“Non volevo dire questo! Ma non è colpa mia se
quando sto con te divento stronzo!” si scusò, prima di stringerla a sé e
baciarla, proprio come aveva fatto qualche settimana prima. Ma quella volta non
c’era nessuna Pansy, nessun obbligo: era lui che lo aveva voluto, si disse,
mentre Hermione ricambiava il bacio con ardore e si stringeva a lui, quasi come
se fosse la sua unica ancora di salvezza.
Fine 10° capitolo
Capitolo undici
Gli opposti si attraggono
Il rumore delle onde del mare che si infrangevano
contro gli scogli non era sembrato mai così remoto ad Hermione, che ogni volta
che si trovava su una spiaggia non poteva far altro che ascoltarlo come se
fosse la sua canzone preferita: invece in quel momento non sentiva niente,
tutto era buio e silenzioso intorno a lei, sentiva solo le braccia di Draco
stringerla e il profumo inebriante dei suoi capelli, che al momento stava
accarezzando lentamente, come una piccola e dolce tortura.
Si sentiva beatamente obliata, le sembrava di
avere la mente vuota, non più satura di informazioni circa tutte le pozioni
esistenti e le guerre dei maghi. Fu solo quando si separarono per mancanza di
ossigeno che riacquistò le sue normali doti intellettive, si coprì la bocca con
la mano sinistra e abbassò lo sguardo, senza avere il coraggio di incrociare
quello del ragazzo che l’aveva appena baciata e che non aveva affatto
rifiutato.
Restarono così, zitti, senza riuscire a guardarsi
negli occhi finché il ragazzo del lido,
Jess, non li raggiunse, con in mano due vassoi carichi di pietanze. Li poggiò
su un tavolo a qualche metro di distanza da loro, prima di andare e ritornare
tre secondi dopo con in mano due candele. Le poggiò sul tavolino elegantemente
adornato poco distante dai due, prima di dire: “Credo che sia tutto come mi hai
chiesto tu, Draco. Le bibite sono sul tavolo. Io… ehm, vado, se è qualcosa
chiamami, vengo dopo per la torta” aggiunse, notando che il ragazzo non lo
stava ascoltando più di tanto.
La luce delle candele rendeva l’atmosfera ancora
più romantica, accompagnando e completando il lavoro del riflesso della luna.
“Cosa dici, prendiamo posto?” chiese lentamente
Draco, indicando il tavolino.
“Oh, ehm, ma certo” rispose Hermione imbarazzata:
quella si prospettava una vera e propria cena a lume di candela, quella che
qualcuno avrebbe chiamato senza preamboli una “cenetta romantica”. Cosa aveva in testa Draco? Ma soprattutto,
lei cosa ne pensava? Cosa voleva? Si disse che ci avrebbe pensato dopo, in quel
momento doveva pensare solo a godersi la serata.
Prese posto, con movimenti lenti, non le era mai
successo di cenare sulla spiaggia vestita elegantemente…
“Accio cena!” esclamò Draco, puntando la
bacchetta contro il primo vassoio posato sul tavolo grande che ospitava il
buffet cercando di non farsi scoprire da Jess anche se non era nei paraggi.
Quando il vassoio raggiunse il tavolo, rivelando varie pietanze babbane come
crocchè, frittelle e patatine fritte, il ragazzo porse un piatto ad Hermione,
che lo prese, ancora rossa in viso, e mormorò un flebile: “Grazie”.
Nessuno dei due sapeva cosa dire, cosa fare, come
comportarsi in generale dopo quel “Piccolo incidente”.
“Ehi, ma cosa diavolo sono queste cose?” chiese
finalmente Draco per sciogliere il ghiaccio, indicando una manciata di patatine
fritte.
“Sono semplici patatine fritte” rispose Hermione,
abbozzando un sorriso. “Sono identiche alle nostre patate solo che sono
tagliate in modo diverso e sono..”
“Fritte!” concluse il biondo ridendo,
assaggiandone una. “Mmh, sono buone però”.
“Eh si, purtroppo tutto il cibo dei Babbani è
buono! Non sai come avrei preferito crescere tra i maghi, sarei di sicuro più
magra…” rivelò, abbassando lo sguardo verso quel filino di pancia in più che
aveva.
“Stai bene” concesse il ragazzo disinvolto,
facendola arrossire nuovamente.
“Grazie…”
Continuarono la cena tranquillamente, come una
vera coppia in procinto di mettersi insieme, e mangiarono anche la torta dopo
che Draco spense le fatidiche 17 candeline sentendosi ridicolo.
“Hai espresso il desiderio?” chiese Hermione poco
dopo, mentre erano seduti su nientepocodimeno che la tovaglia su cui fino a
poco prima avevano cenato.
Draco si voltò in sua direzione, distraendosi dai
suoi pensieri. “No, non ci credo a queste sciocchezze” rispose burbero.
“Come vuoi…” sospirò la riccia, iniziando a fare
dei piccoli disegnini sulla sabbia nonostante la poca luce offerta dalle
candele che stavano quasi per consumarsi.
“Perché, al tuo compleanno lo esprimi?”
“Si…”
“E si è…?”
“No, non si è mai avverato il mio desiderio fino
ad ora se è questo che vuoi sapere. Ma forse semplicemente per il fatto che
chiedo cose tropo irraggiungibili”
terminò la ragazza, sbuffando e togliendosi una ciocca da sopra le
spalle.
Draco rimase sorpreso, e continuò a fissarla,
deliziandosi di ogni piccolo particolare di quel volto grazioso, che quella
sera era semplicemente più carino grazie ai piccoli doni di un trucco leggero.
“Io pensavo che il massimo che poteva chiedere
una come te fosse avere il massimo dei voti in tutti i G.U.F.O. o riuscire a
scoprire una pozione per far moltiplicare quei pochi neuroni che ha Weasley nel
cervello...” dichiarò ridendo, senza accorgersi dell’espressione della ragazza:
da apparentemente normale era diventata preoccupata, il cuore le martellava
forte nel petto e sentiva un gran senso di colpa invaderle ogni centimetro del
corpo.
“No, sarebbe chiedere troppo” sdrammatizzò lei,
sentendosi ancora presa e in colpa. Che fine aveva fatto Ron nei suoi pensieri?
Dove lo aveva lasciato? Cosa diavolo stava combinando con quel Malfoy?
Eppure queste domande scomparvero poco dopo,
mentre Draco diceva: “Si, hai ragione. Mi sto rendendo conto che sei una
persona particolarmente equilibrata…” e avvicinava nuovamente il volto al suo. Chiuse gli occhi di scatto, e senza
esitare accompagnò i dolci movimenti del ragazzo fino a ritrovarsi naso contro
naso.
“Posso baciarti di nuovo?” chiese lui,
lasciandola piacevolmente stordita grazie a quel pizzico di educazione.
Hermione preferì non rispondere, e questa volta
fu lei a baciarlo, lasciandosi andare totalmente.
E quella scena si ripetette per la terza volta
quando, alle due e mezza, Draco l’accompagnò a casa…
*****
“Ginny, cara, vai a svegliare Ron, sono quasi le
undici…”
La signora Weasley se ne stava in cucina a
preparare la colazione all’ultimo dei suoi maschi mentre canticchiava
allegramente l’ultimo successo di Celestina Warbeck quando pronunciò queste parole alla sua
ultimogenita, che acconsentì sbuffando visto che stava giocando a Sparaschiocco
con Harry.
Si alzò, con un portamento scocciato, e si avviò
fino alla stanza del fratello, bussando innumerevoli volte.
“Ron, accipicchia, finiscila! Aprimi, mi hai
rotto…”
Si ritrovò a bussare sul cranio del fratello, che
finalmente aveva aperto la porta. E rimase stupita quando vide che la stanza
era più in ordine del solito e che sul letto c’erano alcuni vestiti piegati.
“Cosa succede qui?” chiese sconvolta, ritirando i
pugni, mentre Ron si massaggiava la testa indolenzito.
“Come mi ritengo grato nel non essere quella
povera porta…! Comunque te lo dico solo se mi giuri che resterai muta come un
pesce…”
Ginny annuì sbuffando e chiudendo la porta.
“Spara” disse senza preamboli, accasciandosi
sulla sedia dietro la scrivania, che era l’unico mobile più ordinato dato che
Ron la utilizzava esclusivamente per poggiarci le riviste di Quidditch.
“Io… Beh, vedi, ho capito che devo darmi una
mossa con Hermione, per questo ho deciso di raggiungerla al mare… senza dire
niente a mamma e papà”
“Ma cosa cavolo fai? Ti sei bevuto il cervello?”
“No, seguo solo il mio cuore!”
La rossa lo guardò esasperata, convinta del fatto
che quello non fosse suo fratello, bensì la sua copia sdolcinata da film
babbano.
“Ron, piantala, tra due settimane torneremo a
scuola e avrai tutto il tempo per farti
perdonare, Herm è a casa di suo zio, lo sai che non può ospitare nessuno…”
tentò di farlo ragionare, ma il ragazzo non cambiò posizione.
“Tranquilla,
voglio solo chiarirmi con lei, poi tornerò!”
“Conoscendovi vi ci vorranno minimo cinque
giorni…” disse Ginny poco convinta.
“Dai, Gin, è la prima volta che mi sento di fare
una cosa del genere, e tu vuoi fermarmi?!”
La ragazza si morse un labbro, indecisa. Dopotutto
era vero, forse suo fratello stava crescendo (finalmente!) e perché doveva
ostacolarlo?
“Ok, ma promettimi che lo dirai ai nostri
genitori, non mi va di coprirti…” concesse, prima che Ron le si buttasse
addosso, entusiasta.
******
Pansy se ne stava nei giardini pubblici della sua
città, intenta nel leggere una rivista. Non le andava di stare a casa, l’aria
era troppo pesante, e soprattutto non le andava di sentirsi in colpa per
qualcosa che poi non aveva fatto. Si sapeva che non era mai interessata a
Draco…
“Carissima
dottoressa, sono una strega del Surrey e volevo parlarle di un mio problema: a
me piace tantissimo un mago che viene a scuola con me solo che lui è interessato
alla cugina di secondo grado della mia migliore amica, e non so come fare, ma
non tanto per il ragazzo in questione, ma più per il fatto che ho paura di
rovinare l’amicizia tra me e la mia migliore amica, che potrebbe offendersi per
il fatto che voglio soffiare il fidanzato a sua cugina di secondo grado, che
per di più ha qualche problema mentale…”
Smise di leggere, disgustata, quelle riviste
spesso la facevano solo sentire male.
Stava per alzarsi quando si ritrovò davanti a sé
Blaise Zabini.
“Cosa…cosa
ci fai tu qui?”
“Quello che voglio fare da secoli!”
Pansy lo guardò senza capire, sbattendo le sue
voluminose ciglia. “Cioè? Venire in un
parco a vedere le mamme che osservano i loro bambini giocare?”
“Ma no, dai fai la seria” fece il ragazzo,
facendole segno di sedersi.
“E allora?” chiese impaziente lei, ubbidendo e
mettendo la rivista nella borsa.
“Volevo… Beh, volevo passare un po’ di tempo con
te… Ora che…”
“Ora che non ho più Draco alle costole e lui è
fuori” concluse lei, quasi amareggiata. “Come si dice, quando il gatto non c’è
i topi ballano. E quando lui tornerà tu farai finta di niente…”
Zabini si parò le mani davanti, scuotendo il
capo. “Ma cosa dici! Non è così! Quando tornerà non me ne fregherà un tubo, lui
se ne è stato via tutta l’estate, senza fregarsi del suo migliore amico…” si
fermò un attimo, pensieroso, prima di dire: “Allora, ti va di venire a prendere
un megagelato con me?”
Pansy esitò, poi, quando le venne in mente quella
disgustosa lettera che aveva letto sulla rivista, accennò una mezza risata
prima di dire: “Certo!”
****
Hermione se ne stava seduta sul divano del
soggiorno, con in mano una foto, quella che aveva scattato quel piovoso
pomeriggio, meglio ricordato da lei come quello della “Guerra dei pop corn”.
C’era raffigurato Draco che guardava Titanic, e non potè non sorridere come una
ragazzina alla sua cotta vedendo la sua espressione concentrata.
Ma la nascose sotto il cuscino quando bussarono
alla porta, affrettandosi ad andare ad aprire.
Davanti a lei c’era Draco , con un piccolo
sorriso stampato in faccia.
“Ciao” disse senza fiato.
“Ciao…”
“Entra!” lo invitò, sentendosi decisamente
stupida, come ogni volta che si trovava in sua compagnia.
“No, sono di passaggio, volevo semplicemente
dirti che ti aspetto verso le sei vicino agli scogli… Ho ascoltato una di quelle canzoni che
ci sono nel mp3 che mi hai regalato e ho capito che.. Beh, forse dovremmo
parlare dopo… dopo ieri sera…” disse Draco, improvvisamente imbarazzato.
Hermione aprì la bocca per poi richiuderla
rapidamente. “Oh, ma certo, si, allora ci vediamo alle sei.. agli… agli scogli…”
mormorò, cercando di sorridere.
“Ok, allora ci vediamo dopo” concluse lui,
sorridendo di nuovo ed allontanandosi.
Hermione rimase così, a vedere la sua sagoma
allontanarsi. Solo quando non lo vide più si decise a chiudere la porta alle
spalle per poi accasciarsi a terra, preoccupata. Cosa le avrebbe detto? Cosa
voleva sentirsi dire? Cosa provava precisamente?
Non ebbe il tempo di farsi altre domande che il squillò
il telefono, facendola sussultare. Raggiunse l’aggeggio velocemente, con il
cuore che ancora batteva, per poi rispondere con un forte: “Pronto!”
“Ehi, cuginetta, sono Cecile!”
Hermione per un pelo non cadde sul divano che le stava dietro.
“Oh, cara…” mormorò.
“Volevo semplicemente dirti che domani mattina ritornerò
al mare verso le undici ok?”
“Oh! Ma certo! Ti… ti aspetto!”
“Ok, tu nel frattempo mi hai tenuto d’occhio quel
fusto di David, vero?”
A quelle parole sentì un nodo formarsi nello
stomaco. certo che aveva tenuto d’occhio David… Forse anche troppo…
“Si, l’ho incrociato un paio di volte…” mentì,
sentendosi una grande bugiarda/bastarda/ingrata.
“Benissimo! Allora a domani, cuginetta! Baciotti!”
“Ciao, Cecile…”
Questa volta si accasciò per davvero sul divano:
cavoli, Cecile sarebbe tornata! Non aveva proprio l’umore e la forza di starle
dietro…
*****
Ron se ne stava dietro il giardino di Jack
Granger da quasi un’ora. Guardò l’orologio: erano le sei meno cinque. Ora o mai più si disse, e si avviò
risoluto verso la porta. Stava ancora contemplando l’etichetta con il nome del
proprietario quando la porta si aprì, rivelando Hermione, che lo guardò come se
fosse un extraterrestre.
“Ron!” urlò, facendo un passo indietro.
“Herm!” disse.
“Cosa diavolo ci fai qui tu?”
“Io… Voglio farmi perdonare! Herm, ti prego,
facciamo pace!”
Hermione lo guardò, senza capirci più
niente:prima la questione di Draco, poi l’appuntamento, poi la telefonata della
cugina e poi lui, come colpo di grazia! Fissò l’orologio, mormorando: “Ron, ora
avrei un appuntamento…”
“Cinque minuti, ti prego, fammi spiegare!”
Rassegnata, con la sensazione di aver fatto
qualcosa di davvero brutto a qualcuno di veramente potente, Hermione
acconsentì, facendolo entrare.
Ron si accomodò sul divano, senza nemmeno un po’ di
grazia, e la prima cosa che Hermione si ritrovò a pensare fu: “Draco ha molto
più eleganza…”.
“Vedi, Herm, io non so cosa dirti precisamente…
Perciò sono venuto qui, per spiegarmi… Ne sei contenta, vero?”
“Oh, guarda, da morire!” commentò la riccia,
sentendo la pazienza andare via,sarebbe dovuta stare all’appuntamento già da
tre minuti.
“Dai, Herm… Ti dicevo, io e te siamo poco
compatibili di carattere, ma è per questo che siamo amici da sei anni, gli
opposti si attraggono…”
“Lo so, Ron, lo so!”
E’ per questo che
ieri ho ceduto? Perchè io sono l’opposto di Draco…
“E quindi, Herm, volevo… Oh, ma cos’è questa?”
chiese senza capire. Aveva spostato il cuscino ed aveva appena visto la foto di
Draco che la ragazza stava vedendo qualche ora prima…
“Oh, Ron, dammi, lascia…” protestò Hermione con
forza, avvicinandosi.
“Herm ma questo è Malfoy!” urlò Ron incredulo,
sbiancando,rendendo la sua carnagione ancora più pallida.
“Ron, lasciala ti ho detto…”ribattè Hermione rossissima in
viso e preoccupata.
Iniziarono una
lotta corpo a corpo per poter recuperare la foto, senza rendersi che l’oggetto
in questione stava vedendo tutta la scena dalla finestra, con un moto di
delusione che riempiva ogni parte del suo cervello…. Era venuto perché si era
preoccupato per il ritardo della ragazza, ed invece…
Continua….
Salve cari lettori! Come al solito non vi
annoierò con le mie scuse, questi due mesi di ritardo parlano già da sé, ma
volevo semplicemente dirvi che a parte la mancanza di ispirazione ci si sono
messe anche le sue settimane al mare e altre due in vacanza-studio in Spagna quindi
non mi sono proprio potuta connettere. Vi giuro, mi sento ancora addosso lo
stress pre-vacanza (che consiste nel comprare le ultime cose e preparare le
valigie) nonostante sia tutto finito da quasi una settimana… Non auguro a
nessuno di voi di fare due valigie contemporaneamente xD
Scleri a parte, volevo ringraziare tutti coloro
che nonostante tutto seguono ancora questa mia fic e che continuano ad
inserirla tra i preferiti e a recensire, come avrete visto sto dando la
priorità a questa fic piuttosto che alle altre!
Quindi grazie di cuore a
Christina Malfoy
Narcyssa
Malfoy
Anjelina
Bene_Benny
Sasigranger
Per le loro recensioni ed anche a chi inserisce
tra i preferiti e legge soltanto!
Beh, circa l’aggiornamento ho imparato a non
promettervi niente…
Se vi va fatevi un piccolo giro panoramico tra le
mie altre fic!
Hasta luego!
La vostra milly92.