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Autore: Louis_William_Tomlinson    05/06/2014    4 recensioni
«Si può sapere perché mi tratti così male?! Almeno dimmi cosa ti ho fatto!» mi urlò contro, ormai stanco dei miei atteggiamenti.
«Sai com'è: non mi sono mai piaciuti i donnaioli che cambiano preda ogni fine settimana!»
«Ma chi ti ha detto che io sono così?»
«Sei un ragazzo meraviglioso, ecco perché lo penso! Sei dolce, disponibile e terribilmente tenero!» risposi, non rendendomi nemmeno conto di cosa stessi dicendo.
«Davvero pensi questo di me?» richiese, iniziando a sorridere come un bambino.
«Si!» risposi di nuovo a voce alta.
E quando ci vuole, ci vuole! Oddio... cosa avevo combinato?!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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«
Oddio ma dov’è?!» si lamentò Ludovica sbuffando esattamente come me e Mara.
«E secondo te lo so? Sarebbe dovuta essere qui mezz’ora fa!» gridò Mara componendo, per l’ ennesima volta, il numero di Manuela.
«Ragazze sta per suonare!» le avvisai di nuovo, muovendomi come se me la stessi facendo addosso.
Altri e 5 minuti e saremo arrivate per l’ ennesima volta in ritardo. Possibile che Manuela non riuscisse a essere puntuale per un solo giorno nella sua vita?! Dall’inizio dell’anno avevamo beccato come minimo una cinquantina di rimproveri e tutti per colpa sua! Dopo alcuni minuti vidi Manuela correre in lontananza con lo zaino tutto aperto e i capelli tutti scompigliati. Sembrava appena uscita da un manicomio.
«Finalmente sei arrivata. Muoviti che siamo in ritardo!» dissi sperando, o meglio pregando, di non subire richiami.
Iniziammo a correre per i corridoi della scuola e mi accorsi che la lezione fosse iniziata dagli accordi delle chitarre provenienti dalla nostra stessa classe. Per la fretta non bussammo nemmeno, ci fiondammo direttamente dentro.
«Ragazze siete in ritardo!» ci sgridò un ragazzo alto e biondo con degli occhi stupendi.
«Scusi tanto ma abbiamo avuto un problemino.» rispose Mara con la testa china.
«Va bene, ma che non accada più ragazze!»
Ci sedemmo agli ultimi banchi e, dopo gli ultimi accordi, il ragazzo con le fossette iniziò a parlare.
«Mi presento: sono Ashton, ho 19 anni e sono qui per insegnarvi a suonare la batteria. Quello con i capelli neri e rossi è Michael, quello biondo è Luke e quello con la carnagione scura è Calum, e loro vi insegneranno a suonare la chitarra.»
«Ora. Quelli che si sono iscritti a batteria seguono Ashton mentre tutti gli altri si mettono in fila qui» ci ordinò il ragazzo con i capelli neri.
Ci mettemmo in fila, io come sempre fui l’ ultima, e intanto Ludovica e il suo gruppo andarono nella sala insonorizzata.
«Ragazzi venite così vi diamo le chitarre» disse il ragazzo con il piercing.
Tutte le ragazze, si vedeva tale e quale che erano troie, fecero a gara per farsi notare mentre io, Manuela e Mara facemmo tutto con calma: quante mosse per dei ragazzi! Certo erano bellissimi e Luke aveva degli occhi magnifici… ma comunque mi sembrava esagerato! Avevo sempre cercato di mantenermi a distanza dai ragazzi per il semplice ma efficace motivo che i maschi erano tutti stupidi e senza cuore. A giudicare da quel Luke, doveva avere anche lui una certa fama con le ragazze… la scuola era piccola, la gente chiacchierava e un ragazzo come lui non passava di certo inosservato. Tutti i miei ex mi avevano tradita solo perché non mi ero mai spinta oltre a un bacio e avevano preferito una ragazza facile. Perché era tanto difficile trovare un ragazzo che mi amasse per quella che ero sul serio e non per quello che avessi nei pantaloni? E… no: non pensate che fossi l’ unica a pensarla in questo modo. Anche le mie amiche non avevano avuto vita facile in amore, motivo in più per odiare il genere maschile. Ero così immersa nei miei pensieri che non mi accorsi nemmeno di Luke davanti a me, mentre mi porgeva una chitarra bianca. Ok posso morire in pace. Oddio sembro una dodicenne in piena crisi ormonale… Perché sto iniziando a sudare?!
«Ti prego tratta bene la mia piccola» mi raccomandò con un sorriso che, anche se non avrebbe dovuto, mi fece leggermente morire .
«Scusa?!» domandai in risposta confusa. Mi aveva chiamata… piccola?!
«La chitarra. È la mia preferita e ci tengo da morire quindi per favore trattala bene» mi spiegò come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sbattei velocemente le palpebre cercando di mettere a fuoco la situazione e, per evitare altre figure di merda, afferrai subito lo strumento e mi dileguai nell’ angolo più lontano della stanza. Prima figura di merda il primo giorno… direi che è andata bene!


LUKE’S POV
Niente male come inizio: troiette che ti sbavano appresso, quasi tutte femmine, una figura di merda dopo nemmeno 10 minuti… Massì dai non è andata poi così male. Non avrei mai pensato che avrei dato la mia chitarra preferita a qualcuno: ero molto possessivo e geloso delle mie cose, non davo niente nemmeno ai ragazzi, figuriamoci agli estranei. Quella ragazza però mi ispirava simpatia, zitta zitta , timida timida… ormai avevo perso le speranze sull’esistenza di tipe così. Ashton aveva avuto il regalo più grande: una classe di sole femmine. Non capite male: il fatto che avessi molte ammiratrici non significa che fossi un puttaniere, avevo avuto una sola relazione seria e speravo ancora nel vero amore. Eh lo so: ero un romanticone rockettaro. Finimmo di consegnare le varie chitarre e subito dopo mi scambiai un’ occhiata d’ intesa con Calum e Michael, in fondo eravamo ragazzi e sapevamo perfettamente quanto fossero noiose le lezioni.
«Allora… siamo a scuola di pomeriggio. Chi l’ avrebbe detto eh?» scherzai riuscendo a far sorridere tutti.
«Sistematevi come volete. Non siamo professori boriosi e non vogliamo annoiarvi» aggiunse Michael precedendomi.
Gli “alunni” non se lo fecero ripetere due volte, si sistemarono: chi sui banchi, chi per terra e chi vicino ai termosifoni. Riconobbi subito la ragazza a cui avevo affidato la mia “piccola” seduta su un banco in mezzo alle sue amiche, la cosa che mi sorprese di più fu vederla in fondo all’aula, tutto avrei detto tranne che fosse così timida…
«Luke? Terra chiama Luke, sei connesso?» mi sussurrò Calum per risvegliarmi dai miei pensieri.
«Ehm… Si si, scusa ero sovrappensiero»
«Lo avevo capito. Per favore evita di spogliare quella ragazza il primo giorno, potresti spaventarla sai com’è» rispose ridendo per poi beccarsi un’ occhiata assassina da me.
Dopo aver visto di nuovo la sua faccia divertita e le sopracciglia alzate di Michael però, scoppiai a ridere anche io: non riuscivo ad essere arrabbiato con nessuno di loro.
«Per farci capire: cos’è per voi la musica?» domandai sicuro della loro reazione futura di tutti e sedendomi sulla cattedra, per questo non mi stupii affatto quando riconobbi le espressioni confuse e dubbiosi di tutti.
«Scusate, mi sono espresso male: non possiamo frequentare questo corso se non sappiamo cosa rappresenta la musica per noi no?» continuai cercando di smorzare le tensione.
Sembrò funzionare e ne approfittai per continuare, meglio non esagerare con i paroloni.
«Per esempio… Tu con la maglietta gialla. Come ti chiami?» chiesi ad una ragazza accanto al termosifone.
Si vedeva lontano un chilometro che fosse una… come dire… ah si: facile. La maglietta gialla lasciava intravedere il reggiseno nero sotto e i jeans scuri le fasciavano le gambe sottili, troppo sottili.
«Tessa» mi rispose con voce roca iniziando a giocare con i capelli.
«Cos’è rappresenta per te la musica?» chiesi cauto, cercando di non farle capire cose sbagliate.
«Bhe… è un’ opportunità per conoscere nuove persone» rispose continuando a toccarsi i capelli e iniziando a mordersi il labbro inferiore.
Ero più che consapevole del fatto che mi stesse spogliando con gli occhi e per questo decisi di cambiare soggetto, non avrei dovuto nemmeno chiederglielo. Chiesi aiuto con lo sguardo a Michael e per fortuna sembrò ricevere il messaggio.
«Ok… Ehm… e per te? Si, tu in fondo…» balbettò bloccandosi alla vista di una ragazza seduta sul banco accanto alla mia “piccola”.
Attenzione: Michael non aveva mai balbettato davanti ad una ragazza e tanto meno arrossito… Che tenero però! Mi girai verso la ragazza in questione e devo ammettere che non era affatto male: occhi marroni, capelli lunghi e lisci, a renderla tenera ci pensava una fossetta sulla guancia sinistra. Stando seduta vicino alla ragazza con la mia chitarra, iniziai a guardare meglio quest’ultima: i capelli castano scuri luminosi dietro le spalle, lo sguardo leggermente basso, ogni suo particolare esprimeva tenerezza e dolcezza sotto ogni punto di vista. Sembrava una bambina al suo primo giorno di scuola alle elementari, con le guance paffute e leggermente rosee. Mi resi conto di guardarla troppo intensamente solo quando alzò lo sguardo e lo riabbassò in un nano secondo: avvampammo entrambi nello stesso momento e, come facevo sempre quando ero nervoso, iniziai a ridacchiare. Agli occhi di un estraneo sarei potuto risultare uno scemo che ride senza motivo ma non mi importava, quella ragazza era la tenerezza fatta in persona.


KARMY’S POV
Mentre stavo chiacchierando con Mara su cosa avremmo fatto dopo la lezione, mi sentii all’improvviso… osservata. Mi girai per controllare se per caso fosse Manuela ma, al contrario di quello che speravo, stava “giocando” con le corde della chitarra. Forse era solo la mia immaginazione… Dopo aver riso leggermente per la battuta della mia amica alzai istintivamente lo sguardo e per un attimo incontrai gli occhi di quella specie di angelo. Ok: mi stava fissando. Manteniamo la calma.
«Karmy che succede?» mi chiese Mara smettendo di ridere.
«Niente. Io non esisto. Chiaro?» sussurrai secca fissandomi i piedi.
«Uuuuh il professore e la nostra Karmy» scherzò a bassa voce Manuela tirandomi una mini-gomitata.
Quando sentii la campanella suonare mi sentii sollevata: era già passata un’ ora e, per quello che mi riguarda, avevo già fatto troppe figuracce.
«Ragazzi, prima che ve ne andiate, abbiamo bisogno dei vostri numeri di telefono» ci avvertì Ashton rientrando nella stanza insieme al gruppo.
«Ma certo che si!» squittì la stessa ragazza a cui Luke aveva dato corda.
Cosa avesse di tanto speciale poi non lo avevo capito… ah si: una maglietta aderente con un reggiseno nero sotto sono una calamita utile. Scrissi svogliatamente il mio numero su un foglietto e lo passai a Manuela per portarlo alla cattedra. Una volta aver messo a posto la chitarra raggiunsi le mie amiche e, al contrario di loro, non salutai nessuno: non ero una ragazza scontrosa e mi piaceva conoscere nuove persone ma Luke mi ispirava tutto tranne che fiducia. Una sola cosa sapevo con certezza: avevo bisogno di uno Starbucks o di un cupcake al cioccolato.
«Ho assoluto bisogno di caffeina!» urlò Ludovica dando, inconsapevolmente, voce ai miei pensieri.
«Stavo pensando alla stessa cosa: non posso sopportare 6 ore a scuola senza un briciolo di zuccheri!» concordai sbattendo un piede.
«Chi ha inventato gli Starbucks merita un Nobel» esclamò Mara facendoci scoppiare a ridere.
Proseguimmo spedite alla caffetteria e una volta arrivate ordinammo il solito: cioccolata calda con mashmellow per me e Manuela, cappuccino doppia schiuma per Mara e caffè latte con una spruzzata di cacao per Ludovica. Essendo vicino alla scuola ogni giorno avevamo appuntamento lì, era bellissimo chiacchierare davanti a quelle bevande calde e in mezzo al profumo di cornetti caldi appena sfornati. Ci andavamo così spesso che ormai il personale era diventata una seconda famiglia, già sapevano cosa avremmo chiesto e più di una volta eravamo state nominate “Le clienti del mese”. Ci sistemammo nei nostri soliti posti, accanto alla vetrina, e aspettammo pazientemente le nostre ordinazioni.
«Com’è andata la prima lezione?» ci domandò Ludovica con una certa curiosità.
Al solo ricordo di quel pomeriggio avvampai ma sperai con tutta me stessa che il calore del luogo potesse nasconderlo, potevo tranquillamente essere rossa per il calore della caffetteria no? Manuela arrossiva sempre perché io non potevo?
«È andata bene secondo me. I prof “sono simpatici”» rispose subito Mara togliendosi il giubbino.
«Si certo. Soprattutto un certo Calum eh Mara?» la provocò Manuela con un sorrisetto divertito.
«Solo perché ho detto che è carino, non significa che me lo devo sposare!» sbuffò Mara uccidendola con lo sguardo.
«E poi tu non dovresti proprio fiatare cara Michael» scherzai mentre Isabelle, la cameriera, ci serviva con un sorriso le nostre bevande.
«Scusa?!» alzò la voce Manuela dopo essersi quasi strozzata con un mashmellow.
Iniziammo a ridere per la sua reazione e allo stesso tempo mi sentii sollevata nel sapere che la faccenda tra me e Luke non era ancora venuta a galla. Speravo solo di non cascarci un’ altra volta…


 
  
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