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Autore: Chemical Lady    09/06/2014    5 recensioni
[Da Vinci's Demons week, summer 2014]
“Ne sei davvero certo? Io ho ricordi diversi.”
Ormai l’attenzione dei due apprendisti era tutta su Zoroastro.
Leonardo aveva da rimetterci solo il suo orgoglio.
“Pensi il contrario?”
“Leonardo, quante volte hai fatto esplodere una persona, per iniziare?”
“Non so a cosa ti riferisci.”
“Girolamo.”
“Ah….” Non poteva ribattere, perché era successo almeno sette volte. E quelle erano solo quelle che aveva subito riportato alla mente. Con un moto di orgoglio, Leonardo drizzò le spalle e lo guardò attentamente “E sia! Ti sfido a trovare almeno cinque volte in cui ho fatto qualcosa di estremamente stupido.”
Zoroastro rise, portando una mano alla fronte sudata “Sei sicuro? E se poi te ne penti?”
Genere: Comico, Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Leonardo da Vinci, Un po' tutti, Zoroastro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo raccolta: E se poi te ne penti?

Titolo della one: Cosa ti porta in Francia, vecchio mio?

Rating:  Giallo
Betareader:  //
Avvertimenti: Slash.

Capitoli:  1/7
Prompt: 
'Dipingimi come una delle tue donne francesi, Leonardo!'

Genere: Comico, Malinconico.

Personaggi: Leonardo da Vinci, Zoroastro e Nuovo Personaggio (Francesco Melzi e il Salai.)
Note: Questa one è l’introduzione a quelle successive. Si parla anche di due artisti che hanno passato la loro gavetta nella bottega di Leonardo, ovvero Melzi e il Salai. Mi sembrava giusto che ci fosse un pubblico, per il nostro Zoroastro errante!

Disclaimer: Non possiedo la Starz o Da Vinci’s Demons, i suoi personaggi, o le sue storyline. Non possiedo nemmeno i nomi dei personaggi o le loro storie.

 

 

E se poi te ne penti?

Cosa ti porta in Francia, vecchio mio?

 

{Francesco & Gian Giacomo.}

 

 

 

7 dicembre 1517 – Nantes

Qualche mese prima della dipartita

 del più grande genio mai esistito.

 

 

 

Di come Zoroastro fosse infine giunto a Nantes, era un autentico mistero.

Aveva vagato per la Francia per mesi, ma ormai le sue ossa iniziavano a chiedere un poco di riposo in più di quanto desiderasse rendere noto.

Zoppicando a causa di quel vecchio osso che s’era rotto anni addietro, il tartaro arrivò sino alla casupola che gli era stata indicata da un povero pastore, senza nemmeno preoccuparsi mentre vi entrava.

Il picchiettare del bastone sul lastricato di pietra del pavimento doveva essere un invito sufficiente ad accoglierlo.

In effetti, non tardò molto a venirgli in contro qualcuno.

Oui, monsieur?” domandò con tono sottile, ma certamente foreste, un giovane ragazzo. Aveva i capelli di un rosso così acceso da parere finti.

Con un sorriso, il povero vecchio allargò le braccia sotto alla mantella da viaggiatore che portava sulle spalle “Vengo in cerca del tuo maestro, ragazzotto. Conducimi dal da Vinci.”

“Lui ora non riceve visite.” Rispose un po’ acido il giovane, finendo di pulirsi le mani dalle tempere a olio che stava da poco finito di usare “Ripassate domani.”

“Chissà se entrambi saremo vivi, domani.” Rilanciò lo straniero, ridendo sotto i baffi, prima di riprendere a camminare, oltrepassandolo “Leonardo non dirà mai di no a un vecchio amico.”

Costretto, il poverino fece quindi strada a quella strana figura.

Una volta messo piede nel laboratorio vero e proprio, per poco Zoroastro non si commosse.

Tutto aveva un’aria così nuova e allo stesso tempo così nostalgica da abbatterlo e renderlo felice nel medesimo momento.

Leonardo era là, con un paio di spessi occhiali sul volto e un attrezzo di ferro in mano, chino sull’ennesima meraviglia da lui creata.

Zoroastro la osservò, concludendo che doveva proprio trattarsi di un leone d’ottone.

Si schiarì la voce e, quando l’artista alzò per un breve istante lo sguardo per poterlo guardare, rise.

“T’avevo detto di non far entrare nessuno oggi, Francesco.” Gracchiò il maestro con voce roca e impertinente, mentre un altro giovane più alto e da lunghi capelli neri, guardava interessato Zoroastro “Abbiamo troppo da lavorare qui,  non prendiamo altre commissioni. Francesco I vuole il suo dannato leone per il compleanno di sua figlia.”

“Non ha voluto sentir ragioni!” si difese il rosso, avanzando verso la scrivania su cui Leonardo lavorava. Si chinò quindi su di lui e sussurrò, al suo orecchio “Dice d’esser un vostro vecchio amico, maestro.”

A quelle parole, l’interesse di Leonardo si ridestò.

Solo allora guardò per bene l’uomo che gli stava di fronte. I suoi occhi si fecero lucidi subito, tanto che dovette sfilarsi gli occhiali per poterli sprimacciare e costatare che l’età non gli stesse tirando un colpo basso. “Mi venisse un colpo.”

“Non chiamarlo a voce troppo alta, o ti arriva!” brontolò Zoroastro, che s’era goduto la scena in silenzio per tutto quel tempo, lanciandosi poi verso Leonardo quando questi fece il giro della scrivania per andargli incontro, più veloce possibile. Almeno quanto il suo corpo glielo concesse “Mi sei mancato, vecchio mio.” Sussurrò piano, mentre assaporava il primo abbraccio dopo tanti anni.

“Vieni, devo presentarti i miei apprendisti.” Disse Leonardo, preso dall’allegria del momento. Allungò la mano verso il rosso “Costui è Francesco Melzi, il mio prediletto, mentre l’altro è il Gian Giacomo, ma tutti lo chiamiamo il Salai, questo demonio!”

“Io sono il male e lui il prediletto, ovviamente” disse sarcastico il moro, prima di appoggiarsi con i fianchi alla scrivania, giocherellando con un ingranaggio che subito il maestro gli strappò dalle mani “Quale grazia!”

“La stessa grazia con la quale tu la perderesti!” lo sgridò Leonardo, facendo ridere Zoroastro “Cosa ti porta in Francia, vecchio mio?”

“Tu” fu la risposta franca del tartaro, mentre lo guardava per bene “Vorrei che tu mi dipingessi come una delle tue donne francesi! Ormai siamo alla fine della nostra vita e non intendevo schiattare prima d’aver un mio ritratto fatto da te, bastardo di un sodomita senza pudore!”

Era vero.

Se lui si sentiva invecchiato, Leonardo lo dimostrava ancor di più.

Il volto appassito e stanco, i capelli candidi come neve mattutina, gli occhi ormai pronti a chiudersi.

Il tempo era stato inclemente con lui e Zoroastro poteva capirne il motivo, visto quante doveva averne passate dopo la loro separazione.

“Sono felice tu sia qui” il sorriso dolce del maestro si ruppe bruscamente, voltandosi verso il Salai “Il mio amico è giunto in tempo per veder mentre ti striglio!”

“Ch’avrà mai combinato, questo povero ragazzo?”

Leonardo pareva una furia, mentre ne parlava “Non porta mai a termine ciò che gli viene affidato e combina solo disastri. Uno di seguito all’altro!”

Il tartaro sembrò poco persuaso da quella risposta “Insomma, fa ciò che facevi tu da giovane.”

L’altro uomo si zittì, mentre la poderosa risata del Salai infrangeva i muri di quel cupo retro bottega.

“Passi per le commissioni incompiute, di cui sono tanto famoso.” Lo assecondò con tatto Leonardo, mentre si sedeva sulla sedia che Melzi aveva portato per lui. Attese che anche Zoroastro avesse trovato ristoro su una seduta, prima di proseguire “Io non facevo errori così clamorosi come far scoppiare una casa, per dirne una.”

“Ne sei davvero certo? Io ho ricordi diversi.”

Ormai l’attenzione dei due apprendisti era tutta su Zoroastro.

Leonardo aveva da rimetterci solo il suo orgoglio.

“Pensi il contrario?”

“Leonardo, quante volte hai fatto esplodere una persona, per iniziare?”

“Non so a cosa ti riferisci.”

“Girolamo.”

Ah….” Non poteva ribattere, perché era successo almeno sette volte. E quelle erano solo quelle che aveva subito riportato alla mente. Con un moto di orgoglio, Leonardo drizzò le spalle e lo guardò attentamente “E sia! Ti sfido a trovare almeno cinque volte in cui ho fatto qualcosa di estremamente stupido.”

Zoroastro rise, portando una mano alla fronte sudata “Sei sicuro? E se poi te ne penti?”

“Non me ne pentirò, perché so già che ti arrenderai prima di averle trovate…”

Seduti a terra tra i due, Francesco e Gian si scambiarono uno sguardo estremamente divertito.

E pensare che quella era iniziata come una mattinata noiosa.

 

 

 

 

  
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