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Autore: Shayla_the_angel    07/08/2008    8 recensioni
Diciamo pure che i TH non sono nominati esplicitamente, nè si tratta di una storia su di loro, ma su di me...non so se l'ho messa nella sezione giusta, però vabbè...non ho ancora capito come si fa a mettere che la storia è completa, in ogni caso la fic finisce subito...spero in qualche commento. PS perdonate le parolacce e spero di non offendere nessuno!
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attimi di vita

 

Ti svegli una mattina e scopri che la tua vita fa schifo. No. Non funziona così. Capisci che la tua vita fa schifo fin da quando sei piccolo. Capisci che quello che succederà poi non ti piacerà per niente, quando i tuoi presunti amichetti non fanno altro che prenderti in giro ed allontanarti. Le prime volte torni a casa piangendo. Magari fin dall’asilo. Una volta perché quella bambina ti ha tirato i capelli per dispetto. Un’altra volta perché ti hanno dato una forchettata mentre mangiavate tutti insieme. Le prime volte torni a casa e piangi, poi tutto cambia. Diventi più grande e capisci che quei bambini, che poi saranno gli adulti del tuo futuro non meritano le tue lacrime e lentamente t’indurisci e crei una scorza attorno a te. Per crearla ci vogliono anni e anni di duro lavoro, soprattutto se il mondo esterno continua a rovinarti l’opera, ma proseguiamo con ordine.

Lasciato l’asilo, i bambini che incontrerai sulla tua strada sono sempre gli stessi, al massimo c’è qualche nuovo arrivo. E tu speri con tutto te stesso che sia qualcuno che potrebbe volerti bene, o  che sia conciato peggio di te, in modo che le attenzioni degli altri siano concentrate su di lui invece che su di te. Purtroppo non succede e tu ti ritrovi a dover frequentare cinque anni alle elementari, sempre soggetto allo scherno altrui. Il periodo delle lacrime è passato e tua madre pensa che finalmente hai imparato a fregartene degli altri, ma non sa che non è così. Che quelle battutine maligne ti feriscono ancora, come ti ferivano prima, solo che anche gli altri crescono e la loro cattiveria invecchia negli anni e migliora, anzi peggiora nei tuoi confronti.

Ti attacchi disperatamente all’idea che poi non li rivedrai più, che una volta alle medie tutto passerà. Avrai la possibilità di conoscere gente nuova e un po’ più matura. Ringrazi comunque di aver avuto dei compagni del genere, che ti hanno preparato psicologicamente alla vita vera e lentamente cominci a maturare un pensiero adulto.

Arrivi alle medie e ti trovi catapultato in una classe di venticinque, a volte trenta persone che non sanno nulla di te. Una frase sbagliata e tutto si rovina, di nuovo. Altri tre anni d’inferno. Pochi ti sono vicini, ma quando ti trovi in difficoltà, nessuno ti aiuta.

Vivendo così ti ritrovi per forza a rintanarti in casa tutti i pomeriggi e ti devi arrangiare per passare il tempo. Ti ritrovi senza motivo un libro tra le mani e cominci a leggerlo. All’inizio sono solo una cinquantina di pagine, ma velocemente quelle pagine si moltiplicano e in breve tempo ti ritrovi a leggere un “mattone” come “Il signore degli anelli”. Il tuo tempo è talmente tanto che lo finisci in tre giorni. Un ragazzino normale di seconda media non ci penserebbe nemmeno, ma tu sei lì, da solo. E mentre leggi hai bisogno di allontanarti da quell’ottuso silenzio che ti fa capire di essere solo. Cominci ad ascoltare la musica e cominci ad amarla più di quanto l’amavi prima. Entri nel coro e lì capisci che nessuno ti romperà le palle per come appari, ma ti considereranno tutti per quello che vali, per la tua voce. La musica e la lettura, le tue migliori amiche.

Crescendo arrivano anche le prime cotte e guarda caso ti piace una delle persone più carine della scuola. In seconda media i ragazzini e le ragazzine non brillano certo per grande inventiva, o almeno era così quando ci andavo io, così ti ritrovi a scrivere un idiotissimo bigliettino, in cui annunci il tuo amore e proponi un incontro. Ovviamente quella persona non si presenterà e tu ci rimani male, oltre ad aver perso la poca dignità che ti restava.

Ultimo anno di medie. Ormai ti sei abituato ai tuoi compagni. Ai loro scherzi e alle loro battute idiote e in fondo un po’ ti piace, perché almeno sai che ti considerano e che si accorgono minimamente di te.

Poi arriva il grande passo. Le superiori.

La terza possibilità di una nuova vita. La terza possibilità di non essere te stesso e di poter diventare qualcuno. Speri e per scaramanzia ti metti il tuo libro preferito in cartella, con dentro il testo scritto a mano della tua canzone, quella che ascolti sempre, quando hai bisogno che la musica ti coccoli un po’. Durante i minuti d’attesa che precedono l’appello la canticchi tra te e te, sperando che funzioni come una sorta di amuleto.

Il primo anno è il più disastroso. Sì, fai nuove amicizie e la cosa ti piace, poi ti stupisci, quando le persone ti chiamano per nome e non usando “TU”, oppure altri nomignoli spregevoli o il tuo cognome. Ogni volta che senti nominare il tuo nome, il cuore fa una piroetta, forse è proprio cambiato tutto, poi ti rendi conto che c’è qualcuno che ti odia. Perché per farti certe cose e dirti certe cose una persona deve proprio odiarti. Questa persona cerca in tutti i modi di rovinarti la vita, ma questa volta è diverso. Sono tutti più grandi e più maturi. Sono tutti più consapevoli delle loro azioni e vanno meno ad “andamento pecora”, come lo chiamo io. Qualcuno prende le tue difese e lentamente concepisci l’idea che quelle persone siano le tue amiche. Attorno a te, così fragile, si forma un piccolo gruppetto e già il secondo anno appare meno duro. In terza le cose migliorano ancora, solo che alle superiori non sono tutti indulgenti e la tua classe si sfalda lentamente, a causa dei voti. Molti devono essere lasciati indietro e tutti lo sanno, la terza è la classe più difficile. Ti salvi al pelo, ma i tuoi amici, quelli con cui passavi ore al telefono e con cui ridevi in classe rimangono fermi. Il numero non è sufficiente per formare una classe e così ti ritrovi in quarta superiore a dover conoscere gente nuova. Sei stufo di quella situazione. Non ti va di dover ricominciare tutto da capo. Il primo giorno di scuola entri in classe e li vedi lì schierati. Visi ignoti. Lasci lo zaino in un posto sufficientemente nascosto dallo sguardo dei professori, poi esci e vai a guardare il mondo esterno, quel mondo che se ne frega altamente di te e di tutti quelli che stanno a scuola, quel mondo che va avanti anche quando i più deboli restano indietro. Quel mondo che non smetterà mai di affascinarti e di disgustarti al tempo stesso, quel mondo che un giorno ti dovrà ospitare in tutta la sua crudeltà e durezza.

Il primo giorno conosci anche dei nuovi professori e il primo insegnante propone di presentarsi tutti, a vicenda. Così ti ritrovi a dover parlare di una tua compagna di cui sai a malapena il nome e il cognome, una compagna a cui non hai mai parlato in tre anni di scuola. E lei deve presentare te, dicendo cose che non stanno né in cielo né in terra. Tra tutte e due si può dire che sono state due fiaschi le presentazioni. Ti risiedi e speri che tutto prosegua meglio, ma poi ascolti attentamente quello che dicono le compagne nuove e ti rendi conto che non solo odiano i tuoi amici, ma proprio tutta la tua sezione, te compreso. Lentamente cominci ad osservarle e ti rendi conto che loro sono quelle che un giorno combineranno qualcosa e non perché siano particolarmente belle o intelligenti, ma perché hanno capito quali sono le cose importanti, ma non per delle persone normale. Hanno capito quali sono le cose importanti per il mondo, quel traditore. Hanno capito che conoscere a memoria la nuova collezione di Gucci, o avere l’ultimo modello della “Pinko” è fondamentale per andare avanti, anche se a scuola non vali niente. Hanno capito che a fare le “tr…” con le persone giuste si hanno tutte le porte aperte e tu ti chiedi cosa sei al mondo a fare. Ti chiedi perché il tuo mondo, quello che vivi tu sia così meschino e bastardo, nonostante ti sforzi in ogni modo per viverlo al meglio, cercando di renderti più piacevole agli altri. Lentamente nella tua testa si insinua un’idea. Farla finita. Le amicizie vanno lentamente a farsi benedire e tu ti ritrovi solo, senza un rapporto veramente saldo. Amore…lasciamo perdere. Dopo le brutte esperienze vissute in precedenza te ne frega ben poco. Quando vai a dormire ti ritrovi a pensare che sei solo, che nonostante tua madre continui a coccolarti amorevolmente nessuno sa come sei veramente. Poi un giorno avviene il miracolo inatteso.

Ormai la tua voglia di vivere si limita a questa frase. “Se lo faccio, a mamma dispiacerà parecchio”. Lei è l’unica che ti trattiene ancora. Vaghi placidamente su internet e scovi un sito dove puoi leggere quintali di racconti e testi, scritti da persone che hanno la tua stessa passione. E così ti infili nella sezione “Celebrità” e ti ritrovi a leggere un racconto. Una sorta di biografia su un ragazzo che, come te ha avuto un’infanzia di merda. Allontanato da tutti per i suoi gusti particolari. Allontanato da tutti perché a lui piaceva mettersi lo smalto e la matita e non perché fosse gay, ma perché lo trovava affascinante e piacevole. Un ragazzo che si ritrova solo. Lui però ha una fortuna che a te non è toccata. Lui ha un gemello, che gli sta accanto da sempre e che lo ha sempre difeso. In più questo ragazzo ora è ricco e famoso e non è più allontanato da tutti. Ha conquistato la libertà attraverso la musica, attraverso quell’amica che non ti ha mai abbandonato. Migliaia e migliaia di ragazze in tutto il mondo sperano di poterlo vedere dal vivo almeno una volta e tu sei lì, davanti allo schermo del computer. Vuoi sapere di più su questo ragazzo, vuoi conoscere la sua storia e lentamente ti appassioni. Scarichi una canzone a caso e mentre ascolti il testo piangi, pensando che non è possibile che il destino sia così infimo e crudele. Quella canzone è una sorta di preghiera a non farla finita, a non lasciarsi andare e tu capisci che è quel ragazzo ad averti salvato la vita. Capisci che forse lui può aiutarti e così cominci a pensare. Lentamente cominci a scrivere un testo per una canzone. Non è una cosa facile, anche perché è la prima volta che ci provi, ma il risultato non è male. Manca la musica, ma a quella puoi pensare in un secondo momento. La tua passione per quel giovane e per il suo gruppo si estende, poi un giorno ti arriva un commento sulla chat. “Ma ti piacciono quei froci?”. Una domanda forse un po’ brusca, ma che ti ferisce. Perché li odiano? Cosa hanno fatto di male? Tu fingi di non aver letto e prosegui con i fatti tuoi, poi arriva un secondo messaggio, da un’altra persona. “Oh, ma cambia foto!”. E tu osservi la tua immagine. Vedi il viso di quel cantante che ti sorride e rispondi a quella critica. “No…”. Una semplice sillaba, ma che per te vale molto di più. È lui che ti fa restare attaccato alla vita, che ti spinge ad andare avanti. Tu vuoi diventare famoso per poterlo incontrare un giorno e poterlo ringraziare di quello che ha fatto per te, senza nemmeno rendersene conto. Ringraziarlo, pur sapendo che potrebbe prenderti per pazzo, anzi pazza perché è di una ragazza che si sta parlando. Ringraziarlo, pur sapendo che ti considererà come una qualunque delle sue numerose fan. Ma tu sai che non sei come loro e che a quel ragazzo, a suo fratello e ai suoi amici devi la tua vita, quella vita che per colpa di gente fasulla e meschina hai tentato di buttare via.

Questo non è un pensiero (lungo) senza significato. Le amicizie che ho le conservo e me le tengo ben strette, ma è vero tutto quello che ho detto. È vero che ho pensato di farla finita ed è altrettanto vero che quel ragazzo mi ha salvato la vita. Il nome non lo dico, anche perché avrete sicuramente capito di chi sto parlando. Questo non è per dire che non ho amici, perché di amici ne ho, però mi manca quella persona a cui poter dire TUTTO, che non ti manda a cagare se ti piace un gruppo che a lei non va, quella persona che sai che sarà dalla tua parte anche se hai torto marcio e non perché ti ama, o perché con te ha un rapporto amoroso, ma perché è tua amica, indistintamente da quanto gli altri dicano, facciano o pensino. Ho scritto questa cosa perché avevo bisogno di scriverla e di liberarmi di questo peso che mi gravava addosso…è tutto.

   
 
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