-Ho tante di quelle domande
da fargli… che non saprei nemmeno da dove incominciare.-
Taichi mugugnò qualcosa,
aveva ordinato un’altra porzione di quella roba e quindi al momento era
impossibilitato nel rispondere.
-Chissà se mi assomiglia
almeno un po’.-
Ingoiò. -Speriamo di no!- rise…
-La finisci? È colpa tua se
sono qui.-
-Se, intanto grazie a me non
saresti qui a porti certi quesiti.-
-Guarda che non è facile. Non
sono pronto e se credi che prima ti abbia ringraziato..-
-Guarda che siamo pari. Né
Più né meno.-
-Bene.-
Un momento di silenzio, solo
il rumore dell’aereo. Un paio di posti illuminati mentre i passeggeri cercando
di dormire…
-Ti immagini se dovessimo sprofondare in mare?!-
Il biondo fa gli scongiuri
molto elegantemente e lo fulmina. –Ma che cavolo dici?!-
Il castano sbuffa. –Perché
non mi fai mai finire i discorsi? Guarda che a volte io do un senso logico alle
frasi!!-
-Si come no.-
-Insomma dunque se dovessimo
sprofondare in mare… cosa gli diresti?-
“O yasumi
nasai”
13.
-Sto
bene.-
Sora
sbuffa intanto che gli occhi di Taichi si fanno più grandi posandosi su di lei,
di nuovo, per l’ennesima volta nel corso della giornata.
-Sto bene
ti dico.-
Il
castano scende le sue iridi inquadrando il suo ventre. Lei non gli nega un piccolo
sorriso, oscurandosi subito dopo.
-Stiamo
bene…-
Tai
rialza gli occhi, preoccupato.
-Mi ha
dato solo fastidio il fatto che io l’abbia scoperto così, senza venirlo a
sapere direttamente da te. Mi ha dato fastidio, ecco.-
Taichi
Yagami sospira.
-Mi
dispiace hai ragione.-
Sora gli
aggiusta la cravatta. Sorridendo sinceramente stavolta. –Non mentirmi mai più.-
glielo sussurra e Taichi annuisce, sentendo un groppo alla gola.
-Adesso
devi andare si o no, all’aeroporto!?-
-Mi
accompagna Hika con la macchina. Tra poco. Tu devi
andare a lavorare adesso vero? Sta attenta mi raccomando.-
Sora
annuisce, i capelli chiari che si appoggiando sul suo volto coprendole gli
occhi.
-Stai
attento tu piuttosto. Il tuo capo ti ha preso proprio in simpatia se ti ha
fidato un incarico importante.-
-Ahhi
quel vecchiaccio fa viaggiare me, perché lui è un pigro incredibile.-
Sora
ridacchia. -Andiamo che ti piace viaggiare.-
Taichi le
ferma la mano di lei sulla sua cravatta. –Sora sai che sto andando a New York?-
Abbassa
gli occhi e il castano si sente morire.
–Torna
presto.-
**
-Non fare
troppi guai, laggiù.-
Taichi
sghignazzò, divertito. –Piuttosto tu bada sia a te stessa che a Sora, chiaro?!-
Le
scompigliò la testa fraternamente. Hikari chiuse gli occhi respirando il
profumo del suo fratellone avvolto in quel cappotto nero.
-Quando
torni?-
-Tra tre
giorni. Non morite di depressione nel frattempo anche se,
senza di me capisco che è molto arduo mantenere il sorriso!-
Kari fece
scoccare la lingua e per la prima volta Taichi lasciandola, la guardò con occhi
diversi.
La sua
figura esile, alta, quel fular bianco a tenerle calda
la gola, quel cappotto semplice ma che le donava in una maniera incredibile…
-Sei
diversa.-
Lo
sussurrò nel modo più naturale del mondo con quell’espressione a metà tra il
preoccupato e l’orgoglio. La piccola Yagami si ritrovò ad avvampare, si guardò
la punta dei suoi stivali rifugiandosi poi di nuovo tra le braccia del
fratello.
-Ah… sei
il mio orgoglio.- Lui ridacchiò ammettendo quella semplice verità e Kari che
era un tipo piuttosto emotivo dovette combattere per non far cadere le lacrime.
-Torna
presto.- gli disse soltanto spostando i suoi occhi nocciola altrove per non far
trasparire la sua emozione.
-Va
bene.- Taichi afferrò la sua valigia battendosi poi una mano sulla pancia.-Accidenti ho già una fame e su quella specie di aereo
servono solo insalate di carta. Bleah! Per non
parlare del the alla pesca che sa di pesca!-
Kari
scosse il capo, ridendo allegramente. Poi la sua voce diventò seria e Taichi
non potè non sfuggire a quel richiamo visivo.
-Promettimi
che non parlerai con Yamato.-
Il
castano trovò all’improvviso molto stretto il nodo della sua cravatta. Andò
meccanicamente in cerca d’aria, aprendo la bocca e facendo intravedere la
dentatura bianca.
-Non lo
cercherò… almeno chè, il signorino non comparirà per un caso fortuito proprio
davanti alla mia strada.-
-Tai!-
Lui
sospirò vagamente abbattuto. –E che… non posso promettertelo Hikari.-
La
castana sussultò a quella frase e una morsa le bloccò il cuore… capendo lo
stato d’animo del fratello. -Almeno non dirgli del bambino.- fu l’unica cosa
che Taichi percepì e con una serietà mai vista prima su di lui, annuì
tristemente.
-Eppure
le cose potrebbero cambiare… se…-
Kari
scosse la testa freneticamente.- è una decisione che aspetta a Sora. È lei la
madre del bambino.-
-Si ma
lui è il padre.- Il Yagami maggiore ribadì quel
concetto come un bambino dispettoso.
-Sta di
fatto, che non devi intrometterti in questa storia.-
Taichi
soffiò decidendosi a capitolare con un lieve inchino del capo. –Ho capito…-
Kari
allora gli regalò un sorriso sereno, anche se triste.- Lo so, che non è facile… ma non puoi costringerlo a tornare in questo modo.
Ne abbiamo parlato più volte io e Sora e lei non vuole che lui, rinunci alla
sua carriera, al suo mondo.-
Il
castano alzò gli occhi verso il gate d’imbarco. Sorrise. –Già Sora è una
maledettissima altruista.-
Kari lo
vide salutare mentre, si imbarcava sparendo, inghiottito
in una miriade di persone.
**
Sora
borbottò qualcosa di incomprensibile stringendo di più quella valigetta nera
che giaceva sulle sue gambe. Il Taxi si fermò proprio davanti all’aeroporto, e
l’autista le fece un sorriso di circostanza mentre lei,
si ritrovava dopo aver pagato a farsi largo, tra le tante persone che uscivano
ed entravano in quel airport.
-Perché
tanta gente parte?!- non potè fare a meno di gridarlo
intanto che le sue iridi cercavano inutilmente una figura famigliare tra la
folla.
-Dovrei
dire… perché quell’uomo ha sempre la testa tra le nuvole!-
Involontario
le scappò un lieve risolino dalle labbra vermiglie mentre,
continuando a camminare intravide la figura di Hikari ritta vicino alle scale
mobili.
-Kari!!-
La minore
dei Yagami si voltò e capì subito che la presenza di Sora in quel posto, era
determinata dall’oggetto scuro che la donna aveva in mano.
-Avrà
sempre la testa tra le nuvole!- sussurrò allora la giovane, prima di
incominciare a correre verso gli imbarchi.
Sora
ridacchiò lasciandosi cadere su un sedile blu della struttura.
Si guardò
intorno… non entrava da parecchio tempo in un aeroporto…
Ingoiò
amaramente e con fatica.
Quel
luogo però non rappresentava un inizio o una fine.
Sorrise,
meglio così.
La loro
ultima volta non c’entrava niente con quel posto. Si erano lasciati già con una
semplice frase, forse ancor prima, di incominciare davvero.
Era la
frase con la quale si lasciavano ogni volta che stando insieme, il giorno
diventava sera.
“O yasumi
nasai.”
Buonanotte.
Mentre
pioveva, l’ultima volta si erano salutati così. Mentre tra una frase e l’altra si
intrometteva quella pioggia intermittente. Intanto che sopra di loro quel cielo
nero avvolgeva tutta la città di Tokyo.
Ricorda
di essere entrata il giorno dopo completamente senza fiato, in quel luogo.
Avrebbe
davvero voluto fermarlo in quell’istante, ma era troppo tardi… lui era già
partito.
All’epoca.
Lo interpretò come un segno del Destino.
Era dettato
dal Destino, che lui sparisse dalla sua vita in quel
giorno d’ottobre.
Eppure
quel pensiero ora, era lo stesso che inevitabilmente la portava a riflettere
sulla vita che invece, cresceva di giorno in giorno dentro di lei.
Era stata
preventivata dal destino anche quella creatura?
No, forse
lei non credeva davvero nel destino.
Forse,
viveva nella ottimistica convinzione di poter cambiare la sua vita se veramente
lo desiderava.
O chissà
prendendosi la testa tra le mani, Sora sorrise, pensando al Caso.
Già
Takenouci Sora credeva nel Caso.
Era di
gran lunga più rassicurante il Caso. Rispetto al destino.
E Sora
allora guardò pigramente la donna che stancamente si sedeva vicino a lei,
lottando con una valigia marrone.
Capelli
lunghi, castani. Lievemente ondulati, fermati da piccoli fermagli a forma di
stella.
Occhi
grandi, nocciola, labbra carnose e sorriso intenso.
Dove
aveva già vista quella figura??
I loro occhi si incontrarono e
Sora sussultò, quando, quest’ultima sospirò indicandole la sua valigia marrone.
-È pesantissima!-
Una donna dal sorriso intenso. Che
ora, proprio in quell’istante, le stava parlando nel modo più semplice del
mondo.
-Non so perché, non ci ho messo
neanche tanta roba dentro!!-
Fece perdere la sua mano destra
tra quei boccoli castani. Continuava a parlarle, come se la conoscesse da una
vita.
-In fondo mi sa che è una capacità
innata delle donne; quella di riempire anche solo una valigia e di renderla
pesante quanto un quintale e di farci entrare dentro più roba possibile!-
Le porse la mano, arrossendo
leggermente.
Sora guardò quelle dita sottili, che
non erano decorate da nessun anello. Mentre un giornale colorato si faceva
strada nella sua mente.
-Comunque io sono Mimi Takikawa,
piacere!-
No, forse Sora Takenouci non
doveva nemmeno credere nel Caso…. Per non impazzire del tutto.
**
Era seduta lì di fronte a un
panino. Leggermente imbarazzata nel contenere quella fame, che oramai la
tormentava da parecchi mesi. Le tornò in mente Taichi quando
ogni mattina la svegliava portandole tre cornetti: doveva mangiare per due,
ogni giorno.
-Uff… ma scusami ti avrò annoiata
Sora…-
La ramata alzò il capo. Sorrise a
Mimi Takikawa.
Attrice e conduttrice americana
nonché cuoca di grande valore.
-No..
figurati…-
-Lo sai sono una donna in
carriera… fidanzata con un biondo- Sora chiuse gli occhi, il cuore battè a mille.-
tale Micheal, sai fa l’attore anche lui…ma…-
Sora lasciò che un lieve sospiro
le scappasse dalla bocca.
-Ma?-
-Ma non sono felice.-
Mimi continuò a sorriderle. –E
questa frase una volta, me la disse un mio caro amico. Era giapponese anche
lui.-
La mano di Sora tremò e la verità
lasciò le sue labbra, senza remore, senza vergogna… sigillando con una
sconosciuta, anzi con una semisconosciuta un’amicizia… o incrociando la sua
vita con un’altra in un modo del tutto casuale.
**
-Andiamo
Mimi, apri la porta. So che sei lì dentro.-
Micheal
sospirò bussando di nuovo alla porta n123. Si passò una mano fra i capelli
biondi, perfettamente lucidati.
-Senti,
non so che diamine ti ho fatto ragazzina… ma ti
aspetto domani sul set. Altrimenti perderai il lavoro che meriti, che ti ho
regalato. Chiaro? Ora devo andare ho un appuntamento tra mezz’ora…- Il biondo
fece una smorfia di disappunto appoggiando la sua mano aperta sull’uscio di
quella porta.
-Vabbhe…
allora… vado…-
Entrando
nell’ascensore sorrise cortesemente nel vedere una bella ragazza. -Ciao io sono
Micheal e tu?- e mentre quella le rispondeva intravide una figura fradicia che
veniva dalle scale. Un lampo dai capelli rossi… intanto che le porte
dell’ascensore si chiudevano.
Eccomi capitolo interamente dedicato alla mia amica DarkSelene89, Buon compleanno cara!!!
Spero che il capitolo ti piaccia ^_- Ancora
mille auguriiiiii!!!
Ringrazio anche DenaDena, ti sei
fatta un idea dei due individui al semaforo XD?
Mijen Hai fatto bingo Mimi respira aria giapponese ora…ma
ora ha incontrato una persona inaspettata XD
cara grazie sempre per il supporto!
Talpina Pensierosa aspetta loro chi O.O
mi sono leggermente persa argh! Non far caso i miei scleri sono troppi e tanti! Un bacio cara!
Kari89: Sempre così gentile
con me Y.Y sei tu splendida! Tesoro ancora un grazie!
HikariKanna: ecco il
capitolo, ehy tesò nu bacio forte forte e grazie a te di tutto a te!
Miii la mia Tex, mi fai morire con la tua
recensione mi sto sganasciando dalle risate ! tex ari
tex t’aggia dì nu paio e cose! Un bacio
Scusatemi sono davvero
in ritardo e per di più usufruisco di una connessione provvisoria quindi
perdonatemi davvero se ho ringraziato tutti così! Prometto di farmi perdonare U.U sae che giura con una penna
in mano (perché? Bho!) XDXD un bacione enorme e
ancora auguri all’inventrice del dayako, alla nostra Dark Selene!!!
Yours
Sae (scappa)