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Autore: ofarrowsandbows    08/06/2014    0 recensioni
Raccolta di "missing moments" e "what ifs" riguardanti il pairing "Wendell Bray/OC".
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: Sono iniziate le vacanza, finalmente, e ho potuto iniziare la prima di tante (spero, lol) OS riguardanti il mio pairing preferito, ovvero Wendell/qualcosa di buono dalla vita, visto che in ogni stagione le cose sembrano andargli sempre peggio. Questa prima OS si può inserire dopo (o durante, fa lo stesso) l’episodio “The Death of the Queen Bee” ovvero la 5x17. L’evoluzione della storia (?) andrà avanti seguendo un filo logico, quindi proseguiranno a mano a mano fino ad arrivare a dove siamo attualmente, purtroppo. Questa prima OS porta il nome della canzone di cui il prestavolto di Isabelle ha fatto da comparsa (nel video musicale) ovvero “Just Another Girl” dei Killers; comunque la trama è in parte ispirata a “Begin Again” di Taylor Swift, fidata compagna di avventure che mi ispira con prompt per questi due in una maniera sconcertante. Beh, buona lettura :’’)

[SPOILER] io spero che Wendell non muoia, visto che è il mio internista preferito ancora vivo, quindi la raccolta avrà un lieto fine, lol.


 
 
Isabelle Rivers spendeva molto del suo tempo al Royal Diner, perché in quanto scrittrice dilettate, trovava il luogo di profonda ispirazione, soprattutto  quando la dottoressa Brennan e il suo partner, l’agente Booth, si vedevano lì per mangiare un boccone insieme e discutere dei casi a cui lavoravano, tal volta portando con loro qualche membro dello staff del Jeffersonian.

Non che Isabelle si fosse mai permessa di varcare il tavolo che separava lei da loro, ma a volte non poteva proprio fare a meno di chiedersi su cosa stessero lavorando, quali fossero le piste da seguire o i sospettati principali.

Una volta era anche quasi riuscita ad avvicinarsi alla dottoressa per chiederle un autografo, sfidando così le sue paure, che comunque ebbero la meglio su di lei; aveva pensato anche di scrivere un libro, su quelle persone che vedeva quasi ogni giorno e che ammirava per il diligente lavoro che svolgevano durante le indagini.

Alcune volte, Isabelle portava con sé i libri universitari, pensando che in quella relativa pace e tranquillità, avrebbe anche potuto prepararsi per gli esami di fine sessione, peccato però che abbandonasse l’idea di aprirli ancora prima di tirarli fuori dalla borsa.

In una delle tante giornate in cui proprio non aveva voglia di studiare, si era ritrovata alla disperata ricerca di qualcosa con cui potesse giustificare la sua svogliatezza, quando la porta del locale si aprì, svegliandola dai suoi pensieri.

Non vedendo chi fosse entrato, si era sporta un po’ sul tavolo, facendo cadere il tazzone di caffè nero sulla tastiera del portatile.

«Spero per te che non stessi facendo nulla di importante!»

La voce dell’interlocutore era risuonata alle orecchie di Isabelle, seguita da una risalata cristallina; aveva alzato lo sguardo dal computer tutto macchiato, il fazzoletto le era caduto dalle mani.

Wendell Bray veniva spesso al Royal Diner, considerando che era uno dei tanti membri dello staff della Brennan. Isabelle aveva avuto modo di vederlo così tante volte che beh, a un certo punto aveva iniziato a fantasticare sulla loro possibile conoscenza con Mine di Taylor Swift come sottofondo musicale.

Isabelle si era rimessa a sedere composta sulla sedia, sistemando la ciocca di capelli mezza rosa e mezza bionda che le era finita davanti agli occhi. Si maledisse mentalmente perché, beh, il suo aspetto non era proprio dei migliori.

«Almeno avrei avuto una scusa per annullare l’esame.» aveva asserito senza nemmeno pensare veramente alle parole che stava dicendo.

Wendell aveva arricciato il naso e aveva poggiato la mano sullo schienale della sedia vuota, pensieroso.

«Posso sedermi o è occupato?»

Isabelle si era guardata intorno, notando che ci fossero anche tavoli vuoti nel locale e che quando parlava di distrazioni da studio non intendeva proprio un ragazzo alquanto attraente seduto di fronte a lei. Nel giorno in cui sembrava vestita come una stracciona, per giunta.

«Fai pure.»

La ragazza aveva ripreso a leggere il suo libro fingendo quell’imbarazzante indifferenza tipica delle adolescenti. Peccato che lei non fosse più adolescente già da un po’ di tempo.

«Allora… cosa stai studiando?»

Isabelle aveva alzato lo sguardo, fissando un punto indistinto della vetrata di fronte a lei. La questione riguardante gli studi era un po’ complicata, stava studiando legge nonostante non gliene importasse poi così tanto della materia, lo faceva solo per accontentare i genitori – avvocati – e il resto dei suoi famigliari, che bene o male avevano studiato tutti quanti diritto civile, o penale o qualcosa che li riguardasse.

«Niente di che.» aveva sviato. «Oggi è il tuo giorno libero?» aveva chiesto poi cercando di cambiare discorso; aveva chiuso il libro e lo aveva riposto in borsa.

«In realtà no, sono qui solo per… metabolizzare.» aveva detto Wendell spostando lo sguardo sul tavolo, gli occhi sembravano leggermente arrossati, ma Isabelle aveva cercato di non badarci troppo per evitare di fare domande troppo personali.

Solo dopo si era resa conto che Wendell non le aveva chiesto come facesse a sapere del suo lavoro.

Il biondo sembrava aver colto la sua perplessità, perché si era subito affrettato a spiegarle la situazione, senza nemmeno chiederle se davvero le importasse qualcosa. Isabelle, un po’ per non rovinare l’atmosfera e un po’ perché pensava che lo avrebbe aiutato, si mise ad ascoltare con pazienza.

«La mia ex, Angela, pensava di aspettare un bambino, ma il test era sbagliato. Io le ho detto solo che se non lo fosse stato mi sarei preso le mie responsabilità e l’avrei aiutata a crescerlo, così mi ha mollato, perché non sono il ragazzo per lei.1»

Isabelle aveva inarcato un sopracciglio, pensierosa. Era quasi sicura di aver visto almeno una volta una Angela, nel team del Jeffersonian, certo, magari si trattava di un’altra Angela, ma comunque pensava che nonostante avesse chimica con Hodgins, aveva avuto diverse relazioni. Non tutte sentimentali, ovviamente.

«Prendersi le proprie responsabilità è un segno di maturità, ma fare qualcosa solo perché siamo costretti a doverlo fare non è così poi tanto giusto…» aveva detto, e il suo sguardo era finito sui libri universitari.

«Il fatto è che lei mi piaceva, forse non da sposarla e farci una famiglia ma…»

«…come relazione non seria basata sul sesso era piuttosto buona, eh? » aveva chiesto Isabelle interrompendolo.

Wendell parve pensarci su un secondo, poi era scoppiato a ridere di gusto. Isabelle lo aveva guardato nascondendo un mezzo sorriso: Wendell le sembrava tanto un bambino pestifero colto sul fatto, uno di quelli che ride delle ragazzate che combina.

«Forse mi piaceva per quello.»

«Togli il forse, vecchia volpe!»

Erano scoppiati nuovamente a ridere, fino a quando Wendell non si era ricordato del caffè versato sulla tastiera.

«Dovrei offrirti un altro caffè.»

«No, non dovresti.» aveva concluso Isabelle tornando improvvisamente seria. «Ma accetterei volentieri un pc nuovo!» aveva buttato lì, scherzando. Wendell sembrava averla presa sul serio, così la ragazza dovette spiegargli che non intendeva davvero quello che stava dicendo.

«Facciamo così, accetto il caffè.»

Wendell sorrise soddisfatto, gli occhi azzurri sembravano essersi illuminati di una luce propria.

«Perfetto! Come lo vuoi?»

«Nero… come la mia anima.2»

Il biondo aveva aggrottato la fronte, probabilmente immaginando che fosse un’altra battuta della ragazza, così le aveva sorriso e le aveva detto «Sai cosa? Mi piaci. Hai uno strano senso dell’umorismo.» e l’aveva lasciata lì a sedere, con una borsa carica di libri e un pc zuppo di caffè, per poi ritornare da lei con le ordinazioni.

Isabelle sarebbe stata lì a chiacchierare con l’internista per tutta la vita, passando da argomenti riguardanti la politica allo sport – Wendell le aveva detto di ricordargli della partita di hockey, quando lo avrebbe rivisto al Royal Diner, così le avrebbe procurato un biglietto – e poi erano finiti a parlare di come i loro famigliari fossero fissati con il Natale e del fatto che la mamma del ragazzo fosse una fanatica dei film natalizi da guardare accoccolati sotto le coperte, con una tazza fumante di cioccolata in mano e i marshmallows.  

Isabelle si era alzata, portandosi la borsa a tracolla per poi prendere sotto braccio il portatile.

«Ho un amico che se ne intende di computer. Spero di poter recuperare qualcosa da questo ammasso di circuiti…» aveva asserito più a sé stessa che al biondo, e per lei quella frase era già un chiaro segno di saluto; non troppo freddo e distaccato ma nemmeno troppo intimo e imbarazzante.

Wendell si era alzato e si era sistemato meglio la giacca marrone che indossava, continuando a scusarsi per qualcosa di cui non aveva nemmeno colpa.

Si erano lasciati con un sorriso e la promessa che si sarebbero rivisti in giro.

«Adesso però sei tu la vecchia volpe!» aveva urlato dalla porta del locale, e Isabelle si era girata di colpo, sussultando.

«Perché?» aveva chiesto, usando il tono di voce più innocente che potesse fare.

«Non mi hai detto il tuo nome.»

Isabelle sorrise sorniona. «Sono solo un’altra ragazza.»

 


1: nella versione inglese, Angela dice a Wendell che è un bravo ragazzo ma che non è il suo. In italiano non mi sembrava che avesse granché senso, così l’ho riadattata.

2: frase presa dal film “Shadowhunters – città di ossa”. Al tempo dei fatti il film non era ancora uscito, ma mi sembrava davvero carina, considerando che Isabelle si presenta come una ragazza un po’ fuori dai soliti canoni d’abbigliamento. Per chi ci tenesse a saperlo, la immagino così
   
 
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