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Autore: live_in_books    09/06/2014    5 recensioni
non sono mai stata brava a fare le introduzioni, quindi lascio che sia la storia a parlare di sè. spero vi piaccia!
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Dal testo:
-Smettila di camminare e siediti o farai un buco nel pavimento- mi dice mia mamma. La guardo e nei suoi occhi leggo la mia stessa tristezza. Faccio come dice e mi siedo sulla scomoda poltroncina grigia accanto alla sua, la cui imbottitura fuoriesce dai buchi fatti nella stoffa dai bambini. Appoggio i gomiti sulle ginocchia e premo i palmi sul viso, comprendoni gli occhi rossi e gonfi di lacrime. Mia mamma sembra capire e mi appoggia una mano sulla spalla.
-Mi spiace davvero molto Sophie, non sai quanto.- mi dice.
La abbraccio, stringendola forte, sperando di ricevere un po’ di quella sicurezza che mi ha ormai abbandonata.
-Come farò ad andare avanti sapendo che è tutta colpa mia? Ho paura mamma. la mia vita non sarà più la stessa senza di lui.-
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ADDIO


Un passo. Due passi. Tre passi.
Guardo l’orologio: le cinque e mezzo del pomeriggio. Sono già passate tre ore, forse di più, ma non è successo ancora niente.
Faccio dietro front. Un passo. Due passi. Tre passi.
-Smettila di camminare e siediti o farai un buco nel pavimento- mi dice mia mamma. La guardo e nei suoi occhi leggo la mia stessa tristezza. Faccio come dice e mi siedo sulla scomoda poltroncina grigia accanto alla sua, la cui imbottitura fuoriesce dai buchi fatti nella stoffa dai bambini. Appoggio i gomiti sulle ginocchia e premo i palmi sul viso, comprendoni gli occhi rossi e gonfi di lacrime. Mia mamma sembra capire e mi appoggia una mano sulla spalla.
-Mi spiace davvero molto Sophie, non sai quanto.- mi dice.
La abbraccio, stringendola forte, sperando di ricevere un po’ di quella sicurezza che mi ha ormai abbandonata.
-Come farò ad andare avanti sapendo che è tutta colpa mia? Ho paura mamma. la mia vita non sarà più la stessa senza di lui.-
Lei non dice nulla, si limita a stringermi ancora più forte. Passano diversi minuti in cui rimaniamo in silenzio. Quando la porta della stanza 132 si apre, ne escono un uomo e una donna di mezza età, con il viso teso e pallido, le guance rigate. Sono i genitori di Ethan. Scatto subito in piedi.
-Come sta?- chiedo.
Lui mi guarda negli occhi e dalla sua espressione capisco tutto: non c’è più niente da fare. È come se il mondo mi crollasse addosso e cado in ginocchio, singhiozzando.
-E’ già…- provo a chiedere, ma un groppo alla gola mi impedisce di concludere la frase.
Sua madre scuote la testa.
-No, ma è in un caso grave di coma. Secondo i dottori ci lascerà questa notte, o comunque domani mattina.-
Pensavo di avere toccato il fondo, ma ricevere questa notizia mi fa scendere in una tristezza ancora più profonda.
-Posso vederlo?- chiedo.
Loro annuiscono e io entro nella stanza. Mi avvicino piano al suo letto, con le ginocchia tremanti e le mani ricoperte di sudore. Quasi non riesco a guardarlo in queste condizioni. Vederlo con i capelli biondi colorati di sangue, una gamba spezzata e una miriade di tubicini trasparenti che lo collegano a dei macchinari mi fa male. Troppo male.
Mi inginocchio accanto al letto e gli prendo una mano gelata. Ripenso agli accadimenti di solo quattro ore fa, quando, mentre uscivo dall’università l’avevo visto venire verso di me con un pacchettino azzurro per il mio compleanno. Quando mi aveva vista e i suoi occhi si erano illuminati. Quando la sua piccola distrazione per sillabarmi “ti amo” con le labbra guardandomi negli occhi non curandosi di ciò che lo circondava lo aveva segnato. Quando quell’auto lo aveva investito in pieno, e poi se n’era andata come se nulla fosse, lasciandolo morente in una pozza di sangue.
-Mi dispiace Ethan.- gli sussurro.
Guardo le nostre mani unite e quasi mi sale una risata amara nel vedere sul mio anulare l’anello che mi stava portando oggi, nascosto in quel pacco azzurro. Era tutto finito ancora prima che fosse cominciato.
Alzo lo sguardo verso il monitor in cui vengono registrati i battiti cardiaci: sono pochi e lievi. Ogni “bip” è come un pugno al cuore, mentre lo guardo, impotente.
All’improvviso i pugni smettono di colpirmi e le linee spezzate sul monitor diventano un’unica linea continua.
Rincomincio a piangere, stretta a lui.
-Addio Ethan.-













-Angolo Autrice-
Ciao a tutti! Non so come sia uscita questa storia. Oggi mi stavo particolarmente annoiando, non c’era nulla in tv ed ero a casa da sola. Così mi sono messa davanti al computer e ho scritto qualcosa. Probabilmente non è una grande novità una trama del genere, ma mi piaceva come l’ho scritta e ho deciso di postarla.
Spero vi piaccia!
Baci,
Alice

   
 
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