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Autore: Ciajka    09/06/2014    5 recensioni
AU dove i personaggi di Sherlock sono uniti alla mitologia nordica.
John è un umano. Sherlock è un Dio.
Sono entrambi uniti da un patto infrangibile. La vita di John ora è completamente nelle mani della spietata divinità.
O, almeno, questo era il piano iniziale di Sherlock.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un gemito sommesso vibrò nella tenda.

L'uomo strinse i denti, quando un paio di tenaglie riuscirono abilmente a togliere il frammento di freccia conficcata nella gamba.

Il sangue iniziò nuovamente a sgorgare, libero e fluido.

Senza alcuna esitazione, il giovane di fianco al soldato mise una mistura di erbe e urina sopra la ferita.

Bruciava. Bruciava come non mai, ma il soldato sopportò, senza far fuoriuscire un minimo suono dalla bocca. L'unica cosa che lo tradiva era lo sguardo, sofferente ma comunque pieno di coraggio.

“Guarirai presto.” lo confortò il giovane uomo, mentre prendeva delle garze, “Ho visto ferite decisamente peggiori.”

Apparvero in quel momento.

Il guaritore non aveva neppure finito di fasciargli la coscia quando quattro individui entrarono nella tenda, brandendo spade desiderose di sangue.

Si trattava di un vile attacco a sorpresa: il sole era calato da almeno quattro giri di clessidra. La legge affermava che gli eserciti dovevano combattere solamente durante il giorno e utilizzare la notte per riposare e pianificare, ma il nemico aveva ignobilmente deciso di infrangerla.

Uno degli uomini armati piantò la propria spada nel petto del ferito, il quale esalò l'ultimo respiro con occhi pieni d'odio.

“Codardi!” gridò il guaritore, prima di essere colpito anch'esso senza pietà vicino al cuore.

L'oscurità improvvisamente lo avvolse e, in quel momento, tutto finì.

 

Vide una luce, splendida e accecante, ma spettralmente gelida.

Pensò che stava decisamente raggiungendo il Valhalla, dove si sarebbe di nuovo congiunto con gloria ai suoi cari defunti e ai suoi avi.

Eppure c'era qualcosa che non andava. In sottofondo sentiva degli strani rumori ovattati, come delle voci in atto di discutere.

Poi lo sentì.

Il dolore lo avvolse completamente, come una doccia gelata.

Aprì gli occhi con estremo sforzo, come se fossero stati attaccati alle palpebre con del mastice.

Si rese conto di essere sdraiato. Delle figure davanti a sé stavano pulendo con dell'acqua il suo petto insanguinato. Una di queste si accorse che aveva ripreso i sensi e lo informò: “Siamo riusciti a difenderci. Gli assalitori sono tutti morti.”

Ottimo. La battaglia non era stata persa.

Provò a domandare cosa gli era accaduto, ma la sua bocca era così impastata che non riuscì ad emettere alcun suono.

La stessa figura di prima, che riuscì finalmente a riconoscere come il suo collega guaritore della tenda vicina, gli disse: “Ti sei salvato per miracolo, potevano infliggerti una ferita mortale. Gli Dei hanno avuto un occhio di riguardo.”

Non sapeva se considerarsi realmente fortunato: il dolore che proveniva dal petto fino a raggiungere la spalla destra era insopportabile.

Realmente insopportabile.

Girò di scatto il collo verso il bruciore e quello che vide gli fece dimenticare la fitta che si era procurato con quel brusco movimento.

Sentì che il suo respiro si era arrestato e, in quel momento, capì che avrebbe preferito essere morto.

“La lesione aveva iniziato ad andare in cancrena.” spiegò il curatore che lo stava ancora lavando “Abbiamo dovuto amputare il braccio, John.”

Senza neanche accorgersi, l'oscurità lo accolse nuovamente, trascinandolo in un silenzioso oblio.

 

 

Erano passati tre mesi, ma l'accaduto non voleva abbandonare gli incubi di John, che insistevano a fargli visita ogni volta che provava ad addormentarsi.

Ricordava ancora vivamente le parole del comandante, appena si era ripreso.

“John, nelle tue condizioni non puoi più servire l'esercito, questa sera un carro ti trasporterà fino a casa.”

Provò a convincere il comandate di farlo rimanere, anche se perfino lui sapeva fin troppo bene che un guaritore senza un braccio era totalmente inutile.

“Non sprecare il dono che gli Dei ti hanno fatto risparmiandoti la vita. I tuoi servigi saranno sicuramente ricompensati.”

 

Alla fine la guerra fu vinta dal suo esercito poche settimane dopo. Mandare una squadra di sicari notturni verso le tende dei comandanti e dei guaritori era stato probabilmente un atto in extremis.

Ma quando gli giunse questa notizia non provò nessun sentimento di euforia o di felicità.

Perché era ancora vivo? Perché gli Dei volevano fargli passare una vita senza un arto, senza lavoro, senza un maledetto scopo, fino alla fine dei suoi giorni?

Trovava tutto questo ingiusto.

Pensò al soldato che era morto nell'attacco. Lo invidiava: ora si trova in pace. Lui no. Le sue sofferenze lo avrebbero accompagnato per tutta la sua esistenza.

Desiderò di ritornare indietro nel tempo e fare in modo che quella ferita fosse fatale.

 

 

John stava percorrendo la strada del mercato, cercando di liberare la mente alla vista di quelle merci provenienti dai campi e dai villaggi vicini. Era una settimana che non usciva alla luce del sole ed era desideroso di cambiare finalmente aria.

Alcune stoffe esposte erano estremamente colorate, con motivi ritraenti creature mitologiche stilizzate. Chissà quanta strada avevano fatto per essere presenti lì, in quel modesto mercato di provincia.

Si soffermò ad osservare la sua figura rispecchiata su un vaso di vetro di modesta fattura.

Quello che scorgeva era un giovane stanco, che non si rasava da almeno cinque giorni, con i capelli biondo cenere scompigliati e lasciati crescere alla bell'e meglio. Si ricordava che un tempo il colore dei suoi occhi era di un fresco verde di sottobosco, eppure quel che vedeva nelle sue iridi riflesse era solo un anonimo grigio senza personalità, evidenziato dalle marcate occhiaie.

“Vuole comprare qualcosa?” gli domandò il venditore, con un enorme sorriso sdentato.

“No, no, stavo solo osservando.”

Aveva appena deciso di tornarsene a casa a mani vuote quando sentì una voce chiamarlo.

“John! John Watson!”

La voce proveniva da un uomo piuttosto grassoccio, che si avvicinò a lui con passi pesanti. Sembrava realmente felice di vederlo, eppure John non riusciva a ricordare chi fosse.

“Sono io! Michael Stratford!” aggiunse l'uomo, vedendo la sua espressione spaesata.

“Ah! Michael! Da quanto tempo.” provò a usare un tono felicemente sorpreso, ma non fu sicuro di esserci realmente riuscito.

“Da una vita. Da quando eravamo i giovani apprendisti del Vecchio, penso.”

Il Vecchio si trattava del guaritore del villaggio, che li aveva presi sotto la sua ala quando ancora erano ragazzi per insegnare loro i segreti del mestiere. Successivamente John decise di sfruttare le sue conoscenze in campo militare, mentre Michael preferì rimanere nel suo paese natale.

“Non ti si vede molto in giro. Non pensavo fossi tornato.” aggiunse Michael.

“Non esco spesso.” rispose evasivamente John.

“Cosa hai fatto al...?” domandò senza completare la frase, guardando il braccio mancante del vecchio amico.

“Me l'hanno amputato.”

“Brutta storia, veramente una brutta storia.” iniziò immediatamente a compatirlo “Sei stato fortunato, potevi rimetterci la pelle.”

John si mise a ridere istericamente, per poi aggiungere: “Sarebbe stato meglio, te l'assicuro. Ora vado a casa, ci vediamo.”

“Aspetta John!” lo trattenne “Ti sembrerà stupido, ma se sei vivo vuol dire che il tuo compito, in questo mondo, non è ancora terminato. Gli Dei hanno ancora progetti per te.”

“Quali?” domandò John, sentendo la rabbia agitarsi nel petto.

“Prova a chiedere a loro, forse ti daranno ascolto.”

John prese un gran respiro prima di allontanarsi da Michael: “Grazie Michael, ora devo proprio andare.”

Voleva solo tornare a casa, dalla sua solitudine e dalla sua oscurità.

I suoi grandi passi quasi correvano nel ciottolato.

Quando raggiunse la sua abitazione, sbatté con foga la porta dietro di sé e cominciò a colpire con il pugno il tavolo di legno massiccio al centro della stanza.

“Dannazione!” gridò “Perché mi avete fatto questo?! Perché?!”

Non sopportava l'idea di poter continuare a vivere in questo modo.

“Perché gli Dei hanno uno sconfinato senso dell'umorismo.” sentì rispondere dietro di sé, da una voce maschile bassa e suadente.

Con il cuore che aveva perso un battito per lo spavento, si girò in direzione della voce.

Ma non vide nessuno.

Quando si rigirò, di fronte a lui vide una figura con un lungo mantello nero, incappucciata in modo da non mostrare il proprio volto.

“Chi diamine sei?!” gridò John con fare minaccioso, “Come sei entrato qui?!”

“Calma, umano. Posso apparire dove e quando voglio.” rispose la figura con una nota di divertimento.

“Umano?! Che vuoi dire?!” ora John si stava realmente spaventando.

“Che sono una delle vostre divinità, idiota.” la figura incappucciata si avvicinò lentamente al giovane uomo “Posso guarire il tuo braccio e rendere la tua misera esistenza decisamente migliore.”

John non credeva ai propri occhi e alle proprie orecchie. “Non ci credo. Se sei un ladro non troverai nulla di valore in quest-”

“Non voglio derubarti!” tuonò lo sconosciuto “Non hai capito che ho solamente risposto alla tua preghiera?”

“Gli Dei non ascoltano le preghiere.” mormorò John.

“Invece dovrai ricrederti. Hai chiesto perché gli Dei ti hanno fatto sopravvivere quando non hai nessuna famiglia e l'unico tuo scopo di vita era l'ebbrezza che trovavi solo nei campi di battaglia. E perché non hanno fatto sopravvivere al posto tuo quel soldato che aveva madre, padre e una promessa sposa che lo aspettavano a casa. E io ti rispondo: gli Dei si divertono come pazzi quando questo genere di cose accadono.”

John era pietrificato. Sentiva l'amaro impastargli la bocca a mano a mano che la figura continuava il suo monologo.

“Sono qui per sistemare tutto. Ti donerò il tuo braccio e ti ridarò la vita che volevi.”

“Gli Dei non fanno nulla per nulla. Cosa vuoi in cambio?” John lo guardò con sfida, mentre quell'oscura figura si avvicinava ancora di più.

Riuscì a scorgere sotto il cappuccio alcuni riccioli corvini e un mento perfettamente sbarbato. La sua pelle era chiarissima, come se fosse fatta di perle.

Anche se non poteva scorgere la forma della bocca, sapeva che in quel momento stava sorridendo.

“Esatto, John Watson. Nessun Dio donerebbe qualcosa senza volere qualcos'altro in cambio.”

“Cosa.” non era propriamente una domanda, assomigliava più ad un ordine.

Il Dio si avvicinò ancora di più: John poteva sentire senza difficoltà il respiro regolare dell'altro sul suo viso.

“La tua anima.”

Per qualche secondo l'unico rumore nella stanza fu il respiro affannato di John.

“La mia anima?” domandò.

“Esatto. Donami la tua anima e ti darò tutto quello che in questi tre mesi avresti voluto riavere.” la voce sua baritonale sembrava quasi accarezzarlo.

“Sembra una fregatura. Cosa te ne farai della mia anima?” domandò John, quasi disgustato.

“La terrò in custodia. Non potrai mai morire per mano di altri al di fuori di me. E, per questo, mi sarai per sempre fedele.”

“Quindi potresti uccidermi in ogni momento.” aggiunse John, sfidandolo.

Sentì che la figura fece un altro sorriso sotto il cappuccio.

“Sì, proprio così.”

John sapeva che fare patti con gli Dei – o qualunque altro essere fosse, siccome non aveva la certezza che fosse proprio un Dio - portava beneficio solo ad uno dei due che stringeva il patto. E, in genere, a trarne beneficio non si trattava sicuramente dell'umano.

Poteva donargli l'anima e questo essere poteva benissimo ucciderlo all'istante, ancora prima di mantenere fede alle sue promesse.

Eppure sapeva che se avesse rifiutato, l'alternativa era continuare a sopravvivere senza reali scopi fino alla vecchiaia.

Non poteva più mettere piede in un campo di battaglia, tantomeno guarire altre persone. Non aveva nessun caro, nessuna sposa, nessun figlio che gli facevano forza per continuare la sua vita.

Cosa avrebbe perso nel morire in quell'istante? Assolutamente nulla.

“Accetto.”

 



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Unico avvertimento: questa storia non è storicamente attendibile!
Si tratta di uno svarionamento scritto in un giorno (oggi) per colpa di un esame che dovrò affrontare tra tre giorni (e al posto di studiare ho iniziato questa COSA,  dopo mesi e mesi di inattività. Se non si chiama idiozia questa)
Vabbeh, comunque siate clementi per la mia ignoranza in materia di mitologia nordica (sarei più afferrata in quella greca ma i nomi dei personaggi avrebbero stonato ancora di più se ambientati in Grecia... John il miceneo? Michael (Mike) l'ateniese? Che schifezza è questa?? .....Quindi beccatevi la mitologia nordica!)

Vi ringrazio per aver letto fino alla fine! Al prossimo capitolo! (Spero)

  
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