Autore: Uff_san, nel tempo libero Kanon di Gemini
Genere: Introspettivo
Personaggi Principali: Kanon di Gemini, Radhamanthys della Viverna
Rating: Verde
In proposito: Due uomini, due esseri umani uniti da un singolo filo del Fato.
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e sono di Masami Kurumada.
Cose: Sě. Ecco. Non ho intenzione di dire alcunché. Voglio solo informare per chi fosse interessato che questa non č una storia slash. Quindi se non vi interessa piů passate oltre, nessun rancore e amici come prima. Per il resto dedico tutto ciň a Wonderland che mi ha contagiato col morbo Saint Seiya e in particolare alla Ele.
Fato Tessente
Lui era l’uomo che aveva ingannato gli dči - che aveva ingannato una dča. Lui era stato motore e principio delle sciagure a venire, pedina d’una futura e maestosa partita a scacchi.
Osservava l’orizzonte tra le sbarre che gli facevano da prigione. Aveva provato a spezzarle, quelle sbarre, giŕ talmente tante volte che ormai gli dolevano le mani al solo pensiero.
Era stato privato di tutto, e benché quasi felice del risultato ottenuto, dell’aver osservato il volto del fratello traslato in quel demone che era ormai affiorato in superficie, si sentiva troppo distrutto nel corpo per riuscire a provare ancora qualcosa che andasse oltre un vago piacere, distante nel suo esistere: aveva fame, ora, di cibo vero. Quanti giorni erano passati dentro a quella prigione di roccia eterna? Troppi.
Apprezzava il lusso e non disdegnava le comoditŕ, se c’erano. Ma soprattutto amava le cose belle.
Era consapevole di possedere tutto, e nonostante questa sua condizione si era sentito insoddisfatto, da bambino, infelice nel ritrovarsi con un potere di cui non conosceva l’origine: aveva avuto fame, allora, ed era stato saziato. Quanti giorni erano passati da quando gli era stata rivelata la sua alata malvagitŕ a cui si era presto e felicemente arreso? Mai abbastanza.
*
Aveva ingannato gli dči – due volte.
Ed era cosě stato sconfitto; negli abissi marini la disfatta lo consumava.
Ed aveva sconfitto cosě la morte; negli abissi degl’inferi l’oscuritŕ lo temprava.
*
Aveva ingannato gli dči – una dča l’aveva salvato.
Aveva servito gli dči – un dio l’aveva salvato.
Egli li aveva serviti e aiutati.
Da sempre egli era il male.
Da sempre l’altro era dolore.
Si erano incontrati, finalmente.
L’uno aveva ingannato gli dči – due volte; fratello rinnegato, Generale Marino, ormai Santo d’Oro.
Finalmente si erano incontrati.
*
Infine avvenne lo scontro.
Allora, per un istante,
*
S’estinsero quindi in infante vagito di due stelle neonate.
S’estinsero quindi in terribile pianto d’una morte abissale.
S’estinsero quindi per la gloria di dči due uomini, umani, che dal Fato eran stretti.
e pensavano all’Ade gli Spettri che
Aveva ingannato gli dči – una dča l’aveva salvato.
Aveva servito gli dči – un dio l’aveva salvato.
Egli s’era sacrificato per il dio servito.
E tutto era finito.
Aveva servito gli dči – un solo dio.
E tutto era finito.
*
Essi erano gli uomini che avevano ingannato e servito gli dči.
E compresero, intravidero quel filo che mani immutabili avevano teso e che stava venendo alla fine tagliato.
Il doppio filo d’un Fato tessitore.
*