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Autore: Saiph_    07/06/2014    1 recensioni
Tony ha abbandonato i Vendicatori e il ruolo di Iron Man ed è scomparso senza lasciare traccia di sé.
A Steve è rimasto il compito di portare avanti da solo il gruppo, ma farlo è meno semplice di quello che sembra.
[Steve/Tony]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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[Tony POV]

Il miglior amico dell’uomo è l’alcol, e quelli che non la pensano così devono probabilmente ancora provare ad affogarvi i dispiaceri o le delusioni. Perché non c’è soluzione migliore al dolore di una buona bottiglia di liquore forte.
Tanto meglio se bevuta in cima ad una scogliera alta ad occhio e croce una trentina di metri.
E’ ancora meglio se la bevi da solo.
Non che tu possa avere compagnia, visto che ti sei ridotto a fare l’eremita in un deserto del Sud America, accompagnato appunto solo dalla tua abbondante scorta di liquori.
Che ti serve oltre all’alcol nella tua ora inutile vita? La risposta è in realtà molto semplice. Ti manca lui e tutto ciò che la sua presenza aveva portato nella tua vita. Ti manca anche essere un eroe nazionale e ti manca potertene vantare con qualcuno.
Hai scelto però questa vita isolata dal mondo perché non potevi più sopportare quella situazione.
Una volta amavi essere il genio miliardario e playboy, ma dopo che Steve ha deciso di infilarsi più o meno prepotentemente nella tua vita, sei cambiato senza nemmeno accorgertene.
E hai finito per rifiutare quella vita che, per quasi trent’anni, non ti aveva quasi mai dato problemi e, anzi, avevi fino ad allora cercato e desiderato.
Hai annunciato un bel giorno che avevi bisogno di allontanarti da tutti loro, i Vendicatori, hai fatto i bagagli e sei volato via, nel deserto.
Ti è dispiaciuto non salutare Steve, ma, se ci avessi provato, lui, in quanto Capitan America, avrebbe provato senz’altro a convincerti a restare, non avrebbe capito.
Non avevi bisogno della sua insistenza, ti avrebbe portato più senso di colpa di quanto già tu non ne avessi.
Non che ora tu non ne abbia più, anzi, ma il liquore serve anche a questo. Ti sei già quasi scolato una bottiglia sul bordo della scogliera su cui sei seduto, con le gambe penzoloni e lo sguardo puntato sull’oceano aperto davanti e sotto di te.
Basterebbe una piccola spinta per cadere giù, ma l’idea ti sfiora a malapena: non sarebbe da te compiere un atto come il suicidio.
E, soprattutto, non ne vale la pena, datosi che hai cercato tu questa vita.
Le persone creano i propri demoni.
Chiudi gli occhi per qualche istante a causa delle vertigini e tenti di regolarizzare il respiro.
Non sei ancora ubriaco quanto vorresti, ma lo sei abbastanza da vedere il panorama vagamente annebbiato.
Devi alzarti, andartene, non puoi stare là nelle tue condizioni: probabilmente è uno dei pochi pensieri saggi che hai avuto da quando hai deciso di tornare a bere per lasciarti tutto alle spalle.
Ecco che, mentre provi ad alzarti, rivedi il suo viso come se fosse davanti a te.
Spontaneamente ti sporgi in avanti e sollevi una mano per accarezzarlo e sfiorarlo, ma, appena ci provi, questo svanisce nell’aria e tu ti ritrovi a cercare l’equilibrio per non cadere nel vuoto.
Sai cosa devi fare, adesso. Stavi solo aspettando il momento giusto, e questo lo è.  Dovevi soltanto vederlo.
Indietreggi e ti allontani dal bordo dello scoglio per evitare di perdere di nuovo l’equilibrio, lanci un’ultima occhiata all’oceano e gli dai le spalle, dirigendoti barcollante verso il tuo veicolo.




 
Eviti la bottiglia che altrimenti ti arriverebbe diretta in faccia e ti ripari sotto al tavolo con un’espressione basita stampata in faccia. Non te l’aspettavi di certo un bentornato simile, anzi. Sei a New York da quanto.. due ore? Tre?
Già sei costretto a difenderti dalla follia omicida del tuo fidanzato, che ti odia per chissà quale motivo. Sei tornato per lui, solo per lui, e ti ripaga così!
Non te lo meriti così tanto.. no?
Ti alzi tenendo le mani sollevate, come se questo potesse calmare Steve, ma è chiaro che non è così quando avverti un piatto sfiorarti l’orecchio destro e passare con precisione impeccabile fra la testa e la mano.
“Tony Stark, sei l’essere vivente più ingrato, menefreghista, egoista e idiota che io abbia mai avuto il dispiacere di conoscere!” Ci vuole impegno per ricevere un quasi insulto da Capitan Ghiacciolo, ma sei stato capace di questo e di altro, ormai non ti sorprendi più di niente.
“Hey, posso spiegart—“ magari è meglio aspettare che esaurisca le stoviglie da lanciarti contro. Il problema è che ancora non ha cominciato a lanciare i bicchieri. Il lato positivo è, invece, che chiaramente lo scudo non è a portata di mano.
Non è mai stata una tua grande dote, la pazienza, e l’hanno dimostrato anche i recenti avvenimenti: puoi cambiare quanto ti pare, ma resti sempre e comunque Tony Stark.
È per questo che decidi di rischiare e di avvicinarti, sperando di non beccarti una padellata in testa.
Ma non è la padellata quella che ti fa quasi desistere dal raggiungerlo. Non ti aspettavi che arrivasse a metterti le mani addosso e il pugno sullo zigomo ha fatto parecchio male.
Barcolli all’indietro e ti copri il punto dolente del viso con una mano, ma subito dopo Steve ti afferra per il colletto e lo scontro della tua schiena contro il muro non è meno doloroso del pugno.
“Dove sei stato, eh? Dove diavolo sei finito per tutto questi mesi? Non hai idea di quello che ho passato! Di quello che noi abbiamo passato!”
Ok, ok.. non va affatto bene. Forse ti aspettavi un rimprovero, uno sguardo assassino e poi una scopata risanatrice, ma non che Capitan Furia qui puntasse sul tuo senso di responsabilità per quanto riguarda il gruppo dei Vendicatori, perché è chiaro che è a quello che si riferisce.
“Mi pare che ve la siate cavata egregiamente anche senza di me” mormori sfacciatamente, tentando intanto di allentare la presa delle mani di Steve sulla tua camicia. Pessima mossa, davvero: per poco non ti ritrovi dall’altra parte della stanza e ringrazi il cielo che il pavimento sia coperto da una moquette. Tenti di rialzarti prima che ti raggiunga e lo fermi posandogli le mani sul petto.
“Mi dispiace, Steve. Davvero. Avrei voluto avvisarti, ma—non ce l’ho fatta.”
Incassi il secondo pugno con un gemito e ti chiedi per quale motivo lui non voglia ascoltarti.
Ci stai provando davvero a spiegarti, insomma! Che problema c’è?
“Hai una vaga idea di come mi sono sentito quando ho visto che sei sparito senza una parola? No, certo. Tu pensi sempre a te stesso!”
Anche questo è quasi vero. Quasi.
“Sono tornato! Non basta? Sono tornato e ti sto chiedendo perdono per la mia senz’altro insopportabile condotta.”
A quel punto, per il tuo sollievo, Steve sembra rinunciare ai suoi propositi violenti e incrocia le braccia al petto, guardandoti con espressione poco entusiasta e molto arrabbiata.
“Bene, ti ascolto. Dammi i buoni motivi per cui sei sparito e dopo, magari, eviterò di buttare via altri piatti.”
E così cominci a raccontargli del tuo breve e al contempo lunghissimo viaggio in Perù e di cosa ti ha spinto a tornare, dopo quei mesi di assenza.
Dopo il tuo racconto strappalacrime, tutto quello che riesce a comunicarti col linguaggio non verbale è totale disinteresse. Non dice nulla, il silenzio ora pesa come un macigno in quella casa, e tu non sai bene come comportarti.
Alla fine è lui a prendere parola, e lo fa con un tono che non lascia spazio a compromessi.
“Vattene. Sparisci. Non voglio vederti ora, ne tra qualche giorno. Lasciami solo.”
Senti il cuore farsi pesante come il silenzio di poco fa. Fai per ribattere, ma il suo sguardo non ammette repliche, e puoi solo fare come ti è stato chiesto: infili la porta senza una parola e te ne vai col tuo viso ammaccato e il tuo ego non del tutto integro.
  
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