Shawn
non ha idea di come possa esistere un amore più
grande di questo. Giace in mezzo a un campo, sdraiato su erba fresca e
morbida,
e il solo suono del vento lo culla nell’infinito, dolcissimo
abbraccio di Eve.
La donna parla, parla da ore, parla da sempre, la voce di lei
è ormai scheletro
del mondo. Nulla esiste al di fuori di Eve, neppure il tempo.
Eppure
– l’amore muore presto, e il suo effetto anestetico
comincia a svanire. È notte, l’aria è
fredda e carica di pioggia. Eve grida e
piange e si dibatte, mani spuntano dal terreno e la trattengono per le
caviglie,
i polsi e i capelli, la costringono a mantenere la posizione degli
amanti.
Nulla
esiste al di fuori della paura.
My hopes are so high that your kiss may kill me.
Il
risveglio è caotico. In un groviglio di braccia e
gambe Shawn riprende coscienza del mondo che lo circonda: il respiro
perfettamente regolare di Eve, i rumori della tranquilla vita notturna
di una
qualsiasi cittadina di periferia…
L’uomo
sospira, poi si lascia cadere all’indietro sul
letto. Ad avere il diritto di esprimere la propria opinione, non
vorrebbe mai
più vivere un’esperienza, un sogno del genere.
Sotto la pelle scivolano gli
ultimi residui di terrore, si incastrano sotto le unghie, si ritagliano
un
angolo buio e disabitato del suo cuore e affondano le radici così in profondità
– non fa male, però
causa un fastidio quasi insopportabile. Vorrebbe portarsi le mani alla
testa e
grattare, grattare, grattare fino
alla completa eliminazione di ogni traccia di questo orrendo incubo.
Decide
invece di dedicarsi a pensieri più lieti. Un
sorriso deliziato si dipinge sul suo viso al solo pensiero della
magnifica
donna che giace sdraiata al suo fianco. Si volta con l’intero
corpo nella sua
direzione, e con occhi pieni d’amore incontra lo sguardo di
Eve.
Won’t you kill me, so I (can) die
happy?
Ella
piange, come nel sogno, ma non è disperata. Non si
tratta di uno di quei pianti brutti,
con singhiozzi e odiosi risucchi d’aria e sudore e smorfie.
Questo è un bel pianto,
terribile e affascinante: lacrime
seguono distrattamente una strada di sale disegnata sulla bella
guancia, sulle
labbra mute e torte in un’espressione di puro odio.
(Non
sono neppure definibili vere lacrime) pensa Shawn,
e per un momento è disgustato dalla falsità della
donna. (Il paralizzante
muscolare l’ha privata addirittura della capacità
di sbattere le palpebre: sono
semplicemente gli occhi che cercano di non cadere fuori dalle orbite.)
Oh,
ma Eve
non è falsa.
Lei
piange sul serio, da qualche parte, intrappolata
nel suo corpo diventato prigione, ed è per questo che Shawn
l’ama così tanto:
sincera e pura nonostante le avversità. Perfetta.
Perfetta
da baciare, da stringere, da amare.
il
suo corpo fra le braccia e il suo collo fra le mani,
una
gola molle nella quale affondare con le dita e
perdersi in silenzio per ore.
You kissed me like you meant it.