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Autore: Shiver414    09/06/2014    1 recensioni
Yuri è una strega, una strega potente che cerca di evitare che la sua vita da semplice proprietaria di un negozio di fiori e quella da cacciatrice di demoni non collidano tra loro. Ci stava riuscendo fino al momento in cui non conosce Kian, un demone dall'aspetto sublime, il carattere forte e un'indole apparentemente egoista. Da quel preciso istante tutta la sua vita precipita in un baratro fatto di morte, sangue e terrore, governato da un demone spietato, il Burattinaio. CHi si nasconderà dietro questo misterioso nome? Yuri e Kian sopravviveranno alla sua furia?
Genere: Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Ciao, qui è Shiver!!
All'inizio il capitolo uno era un po' diverso, ho aggiunto alcuni dettagli... Uno solo a dire la verità, l'alter-ego di Yuri, Yuri due. Non so se ho fatto bene, mi direte voi, però ha una sua funzione specifica l'aggiunta che ho fatto! Spero piacciano le modifiche che ho apportato. 
Un bacio!!




Capitolo 1.
 
Il mio sogno era lì ad un passo dal realizzarsi ed io mi sentivo così tremendamente felice. Più fissavo l’insegna del mio negozio più credevo tutto quello fosse solo frutto della mia fantasia. Dopo tanti sacrifici, lacrime e sudore era impossibile credere di aver raggiunto la meta. Eppure era lì davanti ai miei occhi più reale che mai. Il mio negozio era lì. “Il giardino di Yuri” era scritto a caratteri cubitali di un colore che sicuramente non sarebbe passato inosservato, verde acceso, quasi fluo oserei dire. Aprii la porta e gustai il suono del campanello. Non vedevo l’ora di vedere quel posto pieno di clienti che apprezzavano e compravano i miei fiori, le mie piante o le mie composizioni. Mi posizionai dietro il registratore di cassa solo per provarne la sensazione. Il giorno dopo ci sarebbe stata l’inaugurazione e finalmente qualcuno avrebbe comprato nel mio nuovo negozio. Non mi sarei mai stancata di dirlo. Il mio nuovo negozio. Il mio nuovo negozio.
«Yuri smettila di fare la bambina.» Mi voltai in direzione della voce. «Devi concentrarti anche su altro, ricorda.» Alzai gli occhi al cielo. Ed eccola lì sempre a sentenziare su tutto, sempre a frenare le mie emozioni più gioiose. Il mio alter ego. Io la chiamavo Yuri due e lei odiava quando la chiamavo così.
«Zitta.» Allungai la mano verso di lei tenendo il palmo rivolto verso il soffitto. «Torna dentro.» Feci cenno con le dita di venire verso di me. Yuri due era una proiezione della parte più razionale di me. Era una cosa che solo alcuni componenti della mia famiglia possedevano, come mia nonna e mia madre e persino mia zia, la gemella di mia madre. Non aveva un criterio di trasmissione, non saltava una o due generazioni, ma era di dominio esclusivamente femminile. Nessuno può vedere gli alter ego, solo il possessore può, e sinceramente alle volte era una scocciatura bella e buona.
«Non zittirmi così. Non torno dentro solo perché lo dici tu..» Avevo avvicinato la mano a lei e l’avevo letteralmente risucchiata dentro di me. Visualizzai nella mia mente una porta e la chiusi. Yuri due non sarebbe uscita per un po’.
Presi la pila di volantini rimasti dal bancone e chiusi a chiave la porta principale, salutai gli operai che avevano finito i lavori e chiusi la saracinesca. Il cielo era grigio, anzi plumbeo e minacciava di scatenare un temporale da un momento all’altro.
Presi le chiavi della macchina e guidai fino al centro della città. Il negozio non era lontano, ma se avesse iniziato a piovere mi sarei potuta rifugiare velocemente in macchina.
Raggiunsi il cuore della città che pullulava di persone, sembravano tutti andare di corsa.
Yuri due canticchiava una voce riempiendomi la testa. Lo stava facendo di proposito, amava darmi fastidio.
«Yuri due, se continui così ti lancerò contro l’incantesimo per ammutolirti. Lo sai che lo faccio.» La voce cessò improvvisamente. Sospirai di sollievo.
Tendevo la mano verso i passanti con i volantini, stranamente non ne erano rimasti molti. Ero sorpresa di come fossi riuscita a dare via quasi due scatole piene di volantini, la gente li accettava e probabilmente li gettava subito dopo, ma continuavo a confidare nella presenza l’indomani di qualcuno.
Un ragazzo senza curarsi di me mi passò accanto urtandomi e facendo volare a terra tutti i volantini. Mi voltai, c’era qualcosa di strano in lui. Uno strano odore, un misto di polvere, terra, cenere e qualcosa di pungente e disgustoso. Quello non era sicuramente un uomo. Sbloccai la porta nella mia mente e lasciai Yuri due uscire a suo piacimento.
«Pensi che sia uno di loro?» Era accanto a me, con le braccia incrociate al petto. Annuii mentre raccoglievo alla svelta i fogli colorati sparsi sull’asfalto.
«Hai sentito anche tu quella sensazione, no?!» Mi voltai a guardarla. Sembrava preoccupata.
«Però c’è qualcosa di strano in lui.» Continuava a fissare un punto indefinito davanti a lei.
Seguii a direzione presa da quel ragazzo con il mio alter ego sempre accanto me. Lo cercai con lo sguardo tra la folla, dove era finito?
Yuri due indicò alla mia destra. Eccolo! Era fermo con la schiena poggiata contro il muro. Con un cenno del capo mi incitò a seguirlo. Avevo ragione. Camminammo a pochi metri di distanza l’uno dall’altra e ci fermammo solo dopo essere arrivati in un posto abbastanza isolato. Ci eravamo addentrati nella parte più vecchia della città, sembravano case abbandonate, senza porte ne imposte alle finestre.
«Ci rivediamo strega.» 
   
 
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