I
wanna shelter
you
Ian
ogni tanto pensa che tutto sia sbagliato: i toast bruciati, le uova che
sanno di merda e Nicole.
Sì, Ian pensa che Nicole sia davvero una grossa rottura di
coglioni, delle volte. Come adesso: non gli parla da due giorni, non la
vede da quattro e comincia a provare un certo formicolio alle mani se
pensa che Yuri dell'ultimo anno la guarda in quel modo da
un mese.
No perché Nicole a volte lo dovrebbe capire che mica lui
è senza palle e mica può non arruolarsi.
Di certo non può arrendersi perché i suoi occhi
verde - cazzo - acqua
lo tengono incatenato in quella catapecchia nella periferia
di Chicago, o perché la sua pelle è morbida da
fare schifo o perché gli mancherebbero sicuramente i suoi
segni rossi sulla nuca.
No, Ian, non puoi lasciare che le sue spalle strette, le sue gambe
lunghe e le sue labbra e un po' tutto rovinino la tua carriera
così, no. Anche Lip lo dice.
Però Ian non è sicuro di voler lasciare le mani
piccole di Nicole a quell'idiota di Yuri Mitch e quindi stringe i pugni
e dà tanti ma tanti calci al letto marcio.
“Sei
un pezzo di merda” biascica Nicole, e già i suoi
pantaloni sono finiti sotto l'armadio di Carl e Debbie e la schiena di
Ian è ancora come quattro giorni fa.
“Puttana”
e già pare sentirla, Ian, la pelle lacerarsi e consumarsi.
Lui le spalle le ha forti, lei le mani e allora si baciano forte e
ancora più forte perché quattro giorni sono tanti
e loro forse crollano un po' l'uno senza l'altra.
Forte che il tetto, il pavimento e le doghe del materasso e anche i
loro corpi tremano.
“Fai
tipo schifo”
“Ma
ti sei guardata?” i baci non bastano, le carezze bruciano
come fuoco e la pelle si imperla.
“Tanto
lo so che mi ami da fare schifo”
“E
tu? Tu mi ami da fare schifo?”
“Tu
fai schifo perché te ne vuoi andare, cazzo”
“Non
mi ami se non sono qua, Nic?”
“Va
al diavolo, Gallagher”
Diciotto anni da due mesi, un borsone mimetico, una ragazza scassapalle
e il crack che gli annebbia troppo il cervello.
Dai Ian, non partire, cioè dove la trovi una come Nicole,
come fai a lasciare quella pelle morbida a quei pezzi di merda? Guarda
che in camerata poi ti fanno diventare frocio.
E chi ci vuole diventare frocio? Non ha mica intenzione di
appassionarsi di culi, lui, è già troppo fottuto
quando vede quegli occhi.
Dai Ian, però tu sei sempre stato ambizioso, la tua vita
dipende da questo, non puoi mollare tutto per una ragazza. E poi ti
assicuro che se non vuoi, frocio non ci diventi.
Parti, prendi quel borsone e mettiti su quel cazzo di autobus
perché lo sappiamo tutti che al primo posto ci sei tu e
nient'altro.
Non è così?
E
forse però non è proprio così
perché quando sale i primi tre scalini dell'autobus, con la
divisa e il cappellino, improvvisamente si sente sul serio troppo
stupido, indietreggia di un passo e riesce a vedere Nicole che prova a
dargli un pugno.
Lei non c'è e Ian sente che forse non è ancora
pronto.
Non è pronto a lasciare le lenzuola arricciate del mattino
con lei che russa, non è pronto neanche a non vederla
più la mattina rubargli la colazione dal piatto.
E no, non è pronto neanche a non sentire più
Fiona urlarle di andarsene via, che quella non è casa sua e
che non è fatto la moglie di suo fratello.
“Non
era necessario che tu restassi”
“Non
è necessario che tu menta”
“Eh
infatti, vaffanculo, è necessario eccome”
“Sei
sempre la solita”
“Dì
un'altra parola e ti mando a calci in culo in Iraq”
“E
comunque, ti amerei da far schifo anche senza un braccio in
Pakistan”.