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Autore: Free falling    05/06/2014    0 recensioni
< Jun .. tutto bene ? >
< Mh mh. Scusa, ma non è un buon momento per parlare. Soprattutto di questo. >
< Con me potrai sempre parlare Junnie, di qualunque cosa, e lo sai. >
< Sono cambiato un po', Seok. Non sono più il tipo che si apre facilmente con le
persone. Tendo a tenermi tutto dentro e a chiudermi in me stesso. >
< Sai, un giorno un ragazzo speciale mi insegnò a sfogarmi, a buttare fuori lo stress e
il rancore, la rabbia, ogni tipo di sofferenza che non mi permetteva di stare sereno, e
sai come ? Parlandone con lui. E mi è servito. Mi è servito molto. >
< Semmai un giorno. >
< Tanto sai dove trovarmi. >
< Non mi va di disturbare. >
< Sei Jun. Tu non disturbi mai. >
< Ti ringrazio. >
< No, ti ringrazio io per avermi fatto entrare. >
< Figurati, per così poco. Nemmeno fossi uno sconosciuto. >
< Spero di passare altro tempo con te, Junhong. >
< Certo. >
< Allora buona giornata. >
< Altrettanto. >
Un incidente, una trasformazione, una vita.
JunHong deve scegliere tra il ricordo di Devin e l'amore di HyungSeok, ma sarà abbastanza forte da poter rischiare quel poco di speranza che gli è rimasta, piuttosto che aggrapparsi ancora al passato e vivere nel rimpianto per non averci provato ?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Zelo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La discoteca era affollata, piena di adolescenti che si strusciavano a tempo, coscia contro coscia e agitavano i fianchi, senza la minima idea di cosa riservasse loro il domani. Occhi curiosi ruotavano e conoscevano nuovi sguardi, incontravano altri occhi distratti, consapevoli, affranti, gonfi, mentre una forza più grande di loro provava di tutto per non lasciare che le lacrime rigassero loro il volto. In tutta quella superficialità, falsità e follia, lui riusciva a percepire i cuori di tutti quegli esseri viventi che palpitavano, alcuni con forza, altri con calma. Ma oltre a tutto questo, mentre chiunque tentava di cercare la passione in chi li circondava, anche solo per quella notte, Junhong assaporava l'odore del loro sangue, che lento scorreva nelle loro vene ed era fin troppo buono, fin troppo invitante. Il suo sguardo era serio e basso. Non voleva incontrare gli occhi di nessuno, o fare in modo che accadesse. Cercava di mantenere il controllo mentre era stato costretto ad entrare in quel locale, e se solo avesse provato ad avvicinarsi a qualcuna o qualcuno, sarebbe solo finita male. Ma non per lui, ovviamente. Junhong si sarebbe nutrito come voleva la sua natura, e avrebbe voltato pagina. O forse si sarebbe sentito in colpa per tutta l'eternità per aver ucciso un innocente. Erano così reali i suoi sentimenti, così potenti .. La voglia del sangue lo torturava, e non ce la faceva più. Stare lì dentro per lui era come rimanere imprigionato di fronte a qualcosa che non poteva avere. Così si allontanò senza dare nell'occhio, e tirò un sospiro di sollievo non appena si liberò da quel covo di ubriaconi insensati.
< Perché a me. >
Aveva chiesto, con le pupille alzate verso il cielo che quasi imploravano, chiunque lo stesse ascoltando di farlo tornare un ragazzo normale. Intanto, in lontananza, un ragazzo incappucciato lo osservava da dietro un cespuglio. Aveva un'espressione interrogativa, quasi sbalordita. E non appena Junhong si avviò a passo tranquillo verso casa, HyungSeok, così si chiamava, posò due dita sulle proprie labbra, e a sua volta si allontanò, avviandosi verso il proprio appartamento.


*

< Era ... lui. Era Junhong Sam, l'ho visto. >
< E che vorresti fare ? Ti ricordo che sei stato tu a lasciarlo. >
< Sì, ma non è questo il punto. Capisci ? E' destino. Lo è stato sin dall'inizio. >
< Ma quale destino, Seok. La nostra storia ce la scriviamo noi, nessuno al nostro posto lo fa. >
< Questo lo pensi tu. No, non avrei dovuto lasciarlo. Vederlo è stato un colpo al cuore. Illuminante. Sì, è la parola giusta. E' l'amore della mia vita, questa cosa non è mai cambiata e io devo riacquistare la sua fiducia. Devo scusarmi, e fargli capire che io e lui non possiamo essere separati perché l'amore c'è ancora, e rimarrà per sempre. >
< Beh, mentre tu ti atteggi da Romeo della situazione, io torno nel mio appartamento. Al contrario di te, mi sono ricordato che domani devo lavorare, e se non mi riposo abbastanza finisco per addormentarmi su tutti quei moduli che dovrei far compilare. >
< Buonanotte, allora. >
Ma com'è ovvio Seok non chiuse occhio, proprio come Junhong, anche se non ne aveva bisogno, e per un motivo differente. Il problema del sangue non era l'unico che persisteva nella vita del ragazzo, vampiro solo da qualche mese. Era stato vittima di un incidente stradale, dove erano morti sia lui sia Devin, il diciottenne con cui, oltre a condividere la passione per la lettura e scrittura condivideva un amore strano, appena sbocciato, che se avesse proseguito il suo corso probabilmente sarebbe cresciuto a vista d'occhio, anche se non quanto quello che c'era stato - o c'è ancora - tra Jun e Seok. Junhong vedeva di fronte a sé la figura di Devin la quale, dopo che la macchina si ribaltò si ritrovò in preda all'ansia, col sangue vivo e rosso come il terrore che stava provando che ricopriva e sporcava la sua pelle candida. Le lacrime minacciavano nuovamente di lasciare i suoi occhi, ma Junhong non voleva liberare l'amarezza che teneva dentro sé, perché farlo significava alleggerirsi di un peso che forse avrebbe preferito continuare a portare ogni giorno su quel cuore morto, piuttosto che lasciare il ricordo di Devin depositarsi nella sua mente. In fondo era un modo come un altro di aggrapparsi al passato, di aggrapparsi al ricordo della persona che amava, e che non avrebbe mai più rivisto. Anche se in realtà, il suo amore più grande, la sua certezza e il senso della sua vita era da sempre HyungSeok, e quello era un dettaglio rilevante che non sarebbe mai cambiato, nonostante il tempo.


*


L'arietta fresca e frizzante che si poteva assaporare al mattino, vicino al molo della città di Tokyo faceva rabbrividire Junhong. Essendo vampiro qualsiasi cosa, amore, dolore, gioia, rabbia e così via erano amplificati, e ciò poteva comportare sia gravi conseguenze sia la possibilità di poter godere di una vita completa, colma di sentimenti positivi. Stava appunto seduto a un passo dall'acqua, con il suo solito block notes tra le mani, la penna stilografica e gli occhiali posati sul setto nasale che lo rendevano molto più sexy e maturo. Pensò che quell'atmosfera mattiniera gli avrebbe portato consiglio, ispirazione. Attese qualche idea, riflettè, ancora e ancora. Ma niente. Niente di niente. Aveva un blocco mentale che non lo faceva procedere, lasciando il foglio bianco. Junhong non capiva: forse avrebbe solo dovuto aspettare il momento giusto, o forse quella mattina non era una delle migliori o semplicemente era il pensiero di Devin a bloccarlo. Posò il block notes sul grosso scalino in sasso che aveva accanto a sé assieme alla penna, si massaggiò le tempie e chiuse gli occhi. Ecco che a quel punto gli venne fame. Si era completamente preoccupato di bere qualcosa, prima di uscire. Ma come poteva fare ? L'unico modo era quello di tornare a casa. Lì non poteva rimanere. E di certo nessuno sarebbe stato disposto a soddisfare i suoi bisogni. Anche quella mattina, casualmente, Seok si trovava nello stesso posto di Junhong. Probabilmente lo aveva seguito. Continuava a spiarlo, come per cercare di capire cosa stesse facendo, se i suoi interessi fossero gli stessi di tre anni prima, se fosse impegnato con qualcuno, se frequentasse ancora gli stessi compagni. Ma non lo aveva nemmeno più visto in televisione, da più o meno due anni. In effetti, Junhong aveva lasciato la carriera da cantante un anno dopo che lui e Seok si lasciassero e si era totalmente dedicato alla scrittura. Così aveva conosciuto Devin.


*


< Junhong. >
< Evan. >
< Che fai qua, tutto solo soletto ? >
< Non sono solo, ma in compagnia della mia ispirazione. >
< .. Uhm, non mi sembra. >
Evan era il migliore amico di Junhong. Loro due, invece, si erano conosciuti in un pub qualche tempo fa, e avevano legato sin da subito. Era l'unico che era a conoscenza del suo segreto. Nessun altro degli amici di Jun si aspettava che per vivere avesse bisogno di sangue. E dopo la sua ultima affermazione, il giovane vampiro non ribattè, ma si limitò ad afferrare il block notes tra le mani rapidamente e lo strinse a sé, abbassando lo sguardo e facendo volontariamente capire al migliore amico che aveva afferrato il suo concetto.
< Devi voltare pagina, Junhong. Basta Devin, basta ripensare a quel momento. E' finito e devi rifarti una vita. >
< Non era il tabaccaio che vedo tutte le mattine sotto casa quando vado a comprare le sigarette, e non era nemmeno un ragazzo che conoscevo a stento e con cui scambiavo qualche parola di tanto in tanto. Era Devin, Evan. Il mio ragazzo. Quello con cui ho condiviso un sacco di esperienze positive, lui sapeva sempre come farmi sentire a mio agio. Sapeva leggermi dentro, quasi come .. >
< Seok. >
E di nuovo silenzio. Junhong sapeva sempre come ribattere ad ogni risposta di chiunque facendo cadere ogni speranza di ragione e dimostrando in ogni modo quanto fosse bravo ad usare le parole. Il giovane vampiro non parlava spesso, ma quando lo faceva pretendeva rispetto e comprensione, perché era convinto che ciò che affermava fosse corretto, e non accettava contraddizioni. In più nessuno, tantomeno Evan poteva capire quanto dolore provasse quel ragazzo. Era normale, in fondo. Nel frattempo Seok stava ascoltando tutto, e non poteva non fargli male il petto nel sentire che il suo Junhong aveva avuto un'altra persona accanto a sé, che quasi aveva raggiunto il suo livello di importanza. Ma era dispiaciuto anche che quel ragazzo fosse morto, e dedusse ciò da come sentiva parlare l'altro. Sì, voleva Jun tutto per sé, ma non avrebbe mai augurato a nessuno di morire solo perché di mezzo c'era lui, quel ragazzo che tanto amava e che per una frazione di secondi sembrava non conoscere più. Non sopportava vederlo in quello stato. Chissà se dopo la loro separazione, quella tra Seok e Jun, si fosse sentito allo stesso modo. Non capiva cosa lo avesse ferito di più, sentendo quella conversazione. Aveva scoperto troppe cose, e solitamente scoprire troppe cose, tutte in una volta, crea maggior sofferenza. Così si allontanò a gambe levate, e Junhong rimase con gli occhi fissi fissi su quelli di Evan, che ancora non si erano accorti della precedente presenza di HyungSeok.
< E poi, come ben sai, è da quel momento che è cominciato tutto. Sono morto anche io, ma qualche idiota ha pensato bene di trasformarmi e farmi diventare il mostro che sono attualmente. Perché ? >
< Non lo so. >
< Non lo so nemmeno io, e questa domanda non fa che torturarmi. Giorno dopo giorno. Immagina quanto sia sfiancante questa vita. >
< Non lo posso immaginare. >
< E' l'unica cosa che so, al momento. >


*


Erano maggiori le volte in cui Junhong tentava con tutto se stesso di ritirare le lacrime piuttosto che quelle in cui provava a fingersi felice. Pochi dei suoi conoscenti erano realmente interessati al suo benessere, infatti i loro soliti "come stai" erano solo di carattere formale, comune. Usava così, chiedere senza preoccuparsi minimamente della risposta ricevuta. La vera risposta non importava a nessuno, questo oramai lo sapeva chiunque. * Quella notte, la rabbia torturava il vampiro, e l'unica cosa che voleva era nutrirsi di qualcuno, scaricare lo stress e tutto il resto su una povera vittima. Magari su qualcuno che non aveva più voglia di rimanere vivo, tipo qualche acolizzato che si troavano sul ciglio della strada, sotto casa, che nemmeno si reggono in piedi. In fondo, Junhong gli avrebbe fatto un favore. E sì che era un ragazzo che nonostante tutto era in possesso di autocontrollo, ma non sempre. Quello non era uno di quei momenti, evidentemente. Perciò scese le scale con parecchia rapidità, e senza dare nell'occhio rapì uno di quegli uomini, superficiali e a dir poco immaturi, dato che rovinavano la loro esistenza per stupidi problemi che, al confronto di quelli di Junhong, non erano rilevanti, e si nascose nuovamente tra le mura dell'appartamento. HyungSeok rimaneva seduto sul divanetto accanto alla finestra, che da quasi tutte le sere osservava le nuvole muoversi lentamente, verso nord o verso sud, verso est o verso ovest, studiava le espressioni delle donne e degli uomini che passavano di lì, e quella sera si accorse che l'appartamento di Junhong era proprio di fronte al suo. Ci aveva provato il giovane demone a non farsi riconoscere, ma Seok lo aveva visto, anche se ancora non capiva perché avesse fatto entrare quell'alcolizzato nel suo appartamento.
< Ma cosa diamine sta facendo ? >
Si chiedeva imperterrito, anche se domandarselo di certo non lo avrebbe aiutato a capire cosa avesse in testa quel ragazzo. Da quando si erano separati Junhong era cambiato, e non lo capiva più. Ma in fondo cosa voleva pretendere, magari era cambiato tanto anche per colpa sua. In precedenza, quel ragazzo tanto bello quanto intelligente era stato molto più estroverso, solare, parlava molto e non perdeva mai la speranza di una vita migliore. Ora che lo guardava gli pareva triste, solo, ma per scelta sua.
< Sono un grandissimo idiota. Voglio dire, come ho potuto preferire la mia carriera a Junhong. Che mi è saltato in mente, dico io. Non lo merito. Non lo merito ma lo voglio, con tutto me stesso. >
Mentre HyungSeok elaborava un discorso tutto suo su quanto fosse stato stupido per aver fatto la scelta di separarsi dall'unico uomo che aveva mai amato, Junhong affondava i suoi canini sulla pelle dell'uomo che sapeva di alcol. Oramai era morto, e non c'era bisogno di tappargli la bocca per evitare che chiedesse aiuto. Il suo sangue emanava un odore acre, e non era buono più di tanto. Comunque sia Junhong se lo aspettava. In fondo, aveva preso un 'prodotto scadente'.


*


Erano le dieci e dieci di mattina, e a quanto pareva, qualcuno al di là della porta dell'appartamento di Junhong aveva voglia di vederlo, o semplicemente aveva bisogno di un favore, com'era solito accadere. Il vampiro venne preso alla sprovvista, perché ancora non aveva gettato via il corpo privo di vita dell'uomo di cui si era nutrito la sera prima ed era ancora in pigiama.
< Un attimo ! >
Urlò, andandosi a sciacquare velocemente il viso per poi infilarsi un paio di jeans e una t - shirt a tinta unita. Trascinò il corpo sino in camera e chiuse la porta a chiave, e successivamente si sbrigò ad eliminare alcune gocce di sangue che erano scivolate sul pavimento con uno straccio datato, che si sarebbe poi occupato di buttare via.
< Chi è ? >
Domandò Jun prima di mostrarsi alla persona che attendeva di entrare.
< Indovina. >
E quella voce gli era molto, molto familiare. Non ci poteva credere. Spalancò le palpebre e si morse il labbro nell'accorgersi, dopo aver aperto la porta che l'uomo di fronte a sé, era proprio Seok. Era lui, in carne ed ossa. Il giovane uomo, cui nonostante ciò che aveva sentito, la poca autostima e i sensi di colpa si era fatto coraggio e si era presentato all'appartamento di Junhong con fare tranquillo e dolce, com'era di sua abitudine. Junhong continuava a pensare in quelle frazioni di secondi a quanto non fosse cambiato Seok, a quanto fosse lo stesso uomo adorabile e bellissimo di tre anni fa e Dio, gli era proprio preso un colpo nel trovarlo davanti a sé.
< Non mi fai entrare ? >
< S - sì, perdona le mie cattive maniere. >
Si fece di lato e gentilmente lo lasciò passare. Continuava a fissare quelle bellissime guance arrossate, studiava il suo modo di fare delicato e attento, e respirava a pieni polmoni il profumo che sino ad allora non credeva gli fosse mancato così tanto. Nel frattempo che Junhong lo conduceva al solotto, cercava di farsi forza e dire qualcosa, ma l'agitazione era troppa. Non si aspettava una simile visita.
< E' tanto che non ci vediamo. >
< Infatti. >
< Come mai se qui a Tokyo ? Pensavo fossi rimasto a Seoul. >
< Volevo cambiare aria. >
E non era vero. Junhong inizialmente si era trasferito dalla Corea del Sud al Giappone per poter seguire suo marito, che aveva tanta smania di continuare la sua carriera da modello. Dopo la separazione Seok aveva cambiato numero e Junhong non riusciva più a rintracciarlo. Data però l'evidente popolarità del suo ex ragazzo, probabilmente il suo unico ostacolo era la paura. Aveva paura di trovare Seok tra le braccia di qualcuno che certamente non era lui, ed era troppo correre il rischio, anche se quella scelta provocato un sacco di dolore.
< E come va col gruppo ? >
< Ahn .. è colpa mia se non suonano più. Non avevo più voglia di continuare e ho lasciato tutto, anche per trasferirmi, e loro questo non lo hanno accettato. 'Non esiste questo gruppo se non ci sei anche tu, Junhong. E così penso ce l'abbiano a morte con me. E hanno ragione. >
< Non è colpa tua se ti eri stancato. >
< Evidentemente non era la mia reale aspirazione. >
< Ora sai qual è ? >
< Sì, la scrittura. >
< Non sapevo coltivassi una passione per la scrittura. >
< Nemmeno io, fino a qualche .. >
Si interruppe, ripensando nuovamente a Devin. Aveva la scena di fronte a sé che proseguiva, istante dopo istante, e la ricordava nei minimi dettagli. Un minuto prima il sorriso di Devin che sboccia agli occhi di Junhong in macchina, un attimo dopo la luce di un camion e il suono del clarkson che lo fa accorgere del pericolo. Il veicolo va a colpire la portiera di Devin. Un urlo, e poi il silenzio più totale.
< Jun .. tutto bene ? >
L'espressione del minore nel ricordare quella tragedia che lo aveva traumatizzato nel peggiore dei modi appariva allucinante. Gli occhi sbarrati e lo sguardo basso, zitto. Ma non appena si rese conto della pessima figura che stava facendo con il maggiore, si finse ancora una volta tranquillo e calmo.
< Mh mh. Scusa, ma non è un buon momento per parlare. Soprattutto di questo. >
< Oh .. lo capisco. >
< Sono davvero entusiasta per averti rincontrato, davvero. >
< Lo sono anche io. E abito di fronte a te, nel condominio giallo. Sei libero di cercarmi quando vuoi, ad ogni ora del giorno, o della notte. >
< Sei gentile. >
< Lo sono solo con te. >
Un sorriso sghembo apparve sul volto di Junhong mentre accompagnava Seok alla porta, e lo salutava.
< Con me potrai sempre parlare Junnie, di qualunque cosa, e lo sai. >
< Sono cambiato un po', Seok. Non sono più il tipo che si apre facilmente con le persone. Tendo a tenermi tutto dentro e a chiudermi in me stesso. > < Sai, un giorno un ragazzo speciale mi insegnò a sfogarmi, a buttare fuori lo stress e il rancore, la rabbia, ogni tipo di sofferenza che non mi permetteva di stare sereno, e sai come ? Parlandone con lui. E mi è servito. Mi è servito molto. >
Ora il sorriso di Junhong si faceva poco più sincero, e più tranquillo. Seok parlava di lui, e a quanto pare i consigli che gli aveva dato non se li era per niente dimenticati.
< Semmai un giorno. >
< Tanto sai dove trovarmi. >
< Non mi va di disturbare. >
< Sei Jun. Tu non disturbi mai. >
< Ti ringrazio. >
< No, ti ringrazio io per avermi fatto entrare. >
< Figurati, per così poco. Nemmeno fossi uno sconosciuto. >
< Spero di passare altro tempo con te, Junhong. >
< Certo. >
< Allora buona giornata. >
< Altrettanto. >
Ed ecco finalmente, l'incontro di un vecchio amore che a quanto pare, non era poi così vecchio. Il pensiero di Devin però non si era affatto affievolito. Si sentiva in colpa per essere stato salvato, ma qualcosa in lui lo portava a riflettere che forse c'era un motivo per cui era ancora 'vivo', e quel motivo era Seok. La sua figura era rimasta impressa nella mente del vampiro, quasi come il suono di un campanello di allarme. Il viso delicato, le guance morbide, gli occhioni scuri e le labbra carnose che Junhong aveva bramato per davvero troppo tempo. Stranamente però, non aveva pensato di morderlo. Probabilmente la sorpresa nel vederlo lì, al suo portone di casa lo aveva stordito e non poteva sentire altro che il suo cuore, che quasi riprendeva vita. Una strana, ma dolce sensazione. * Nel pomeriggio, mentre Junhong rimaneva nascosto nell'acqua saponata per rilassare i muscoli in tensione, il telefono squillò, avvisandolo dell'arrivo di un messaggio. Probabilmente era Evan.
Sms to Jun from Evan: Io, Kev e James avevamo voglia di uscire.
Sms to Evan from Jun: Uhm, okay.
Sms to Jun from Evan: Vieni con noi ?
Sms to Evan from Jun: Non saprei. Si sta bene nella vasca.
Sms to Jun from Evan: Non rinchiuderti in casa da bravo depresso quale sei. Vieni con noi.
Junhong apprezzava sul serio tutto ciò che provava a fare Evan per farlo sorridere. Gli stava accanto, sempre, e avrebbe continuato a farlo, qualunque cosa fosse accaduta. Ma anche Junhong doveva sforzarsi di andargli incontro, nonostante la sua malavoglia.
Sms to Evan from Jun: A che ora e dove ?
Sms to Jun from Evan: Tra un'ora, al solito chiosco.
Sms to Evan from Jun: A dopo.


*


Ancora una volta, Seok rimaneva alla finestra a fissare l'appartamento di Jun, e ogni tanto lo intravedeva passare da una delle finstre che poteva osservare da lì. Lo vedeva tranquillo. Ma tranquillo è un aggettivo che così tendeva a descriverlo positivamente. No. Era tranquillo come un uomo che dopo qualche anno va a trovare la moglie seppellita al cimitero. Ecco come vedeva Jun: sconfitto. E in effetti, il novello vampiro si sentiva nello stesso identico modo. Era costretto a lasciare che le giornate passassero e fingeva costantemente che andasse tutto bene. Non parlava con nessuno, si teneva il veleno dentro, quello che attimo dopo attimo lo lacerava nell'interno, sempre più. Ma oltre a tutto questo, vedeva Jun più maturo, consapevole e responsabile. Lo vedeva cresciuto. Gli dispiaceva solo del fatto che non fosse cresciuto con lui.


*


< Eccoti. >
< Eccomi. >
< Tutto okay ? I ragazzi sono dentro al chiosco. Avevano piacere di bere un frappè. >
< Li fanno i frappè col sangue ? >
E forse, per la prima volta dopo tanto tempo, in una delle poche frasi di Junhong vi era una nota di sarcasmo, e aveva riso. Evan non ci poteva credere, doveva essere successo qualcosa.
< Cos'è successo di tanto formidabile da permetterti di ridere ? >
< Uhm ? >
< Allora ? Non ridi mai. >
< Non so. L'unica cosa che è successa, questa mattina, è che Seok è venuto a trovarmi. >
< Che ? Seok quel Seok ? Ma tu l'avevi perso di vista. >
< Lui mi ha ritrovato, infatti. Abita di fronte a me. >
< Di fronte a te ? Ohohoh, ricominciamo a vivere, signor Choi ? >
< Non ho intenzione di rimettermi con lui, se è questo quello che pensi. >
< L'amore non capita per intenzione. Capita e basta, inaspettatamente. >
< Senti Ev, non voglio complicazioni. Ho già i miei problemi per la testa, e non sono un tipo su cui si può fare più di tanta affidabilità, dato che potrei azzannare chiunque se mi venisse fame. Potrei azzannare anche lui. >
< Non lo faresti. >
< Chi te lo assicura ? >
< Lo so e basta. Lo ami. >
< Posso provare a trattenermi, ma niente di più. >
< Dovresti pensarci. >
--
< Eccoti, Junhong ! >
< Hei, ragazzi. Tutto apposto ? >
< Tutto apposto. >
< Ma non ti sei più fatto sentire ! >
< Avevo delle commissioni da sbrigare, scusa Jam. >
< E il libro ? >
< Ancora in fase di creazione. >
< Aspettiamo tutti di leggerlo ! >
< Speriamo venga bene. >
< Sarà così. >
Gli amici di Junhong chiacchieravano, giocavano a carte, spettegolavano, mentre lui era incantato da quella luce solare che picchiava sui tetti delle case, sul terreno, dappertutto. Cercava ispirazione per il suo libro. 'Non vi è modo migliore di descrivere un paesaggio tanto bello per cominciare un romanzo' pensava. Intanto, HyungSeok e il suo collega di lavoro Sam, che oramai poteva essere considerato il suo amico più caro, camminavano sull'asfalto bollente di quella giornata d'estate, poco lontano dal chiosco, dov'era seduto Junhong.
< E quindi sei andato lì ? >
< Sì, sono entrato nel suo appartamento e abbiamo parlato. Anche se per poco. >
< Ti mancava ? >
< Tanto da passare le notti a pensarlo, senza chiudere occhio nemmeno un istante. >
< Lo capisco. Sentivo lo stesso per la mia ex ragazza. E lo sento tutt'ora, ma per me oramai è troppo tardi. >
< Mi dispiace. >
< Anche a me, ma tu adesso devi pensare a riprenderti quello che è tuo. >
< E se non volesse ? >
< Se l'amore che condividevate era davvero così forte e puro come me lo hai descritto tempo fa, allora tornerà da te. >
< Aveva conosciuto un altro, Sam. >
< Ma non era te. >
< L'ho sentito dire che sapeva capirlo come facevo io. >
< Ma non poteva amarlo come lo amavi e ami tu. >
< Forse hai ragione. >
< Ho sempre ragione. >
Guardandosi attorno, Seok notò la figura di Junhong, annoiata e seduta al tavolo con altri ragazzi a lato della strada. Non si era accorto né di lui né di Sam, troppo preso a desiderare che le ore passassero in fretta per poter tornare a casa.
< Oddio. >
< Cosa ? >
< E' lui. Sam, è lui. Quel ragazzo biondo con quel gruppetto di suoi amici. >
< Vai a parlargli. >
< Nemmeno per idea. >
< Non lo vedi che si annoia ? Sono convinto che stia pensando a te. >
< Non credo. >
< La smetti di essere così pessimista ? >
< Sono solo realista. >
< Ti prego. Vai a parlargli. >
< Ti ho detto di no. >
< Ecco, guarda, si sta alzando. E' il momento giusto. >
--
< Jun, dove vai ? >
< Cammino un po' per il parco, Ev. Non ho voglia di rimanere con voi, perdonami. >
< Okay. >
< So di non essere il modello perfetto di migliore amico da seguire, e non voglio neppure usare giustificazioni per scusarmi del mio comportamento. Sarei patetico se ti dicessi che non sto attraversando un bel periodo, e che ho poca voglia di rimanere in compagnia, ma è proprio così. Preferisco rimanere solo. Mi va giusto di stare con te ogni tanto, ma nient'altro. >
< Sappi Junhong che non ti fa bene tutta questa solitudine. Dov'è finito il ragazzo forte che ho conosciuto qualche anno fa ? Quello che non si arrendeva mai, che non faceva che ripetermi quanto fosse facile superare gli ostacoli, grandi e piccoli, se si ha la volontà per farlo ? Che ne hai fatto ? Credi di poterti permettere di gettare via questo lato di te proprio in un momento così difficile ? Riflettici, perché io non so più come fartelo capire. >
E mentre Sam e Seok, relativamente distanti dai due avevano ascoltato ogni singola parola, Evan si allontanava, raggiungendo nuovamente i tre ragazzi cui erano ancora occupati a giocare a carte. Junhong era rimasto zitto a quelle sue parole, si era limitato ad allontanarsi a sua volta, e a prendere dal taschino destro dei jeans un pacchetto di sigarette, il quale conteneva anche un piccolo accendino rosso. Rimase ancora più sorpreso Seok, notando che Junhong aveva cominciato a fumare. Subito dopo aver aspirato, il diciottenne alzò lo sguardo verso il cielo e liberò il fumo dalla sua bocca, con gli occhietti chiusi, come se nel contempo si stesse liberando anche di tutto lo stress che aveva accumulato nell'ultimo periodo.
< Non sapevo fumassi. >
Affermò Seok alle spalle di Junhong, quasi preoccupato. Ma non dava a vederlo.
< Sono un fumatore da qualche tempo. >
< Perché ? >
< Non c'è un motivo preciso. >
< E' vero: sei proprio cambiato. >
< E' un complimento o no ? >
< Metà e metà. Ma credo sia anche per quello che hai dovuto passare. Si capisce che c'è qualcosa che ti ha turbato a tal punto da mutare il tuo modo di fare e pensare. >
< E' così. >
< Ti comporti come se fossi stato sconfitto, Junhong. Ma devi sapere che nella vita ci si può reputare tali quando finiamo di vivere. Proprio come in un videogioco. Perciò puoi ancora farcela. >
< Mi piacciono i tuoi giochi di parole. >
< E a me non piace vederti così. >
< Forse voglio restarci così Seok, non ci hai pensato ? Forse questa volta non può funzionare quella bella frase che mi dicesti tu stesso 'non vivere nei ricordi'. Non hai pensato che magari preferisco marcire nella sofferenza per il resto della vita, piuttosto che lasciare andare l'unica persona che ha saputo rialzarmi dopo che tu mi hai lasciato per quella stupida carriera ? >
Seok si limitò ad ascoltare e a rimanere in silenzio, non aspettandosi di certo una tale affermazione da Junhong. Precedentemente, quando qualcuno lo feriva tendeva a non tornare nel discorso, a dimenticare, e con Seok non l'aveva fatto. Non che gli importasse, se lo meritava. Ma ciò significava anche che Jun a lui ci teneva. Ci teneva troppo.
< Invece dovresti, se tieni davvero a lui. O forse ti dava la sicurezza che se il pensiero di me si fosse fatto largo nella tua mente ancora, ti avrebbe sostenuto un'altra volta. Forse adesso hai ancora più paura, perché ci siamo ritrovati. Hai paura che il tuo amore per me risbocci, e l'ansia che io possa farti del male di nuovo, ti logora dentro. >
< Non c'entri tu, in questa storia. >
< Parlando così dai la dimostrazione del contrario. >
< Beh, ti sbagli. Sino a stamattina non pensavo di ritrovarti. Non ti pensavo e basta. >
< E' normale. Ma ora sono qui, tu sei qui. >
< E quindi ? >
< Hai paura. Lo sento, Junhong. >
Seok allungò la mano sul cuore del minore, come per fargli capire che si era accorto del suo prevedibile battito accelerato, ma non ricevette risposta. Spalancò gli occhi terrorizzato e dilatò le pupille, non riuscendo a sentire alcun battito. Com'era possibile ? Semplice, non era possibile. Se fosse veramente morto, Seok non starebbe parlando con lui in quel momento.
< Ora basta. >
Disse Junhong, allontanando immediatamente la mano di Seok dal proprio cuore, privo di vita e ferito troppe volte. Ora aveva un problema in più. Se Seok lo avesse scoperto ... no, non ci voleva pensare alle conseguenze. Perché in realtà, se il maggiore si fosse allontanato da lui per la seconda volta, si sarebbe odiato per l'eternità. Non credeva fosse tanto cattivo da allarmare tutti i cittadini del pericolo che avevano di vivere dove si trovava anche lui, ma se lo avesse fatto probabilmente avrebbe dovuto ucciderlo. O magari lo avrebbe lasciato fare. Questi avrebbero trovato il modo di ammazzare il suo animo vampiresco, quindi la sua esistenza, e li avrebbe ringraziati. Tanto oramai era inutile rimanere in un posto senza la speranza che le cose potessero cambiare o migliorarsi, almeno un poco.


*


La sera, Junhong si era rinchiuso in casa, rannicchiato sul divano con dei semplici pantaloni da tuta e una maglietta, trovata a caso nell'armadio. Leggeva 'Passion', il terzo volume della saga di 'Fallen', di Lauren Kate. La scrittrice era diventata da poco famosa, e oltre a quella serie aveva scritto 'The Betrayal of Natalie Hargrove', che ovviamente Junhong si era preoccupato di comprare. Amava il suo modo di descrivere i personaggi, i paesaggi, e tentava di imitarla. Anch'ella era un punto di riferimento per Junhong quando doveva scrivere, come Rebecca Maizel. Di quest'ultima aveva letto 'Eternity' e 'Fragility'.


*


< Jun ? Posso entrare ? >
Nonostante la piccola discussione che aveva avuto qualche ora prima con Seok, aveva tanta voglia di vederlo. E adesso era ancora lì, alla sua porta. Inizialmente, il giovane vampiro si era alzato proprio per andargli ad aprire sperando di passare parecchio tempo con lui, ma d'un tratto si ricordò della sua vera natura, e il piccolo sorriso che si era formato sul volto di Junhong - come accadeva raramente da quando Devin era morto - svanì in un batter d'occhio.
< Te ne devi andare, Seok. >
< So che hai bisogno di me, e lo sai anche tu. >
< No, invece. >
< Apri la porta e guardami negli occhi mentre lo ripeti. >
< Non c'è bisogno che te ne dia la prova, se dico che è così. >
< Lo vedi ? Hai paura. >
< Sì. Ho paura, Seok. Sei contento, adesso ? Ma non ho paura per quello che pensi tu. Sono cambiate tante cose come già sai, ma non sai come e quali sono cambiate. Ti devi allontanare da me. Lo faccio per la tua incolumità. >
< Smettila di fare l'eroe di turno, ed evita di prendere decisioni per me. Voglio starti accanto perché è questo il mio ruolo, lo è sempre stato, e saprò rialzarti come avevo fatto tempo fa. >
< Non puoi semplicemente trovarti qualcun altro da accudire, ah ? Non lo capisci che ci sono cose più grandi di noi che ci impediscono di avere qualunque tipo di rapporto ? Capisci che stai solo complicando tutto, così ? >
< No, non lo capisco. Fammi entrare. >
< No. >
< Per favore. >
< Ti ho detto di no. >
< Perché non sono riuscito a sentire il battito del tuo cuore ? >
< Non so di che parli. >
< Oggi, quando ho posato la mano sul tuo cuore, questo non batteva. >
< Ti sbagli. Il mio cuore batte, eccome. >
< Mhn. >
< Ora vattene. >
< Fai come vuoi, Junhong. Non farmi entrare, ma io rimarrò seduto qua, davanti a questo dannato portone sino a che non mi farai entrare. >
< Oh, non resisterai. >
< Vedremo. >
E passavano i secondi, i minuti, le ore. Junhong di tanto in tanto fissava dall'occhiello del portone di casa se Seok fosse ancora lì, e così era. Anche il solo fatto che ogni volta il minore controllava se ci fosse ancora la presenza del maggiore, faceva chiaramente intendere che era interessato a quel ragazzo, con tutto se stesso. E probabilmente quella passione che era nata tempo fa, non era mai svanita. Altrimenti non potrebbe essere considerata una vera e propria passione. Forse sarebbe stato d'accordo con lui, si sarebbe riavvicinato a lui se non fosse per la sua natura vampiresca. Oramai era tardi, Seok si era addormentato appoggiato al cornicione della porta, e Junhong cedette. Non poteva lasciare lì, il 'suo bambolino'. Così aprì la porta molto lentamente, lo prese in braccio e lo fece sdraiare sul divano, per poi coprirlo con una coperta, nonostante la sua casa fosse già abbastanza calda. Raggiunse la cucina e prese una tazza di caffé, avvicinando in seguito al divano e osservando, con molta accuratezza, ogni piccolo lineamento del viso di Seok. Averlo lì, addormentato sul proprio divano gli faceva quasi venire voglia di piangere. Ancora non sapeva se di gioia per averlo ritrovato, o tristezza perché doveva separarsi da lui. Allungò piano piano una mano e la posò sulla sua guancia, senza però svegliarlo, proprio come con le labbra, e si lasciò scappare un dolce, dolcissimo sorriso. Così Junhong aveva dato dimostrazione di avere ancora molto da dare, e soprattutto che l'animo umano esisteva ancora, non era mai morto. Uscì fuori in terrazza mentre continuava a sorseggiare la sua tazza di caffè, pensieroso. Qualche ora successiva Junhong era ancora seduto lì fuori, e solo dopo essersi stiracchiato a dovere ed essersi guardato intorno, realizzando che quella non era casa sua ma del minore, Seok lo raggiunse, con un sorriso riposato e posò una mano sulla sua spalla. < Dovresti tornare a casa, ora. >
< Grazie per avermi fatto entrare. >
< In fondo, non sono così cattivo da farti dormire come un barbone davanti a casa di qualcuno. >
< Non ho mai detto o pensato che tu fossi cattivo. >
< E' questa l'impressione che do a tutti. Menefreghista e quant'altro. >
< E ne sei felice ? >
< E' meglio così. >
< Meglio così per chi ? >
< Per tutti. Soprattutto per te. >
< Non riesco a capire. >
< Non puoi capire, è diverso. >
< Ma spiegami il motivo. >
< Dovrei mostrartelo il perché, e non posso, dato che sto facendo tutto questo per non svelarti quello che sono diventato. >
< Hai perso una persona molto cara. Non credo che per questo tu sia impazzito a tal punto da divenire una cattiva persona. >
< Infatti non sto parlando esattamente di questo. E' un discorso che si collega all'incidente, ma non c'entra. >
< Perché invece di girare attorno alle parole non sei diretto, Junhong ? >
< Già te l'ho detto. >
< Ti ho detto che non voglio tu prenda decisioni per me. >
< Quanto sei testardo, Seok. >
< Mi conosci a memoria, Junhong. Dovresti saperlo. >
Colpendo accidentalmente lo spigolo della ringhiera con il braccio, Seok si procurò un piccolo taglio da cui subito dopo uscì del sangue. Junhong ne percepì subito l'odore, e il mix di emozioni che stava provando in quel momento lo facevano sentire come se fosse stato ucciso una seconda volta. Dilatò le pupille, i suoi occhi divennero rossi e la sua pelle sotto di essi, quasi si spaccò mentre si formarono numerose linee dello stesso colore. Sentì poi uno strano fastidio alle gengive: i canini stavano scendendo. <
< Ops, mi sono tagliato. >
Junhong si volse dall'altro lato e cercò di mantenere il controllo, tentando di ritirare i canini. Era difficile. L'amore che Jun sentiva per Seok si mescolava alla voglia di bere, e ogni cosa pareva sempre più complicata. In quel momento, maledisse ancora una volta chi lo aveva trasformato in quel mostro. Meglio morto, no ?
< Maledizione Seok, te ne devi andare di qua ! >
< Calmati, Junhong .. >
< Mi calmo se te ne vai ! >
Junhong si era voltato verso Seok per la rabbia, per l'ingiustizia che secondo lui gli era stata fatta, e non si era accorto di avere ancora gli occhi rossi e la pelle spezzata che mettevano ancor più in risalto le sue occhiaie. Seok lo osservava preoccupato, terrorizzato. Rimase immobile in quell'angolino della terrazza e non fiatava.
< Cosa fai ancora qua ! >
Quell'ultima esclamazione di Junhong fece scappare via Seok senza dire altro. A sua volta, il minore scaraventò contro il muro la tazza di caffè, che si ridusse in frantumi. Distrutto, cadde a terra con le mani sulle tempie e cominciò a urlare. Nessuno poteva capirlo. Nessuno. Il dolore per aver perso Devin e la malavoglia di vivere un'eternità che nemmeno voleva senza Seok laceravano completamente Junhong. Non era né lucido né forte. In quel momento avrebbe solo voluto sprofondare da qualche parte e rimanerci, per sempre. E non era un'esagerazione dire 'per sempre', dato che avrebbe avuto secoli e secoli per poter vivere.


*


Dopo aver passato un intero giorno a disperarsi come non aveva mai fatto - nemmeno quando aveva perso Devin - si avviò verso il luogo dell'incidente. Seok invece aveva passato le ore a meditare, e adesso tutto era più chiaro: Junhong era un vampiro. Non capiva se la cosa lo eletrizzasse o meno. Avrebbe dovuto bere il suo sangue per stare con lui ? Era per questo, quindi, che solo la sua presenza infastidiva tanto Jun ? Si era accanito contro di lui perché si era tagliato e temeva di perdere il controllo e bere il suo sangue ? Aveva tante, troppe domande da fargli, e non avrebbe avuto paura di fargliele. Così, vedendolo uscire dall'appartamento lo seguì, ma senza farsi scoprire. Prima era curioso di vedere dove volesse andare. In un primo momento, Junhong osservò da lontano l'asfalto appena sporco di sangue marcio da lontano - dato che aveva la vista molto più acuta, era in grado di farlo -. Poco dopo si avvicinò a passo lento, e ripercorse la vicenda mentalmente, cominciando ad urlare e disperarsi. Quella strada era spesso isolata, perciò non avrebbe avuto problemi di essere scoperto. Seok, nascosto dietro dei cespugli lo fissava e avrebbe voluto piangere. Vedere Jun in quelle condizioni era una tortura peggiore di essere stato rifiutato da lui, anche se per un motivo logico. Si avvicinò a Junhong con aria interrogativa un uomo sulla cinquantina, e posò una mano sulla sua schiena.
< Giovanotto, stai bene ? >
< Se ne vada ! >
< Chiamo l'ambulanza, è ferito ? >
< Mi lasci stare ! >
< Non posso, mi scusi. >
Ma prima che l'uomo tentasse di svolgere qualsiasi azione, Junhong si avventò su di lui e morse la sua pelle con disperazione e gli occhi fissi sulla sua carne. Seok sussultò a quel suo gesto, tanto da ricoprirsi le labbra con la mano e continuò ad osservare la scena. Voleva solo aiutarlo, ma dall'altra parte c'era la paura che il minore potesse fare del male anche a lui.
< D - Devin .. >
Solo dopo aver prosciugato completamente il corpo dell'uomo, si accasciò a terra e cominciò a piangere riprendendo ad urlare, nemmeno fosse un pazzo. Aveva bisogno di Devin. Gli mancava, odiava il fatto che lui fosse morto e Junhong fosse stato salvato, e che non potesse stare vicino a Seok per terrore di perdere il controllo. Odiava tutto e tutti.
< Non aver paura, amore. Fidati di me, perché io mi fido di te. >
Junhong afferrò la mano che gli stava tendendo Seok e lo abbracciò stretto stretto a sé, senza riuscire a fermare le lacrime, che attimo dopo attimo rigavano il suo volto. Seok teneva gli occhi socchiusi e accarezzava la schiena di Jun con molta delicatezza, tentando così di calmarlo. Infatti, in un successivo momento Junhong si rilassò tra le braccia di Seok e lo strinse con meno forza, rimanendo comunque a contatto col suo corpo.
< Mi mancava abbracciarti, Jun. >
< A - anche a me. >
< Allora fallo sempre. Non lasciare che la tua natura te lo impedisca. >
< M - mi hai .. >
< Sì, ti ho visto, e non mi interessa di cosa sei. Rimani al mio fianco. >
< Non lo so. >
< Non c'è niente che possa dividerci, Junhong. Le cose esistono in relazione a delle altre e se tu non ci sei, beh, non ci sono nemmeno io. >
Non era così semplice, però.
C'era ancora quella passione lasciata da parte per troppo tempo che, oramai, bruciava nei corpi dei due amanti come se fosse nuova, appena sbocciata. Si poteva percepire; era così vera, così profonda. Quasi illudeva Jun che il proprio cuore battesse ancora. E mentre erano di ritorno Seok non si trattenne dal spingere le proprie labbra, carnose che Jun bramava da sempre contro le sue senza sosta, sempre più intensamente. Si scambiavano i respiri, le salive, mentre le loro lingue si strusciavano l'una contro l'altra con sin troppa smania di farlo ancora. Quei baci parevano sempre più necessari, inspiegabilmente insaziabili e il minore, anziché sentire la sfrenata voglia di bere sangue, sentiva quella di fare l'amore con quel ragazzo che avrebbe amato nonostante tutto e tutti, nonostante il tempo, le emozioni, i cambiamenti, le distanze. Perché era così che doveva andare. Era così che doveva essere. Nel frattempo quei due corpi, chiari e nudi come la assoluta purezza si intrecciavano tra di loro, si fondevano, si mescolavano con così tanta ossessione di trovare un modo per poter provare la più totale essenza di un amore che non era mai morto. Si spingevano l'uno addosso all'altro, le unghie grattavano via la pelle per il troppo piacere e il bisogno di marchiarsi in segno di appartanenza, procurando numerosi ed evidenti lividi, il battito del cuore di Seok rimbombava nel timpano di Junhong e, stranamente, la cosa non lo infastidiva. Si stava decisamente lasciando andare, ma comunque era ovvio; non avrebbe mai e poi mai resistito a quell'amore. Non sarebbe stato normale, non sarebbe stato possibile.
< Ah ! >
Le loro grida, intense come non lo erano mai state erano imprigionate tra quelle quattro mura della camera da letto dove Jun e Seok, nonostante fossero passate parecchie ore continuavano ad esprimere la più leale devozione, l'uno per l'altro. D'ora in poi le cose sarebbero cambiate tranne loro, anime innamorate di un amore inspiegabile, vivo in tutto il suo essere e puro, in tutta la sua eternità. <
< Ti amo, Junhong. >
< Ti amo anche io, Seok. >

  
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