Serie TV > Revenge
Ricorda la storia  |      
Autore: Defiance    08/06/2014    1 recensioni
Post 3x22
Dal testo:
I primi raggi del sole irruppero prepotenti nella stanza, svegliando Emily che, confusa, esclamò: “Nolan!”
Il biondo si ridestò di colpo, sussultando e cadendo dal letto.
La donna si sporse un poco e lo scrutò divertita.
“Tutto bene?”
Nemily.
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emily Thorne, Nolan Ross
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: I personaggi della storia non mi appartengono. La fanfiction è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


 
Start Over










Emily vagava nel buio da troppo tempo ormai.
Perdere Aiden aveva significato perdere una parte di sé e tutto ciò che aveva tratto dalla rabbia iniziale, era stata la spinta a finire Victoria.
Se ripensava alle sua urla, in quell’isolata stanza dell’ospedale psichiatrico, riusciva a sentire ancora la soddisfazione che quel momento le aveva procurato, ma ciò che realmente le faceva ribollire il sangue per la gioia, era il ricordo dell’impatto tra la pala e la sua fronte; tuttavia, punire Victoria con la morte sarebbe stato troppo clemente.
Ed Emily Thorne era tutt’altro che benevola.
La sua vendetta, non era ancora compiuta; aveva aggiunto un nome alla lista, qualcuno che aveva ferito lei in maniera indescrivibile: Daniel Grayson.
Il destino peggiore sarebbe toccato a lui, ma a quel punto necessitava di una pausa come si può avere bisogno di un salvagente in pieno oceano.
Solo lei poteva aggirarsi per il cimitero durante la notte, ma non poteva rischiare di essere vista mentre lasciava dei fiori sulle tombe di Amanda e David Clarke; a quel punto, avrebbe dovuto studiare accuratamente ogni sua mossa.
Non si sarebbe mai aspettata di trovare qualcuno chino su quelle due lapidi: un uomo, con il volto coperto da un cappuccio.
Inizialmente pensò che fosse Nolan, ma quel tipo era un po’ troppo robusto per essere lui.
Al che, valutò l’ipotesi che si trattasse di Jack, ma lui non aveva bisogno che calasse la notte per far visita alla sua defunta moglie.
“Ehi! Ehi tu! Fatti vedere!” gli urlò contro, sopraffatta dalla curiosità.
Era stato un errore, rischiava di compromettere la sua copertura, ma quel che era fatto era fatto.
La figura si rialzò allarmata e il suo viso fu rivelato chiaramente dalla luce della luna.
Emily impietrì e sbattè ripetutamente le palpebre per assicurarsi di non essere impazzita, che quella non fosse un’allucinazione.
A quel punto lo sconosciuto prese a correre ed Emily si accinse a seguirlo, muovendosi rapidamente come non aveva mai fatto in vita sua, ma ciò non fu abbastanza, perché quell’uomo sparì improvvisamente, lasciandola a guardarsi intorno scioccata, con gli occhi sgranati.
 
Nolan stava lavorando al suo nuovo progetto, nell’attesa di riottenere MyClone, quando una pallida e scombussolata Emily rincasò, facendolo sobbalzare.
Non era più riuscita a mettere piede nella casa sulla spiaggia da quando vi aveva ritrovato il corpo di Aiden, così Ross l’aveva convinta ad andare a vivere da lui, anche perché desiderava tenerla d’occhio, visto quanto era diventata scostante nell’ultimo anno.
Non voleva che stesse da sola.
“Ems” la salutò, la fronte corrugata dalla preoccupazione.
La donna non parlava, si limitava ad arrancare verso il salotto, con gli occhi spalancati e lucidi.
“Emily, cos’è successo?” la incalzò il biondo, voltandola verso di lui.
Toccandole le braccia si rese conto che stava tremando e che scottava; per confermare la sua teoria, le posò le labbra sulla fronte, certo che gli sarebbe arrivato un calcio negli stinchi prima ancora di riuscire a colmare le distanze tra loro, ma si sorprese quando ciò non accadde.
“Ems, tu bruci, devi avere la febbre” sussurrò, aiutandola a sedersi sul divano.
Emily continuava a restare in silenzio e a far roteare gli occhi da un punto all’altro della stanza.
“Ehi, va tutto bene. Mi prenderò io cura di te” tentò di tranquillizzarla, ma lei sembrava essere distante anni luce, come se non lo stesse affatto ascoltando.
“Ems…” la chiamò, cercando di svegliarla, di ottenere una sua qualche reazione.
“L’ho visto, Nolan” asserì infine, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
“Chi?”
“Mio padre. L’ho visto. Era lui” confessò, incatenando lo sguardo a quello dell’amico.
Per un istante, Nolan rimase immobile a fissarla, come pietrificato; poi sospirò e cercò di farla ragionare.
“Ems, tuo padre è stato ucciso davanti a duecento detenuti. Hai la febbre alta, stai delirando… devi prendere qualcosa…”
“Nolan, so quello che ho visto! Credevo… credevo che tu mi avresti capita… io… io vado via” reagì la donna, alzandosi bruscamente, ma perdendo immediatamente l’equilibrio per la debolezza.
Prontamente, l’uomo l’afferrò, salvandola da una rovinosa caduta.
“No, non vai da nessuna parte in questo stato. Ne hai passate tante, Ems”
“Era lui, te lo giuro! So riconoscere mio padre” insistette lei, scoppiando a piangere e stringendosi al petto del suo complice.
“Ti credo. E ti aiuterò a far luce su questa storia” promise Nolan, stringendola a sé e accarezzandole i capelli con tenerezza, con fare protettivo.
Perché era quello che sentiva per lei, la responsabilità di doverla proteggere da tutto e da tutti, di doverle stare accanto sempre e comunque; non avrebbe mai potuto dare una definizione al loro rapporto, era così e basta.
Era sempre stato così.
“Vieni, ti porto a letto” mormorò, reggendola e guidandola verso la sua stanza, che ovviamente era la più lontana da quella dove aveva vissuto Aiden.
La fece distendere sul letto, con tenerezza, quasi come se fosse una bambina e le passò una bustina di tachipirina disciolta in un bicchiere d’acqua.
Dopo solo un’ora, cominciò ad applicarle degli impacchi di acqua fredda sulla fronte, dato che la febbre non accennava ad abbassarsi ed Emily continuava a tremare convulsamente nonostante le diverse coperte che Nolan aveva dispiegato sul suo corpo.
“Perché lo fai? Sei sempre stato buono e gentile con me… fin dall’inizio, ma non ne ho mai capito il motivo. Non merito queste attenzioni” biascicò a un certo punto la donna, ormai faticando a mantenere gli occhi aperti.
“Sei la mia famiglia, Ems. E per la cronaca, ne meriti molte di più, di attenzioni” ribattè l’amico.
Fu il pianto disperato di un bambino a interrompere quella conversazione.
“Vado io” la fermò il biondo, scomparendo dietro la porta e riapparendo dopo qualche minuto.
“Il piccolo Aiden sta bene, gli era solo caduto il ciuccio. Ti ho preparato una cioccolata calda” annunciò, un mezzo sorriso stampato sul volto.
“Grazie. Sai, nonostante tutto… Non riesco ancora a credere che Victoria mi abbia ingannata su una cosa del genere” commentò Emily, sorseggiando lentamente il dolce.
“Almeno avrai sempre qualcosa di lui con te”
“E cosa dovrei dirgli, quando crescerà? Che gli ho dato il nome di suo padre, il quale è morto per causa mia?” sbottò tra le lacrime lei.
Nolan le fu immediatamente accanto e la strinse tra le sue braccia, iniziando ad accarezzarle dolcemente i capelli e ripetendole che la morte di Aiden non era affatto stata colpa sua; ma sapeva che era inutile, avrebbe continuato a pensarla così, avrebbe sempre portato questo peso.
Emily si aggrappò al suo corpo come se fosse un’ancora e, prima ancora che l’amico superasse lo stupore, si era già addormentata.
Nolan non cercò di allontanarla da sé, gli piaceva percepirla così vicina, pur sapendo che l’indomani sarebbe probabilmente finito in ospedale perché lo avrebbe preso a calci.
Eppure, qualcosa gli diceva che la sua presenza lì non le avrebbe causato il fastidio che avrebbe provato anche solo un anno prima.
Negli ultimi tredici mesi, per essere precisi, il loro rapporto era cambiato: lui si era preso cura della sua Ems e del bambino che aveva inaspettatamente scoperto di aspettare solo un mese dopo la morte di Aiden; non solo, la donna gli aveva finalmente fatto capire quanto si fidasse di lui e, soprattutto, quanto tenesse a lui.
E questo a Nolan Ross sarebbe bastato per tutta la vita.
 
I primi raggi del sole irruppero prepotenti nella stanza, svegliando Emily che, confusa, esclamò: “Nolan!”
Il biondo si ridestò di colpo, sussultando e cadendo dal letto.
La donna si sporse un poco e lo scrutò divertita.
“Tutto bene?”
“Dovrei chiedertelo io. Sei stata male” ribattè lui, tirandosi su e porgendole un termometro.
“Grazie, per essermi stato vicino. Di nuovo” disse, accucciandosi nuovamente contro il petto dell’amico, che a quel punto poteva definirsi decisamente perplesso.
Che le stava accadendo? Non era da Emily quell’affettuosità.
“Sempre, Ems” mormorò lui, accarezzandole i capelli con dolcezza.
Nonostante la sua usuale premurosità, tuttavia, la giovane percepiva che qualcosa non andava; il corpo di Nolan era troppo rigido.
“Va tutto bene?” indagò, consapevole che non sarebbe stato complicato farlo parlare.
Magari inizialmente avrebbe dovuto insistere un po’, ma alla fine avrebbe ceduto, lo faceva sempre.
“Io.. si. È solo che… sono preoccupato per te. Ne hai passate tante negli ultimi anni e non faccio che domandarmi quanto ancora tu possa sopportare prima di esplodere. Mai come in questo periodo hai lasciato venir fuori il tuo lato buono, ed io non voglio perderlo… sinceramente, non sopporterei di scontrarmi di nuovo contro la fredda barriera di Emily Thorne” confessò guardandola apprensivo, un picco di disperazione nella sua espressione.
Emily non poté fare a meno di sorridere.
“Non potrei più essere quella persona con te, neanche se lo volessi” lo tranquillizzò lei, mentre gli occhi confusi di Nolan la squadravano a metà tra il rasserenato e l’ambiguo.
Per rispondere alle sue tacite domande, la donna ne spinse il volto verso il proprio e lo baciò.
Questo, Nolan Ross non se lo sarebbe mai aspettato, ma in un istante capì la natura del sentimento che lo legava ad Emily.
Non era una stupida promessa, o un semplice affetto, o il bisogno di non sentirsi solo. Lui era innamorato di lei e non sapeva nemmeno da quanto.
Da parte sua, Emily lo aveva capito quando si era risvegliata e lo aveva trovato accanto a sé e aveva desiderato che accadesse la stessa cosa ogni mattina della sua vita; la conferma al sospetto che aveva avuto quando, durante il ricevimento per quella farsa di matrimonio, le labbra di Nolan avevano per la prima volta toccato la sua pelle e lei aveva percepito quella morsa allo stomaco che non avrebbe dimenticato mai, ma alla quale si era costretta di non pensare, per amor di vendetta.
Forse era giunto il momento per lei di staccarsi dal ricordo di Aiden, di andare avanti e se c’era qualcuno con cui desiderava farlo, quello era proprio l’uomo che aveva accanto.
E in quel momento, guardandolo negli occhi, cercava di rivelargli tutto questo, senza però riuscire a proferire parola; lui la studiava con speranza e incredulità, ma decise ugualmente di ricongiungere le loro labbra, rilassandosi solo nel costatare che la donna stesse ricambiando il suo bacio.
Non lo aveva immaginato, era successo davvero.
Emily sembrava decisa a non staccarsi da lui, assaggiando il sapore di colui che era sempre stato suo complice e diventandone sempre più avida.
“Se mi becco la febbre, sarà solo per causa tua, Emily Thorne” sussurrò Nolan, facendola sorridere e sovrastandola con il suo corpo.
 
 
Tre anni dopo
 
Nolan rientrò in casa, decisamente allegro.
Raggiunse Emily, che se ne stava comodamente spoltronita sul divano, e le lasciò un lieve bacio sul pancione.
“Prima la mia principessa, poi la mia regina” mormorò, congiungendo le sue labbra con quelle della donna.
Ogni volta che rincasava, era solito dare uno sguardo al dito di lei, dove la fede brillava sgargiante, quasi come se volesse assicurarsi che fosse tutto reale, che Emily fosse davvero sua moglie e che stesse per dargli una bellissima bambina.
All’improvviso però, Nolan si irrigidì.
“Cosa ci fai con il computer, Ems? Non starai ricominciando a tramare contro qualcuno, non è vero?”
“No, Nolan. Nemesi ed io ci siamo dette addio dopo l’arresto di Daniel” lo rassicurò lei, prendendo in braccio Aiden che si era precipitato in salotto non appena aveva udito la voce del biondo.
Sollevato, lui si piegò per salutare con un bacio anche il piccolo, riguardo il quale aveva insistito per dargli anche il suo cognome, oltre a quello del padre biologico.
Lo considerava come un figlio e lo trattava da tale, quindi Emily non aveva avuto da ridire di fronte a quella richiesta ed era sicura che neanche Aiden avrebbe sollevato obiezioni in merito.
“Hai risolto quella faccenda alla Nolcorp?” chiese la donna, una volta accomodatisi a tavola per consumare la cena.
“Tesoro, che domande. Ovvio che sì. Il mio schermo virtuale farà faville!” rispose con entusiasmo Nolan, cominciando a spiegarne funzionalità e progettazione, informazioni che Emily aveva col tempo imparato a fingere di comprendere.
Poi, all’improvviso, il biondo si fece serio e annunciò: “lo sai che Jack, Charlotte e Carl sono tornati?”
Solo Nolan Ross poteva passare da un argomento all’altro e dare una notizia del genere con tanta nonchalance... Emily non aveva ancora chiarito con la sorella, dopo averle rivelato quella notizia.
I Porter si erano infatti trasferiti dai parenti di Jack e tornavano a riaprire il bar solo durante l’estate, ma Charlotte, negli ultimi due anni, aveva accuratamente evitato di parlarle.
E lei lo capiva perfettamente, ma avrebbe preferito avere un rapporto diverso con la propria sorella.
“Davvero?” domandò contento il piccolo Aiden, “possiamo invitarli qui domani? Voglio giocare con Carl”
Emily sorrise e acconsentì, prendendolo per mano e conducendolo nella sua camera, per metterlo a letto.
Quando tornò in cucina, trovò Nolan intento a lavare i piatti, piuttosto taciturno.
“Lo sai chi altro ha deciso di trascorrere le vacanze negli Hampton?” esordì Emily, attirando su di sé l’attenzione dell’uomo.
“Chi?”
“Patrick” confessò, abbassando lo sguardo e trovando improvvisamente il pavimento molto interessante.
Nolan sospirò profondamente, lasciando cadere le ultime posate nel lavandino e asciugandosi le mani; si avvicinò lentamente alla sua donna, cingendole la vita da dietro.
“Ems. Guardati attorno. Abbiamo una famiglia stupenda. E credo di averti sempre dimostrato quanto ti amo. Io mi fido di te, persino riguardo a Jack, perché tu non fai lo stesso con me?”
“Mi fido di te, Nolan… è solo che…”
“È dal giorno in cui sono venuto a prenderti dal riformatorio che te lo ripeto. Io non ti abbandonerò mai, Ems” la interruppe lui, voltandola verso di sé e baciandola con passione, amore e dedizione.
Poi qualcuno suonò il campanello e i due si allontanarono l’uno dall’altra con gemiti di disappunto.
Fu Nolan ad aprire la porta e a subire il primo colpo di quella visita inaspettata.
Superato lo stupore, condusse l’ospite nel soggiorno, avvisando Emily di sedersi.
L’uomo comparve dopo qualche secondo alle spalle del marito e la donna sbiancò.
“Papà” sussurrò incredula.
Dopo quella notte al cimitero, era certa che il padre fosse ancora vivo, solo che né lei né Nolan erano mai riusciti a trovarne delle prove.
“Amanda?” chiese confuso David, ancora convinto che la sua bambina fosse morta.
Emily annuì incerta, senza però osare spostarsi dal divano; non sapeva come comportarsi, si era rassegnata a non rivederlo ed ora che era lì, si sorprese di non avvertire il rancore riaffiorare.
Inizialmente si era arrabbiata, perché tutto sarebbe stato diverso se avesse saputo che era ancora vivo, lei sarebbe sparita con lui dopo essere uscita dal riformatorio… ma in quel momento, era troppo felice della sua vita per poter rimpiangere le scelte prese fino a quel punto.
Gli occhi di David diventarono immediatamente lucidi e cominciò a spostare lo sguardo dal volto della figlia ritrovata, al suo pancione, alla sua fede, all’uomo che aveva accanto e alla sua di fede.
“Wow” esclamò, cercando di metabolizzare la cosa, mentre Nolan lo fissava ancora a bocca aperta.
“Credo che abbiamo molto di cui parlare” asserì David Clarke, “se desiderate farlo, ovviamente. Io… so di non poter pretendere nulla… ma…”
“Infinite volte l’infinito” lo interruppero all’unisono, sorridendo e abbandonandosi a quel momento di gioia.
I loro bambini avrebbero conosciuto l’uomo che aveva cambiato le loro vite, avrebbero conosciuto il loro nonno.
E Charlotte avrebbe potuto conoscere suo padre, finalmente, magari anche chiarire le cose con Emily.
La loro famiglia sarebbe stata più unita che mai.





Angolo Dell'Autrice
Salve a tutti! 
Eccomi di nuovo con un'altra fanfiction Nemily...
non ci posso fare niente, li amo.
Spero che la storia vi sia piaciuta, lasciatemi una
recensione se vi va :D
Alla prossima,
Bell.

 
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Revenge / Vai alla pagina dell'autore: Defiance