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Autore: Polaris_Nicole    09/06/2014    1 recensioni
Travis e Connor Stoll sono due ragazzi normali che non si conoscono ma affetti da un problema comune: la cleptomania. Sarà proprio questo problema a far incrociare le loro strade e renderli "fratelli di scherzi".
Una fanfiction AU incentrata sui miei due personaggi preferiti, spero vi piaccia!
dal testo:
A quel punto, mi alzai e uscii dal vicolo senza neanche salutare quello strano tipo ma, non avevo calcolato che avrebbe potuto seguirmi, cosa che fece.
“e adesso mi stai seguendo perché … ?” “perché non ho niente da fare” ribatté a testa alta, inutile: tra i due restavo comunque quello più alto.
“io sono Travis e se devi seguirmi gradirei almeno conoscere il tuo nome” dissi porgendogli la mano destra.
“io sono Connor, il piacere è … aspetta, no, non è affatto un piacere”
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Travis & Connor Stoll
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una moto per due


Era da più o meno un’oretta che ci avevo lasciato gli occhi sopra.
Lavoravo part-time in un locale sotto casa mia da un mese e mezzo e mai la tentazione era stata così forte.
Il mio nome è Travis, Travis Stoll e sono cleptomane; era da quando avevo cominciato il mio lavoro che avevo smesso di rubare, ma quella mattina, sarebbe stato piuttosto difficile.
Appena arrivai sul posto di lavoro, la mia attenzione ricadde su di lei: era una moto, ma non una di quelle che si vedono tutti i giorni! Era una di quelle d’epoca, una vecchia Ducati probabilmente, quelle un po’ arrugginite e non nelle condizioni migliori, ma resistenti e assolutamente perfette capaci di sopportare qualsiasi tipo di terreno.
Sembrava essere stata abbandonata = nessuna denuncia, sarebbe stato un gioco da ragazzi metterla in moto anche senza le chiavi, fortunatamente, portavo sempre con me un coltellino svizzero ben affilato.
Il mio turno mattutino sembrò durare almeno cinque ore in più del normale. Ogni tanto qualche passante si fermava davanti alla moto ammirandola e, ogni singola volta, mi assaliva un attacco di panico per paura che, tra tutti quegli sconosciuti, si nascondesse il legittimo proprietario.
Il mio lavoro non mi dispiaceva, lavoravo al bancone, servivo bevande di ogni tipo, preparavo i panini, riempivo le coppe di gelato, …
Nonostante ogni tanto capitasse qualche cliente particolarmente rompiscatole a cui non andava bene assolutamente niente.
Tutto ciò comunque permetteva di realizzare scherzi niente male, in genere, variavo la quantità di gelato in base alla cordialità della persona che me l’aveva chiesta.
La paga era quello che era, ma non avevo bisogno di soldi, tutto era cominciato per colpa di quella matta della mia psicologa che pensava che lavorare mi avrebbe fatto apprezzare il valore delle cose e mi avrebbe aiutato a limitare la mia cleptomania.
Fin qui il suo discorso poteva anche avere un minimo di senso, peccato che non avesse considerato un dettaglio particolarmente significativo: sono innumerevoli i clienti che dimenticano il portafoglio sul bancone del bar.
Ovviamente li restituisco sempre, non voglio mettermi nei guai con la legge – non di nuovo – ma trattengo comunque una percentuale, si intende.
Stavo porgendo una coppa gigante di gelato al cioccolato ad un bambino, quando vidi un ragazzo – probabilmente aveva la mia età – appoggiarsi alla moto e tirare fuori un oggetto dalla tasca dei suoi jeans strappati.
Ero perfettamente consapevole di quello che stava facendo, non potevo accettarlo – non certo per la poca eticità della cosa -. Lasciai il bancone tra le proteste e le lamentele dei clienti e mi recai sul luogo del misfatto.
Il ragazzo in quel momento se ne stava comodamente seduto sul sellino del mezzo e armeggiava con una strana punta di metallo, doveva essere sicuramente un esperto in quel genere di cose, ma aveva scelto di attuare una tecnica piuttosto lenta e complicata, forse per non danneggiare la serratura.
“cosa cavolo pensi di fare?” lo ammonii mentre si voltava parzialmente verso di me, potevo cogliere solo il suo sguardo che da preoccupato diventava freddo e distaccato, quasi annoiato dalla mia presenza.
“che ti frega? Vattene e non mi rompere” disse con tono di voce autoritario tornando ad occuparsi del suo sporco lavoretto.
Fu allora che tentai il tutto per tutto afferrandolo per un polso con l’intento di allontanarlo, ma lui fu veloce a divincolarsi dalla mia presa ferrea e spingermi via.
Ero accecato dalla rabbia, non riuscii a controllarmi, il mio braccio partì automaticamente sfuggendo al controllo del mio cervello, e gli diedi uno schiaffo.
Lui si alzò dalla sua postazione tenendo con la mano sinistra la guancia su cui l’avevo colpito, fu così che si voltò completamente verso di me e potei studiare a fondo il suo viso: capelli ricci color cioccolato gli incorniciavano il volto chiaro e dai lineamenti celtici, gli occhi azzurri come un cielo invernale.
Poteva sembrare un ragazzo normale di 16 o 17 anni, se non fosse stato per la spaventosa somiglianza che ci accomunava.
Anche lui sembrava aver pensato la stessa identica cosa, ma per poco, infatti, mi rifilò un pugno in piena faccia cominciando a spingermi e strattonarmi .
Era più basso di me di circa cinque centimetri, forse di più, ma con i colpi ci sapeva fare fin troppo bene, lo conoscevo da poco, uno o due minuti se vogliamo essere fiscali, e già non riuscivo a sopportarlo.
La rissa continuò per un bel po’ di tempo tra calci, spinte e pugni, ma il mio sfidante non sembrava sul punto di arrendersi, era come lottare contro uno di quei manichini da palestra che dopo ogni colpo si rialzavano sempre.
Stavo per dargli un calcio in un punto abbastanza delicato giusto per farla finita, quando all’improvviso …
“pensate di piantarla adesso o devo usare le maniere forti?” Conoscevo fin troppo bene quella voce, ogni volta, però, non era mai un buon segno.
Il signor Harris era un poliziotto sgarbato, invadente, antipatico, … ma nonostante tutto, mi aveva coperto un paio di volte. Quella volta, però, ero sicuro che non l’avrei passata liscia, un indizio era la sua mano ferma e irremovibile sulla mia spalla.
Il ragazzo di fronte a me non ci penso due volte, mi afferrò per il braccio e scappammo via, il motivo di quel gesto era sconosciuto.
Ero piuttosto veloce, se sei un ladro, devi sempre avere una via di fuga e sviluppare una certa agilità, nel caso la situazione cominci a mettersi male, ma fu comunque difficile stare dietro a quello strano sconosciuto. Corremmo per un’ora o, almeno a me sembrò così, prima di fermarci e nasconderci nel vicolo di un vecchio cinema poco frequentato.
Appena mi fermai, mi piegai in due poggiando le mai sulle ginocchia e la schiena al muro per riprendere fiato, l’altro fece lo stesso restando in silenzio, ma rivolgendomi comunque uno sguardo pieno d’odio per avergli rovinato il colpo.
“che hai adesso?” chiesi infastidito appena recuperai un briciolo di ossigeno, lui si avvicinò e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
“se non fosse stato per te, mr. “faccio sempre la cosa giusta!”, adesso starei su una fantastica moto in viaggio per chissà dove!” mi urlò con gli occhi pieni d’ira, dovetti soffocare una risata, pensava davvero che lo facevo perché rubare è sbagliato? Io sono il Re della truffa, il miglior ladro di tutti gli Stati Uniti, il mago dell’imbroglio!
“perché mi hai fatto scappare con te?” chiesi stupidamente, più per cambiare argomento che per altro.
“perché? Preferivi essere arrestato?” disse ghignante, lo guardai torvo , e lui continuò “pensavi che me ne sarei andato da solo? Mi avevi colto in flagrante, sarebbe stato come consegnarmi alla polizia da solo”.
A quel punto, mi alzai e uscii dal vicolo senza neanche salutare quello strano tipo ma, non avevo calcolato che avrebbe potuto seguirmi, cosa che fece.
“e adesso mi stai seguendo perché … ?” “perché non ho niente da fare” ribatté a testa alta, inutile: tra i due restavo comunque quello più alto.
“io sono Travis e se devi seguirmi gradirei almeno conoscere il tuo nome” dissi porgendogli la mano destra.
“io sono Connor, il piacere è … aspetta, no, non è affatto un piacere” disse prima di sputare nella mano sinistra e stringere la mia.
Non ribattei, mi limitai a pulirmi sulla sua maglietta in attesa di una reazione esagerata di Connor, ma non arrivò, fu allora che mi resi conto che qualcuno l’aveva afferrato … e che aveva afferrato anche me.
“pensavate di sfuggirmi? Sul serio? Voi due venite con me” disse con tono autoritario il signor Harris, ora ne ero assolutamente certo: ero finito.
***
Non impiegammo molto a raggiungere la centrale di polizia e, di conseguenza, l’ufficio di un signor Harris piuttosto arrabbiato.
“spiegami perché, Travis, stavi facendo dei miglioramenti! È la terza volta che ti becco a picchiare qualcuno o rubare qualcosa!” sbraitò il poliziotto comodamente seduto sulla sua poltrona di pelle.
“un secondo, sei cleptomane?” chiese la voce di Connor, mi voltai verso di lui e gli rivolsi uno dei miei sguardi più intimidatori, che non fecero altro che farlo scoppiare in un ghigno beffardo.
“ecco perché ci tenevi tanto che non rubassi la moto! Ci avevi lasciato gli occhi, vero?” disse dandomi una gomitata sul braccio.
“una moto? Cos’è questa storia?” indagò Harris con occhio critico mentre Connor non faceva altro che prendere in giro la conversazione … almeno fino a quando il poliziotto non si decise a interrogare anche lui.
“quindi abbiamo: disturbo della quiete pubblica per rissa e … un tentato furto con scasso? Sappiate che è sufficiente per sbattervi nel primo carcere minorile in zona”
“COSA?” esclamammo quasi all’unisono Connor ed io, Harris sospirò e ci guadò negli occhi per un breve lasso di tempo prima di aprire bocca un’altra volta.
“c’è un’altra possibilità: Campo Mezzosangue”
“un … raduno per Potterhead?” chiese confuso Connor e allora fui io a scoppiare in una risata, nonostante neanch’io sapessi esattamente cosa fosse il Campo Mezzosangue.
“è un campo estivo per tutti i ragazzi che hanno problemi come voi e si impara a superarli, sono convinto che entrambi lo preferiate piuttosto che finire al fresco”.
Io e Connor ci rivolgemmo uno sguardo, quel Campo sembrava proprio un raduno di psicopatici, altro che Potterhead! Ma il carcere …
“accettiamo” fu la risposta definitiva.
“perfetto, partirete domattina, ma dovrete passare la notte qui, per sicurezza” disse con un mezzo sorriso.
“lo ammetta che ci trova gusto a sbattermi dentro dopo averla fatta impazzire per anni” dissi incrociando le braccia e volgendo gli occhi al cielo.
“mi spiace, ma il mondo non gira intorno a te Travis, io lo considero esclusivamente la parte migliore dl mio lavoro”.
***
Quella sera realizzai due cose fondamentali:
1. Mi aspettava l’estate peggiore di tutta la mia vita
2. mai fidarsi di cleptomani sconosciuti
Anzi! Tre cose fondamentali:
3. quando Connor dorme si succhia il pollice e, se non lo fa, sbava sul cuscino.
 

Note d’autrice: Sono ancora viva e, finalmente, la scuola è finita anche per me! Ne ho approfittato per cominciare una nuova storia sui miei fantastici fratelli: Travis e Connor!Non vi dimenticate che volevano rubare da un negozzio di caramelle nel bel mezzo della guerra …
Questo capitolo, a mio avviso, è un po’ OOC ma non temete, ben presto avremo dei VERI Travis e Connor Stoll alle prese con i loro scherzi e i loro … furti con scasso(?).
Non intendo anticiparvi più del necessario, al prossimo capitolo!
Polaris_Nicole (che presto aggiornerà le altre sue storie e pubblicherà un bel po’ di one shot)
  
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