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Autore: yuzuki chan    06/06/2014    1 recensioni
"L'amore fugge come un'ombra l'amore reale che l'insegue, inseguendo chi lo fugge, fuggendo chi l'insegue." scriveva William Shakespeare. Questa frase riassume perfettamente ciò che accadrà, il cuore di Juvia ha subito troppe ferite, ha seguito il suo amore per Gray ma niente vi è stato. E Gray che fugge l'amore potrebbe esserne colpito... Nello stesso momento un bianco male sembra avvicinarsi e minacciare la persona a cui più tiene...
Coppia principale: Gruvia
Coppia secondaria: Jerza
Capitolo speciale: Elfever
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erza/Gerard, Gray/Lluvia, Lyon Bastia, Ultear, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Tu chiamale se vuoi, emozioni [Gruvia]'
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Non aveva chiuso occhio per tutta la notte a causa della sua agitazione. C’era riuscito, dopo mesi e mesi era riuscito a convincere Ever ad andare in missione con lui.
Si alzò dal letto con un energico colpo di reni. Si sentiva più brioso di quanto fosse mai stato in tutta la sua vita. Si avviò verso la porta della camera, per dirigersi in bagno a prepararsi al grande evento. Camminò baldanzoso sulle travi di legno del corridoio, fino a scorgere il lavandino dove sua sorella Mirajane stava riempiendo un secchiello. Nel sentirlo arrivare si girò verso di lui, sorridendo dolcemente.
“Buongiorno” lo salutò
“Buongiorno sorellona”
“Pronto per l’appuntamento di oggi?” chiese fissandolo negli occhi, illuminati da una strana luce rossastra.
“E tu come…” rispose lui interdetto.
“Sono tua sorella, è ovvio che sappia certe cose” disse strizzandogli l’occhio. “Ti ho comprato una camicia nuova per l’occasione, la trovi appesa nel tuo armadio. E fa attenzione quando scendi le scale, potrebbero non essere ancora asciutte” continuò spostando nuovamente lo sguardo sul suo impiego.
Poco dopo alzò il secchiello e iniziò a dedicarsi alla pulizia del pavimento. Elfman entrò allora in bagno e vi restò per un quarto d’ora… Una mezz’ora… Un’ora. Fu allora che la porta del bagno si spalancò di corsa, rivelando un uomo ricoperto unicamente da un asciugamano che correva disperato verso camera sua. Poco dopo lo stesso bestione si precipitava giù dalle scale, finendo di abbottonarsi la camicia.
Purtroppo in quel momento le raccomandazioni della sorella erano svanite. Nella fretta della discesa mancò un gradino e ruzzolò inesorabilmente fino alla base degli scalini.
“Onii-chan, cosa stai facendo?” chiese in uno sbuffo una testolina bianca, spuntando da dietro la parete della cucina.
Vedendo il fratello accasciato a terra con una gamba in posizione innaturale i suoi occhi divennero saturi di terrore. Si avvicinò di corsa a lui continuando a chiamare il suo nome. Non ricevendo alcuna risposta gli prese volto e lo adagiò sulle sue ginocchia, alla ricerca di eventuali ferite alla nuca.
Passarono molte lacrime ma pochi secondi prima che le iridi del ragazzo si riaprirono. Lisanna lo fissò per qualche istante per poi gettare e nascondere il viso nel petto possente di Elfman, che, dopo una prima fase di stordimento, passò una mano sulla sua schiena, avvolgendo i fianchi della sorella non dopo aver mal trattenuto un gemito. Udendolo la ragazza si alzò di colpo con aria indagatrice. Immediatamente si ricordò dell’atteggiamento anormale della gamba sinistra e si fissò su quella. Molto probabilmente era rotta. Non potendo sollevare il corpo del fratello corse verso il bagno, aprì lo sportello di fianco allo specchio ovoidale e prelevò la cassetta di primo soccorso. Tornò quindi indietro, praticando le prime cure allo zoppo.
Dopo aver concluso una fasciatura provvisoria la ragazza puntò i suoi enormi occhi celesti in quelli del fratello, ancora visibilmente preoccupata.
“Elfnii-chan, come ti senti?”
“Devo andare in Gilda…” disse il ragazzo provando ad alzarsi, ma invano, in quanto la sorella lo trattenne a terra.
“Non puoi, hai una gamba rotta! Ci penso io a chiamare Wendy”
“Non mi importa della gamba… Devo andare in Gilda…”
“Onii-chan, non puoi!”
“Infatti non posso,devo andare in Gilda! Cosa penserà Ever di me?!” replicò alzando un poco la voce, formata da un misto di preoccupazione e determinazione. No, non poteva rimanere a casa. Era la sua prima occasione e se fosse svanita in quel modo sarebbe stata anche l’ultima.
 
***
 
“Ever ti vedo pensierosa, qualche problema?”
La ragazza si bloccò, smettendo di girare la cannuccia all’interno del drink all’ananas preso mezz’ora prima. Era riuscita a berne a malapena la metà. Sentiva lo stomaco chiuso e una bizzarra sensazione alla testa. Si sentiva triste ma allo stesso tempo allegra, disillusa ma speranzosa. In una parola si sentiva strana. La mente ragionava a fatica e per poco non rischiò di pietrificare Freed che la guardava preoccupato.
“Ever?” richiese il compagno, avvicinando il suo volto a quello della mora. La ragazza alzò di colpo lo sguardo, sorpresa da quel richiamo per lei improvviso e a causa della minima distanza dallo Scripter si sbilanciò all’indietro. Solo il provvidenziale intervento di Laxus le evitò una rovinosa caduta.
“Tutto ok?” le chiese.
Ma la voce di Titania rimbombò nella sala, impedendole di rispondere.
Stavano cercando Elfman… A quanto pare poteva essere in pericolo… E se gli fosse già successo qualcosa? Però non erano ancora partiti per la missione, quindi dovrebbe essere tutto a posto… E allora come si giustificava questo suo ritardo?
Andava così ragionando quando sulla soglia della porta apparve l’uomo della ricerca. Si reggeva a malapena su di una stampella e sulla sorella minore. Nonostante ciò era vestito di tutto punto. Stava parlando con Erza e da quando era entrato non l’aveva degnata neanche di uno sguardo. Non appena finì di parlare si alzò stizzita, senza accorgersi della corsa forsennata di Gray. Ora Elfman la stava fissando come imbambolato. E quello doveva essere un vero uomo? Si avvicinò a lui lentamente e quando fu alla sua altezza si fermò per un secondo.
“Vado da sola in missione. Uno scimmione zoppo mi sarebbe solo d’intralcio”
Il mago non riuscì a proferir parola. Si girò unicamente per vederla sparire oltre il portone d’ingresso all’edificio. Stava andando via, se ne stava andando da lui. Strinse forte gli occhi che avevano iniziato a bruciargli. Alla fine le diede la schiena, portandosi una mano sul volto.
 
***
 
Più si allontanava dalla Gilda più il suo passo diveniva meno deciso. Forse era stata troppo dura con lui, in fondo non era di certo sua intenzione farsi del male. Si voltò verso la strada percorsa. Vi erano solo poche persone e nessuna di queste era Elfman. “Forse dovrei tornare indietro…” Ma il suo orgoglio le impediva di muovere anche solo un passo. Era sempre stata sicura delle sue azioni ma quando quel ragazzo entrava in queste tutta la sua fiducia svaniva. Anche verso di lui non sapeva come comportarsi. Non riusciva ad essere dolce come voleva a causa della sua fierezza e questo la feriva, la faceva sentire debole. Spesso aveva avuto la tentazione di accarezzare i suoi capelli scompigliati ma alla fine non faceva altro che criticarlo. Non riusciva neanche ad ammettere che in fondo sì… le piaceva, almeno un poco. Per quanto fosse un bambinone si sentiva protetta vicino a lui. Ma non solo quello. In sua presenza avvertiva una specie di calore scaldarle il petto, ogni pensiero negativo spariva e c’era solo spazio per loro due… Già loro due più quel dannato orgoglio che non la faceva apparire per ciò che realmente era. Forse era venuto il momento di metterlo da parte… Ma ci sarebbe riuscita?
Continuava a fissare la strada con occhi vacui, persa nei suoi pensieri, tanto che non udì il rumore di passi alla sua schiena e quando si accorse dell’uomo alle sue spalle era già troppo tardi. Elfman l’aveva ormai sollevata di peso e caricata sulla spalla.
“Brutto bestione cosa…?”
“Dovevamo andare in missione o no? Non possiamo far aspettare il committente, non sarebbe una cosa da veri uomini!”
“E la gamba?”
“Wendy l’ha guarita. A quanto pare non era rotta perciò ora sono completamente guarito. E questo perché sono un vero uo…” la frase gli morì in gola a causa del dolore alla gamba. Evergreen lo fissò preoccupata.
“Mettimi giù grande uomo, riesco anche a camminare da sola” disse con una voce che non le sembrava sua, dolce e pacata, mentre gli accarezzava i capelli perlati.
Senza troppi indugi il ragazzo la adagiò a terra, colpito però dall’inconsueto gesto di tenerezza. Si bloccò un attimo, mentre la maga continuava a camminare impettita davanti a lui. Non sentendolo al suo fianco si girò.
“Allora, vieni o no?”
“S… S i!”
“Mi raccomando, veri di non essermi d’intralcio, scimmione” aggiunse lei, passando l’esile braccio sotto a quello robusto di lui. Forse non era poi così difficile mettere da parte tutto.
 
 
 
 
 
 
 
 


Nota dell’autore: Scusate, scusate, perdonatemi scusate e perdonatemi per l’orribile ritardo TAT La scuola mi ha ucciso fino ad ora e sono riuscita a concludere il capitolo solo oggi ç.ç Spero almeno che vi piaccia anche se è varamente orribile TAT
La Jerza arriva tranquilli, è solo che avevo più ispirazione per questa ^^” E poi bhe… c’è il gran finale ^^
Vabbè a parte il fatto che devo ammettere che il capitolo è venuto lungo rispetto ai miei standard vi lascio :) Per quanto riguarda Dolce Luna cercherò di aggiornarla il prima possibile TAT
Non odiatemi se possibile ^^
~yuzuki

 
  
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