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Autore: _Heartland_    08/06/2014    7 recensioni
Sessanta secondi. Se non resti nel cerchio per sessanta secondi, salterai in aria. E’ questa la prima regola degli Hunger Games. I tre figli dei Pezzi Grossi, Percy, Jason, e Nico, però, ne sanno ben poco. Conoscono le basi principali, ma non hanno mai abitato a Panem, che in fondo, è fondata sulle macerie delle loro città. Si trovano catapultati nel futuro, davanti alla Cornucopia, che scintilla sotto i raggi del sole. Venti secondi. Ne restano solo venti, e loro non sanno cosa fare. Ma devono vincere. E’ l’unico modo per sopravvivere! Dieci. Nove. Otto. Sette. Sei. Cinque. Quattro. Tre. Due. Uno. Benvenuti ai settantaseiesimi Hunger Games!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - "Un nuovo pericolo, una nuova sfida."

{ Percy }

Distretto 2.
E’ l’unica cosa che so. Non so come, né perché, ma lo so. Provengo da lì, ne sono certo, perché lì ci danno i nomi dell’antica Grecia e dell’antica Roma, e il mio nome lo afferma. Mi chiamo Percy, Percy Jackson. Il mio nome deriva da “Perseus”, nome greco dell’eroe semidivino Perseo. La stessa cosa vale per i miei “compagni”, Jason e Nico, che sono poco lontani da me. Jason prende il nome dall’eroe Giasone. Nico è una cosa a parte, ma sono sicuro che anche lui proviene dal distretto 2. Ma cosa sto dicendo? Noi non proveniamo da alcun distretto. Siamo semidei, figli degli dei romani e greci. Noi veniamo dal Campo Mezzosangue, e dal Campo Giove. Ma Panem è fondata su quello che è restato dell’America settentrionale  e del Canada, quindi non riesco a capire come facciamo a essere qui se … No, non possono essere tutti morti. C’è una sola spiegazione. Siamo stati catapultati nel futuro. Ma come? E perché? Non lo so, non ne ho la più pallida idea.
Ma conosco le regole basilari degli Hunger Games, mi pare di aver vissuto da sempre qui, ma allo stesso tempo di non conoscere affatto Panem.
So che potrei essere un tributo Favorito. So che devo vincere, se voglio sopravvivere. Ma la cosa che so per certezza è che i sessanta secondi stanno scadendo in  fretta, molto in fretta.
Perlustro il territorio che ci circonda. La Cornucopia dorata brilla al centro, in tutta la sua lucentezza, stracolma di riserve di cibo e di armi. Come mi attira! Ma Anaklusmos è ancora nella mia tasca, la sento. Non dovrebbe esserci, perché non ci è consentito portare alcun tipo di arma all’interno dell’Arena, ma la penna-spada torna sempre nella mia tasca, e inoltre i mortali non possono vederla sotto forma di spada. Il problema è che, essendo mortali, non possono neanche essere feriti da essa. Vortice, quindi, non può darmi una grande mano. Ho deciso comunque di tenerla, forse perchè mi infonde sicurezza.
Venti secondi. Il tempo scade. Ho già visto delle Cornucopie, Piper ne aveva una. L’aveva presa da Acheloo, ma questa è tutta un’altra storia. So che per vincere qui dovrò uccidere. Avrò annientato centinaia, forse migliaia di mostri nel corso della mia vita, ma da sempre ho avuto problemi ad uccidere la gente. “Che differenza fa?” Già, che differenza fa? Da sempre, ho esitato a uccidere chiunque. Ferire? Non c’è problema. Uccidere? Mhm, ci ripenso due volte. Ricordo quella volta, durante la guerra dei Titani, quando io e Charles Beckendorf, figlio di Efesto, ci intrufolammo nella nave di Luke -che poi in fondo era Crono-, la Principessa Andromeda, per farla saltare in aria. Il motivo? Era piena di mostri, ed era diretta a Manhattan. Beckendorf morì. Si sacrificò per completare la missione. Poco prima di quello però, ricordo di aver incontrato un mezzosangue. Lo disarmai, e poi lo intimai a fuggire. Non so se mi ascoltò. Non so se scappò. Ma se rimase su quella nave … allora morì. Semlicemente, non ero stato in grado di ucciderlo. Almeno, non direttamente.
Dodici secondi. Non so più a cosa pensare, quindi elaboro un piano. Potrei partire all’attacco e prendere qualche arma, e magari uno zaino. Potrei trovarci di tutto. E qui, negli Hunger Games, tutto è importante. Oppure potrei scappare direttamente. Il territorio pare deserto. Sì, sembra esserci solo il deserto attorno a noi. Deserto monotono e sempre uguale. Ma sarebbe troppo semplice. Moriremmo subito, la gente a Capitol City non si divertirebbe, e tanto meno gli Strateghi.
Guardo verso ovest, e la vedo. Una foresta enorme, scura e piena di fronde, sicuramente tropicale.
E’ perfetta. E' il luogo dove posso fuggire e rifugiarmi. Sento che è piena d’acqua. Sento i fiumi, i laghi, tutto. Questo mi potrà dare certamente un vantaggio.
“Dieci! Nove! Otto! Sette! Sei! Cinque! Quattro! Tre! … “
Si comincia. Mi metto in posizione, diretto verso la Cornucopia. Dato che mi trovo a est posso passare per la Cornucopia e prendere quello che mi capita sotto tiro. Nel mio raggio vedo uno zaino, un coltello, e una mappa. Non capisco a cosa possa servire la mappa, dato che gli Strateghi non ci darebbero mai un vantaggio del genere. Che senso avrebbe, poi? Toglierebbe tutto il divertimento, tutte le mille occasioni in cui i tributi si potrebbero perdere.
Ed ecco che lo vedo. Un ragazzino del distretto 9, probabilmente sui tredici anni, si sta arrischiando. Mi sembra quasi di capire cosa stia pensando. “Mancano solo tre secondi, non mi vedrà nessuno… “ E mette quel dannato piede fuori dal cerchio. Un secondo. Un secondo che gli ha cambiato la vita per sempre, che lo ha fatto esplodere in mille pezzi.
Esattamente dopo, sentiamo il via. Correremmo tutti, ma l’esplosione causata dal ragazzo del 9 ci blocca, mandandoci a terra. Cado anch’io. Il colpo è stato fortissimo. Per un attimo mi pare di non sentire e di non vedere nulla, ma so che devo correre. Devo andare via.
Mi alzo in fretta, e vedo la ragazza del distretto 3 che si precipita su qualche altro tributo poco lontano che non si è ancora alzato. La vicinanza con l’esplosione per lui è stata un ritardo, e quindi morte certa. Non saranno passati neanche dieci secondi dall’inizio, e due tributi sono già morti. Mi alzo in fretta evitando una scure volante, riprendo i sensi d’orientamento e mi catapulto verso lo zaino. Lo afferro subito e me lo butto in spalla, poi passo alla mappa. Un altro tributo, probabilmente del distretto 5, mi si avventa contro. Riesco a precipitarmi sul coltello e deviare il suo tentativo di affondo con una spada. Volano scintille. Sono sicuro che adesso almeno alcune telecamere sono puntate su di noi, e mi sembra di sentire la gente di Capitol City acclamarci e mangiarsi le unghie dall’ansia. Ma cosa dico, la gente di Capitol City non si azzarderebbe neanche a rosicchiarsi un’ unghia per un secondo!
Butto il ragazzo a terra, che rotola via, e subito viene pugnalato da qualcun altro.
Mi giro. Non voglio vedere. E’ ora di correre, adesso. Mi butto a capofitto fino alla fine, evitando un tributo dopo l’altro. Adesso corro per la vita, il tempo è vita. Sono troppo concentrato sulla foresta per dare un’occhiata ad altro. Ma poi mi viene in mente. Non ho affatto osservato gli altri tributi. Non so come sono. Non ho provato a ipotizzare in cosa sono forti, né quali sono i loro punti deboli. E questo tipo di conoscenze, negli Hunger Games, ti portano alla vittoria, e quindi alla vita, alla sopravvivenza. Non ho fatto caso nemmeno alla ragazza del distretto due che dovrebbe essere venuta assieme a me.
Un secondo, un momento. Da ogni distretto provengono un solo ragazzo e una sola ragazza. Eppure sono sicuro, sono certo, che io, Jason e Nico, proveniamo dallo stesso distretto. Ma non capisco come, finchè un flashback non mi apre uno squarcio.

Sono nella piazza principale del distretto 2. Sento il sindaco dire poche parole, per poi annunciare. “Per volere del presidente Snow, quest’anno, la mietitura sarà diversa, ma varrà solo per questo e per quest’unico distretto. Verranno prelevati solo tre ragazzi. “ Chiaramente, tutte le ragazze sospirarono, mentre la tensione fra noi cresceva. Ricordo che ero accanto a Jason e Nico, i miei amici. Sapevamo che non c’ entravamo nulla con tutto quello. Che non c’entravamo con quell’epoca, con quel mondo. Ma conoscevamo tutte le regole, come se ce le avessero ficcate nella testa. E chiaramente fummo noi i tributi. Venticinque, invece di ventiquattro, nell’Arena.

Il fatto che siamo tre maschi potrebbe portare disequilibrio nei giochi, ma le ragazze non sono da sottovalutare, l’ho imparato molto tempo fa con la mia ragazza, Annabeth. Ma c’è un’altra cosa che potrebbe portare nei guai tutti e tre. A differenza degli altri, essendo semidei, abbiamo dei poteri. Io, figlio di Poseidone, posso comunicare con i cavalli e le creature marine. Posso usare e comandare qualunque tipo di acqua. E posso provocare terremoti. Jason, figlio di Giove –controparte romana di Zeus- può scatenare tempeste, e può volare. Certo queste cose, però, possono essere controllate dagli Strateghi. L’Arena è comandata da loro, ed è piena di telecamere. Proprio come me, loro potrebbero provocare un terremoto quando ne avessero la voglia. Potrebbero incendiare tutto. Potrebbero far venire una tempesta. Abbassare la temperatura. Ma non lo farebbero. Tutti questi poteri sono troppo entusiasmanti per la gente di Capitol City. Intrattenimento,  nient’altro.
Ma per Nico è diverso. E’ figlio di Ade. Potrebbe rifugiarsi nella terra, usare le gemme, ma potrebbe anche far rinascere dalla terra centinaia di morti e scheletri che combatterebbero al posto suo. Non dico che Nico sia una scansafatiche, anzi, ma certo questo sarebbe un bel vantaggio.
Potrebbe anche … incontrare gli spiriti dei tributi morti. Sarebbe molto crudele, e rabbrividisco all’idea.
Ma ci sono ancora due problemi. Continuo a correre. Lentamente, il deserto sta dando spazio alla foresta, e subito vengo avvolto dalle fronde. Ma continuo a correre. So che, probabilmente, quasi tutti i tributi sono diretti qui. Non so nemmeno se qualcuno è arrivato prima di me, ma mi rendo conto che la foresta è molto più grande di quanto io abbia mai immaginato. Probabilmente, però, la maggior parte dei tributi sono impegnati alla Cornucopia. Io dovrei essere con loro, fra i Favoriti. Chissà se Jason e Nico … No. O forse sì? Non lo so. Ma sento che dobbiamo allearci. E’ l’unico modo per sopravvivere. I figli dei Tre Pezzi Grossi, insieme, sono potenti. Tanto potenti da uccidere sé stessi.
 Cerco di non pensare a questo, ma piuttosto al piano della giornata. Mi inoltro nella parte più folta della vegetazione, che punta in basso. So che l’acqua scorre in basso, e lo sento. Lo so. Ma so che è anche lontana un giorno di cammino. Per prima cosa, trovo un albero. Non sono un genio nell’arrampicarmi, ma anni di allenamenti su muri che si spostano e da cui scorre lava … si rivelano utili. E anche le lezioni private con Juniper aiutano. Non credo che questi alberi siano popolati da driadi. Sento che qui è diverso. Deve essere diverso. Mi arrampico con facilità, e mi posiziono su un ramo abbastanza alto.
E’ ora di schiarirmi le idee. Intanto, c’è un ennesimo problema. Non ricordo nulla della parte pre-giochi, degli addestramenti. Non so se abbiamo sponsor, o ancora peggio, non so chi sia il nostro mentore. E’ un grave problema, ma non voglio farmi sembrare stupido davanti alle telecamere. Di solito è semplice fare le solite figuracce da Testa D’Alghe, ma qui è la mia vita a essere in gioco. E anche quella dei miei amici. E so che Annabeth sarebbe fiera di me, in questo momento, sapendo che sto agendo con saggezza. La cosa mi pare un po’ difficile, ma anni di compagnia con Annabeth mi assecondano. Per ora, non ho visto altri tributi. Innanzitutto, devo trovare l’acqua. E’ necessaria a tutti, ma soprattutto a me, dato che la posso usare anche come arma. Faccio scivolare la mano nella tasca, dove trovo Anaklusmos, e la tiro fuori. Il suo contatto mi riporta a qualcosa di familiare, ma mi sento disorientato. Non mi piace essere qui, ma devo agire con prudenza, se voglio sopravvivere.
Non mi sono sentito così scombussolato nemmeno quando Era mi tolse la memoria. Lunga storia.
Una volta trovata l’acqua, dovrei trovare Nico e Jason. Scommetto che anche loro sarebbero d’accordo sull’Alleanza.
So che una volta furono due i tributi a vincere. Quindi perché non tre? Sarebbe una rivolta contro Capitol City, ma qualcosa mi dice che se vinco e sopravvivo, forse torno a casa. Forse. 

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|| Spazio Autrice ||

Okay, questo capitolo è piuttosto corto. E' costituito prevalentemente dalle riflessioni di Percy, che ci danno una breve spiegazione sulla sua presenza, e su quella di Jason e Nico, negli Hunger Games. Qualcosa, in questi giochi, sarà diverso, quest'anno. Molto diverso. Ce la faranno a sopravvivere? Lo vedremo assieme, nel prossimo capitolo ...

  
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