatesse di Raflesia che gli si paravano contro, Harlock perlustrò ansiosamente ogni angolo in cerca della cella ove Yuki era tenuta prigioniera.
Sapeva che, al fine di strapparle utili informazioni, non avevano certo esitato a torturarla.
Tuttavia, per quanto conscio della crudeltà del nemico, persino Harlock non era pronto alla vista di ciò che lo attendeva.

- Yuki - mormorò debolmente, una volta aperto il luogo ove la ragazza era rinchiusa. - Non è possibile... che cosa ti hanno fatto? 

Harlock non riusciva a crederci.
Kei Yuki era ridotta in condizioni a dir poco spaventose, nuda ed incatenata alla parete della cella, con delle ferite talmente profonde e sanguinanti che sembrava già morta.
La sua tuta spaziale giaceva miseramente in un angolo, tagliata a brandelli con un coltello, e alla poverina non era stato risparmiato né il dolore né il freddo. Harlock vide il suo candido corpo rigido, segnato da tagli lungo la schiena e sulle gambe, inorridito dal pensiero delle urla lancinanti che dovevano averle strappato di bocca con quel trattamento. Le Mazoniane non avevano neppure esitato a conficcarle degli stiletti all'altezza del seno, come dimostravano i fori sottili attorno alle aréole dei capezzoli, e subito l'orrore si tramutò in rabbia.
Senza perdere altro tempo, Harlock si precipitò a sorreggere il corpo ferito di Yuki, sparando contro le catene che la tenevano costretta in piedi e immobilizzata, e subito si accinse a chiamarla per nome.

- Yuki - esclamò. - Yuki, rispondi, per l'amor del cielo!
- Ha... Harlock... - gemette la poverina con un filo di voce.

Gli occhi chiusi dallo sfinimento, le labbra rosse e screpolate dalla fame e gli stenti, Yuki sembrava sul punto di rendere l'anima proprio in quel momento. Harlock le sfiorò la guancia lìvida con la mano, raccomandando per la vita della fanciulla con tutte le preghiere che conosceva, allorché quella piccola sensazione di calore quasi impercettibile sembrò riaccendere il corpo e l'anima di Yuki.

- Sto... Sto bene, comandante - sussurrò lei. - Non hanno... non hanno saputo nulla... Non ho detto nulla...

Senza proferire parola, Harlock si tolse rapido il mantello dalle spalle e lo avvolse per coprire le nudità di Yuki. La ragazza era svenuta, troppo debole evidentemente, ma stavolta vi erano le forti braccia di Harlock a sorreggerla e a vegliare su di lei.

- Va tutto bene, Yuki - la rassicurò Harlock, sollevandola delicatamente. - E' tutto finito adesso, torniamo a casa, è tutto finito!

Harlock non aveva parole sufficienti per esprimersi.
La povera Yuki aveva sopportato tutto quel dolore atroce, sola ed umiliata, e ciononostante non erano riuscite a piegare la sua mente o il suo sentimento di lealtà verso l'intero equipaggio. Pur di non rivelare quello che sapeva, poco o tanto che fosse, aveva accettato quella tortura disumana come il prezzo equivalente alle vite di tutti i suoi compagni...
Harlock non poteva che ammirare il suo coraggio, dando mostra di un enorme rispetto, e certo Raflesia avrebbe dovuto rendere conto anche di questo. La sofferenza di Yuki era come un'altra pietra, che andava ad aggiungersi a tutti gli orribili misfatti di quella donna malvagia, ma non per questo meno importante.
Mentre Harlock si preoccupò di riportare Yuki a bordo, per affidarla alle cure capaci del dottor Zero, dentro di sé giurò di fare tutto il possibile per riscattare il dolore di Yuki fino all'ultima goccia versata del suo sangue.

***

Molti giorni più tardi, una volta recuperate del tutto le forze, Yuki era nuovamente in grado di adempiere ai suoi doveri sul ponte di comando. Le ferite del corpo le avevano lasciato delle cicatrici ma, più che di quelle visibili, Harlock si diceva preoccupato di quelle della sua mente.
Una volta tornata a bordo dell'Arcadia, Yuki aveva supplicato il comandante di non fare parola con alcuno circa le torture da lei subite... specialmente con Tadashi, che pure si sentiva già abbastanza "responsabile" dell'accaduto.
Harlock mantenne la parola, rinnovando ulteriormente il suo profondo rispetto per lei, ma un giorno gli sorse spontaneo chiederle il perché di questo suo profondo attaccamento verso il giovane Daiba.

- Capisco e approvo la tua scelta, Yuki - commentò distrattamente, senza guardarla negli occhi. - Ma sei sicura di voler tenere Tadashi all'oscuro di quanto è successo!
- Per favore, comandante - mormorò Yuki. - Per Tadashi, è già abbastanza difficile convivere con quel senso di colpa; se sapesse la verità, dal momento che è così emotivo, dubito che la sopporterebbe!
- Parli sempre di lui, come se fosse un bambino - osservò Harlock. - Anche lui ha visto morire un padre che amava, ucciso davanti ai suoi occhi... Forse dovresti cominciare a considerarlo più adulto di quello che sembra!

Yuki tacque.

- Credo di capirti, ripeto - proseguì Harlock. - Non vuoi attribuirgli alcuna responsabilità di quanto è successo, perciò preferisci tenerti tutto dentro!
- Non voglio che Tadashi si senta colpevole - ammise Yuki.
- Quel ragazzo nutre una profonda venerazione per te, lo capirebbe anche un cieco - sottolineò dunque Harlock. - E' rimasto a vegliarti in infermerìa tutto il tempo, pregando affinché ti riprendessi, e non solo per il senso di colpa; da quanto ho capito, preferirebbe morire, piuttosto che sopportare l'idea di perderti... e, se la vista non mi inganna, suppongo sia lo stesso per te!

Yuki avvampò chiaramente in volto.
Harlock aveva colto nel segno, indovinando che il sentimento di Yuki verso Tadashi potesse anche andare aldilà della semplice amicizia. Tadashi Daiba era giovane, poco più che un ragazzino in effetti, ma non per questo Yuki poteva negare di sentirsi emotivamente attratta da lui. All'inizio lo vedeva come una specie di fratello minore, impulsivo e impaziente, sempre bisognoso di essere protetto.
Ma ora che Harlock aveva posto quella esplicita osservazione, Yuki non poteva più nascondere l'evidenza.
Gli stessi sguardi che lei rivolgeva a Daiba, ora dolci, ora tristi, a volte perfino carichi di rabbia e gelosia, rivelavano fin troppo chiaramente quella realtà chiusa dentro al suo cuore.

- Non puoi continuare a proteggere quel ragazzo in eterno - fece notare dunque Harlock. - Verrà il giorno in cui sarà lui a scegliere, se sacrificarsi o meno per qualcuno, e forse allora sarai tu a soffrire al pensiero di cosa potrebbe accadergli...
- No - fece Yuki scuotendo la testa.
- Sai che è così, lo sai benissimo - concluse Harlock gravemente. - Siamo pirati, Yuki: la guerra riguarda ognuno di noi a bordo, e non sempre possiamo impedire il destino di chi ci sta intorno... Anche se si tratta di coloro che amiamo, e che vorremmo proteggere sempre, questa purtroppo è la realtà della vita!

Yuki annuì.

- Sì, mi rendo conto, ma...
- Se sei veramente innamorata di lui, devi accettare che un giorno lui possa fare per te lo stesso - tagliò corto Harlock. - Ho visto gli occhi di quel ragazzo, mentre si rimproverava più volte di non aver saputo difenderti, e si sarebbe tolto fino all'ultima goccia di sangue per darla a te quando eri ferita!
- Tadashi è troppo giovane - provò a dire Yuki.
- E' abbastanza grande, per dare ascolto al suo cuore, Yuki... Spetta solo a te decidere, se seguire il tuo oppure no!

Prima che Yuki potesse ribattere, Harlock era già uscito dalla stanza.
La fanciulla si massaggiò il braccio, quasi stesse tremando in preda a un brivido di freddo, ma dentro di sé sapeva che Harlock aveva ragione.
L'eroico pirata dello spazio aveva capito da tempo che, all'infatuazione nei suoi riguardi, nel cuore di Yuki era subentrato un sentimento molto più importante nei confronti del giovane Daiba. Non ci voleva certo un genio, per capire come entrambi fossero attratti l'uno dall'altra. Tuttavia Yuki non se la sentiva di dare voce a ciò che provava.
Già una volta, dopo aver realizzato lo spregevole inganno di Kasuya, era addirittura arrivata a convincersi che l'amore fosse soltanto una pia illusione. Solo a bordo dell'Arcadia, condividendo lo stesso sogno di libertà di Harlock, aveva ricominciato a credere nell'importanza degli affetti e dei legami verso la sua nuova famiglia.
Poi arrivò Tadashi.
Molto simile a lei, per certi aspetti: impulsivo come lo era lei, impaziente come lo era lei...
A volte, guardando negli occhi di Tadashi, Yuki credeva di ritrovare un po' di sé stessa; la fanciulla che era un tempo, piena di sogni e speranze, della quale non restavano altro che ricordi sbiaditi e cicatrici sia nel corpo che nello spirito.
Mentre tornava nella sua cabina, Yuki sostò un attimo davanti alla porta di Tadashi.
Questi era ancora sveglio, come dimostrava la luce accesa che filtrava nel corridoio, e difatti si accorse della presenza di qualcuno dietro l'uscio e andò istintivamente ad aprire tenendo una mano sulla pistola.

- Yuki - mormorò lui sorpreso, abbassando l'arma. - Non... Non credevo che fossi tu, mi dispiace, scusami...
- No, non ti scusare - lo tranquillizzò l'altra. - Perdonami, non volevo disturbarti, stavi andando a dormire?

Improvvisamente Tadashi si rammentò di avere buttato la casacca sul letto, e di essere praticamente a torso nudo, cosicché arrossì in preda alla vergogna e al comprensibile imbarazzo. Dal canto suo, Yuki evitò di fare commenti, pure ammirando il fisico snello e ben proporzionato del giovane. Da che era salito a bordo, Tadashi aveva messo su una muscolatura molto più tonica e robusta, rispetto al fisico di ricotta che aveva prima.
Sembrava molto più adulto della sua età, in effetti.

- Stai... Stai bene? - balbettò Tadashi.
- Sì, Tadashi, non preoccuparti - tagliò corto lei. - E' colpa mia, che faccio ancora un po' fatica a muovermi, ma non è niente di grave... davvero!
- Aspetta, siediti un momento - propose l'altro, offrendole gentilmente di accomodarsi. - Ti porto un po' d'acqua!
- No, Tadashi, non occorre...

Il tempo di riempire il bicchiere dalla caraffa, Tadashi offrì a Yuki di che dissetarsi. Lei accettò, sorseggiando l'acqua fresca, e ringraziò il ragazzo con un sorriso. Tadashi si rimise svelto la casacca sulle spalle, in modo da coprirsi decentemente, e si rivolse a Yuki con un misto di ansia e preoccupazione.

- Da quando ti sei ripresa, non hai più detto una parola - mormorò il giovane. - Il dottor Zero non ha voluto dirmi nulla di più, circa la tua salute, ma avevi perso molto sangue... Che cosa ti hanno fatto, quelle maledette assassine?

Yuki si fece seria in volto, guardando Tadashi molto attentamente.
Come il giovane fece per cingerle piano una spalla, costei ebbe un sussulto. Temeva che, sentendo le cicatrici al tatto, questi potesse "odiarsi" al pensiero di esserne responsabile.

- Ti prego, Tadashi - rispose Yuki sottovoce. - Non voglio parlarne!
- Ma Yuki, io...
- Non è colpa tua, te l'ho detto!
- Ma se non fosse stato per me, non ti avrebbero catturata!

Fu in quel momento che Yuki, mettendo da parte scrupoli e pudore, si lasciò andare ad un lieve bacio sulle labbra dell'altro.
Tadashi ammutolì.
Certo non si aspettava un gesto del genere da parte sua, per quanto lui stesso lo avesse sognato molte volte e in molti modi diversi. Con quel bacio, Yuki aveva spezzato d'un colpo tutta la tensione presente nella stanza.

- Yu... Yuki...
- Va tutto bene, Tadashi - sussurrò. - L'amore ha più coraggio di noi, perché è il sentimento che ci spinge a proteggere gli altri prima di noi stessi, solo che non sempre riusciamo ad accettarlo per ciò che è!
- Oh, Yuki, io... io...

Ancora un bacio, semplice e innocente come l'altro, e Yuki levò anche gli ultimi dubbi del giovane Tadashi.
Era l'amore ad accendere le loro labbra.
Era l'amore, quello vero, a farsi per loro passione e incoscienza.
Così quando le mani di Tadashi sfiorarono la pelle nuda di Yuki, nel buio intimo della notte, ogni sua carezza era fonte di sollievo per lei. Yuki si abbandonò a quella piacevole sensazione, dove il pensiero della tortura e delle ferite era adesso lenìto dall'amore puro di Tadashi, e fu allora che entrambi compresero la verità dietro quel dolce momento così intenso
...
Una verità così bella, dove le parole non sono sufficienti ad esprimerla!

 

 

FINE

   
 
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