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Autore: xMoonyx    08/06/2014    5 recensioni
[post finale alternativo season 9]
La guerra è finita. Con un unico portale difettoso a collegare i loro mondi, Dean e Castiel riusciranno a vedersi di sfuggita solo per pochi istanti, prima che scada il tempo loro concesso.
E quando Cas tornerà le volte successive, capirà che il tempo non scorre alla stessa velocità, tra Paradiso e Terra.
Se solo si potesse ricucire il portale...
---
Dean è sempre stato abbandonato nella sua vita: prima sua madre, poi suo padre, poi Sam, e adesso anche Castiel.
Ma questa volta è diverso.
Questa volta Castiel ha promesso. E quindi Dean lo aspetterà.
Ma fino a quando una promessa può rimanere tale prima di tramutarsi in illusione?
[Destiel]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Ezekiel, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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The Boy Who Waited - Too Late Fandom: Supernatural, like always
Titolo: The boy who waited - Too late [Doctor Who ci ha messo lo zampino, ispirandomi >.>]
Pairing: Destiel 
Personaggi: Dean, Sam, Castiel, Gadreel. Solo citati: Abaddon, Metatron, Crowley e Jessica (il mio pc non me ne fa selezionare più di uno, perdono)
Rating: Arancio
Capitoli: Cinque, teoricamente. Forse sei (come possibile epilogo) dipenderà dalla vostra reazione. Ora non posso parlare per evitare spoiler, ma poi capirete XD
Genere: (il mio computer non me ne fa selezionare più di uno, vedi sopra) Fluff, e poi Angst, angst e ancora angst [ho detto Angst? In caso ve lo ripeto: angst]. No, davvero, è la storia più triste che io abbia mai scritto, mi dispiace davvero dovervela sottoporre. Allo stesso tempo ci tengo davvero tanto a questo esperimento.
Comunque, siete avvertiti: forse vi farà piangere. Forse. Dipende dalla vostra forza, la scelta sta a voi.
Avvertimenti: What If
Contesto: post finale nona stagione (anche se ho immaginato un finale diverso... non so a questo punto se poterla definire una AU O.o)
Riassunto: La guerra è finita. Con un unico portale difettoso a collegare i loro mondi, Dean e Castiel riusciranno a vedersi di sfuggita solo per pochi istanti, prima che scada il tempo loro concesso.
E quando Cas tornerà le volte successive, capirà che il tempo non scorre alla stessa velocità, tra Paradiso e Terra.
Se solo si potesse ricucire il portale...
---
Dean è sempre stato abbandonato nella sua vita: prima sua madre, poi suo padre, poi Sam, e adesso anche Castiel.
Ma questa volta è diverso.
Questa volta Castiel ha promesso. E quindi Dean lo aspetterà.
Ma fino a quando una promessa può rimanere tale prima di tramutarsi in illusione?

Banner: Ne ho preparato uno per capitolo, spero che vi piacciano ^^
Note: Vi avevo promesso delle storielle allegre e felici e invece tra quella della volta scorsa e questa non so davvero come farmi perdonare.
Ma quando l'ispirazione arriva bisogna coglierla al balzo [?]
Innanzitutto, ho scritto i primi capitoli almeno tre mesi fa. ERGO NON AVEVO IDEA DI COME SAREBBE FINITA LA NONA STAGIONE. Questa era solo la mia idea. Sarò breve: l'ispirazione mi è venuta guardando distrattamente un servizio su rai 2 che parlava di un vecchietto ultra-centenario tutto arzillo e vivace. Il commentatore disse "probabilmente ha un angelo sulla spalla" and here we go.
Per il titolo, invece, e un po' il theme di tutta la storia, diciamo che l'idea l'ho avuta da una puntata di Doctor Who. Tutto il resto è dolore T_T
NO OKAY DAI SCHERZO.
Cioè ci sono molte parti dolciose, e altre che vi faranno venir voglia di cavarvi il cuore dal petto, ma poi... vabbè non faccio spoiler :P
Note al quadrato: Non sono solita scrivere storie così deprimenti. Forse è ancora il trauma post Twist and Shout. Forse la mia anima è stata ferita troppo a fondo e cerca un modo per vendicarsi, non saprei stabilirlo. Ammetto che in alcune parti è stato parecchio difficile dover scrivere, proprio per il livello emotivo (il capitolo 4, per esempio, ma vabè). Alcuni miei amici mi definiscono una scrittrice sadica che ama far soffrire i suoi personaggi [sbagliano, in realtà amo far soffrire i lettori u.ù] ma strapazzare tanto i miei personaggi preferiti non è AFFATTO PIACEVOLE. Diffidate da chi vi dice il contrario. Vi parlo col cuore in mano, mi dispiace per voi e per loro ç_ç Ma questa roba andava scritta.
Morale: che significa sta robina qua? Non è una favola di Esopo [cit. tutti]
Ebbene sì. Cioè non nel senso che è una favola... *heavy breathing* Okay, per farla breve, non è assolutamente un tentativo di superbia o altre cazzate del genere, solo che a fondo di questa storia c'è un significato. Penso che ogni storia deve avere un significato e far riflettere.
Io mi auguro di esserci riuscita, ma magari non sarà così. Me lo direte voi, si spera ^^
Disclaimer: I personaggi {purtroppo} non mi appartengono, anche perchè se fosse così mi avrebbero già torturato per quello che gli faccio passare. Non che Jeremy sia più gentile, eh. insomma questi poveri crasti non si salvano con nessuno, l'abbiamo capito.
Spero di averli comunque mantenuti IC, che come ormai sapete se mi conoscete è il mio obiettivo principale xD Detto ciò -ho parlato anche troppo- vi lascio alla storia ^^


Soundtracks che ho ascoltato scrivendo il capitolo (vi consiglio di farle caricare entrambe e poi far partire la seconda quando finisce la prima)
1. https://www.youtube.com/watch?v=2H1wBoLw484 (fino a 3.50, ovvero Nine e Ten soli <3)
2. https://www.youtube.com/watch?v=9BuPBQXTcMk

The Boy who Waited

Too late




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Abaddon giaceva in maniera scomposta nel terreno fangoso. La pioggia era aumentata d'intensità: tingeva tutto di una sfumatura opaca, come un velo di foschia.
Dean estrasse la first balde dal cuore della demone, lasciando scorrere il sangue tra i denti della lama, poi alzò lo sguardo.
Sam si rimise in piedi, togliendosi il corpo di Crowley di dosso, anche lui senza vita.
Si guardarono.
La pioggia batteva sulle loro teste, incollando i capelli alla fronte e i vestiti sul corpo.
«E' finita?» chiese Sam, producendo una nuvoletta di vapore.
I capelli infangati, gli abiti strappati e insanguinati, due tagli sulla guancia.
Dean ne aveva uno sul sopracciglio destro, l'altro nell'angolo della bocca. Per il resto, non era messo meglio.
«Credo di sì...»
Ci fu un fruscio d'ali. Un attimo dopo, Castiel era apparso dietro di loro.
«Cas!» lo salutò Sam senza fiato. Dean si voltò per incontrare i suoi occhi: Castiel indossava ancora il trench lurido e viscido di sangue.
«Sei vivo...» lo accolse Dean con un filo di voce.
La lama di Caino scivolò dalle sue dita.
Cas accennò un sorriso, ma rischiò di afflosciarsi. Era devastato.
Dean accelerò il passo. La pioggia intensificò. Gli ruscellava sulle spalle e gli batteva il volto.
«Cas!»
Abbracciò stretto l'amico, come a non volerlo più lasciare.
Per la prima volta, Cas ricambiò l'abbraccio, con un sospiro, affondando le dita nella giacca di pelle di Dean.
Sapeva di cuoio e pioggia e qualcosa di buono.
Oltre che di sangue... ma la pioggia avrebbe portato via anche quello.
Dean sciolse l'abbraccio e lo guardò, come alla ricerca di ferire mortali, mentre Sam, zoppicando e tenendosi un braccio rotto, affiancava il fratello.
«Cos'è successo?»
«Gadreel...» iniziò Castiel, ma non terminò la frase.
«E' morto?» domandò Sam, cauto.
Cas sospirò. Poi scosse la testa. Una folata di vento gli gonfiò il trench. «Si è arreso.»
Dean guardò prima l'angelo, poi il fratello. Poi soffiò una risata.
Castiel non l'aveva mai visto così felice da tempo.
«Allora è finita?» chiese ancora Sam. «Davvero finita?»
«Sì, Sam...» rispose Dean, che sembrava sul punto di piangere di gioia. «Ce l'abbiamo fatta fratellino... abbiamo vinto.»
«Non ancora.»
Castiel era felice. Avevano vinto... ma c'era ancora qualcosa che doveva fare.
Qualcuno che doveva trovare.
«Cas... è finita» replicò Dean, quasi a volerlo convincere.
Castiel lo guardò.
Un lampo lo illuminò.
«Metatron.»
Il tuono fece eco alle sue parole.
Dean spalancò gli occhi, drizzandosi sulla schiena, mentre Sam alzava il capo, attento.
«Dov'è quel figlio di puttana? E'... ancora vivo?»
«Non per molto» rispose Castiel, determinato. Diede loro le spalle, pronto ad andarsene, quando Dean rischiò di inciampare sul fango per raggiungerlo.
Gli afferrò il polso, voltandolo.
«Vuoi affrontarlo... da solo?»
«Tutti lo vogliono morto, in Paradiso. Ma devo sistemare le cose... e voglio essere io a ucciderlo.»
«Cas...» iniziò Sam «Lo sai che la via della vendetta non porta a nulla di buo-»
«Devo farlo» Cas strattonò il braccio dalla presa di Dean, che restò in silenzio.
«Devo andare» reiterò ancora, deciso. Gli occhi di Dean brillavano. La felicità di prima sembrava essere evaporata, veloce come era arrivata.
Cas si sentì in colpa.
«Mi dispiace.»
«No, va bene» disse Dean. La voce gli tremava.
Castiel si sentì ancora più in colpa.
«Dean... ascolta...»
«Ho detto che va bene» ripetè Dean. Ma niente andava bene, Cas poteva leggerglielo negli occhi. Perfino Sam l'aveva capito.
«Cas... se uccidi Metatron... significa che chiuderai il Paradiso, giusto?»
Dean trattenne il respiro: Sam gli aveva rubato le parole di bocca.
Cas non rispose subito.
La verità era che non lo sapeva. Non aveva idea di quello che sarebbe successo. Ma non c'era tempo di parlarne adesso... ogni secondo che passava Metatron era più lontano dall'essere catturato.
E alla fine... Dean e Sam erano vivi. Bastava questo. A Castiel bastava questo.
«Devo andare» ribadì.
«Cas...» piagnucolò Dean, ma l'angelo alzò una mano per toccargli la spalla.
«Dean, qualsiasi cosa succeda... tornerò.»
Dean aprì la bocca: gli tremavano le labbra.
«Ma...»
«Tornerò. Promesso.»
Dean lo fissò negli occhi e annuì, e Cas si sentì come se qualcuno l'avesse liberato di un peso. Fece una smorfia che doveva essere un sorriso, poi rivolse un cenno di saluto a Sam.
«Ci vediamo, allora.»
«Cas, un momento, ma se non dovesse funziona-...»
Castiel era sparito.
Dean riabbassò la mano, con un improvviso senso di freddo.
«Non ti ho neanche detto addio...» sussurrò all'aria, mentre la pioggia e il vento lo scuotevano.
Rimase a fissare il punto in cui Castiel si trovava fino ad un attimo prima, per un tempo imprecisato, finché Sam non gli toccò la spalla.
Ma Dean era come anestetizzato. Non sentiva più nulla.
Sam gli scosse piano il braccio.
«Dean...? Dean...! Dobbiamo andare...»
Dean si limitò a ruotare il collo verso di lui, senza la forza di parlare.
«E' tutto okay» lo rassicurò Sam, con la sua classica espressione gentile. «Andrà tutto bene. Tornerà. Ha promesso che tornerà, e gli angeli mantengono le promesse.»
Dean si morse l'interno della guancia.
«Abbiamo ancora delle cose da fare» Sam gli lasciò il braccio e gli fece cenno di seguirlo. «Andiamo, Dean.»
Dean si voltò a guardare un'ultima volta lì dove Castiel era sparito. La pioggia gli si infilava tra i capelli e sotto i vestiti, facendolo rabbrividire.
Infine annuì, e sospirò.
E seguì Sam, in silenzio.





Quando Castiel tornò sulla Terra per la seconda volta, Dean era intento a cacciare un branco di vampiri.
O meglio, stava per farsi decapitare dall'alpha, prima che Cas intervenisse tirando indietro la testa del malcapitato succhiasangue, ed iniettandogli luce angelica. Un attimo dopo gli occhi del vampiro andarono a fuoco, e carbonizzato dall'interno ricadde a terra.
Quando ciò accadde, nella visuale di Castiel apparve Dean: un Dean poco più pulito dell'ultima volta, ma con i segni della caccia addosso.
Un labbro spaccato con un rivolo di sangue che gli gocciolava sul mento, un occhio nero, un taglio sul collo.
Ma quando lo riconobbe, parve essersi dimenticato di aver quasi incontrato la morte.
«Cas!»
Castiel gli sorrise.
«Ciao Dean.»
Dean però non scoppiò a ridere, come l'ultima volta. E non lo abbracciò di slancio.
Invece, assunse la sua espressione più arrabbiata, con gli occhi ridotti a due fessure, e un guizzo sul labbro superiore.
«Ah, "ciao Dean", eh?» lo aggredì, come un cane a cui hanno pestato la coda.
Castiel si sentì in imbarazzo e avvertì un senso di deja vue.
Dove aveva già vissuto questa scena?
«Si dice ancora così, no?»
«Vaffanculo» ribattè Dean, rosso di rabbia.
Cas reclinò la testa. «Credevo saresti stato felice di vedermi.»
«Lo credevo anche io...» Dean strinse i pugni. «Allora, come va con Metatron?»
Castiel batté le palpebre, sorpreso dal repentino cambiamento.
«Non sei felice di vedermi?»
Qualcosa gli pizzicò il petto. Non seppe dire cosa, ma non era piacevole.
«Cazzo, Castiel, rispondi!»
Cas non era abituato ad essere chiamato col nome completo. Non da Dean, almeno.
Si chiese che cosa avesse fatto di sbagliato.
«Dean, non capisco...»
«Rispondi, dannazione! Hai ucciso o no Metatron?»
«S---sì...» rispose Cas, ancora perplesso. Prese un grande respiro. Dean era sempre lo stesso, ma in un certo modo diverso.
«Sì, l'ho ucciso. Appena sono salito in Paradiso... ci è voluto un po', ma alla fine l'abbiamo trovato. Poi sono rimasto lì per riorganizzare tutto.»
«Ah» Dean annuì, partecipe. «Certo, sei rimasto lì. Invece di avvertire me e Sam, sei rimasto lì.»
«Erano rimasti senza un leader Dean, non avevo altra scelta!» spiegò Cas allargando le braccia. «Ma sono venuto quanto prima.»
«Quanto prima, ah?» Dean rise.
Ma non c'era allegria nella sua voce.
Cas non capiva.
«Dean...»
«Sono passati cinque anni, Cas!»
Il cuore dell'angelo fece un saltello. Cinque anni?
No.
Non era possibile.
Gli sembrava di aver salutato Dean appena tre giorni prima... come diavolo...?
«Forse il tempo in paradiso e qui non scorre alla stessa maniera...» si giustificò Cas, cercando di capire.
«Beh, grande scoperta!»
Cas rialzò gli occhi su Dean.
Cinque anni...
Ora che ci faceva caso c'era qualcosa di impercettibilmente diverso in Dean. Non avrebbe saputo dire cosa. Forse gli occhi erano più cupi, o le ombre sotto di essi più definite, o il taglio delle labbra più deciso.
«Mi dispiace» e lo intendeva davvero.
«Dean, non volevo... te lo giuro. Non so come sia potuto succedere...»
Dean rise ancora. E ancora una volta il sorriso non raggiunse gli occhi. «Beh, Metatron deve aver incasinato un bel po' di cose, allora...»
Anche la voce, ora che notava, era più cupa.
«Dean...»
«Va bene, non importa» insistette Dean, alzando la testa e mordendosi le labbra. «Ti ho solo pregato per mesi, ogni notte...»
«Non ti ho sentito, scusa... se avessi saputo...»
«Va bene. Va tutto bene, Cas, okay. Ho capito.»
Cas voleva davvero che Dean lo perdonasse. Cercò la sua spalla con una mano. «Te lo giuro, se fosse dipeso da me...»
«Ti ho detto che va bene!» Dean si tolse la mano di Cas dalla spalla, poi gli diede una pacca sul petto e si girò, pulendosi la bocca insanguinata con una mano.
«Anzi mi sono trattenuto dal darti un pugno in faccia. Ma solo perché sono troppo stanco, sappilo.»
Accelerando la camminata per raggiungerlo, Cas lo vide avvicinarsi all'Impala: a differenza del proprietario, la macchina era identica a come la ricordava.
Forse solo un po' più sporca, e sopra i copertoni un po' incrostata di fango.
«Vedo che continui a cacciare...» commentò Cas mentre Dean spariva col busto dentro il portabagagli, su cui faceva ancora bella mostra di sé il pentacolo disegnato.
Anche se non serviva più a nulla ora che avevano chiuso le porte dell'Inferno.
«Già» biascicò Dean. Quando riemerse, reggeva in mano due birre. Ne porse una a Cas, poi stappò la sua e ne ingollò un lungo sorso.
Castiel si ritrovò a fissare il suo pomo d'Adamo, quasi ipnotizzato.
Quando Dean si scollò dalla bottiglia e sospirò, Castiel si costrinse a distogliere lo sguardo e a prendere un sorso della sua.
La birra aveva il tipico sapore amaro e un po' acre, ma era buona tutto sommato. Gli ricordava Dean... sapeva di casa.
«E così, di nuovo invischiato nei complotti tra le nuvole, eh?»
Castiel annuì, poi decise di metterglisi al fianco, e si appoggiò anche lui con la schiena sull'Impala: davanti a loro, poco oltre, vi erano i cadaveri dei vampiri immersi in un lago di sangue.
Cas si fermò un attimo di più a guardare Dean: le sue ciglia erano ancora lunghe come le ricordava. Gli occhi di quel verde che non esisteva nemmeno nei giardini dell'Eden. E le lentiggini erano ancora lì.
Dean si accorse del suo sguardo e gli rivolse un'occhiata curiosa, con un mezzo sorrisetto.
Cas abbassò la testa, in imbarazzo.
«Emh... allora... dov'è Sam?» chiese per cambiare argomento.
Dean annuì come se stesse ricordando qualcosa di bello, poi sorrise tra sé e sé. «Eheh, si fa la bella vita Sammy» e buttò giù un altro sorso.
«Che vuol dire?» domandò Castiel, vagamente preoccupato all'idea che in quegli ultimi cinque anni Sam potesse essere morto. Avvertì una stretta allo stomaco.
«Sam ha lasciato la caccia... voglio dire, senza demoni è tutta un'altra roba, sai? Molte meno rogne di sicuro, ma comunque tutti gli altri bastardi mutanti sono ancora in giro, e qualcuno deve pur farli fuori, no?»
«E così tu hai continuato...»
«Certo! E' il mio lavoro, è... la mia vita, del resto» era sua impressione o c'era una sfumatura di amarezza? Dean prese un altro sorso di birra e Cas strinse le dita sulla sua bottiglia.
«Dean... mi dispiace.»
«E di cosa? A me piace quello che faccio. Non ho mai conosciuto altro» girò il volto verso di lui, uno sguardo dolce e rassicurante «E' a questo che appartengo, Cas. Come... come tu appartieni al paradiso.»
Fece un sorriso, ma i suoi occhi adesso sembravano così incupiti... Cas voleva dire qualcos'altro ma Dean lo interruppe.
«Sam sta bene... è a casa adesso. Nella sua casa, intendo.»
«Vi siete separati?» Cas quasi non poteva credere alle sue orecchie.
«Era inevitabile» replicò Dean «Si è fidanzato.»
Cas ci mise un attimo di troppo per realizzarlo. Quando riportò gli occhi su Dean, con la bocca aperta, quello sorrise incoraggiante.
«Non ci credo!» Cas si ritrovò quasi a ridere. Finalmente una bella notizia.
«E'... è molto bello.»
«Si chiama Adrianne. E' molto sexy, dovresti vederla... assomiglia molto a Jessica.»
Cas corrugò la fronte. «Chi è Jessica?»
Dean mosse una mano come per scacciare una mosca molesta. «Oh, scusa, dimenticavo che non l'hai mai conosciuta... comunque aspetta di vederla, è proprio una bambolina.»
E fu come se qualcuno avesse pugnalato Cas.
Dean era così felice, e Sam doveva esserlo pure, e Cas stava per spezzare l'idillio.
«Dean...»
«Oh e credo che... credo che si sposeranno, Cas» Dean adesso lo guardava, come un bambino entusiasta. «Ti rendi conto? Il mio fratellino si sposa! Incredibile.»
Rise, e Castiel avrebbe voluto imitarlo. Forse sarebbe passato da Sam per congratularsi, più tardi.
Dean sospirò ancora ridendo tra sé e sé, poi finì la sua birra.
Cas, invece, non riusciva più a bere un sorso.
Dean lo notò.
«Eih che ti prende? Tutto bene?»
«Dean...» Cas gli restituì la birra, e Dean lo guardò come se non lo riconoscesse.
«Non la vuoi?»
«No, è che...»
«Non ti piace?»
«Dean...»
«Scusa» Dean lo fissò ancora, più pallido di prima.
Lo guardava in una maniera così terrorizzata che Cas si sarebbe pugnalato, piuttosto che dire quello che stava per dire.
«Sono sceso solo per... per comunicarti cosa era successo con Metatron. Ma non posso restare molto.»
«Ah» rispose Dean, con una voce forse troppo acuta.
«E' che da quando ha fatto quell'incantesimo, il Paradiso non funziona più come prima... non si può restare troppo a lungo fuori... o rischi di non poterci rientrare più.»
«Oh» commentò Dean.
Si guardarono in silenzio per attimi che parvero secoli... come in passato.
Il tempo stringeva.
«Quanto puoi stare?»
«Non molto» rispose Cas, con una smorfia. Dean annuì, poi abbassò gli occhi.
«Dean...»
«Va bene, allora... è un addio?»
«No!» Cas si mosse forse troppo velocemente. La birra in mano a Dean cadde e si frantumò ai loro piedi, spargendo cocci di vetro ovunque.
«Oh scusa, io... non volevo» disse Cas, mentre Dean si abbassava.
«No, colpa mia, non ho una presa solida e...»
Dean iniziò a raccogliere i cocci, poi si tagliò con uno di loro e gemette un'imprecazione.
«Dean...»
Cas si accucciò davanti a lui per aiutarlo, e allungò la mano per curare quella dell'amico, ma l'altro gliela cacciò via.
«So farlo da solo! Non preoccuparti... sistemo tutto, e...»
Gli tremava la voce, e Cas capì subito che qualcosa non andava.
«Dean...»
«Ti prego smettila di ripeterlo!» Dean alzò la testa: il volto era arrossato, gli occhi pieni di lacrime.
Cas ebbe un tuffo al cuore.
«Dean...?»
«Ti ho detto di...» fu colto da una specie di singhiozzo. Abbassò di nuovo la testa per non farsi vedere e si asciugò le lacrime, velocemente.
«Dean... mi dispiace... non volevo fare cadere la bottiglia, io...»
«Chi se ne fotte della bottiglia!» Dean lasciò andare con rabbia i cocci e si alzò in piedi, dandogli le spalle e mettendosi entrambe le mani tra i capelli.
Cas si alzò con lui.
Non lo vedeva così turbato dai tempi in cui l'aveva tirato fuori dall'Inferno.
«Dean...»
«Scusami» replicò Dean tirando su col naso. «Ho reagito da bambino...» ridacchiò, ma Cas non se la bevve. Gli girò attorno, per guardarlo negli occhi.
Dean lo fissò, poi sospirò. Cas sapeva che quando lo guardava negli occhi non poteva mentire.
«Quando potrai tornare?»
Cas strinse le labbra, dispiaciuto. «Non lo so...»
Dean annuì. «Capito.»
«Dean... mi dispiace.»
Lui scosse la testa, e all'improvviso fu come svuotato. «No, va bene, non è colpa tua...»
«Sì, ma... mi dispiace lo stesso» Cas strinse i pugni «Lo sai anche tu che preferirei stare qui.»
Dean annuì.
«Io... non vorrei doverti lasciare.»
«Nemmeno io» sussurrò appena Dean, e sembrava così vulnerabile che Cas desiderò abbracciarlo.
«Verrai al matrimonio di Sam?» chiese ancora Dean, quasi supplicante. «E' tra tre mesi... lo faresti felice se venissi. Manchi... anche a lui. Molto.»
Cas sapeva che Dean stava parlando più per se stesso, ma annuì, per dimostrare che aveva capito.
«Non so se me lo permetteranno... lo strappo nel portale è ancora instabile.»
«Provaci» lo pregò semplicemente Dean, e raramente Cas l'aveva visto così sincero. «E' tra tre mesi... per il suo compleanno. Il 2 maggio, alle 11 del mattino davanti alla Chiesa del Nazareno.»
«D'accordo» gli promise. Almeno questo.
Dean annuì ancora, e Cas abbassò la testa.
«Allora è meglio se vado, adesso... così chiedo un permesso speciale per poter tornare tra tre mesi... e per più tempo.»
«Va bene» disse di nuovo Dean, e Cas accennò un sorriso.
Non sapeva come salutare Dean. Una stretta di mano? Un abbraccio?
Dean sembrò volergli dare un buffetto sulla guancia, ma all'ultimo cambiò idea e optò per una pacca sulla spalla.
«Allora... ci vediamo presto, Cas.»
«A presto, Dean.»
«Non mancare... ti prego.»
Cas deglutì.
«Non mancherò» concluse, sperando di non dover spezzare anche questa promessa. «Non questa volta.»
Poi sparì.
Dean, rimasto ormai solo, strinse la mascella.
Poi si asciugò di nuovo gli occhi con la manica della camicia a quadri, e si ritrovò a fissare la birra di Cas che gli era rimasta in mano.
Un attimo dopo se l'era scolata, con una lacrima che silenziosa gli rotolava giù dalla guancia. Questa volta non si curò di asciugarla.


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To be continued >> Parte 2





~•~Angolo Autrice~•~
Eccomi con una nuova storia!! Direi che ho parlato anche abbastanza sopra, quindi non aggiungo altro se non pochissime cose ora che siete arrivati [ancora vivi] a leggere queste note e che dunque, suppongo, abbiate letto il capitolo.
Immagino già abbiate capito l'atmosfera no? Posso solo dirvi che nel prossimo capitolo le cose miglioreranno -somehow- e che comunque è il mio preferito in assoluto. Avremo momenti fluffosi e... e... vabbè niente spoiler :D
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e che continuerete questo percorso con me -I NEED YOU T__T- e... niente. Alla prossima, carissimi <3



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