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Autore: unsynchronized    09/06/2014    1 recensioni
[Justin Timberlake]
'La zona grigia, quella tra il bianco e il nero, è lì che sta la vita.'
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Justin Timberlake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La zona grigia, quella tra il bianco e il nero, è lì che sta la vita.
La mia è tra viaggi e stanchezza. Adrenalina e nervi a pezzi. Fatica e soddisfazioni. Amicizie e delusioni.
La mia vita è tra amore e lavoro. E’ amore del lavoro.
Un altro spettacolo è finito, ho congedato tutti e ora sono solo, sotto la doccia, a pensare.
Penso tanto  ultimamente. Non ho idea di dove le trovi, le energie per farlo, ma spesso sono assorto e chi mi sta vicino me lo ha fatto notare più volte.
Non c’è niente che mi turba. Sono uno di quei pochi artisti eletti che riesce a mantenersi facendo l’unica cosa che sa e ama fare, sgolarsi e far divertire. Sono fortunato.
Soldi, poi… dovrei essere  io a pagare i fan per venire ad assistere ai miei concerti. Solo vedere tutta quella gente emozionata e felice di essere con me non vale il mio guadagno annuo. Sentirsi così amato e adorato solo perché faccio ciò che mi viene naturale fare… è una cosa giusta? Non sono un medico, non salvo vite. Non garantisco l’ordine pubblico, né difendo la giustizia, non sono utile alla società in nessun modo, eppure ricevo molto più riconoscimento rispetto a persone che se lo meriterebbero di più, a parer mio.
L’acqua carezza la mia pelle e sento scivolare via dal mio corpo il nervosismo, l’ansia, la gioia, la soddisfazione, l’overdose di emozioni che mi sono fatto stasera, sul palco. Sento ancora le urla, ricordo vagamente degli sguardi che ho incrociato. Tutti diversi tra loro, ho visto occhi felici, occhi tristi, vuoti, riempiti, provati, sereni. La varietà di umanità a cui assisto ogni singolo giorno, in tutte le diverse città, è enorme; ogni volta scopro qualcosa di nuovo, ma non vedo mai abbastanza di nessuno. Talvolta mi piacerebbe conoscere la storia di ciascuno di loro, capire cosa li ha portati da me, a che livello mettono, nella loro vita, quest’esperienza con me. Se per loro è solo svago, come avevo sempre pensato che fosse, o se c’è qualcosa di più profondo… perché tutto l’amore che ricevo ogni sera non è giustificabile, altrimenti.
Passo le dita tra i miei capelli, spostandoli all’indietro, e abbandono completamente il mio corpo, lasciando che si poggi sulla parete mentre l’acqua continua a scendere, a depurarmi da tutto ciò che è nero, da tutto ciò che è bianco. Rimane solo il grigio: nulla di bello, nulla di brutto. Rimane il dubbio. L’ignoranza. Il non poter indagare sull’effetto del mio operato, del tutto inesplorato sinora, sulle persone che mi amano senza neanche conoscermi.
Rimane la vita.
Rimane la consapevolezza che domani c’è un altro show, con altra gente, nuovi occhi, storie diverse che io mai conoscerò. C’è la consapevolezza che non ho sbagliato. Mi sento di essere qui per un motivo, qualsiasi esso sia, e che mi stia muovendo nella direzione giusta.
C’è gente che mi ama e altrettanta gente che mi odia. Il grigio.
Se il grigio è un po’ più chiaro, l’amore sta vincendo. E la mia vita ha il colore dell’amore che vince, e mi impegnerò a mantenerlo tale.
Rilasso le mie mani, che avevo stretto in pugni senza neanche accorgermene, e ogni mia singola fibra in tensione con esse.
Canto una nota, poi due, e lo faccio per me, perché la musica per me è bianco, per me è amore; forse lo faccio anche per gli altri, per chi trova amore nella mia voce.
Nella mia voce c’è la vittoria dell’amore. E dedico questa vittoria, che giorno dopo giorno mi impegnerò a conseguire, a tutti coloro che non mi vogliono abbandonare.
Sono Justin Timberlake, e so che forse, stasera, ho reso qualcuno felice per la prima volta.
***
Fa decisamente freddo per essere una giornata di giugno e il sole è coperto. La tramontana penetra nelle mie ossa fragili, e attacca la mia gola ancora distrutta da ieri sera.
In realtà non è neanche insolito che abbia freddo. Io ho sempre freddo. Dicono dipenda dal fatto che la mia alimentazione è troppo scarsa, e ho imparato, dopo diverse esitazioni, a fidarmi di quello che mi dicono a riguardo. E’ sempre tutto dovuto al fatto che mangio poco, a quanto pare. Ma a cosa sia dovuto il fatto che mangio poco, questo no, non me lo sanno dire.
Eppure anche quando il vento gelido sfiora la mia pelle secca, nonostante i brividi, dentro avverto un qualcosa di strano, qualcosa che contrasta. Qualcosa di caldo. Qualcosa che non è debolezza, ma forza.
Ed è strano che io percepisca forza: sono almeno due anni che è un concetto a me estraneo, che mi ha abbandonato per far spazio ad altro, a cose come tristezza, confusione, rabbia, stanchezza, svenimenti, malinconia, incubi - pensieri color pece e atti color cremisi.
I medici hanno dato a tutto ciò un nome che io non amo. Io ne preferisco un altro: Nero. Perché la mia vita, da quando è subentrato tutto ciò insieme al freddo, sfoggia senza dubbio questo colore.
Sento ovunque parlare di bianco, ma io non credo di averlo mai visto in prima persona. Se l’ho visto, è talmente addietro che ne sono immemore.
Per questo il calore che sento, forse, forse c’entra qualcosa con quel bianco. Perché è troppo diverso da ciò a cui sono abituata. Perché è forza, e, come ho detto, la forza non è parte abituale del mio Nero.
Il concerto di ieri sera ha sicuramente giocato il ruolo fondamentale. Ho provato emozioni mai avvertite prima: non più piatte, monotone, come tutte quelle che conoscevo. Quelle di ieri mi sono arrivate al cuore, e a un certo punto, quando Justin mi è arrivato abbastanza vicino, mi è sembrato che me lo riempissero. Che me lo rimettessero in moto, dopo anni che era rimasto atrofizzato.
Ho visto i suoi occhi, ma ero in uno stato di shock troppo intenso per conservarne ora il ricordo. Ma ricordo vividamente la sua bellezza, la sua voce, la musica, il suo sorriso, le grida, le luci, i balli, la band, gli altri fan, l’atmosfera magica e perfetta che pensavo esistesse solo in tv. Ho fatto esperienza di molte cose… di colore bianco.
Penso che ciò che di più prezioso io abbia finalmente trovato, ieri sera, sia stata la libertà.
Una libertà che va ben oltre il controllo delle calorie o la perdita eccessiva di peso o il dolore autoprodotto. Una libertà che mi ha fatto uscire dai miei stessi limiti e mi ha reso consapevole che c’è dell’altro, di me, oltre quei confini. Mi sono lasciata andare più di quanto mai mi fossi permessa. Ho lasciato che la musica si impossessasse di me, che prendesse lei il controllo che tanto stretto avevo tenuto per anni nelle mie mani; ho gettato le redini, le ho date a Justin per una sera, e per una sera, il Nero non c’è stato. Al suo posto c’era qualcosa di molto più riempitivo: mi piace pensare si trattasse di gioia, o di amore.
Era bianco.
Ed è con la consapevolezza che la vita non si stanzi solo nel Nero ma che abbia bisogno anche di quel bianco che finalmente ho potuto conoscere, con la forza che quel bianco mi dà, con un senso di invincibilità che mi pervade tutto il corpo che svolto allo Starbucks per ordinare un Frappuccino al cioccolato e un croissant farcito con Nutella.
Sono una giovane donna di cui Justin non avrà mai notizie, ma che è consapevole che la sua musica è in grado di fare miracoli.
La musica, Justin, per me sono bianchi.
E renderanno il mio Nero più tendente al grigio.
 
  
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