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Autore: Sofy_m    09/06/2014    6 recensioni
-Sei bellissima.-
-Castle…- mormorò Beckett imbarazzata.
-E con i miei vestiti addosso?- sussurrò lo scrittore baciandole una guancia mentre osservava la maglia a righe orizzontali bianche e rosse e i boxer grigi che aveva indossato la sua musa. -Così dannatamente sexy!-
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Buona sera!
Sì, so che alcuni di voi stanno aspettando un capitolo (da più di un mese… Vado a nascondermi!), ma il clima pre-Mondiali mi ha fatto venire l’ispirazione per questa os. Può essere considerata la continuazione della storia che ho scritto due anni fa (Io amo questo sport!) ma penso si possa leggere anche come storia a sé stante.
Dimenticate l’incidente di Castle e Washington DC, questa storia è leggermente AU.
Spero vi piaccia!

 

 

 

Kicks and emotions

 

 

A Matteo.
Sì, lo so, sono uno spreco.

 

 

Martedì 17 giugno 2014, ore 16.47, New York

-Kate, tuo padre ha detto che arriverà per le otto!-
-Castle non c’è bisogno di urlare.- rispose Kate mentre usciva dalla loro camera.
-Scusami.- lo scrittore si voltò verso di lei e appoggiò il telefono sul tavolo della cucina. -Non pensavo avessi già finito la doccia.-
La detective non rispose ma si limitò ad andare verso di lui e a lasciargli un bacio sulle labbra.
-Tutto bene?- domandò Castle passandole le braccia intorno ai fianchi e stringendola a sé.
-Mmm.- Kate annuì prima di baciarlo un’altra volta. -Martha e Alexis?-
-Penso non arriveranno prima di tuo padre.- rispose lo scrittore passandole una mano tra i capelli umidi. -Sei bellissima.- aggiunse facendola arrossire.
-Castle…- mormorò Beckett imbarazzata.
-E con i miei vestiti addosso?- sussurrò lo scrittore baciandole una guancia mentre osservava la maglia a righe orizzontali bianche e rosse e i boxer grigi che aveva indossato la sua musa. -Così dannatamente sexy!-
Kate scoppiò a ridere e scosse la testa. -Sono una balena Castle!-
Lo scrittore portò le mani sul pancione della moglie e sorrise. -Non sei mai stata così bella.-
Beckett sbuffò cercando di nascondere un sorriso, lo prese per mano e si spostò verso il divano. -Che giorno è oggi?- domandò accendendo il televisore.
-Il 17 giugno.- rispose Castle.
-Esatto. E…?-
-E…?- rispose lo scrittore confuso.
-Oh avanti! Tu non dovresti essere una sottospecie di detective?-
-Sottospecie?!- esclamò indignato lo scrittore.
Kate lo ignorò. -La mia maglietta…-
-Tua? Sono abbastanza sicuro che in realtà sia mia.-
-… la tv accesa… Avanti Castle!-
Lo scrittore la osservò per qualche secondo, cercando di non farsi distrarre da quelle lunghissime gambe nude o dal pancione che gli ricordava costantemente che stavano aspettando il loro primo figlio. O dal quel sorriso fantastico e quegli occhi verdi che brillavano e…
-Sveglia Castle!-
Rick batté velocemente le palpebre un paio di volte e annuì. Ok, doveva concentrarsi…
-Lo so, lo so!- esclamò indicando lo stemma sulla sua maglia. -Divisa degli Stati Uniti e tv accesa… vuoi guardare i Mondiali di calcio!-
-Meglio tardi che mai!- sussurrò Kate.
Castle si sedette sul divano e allargò le gambe facendole segno di accomodarsi contro di lui.
-Sai, dovresti indossare questa maglietta più spesso signora Castle.- le suggerì mentre le spostava i capelli da una spalla e le baciava il collo.
Beckett rabbrividì. -Perché c’è il tuo nome stampato sulle spalle?-
-No.- Ma Dio, l’immagine di lei con addosso quella maglietta in mezzo ai loro amici o a sconosciuti poteva mandarlo fuori di testa. Stavano insieme da due anni, erano sposati da cinque mesi, ma spesso non riusciva ancora a crederci. Non riusciva a credere di poter urlare al mondo intero che lei era sua, che si appartenevano totalmente. -Perché evoca bei ricordi.- disse mentre la sua musa alzava il volume e guardava i giocatori entrare in campo.
 
Agosto 2012

-Kate, guarda! Ti piace?- Castle estrasse una maglia a righe bianche e rosse da uno dei sacchetti che teneva in mano e la mostrò alla detective seduta a gambe incrociate sul suo letto.

-È la divisa nuova degli Stati Uniti?- domandò perplessa mentre si alzava e si avvicinava al suo partner.
Erano passati esattamente due mesi da quel pomeriggio nel suo appartamento, da quel pomeriggio in cui l’aveva baciato per farlo stare zitto mentre lei guardava la partita, da quel pomeriggio in cui aveva accettato di andare a cena con lui la sera stessa. E da quel momento le cose tra loro erano solo andate meglio. Stavano insieme e Kate non si era mai sentita così felice.
-Esatto!- rispose eccitato lo scrittore. -Allora? Ti piace?-
Kate annuì. -È molto carina. Che giocatore hai scelto? Oppure è bianca dietro?-
Il sorriso di Castle si allargò. -No, ho fatto stampare il mio nome dietro! E il numero uno!- esclamò girando la maglia.
La detective scoppiò a ridere. -Sempre il solito egocentrico, vero?-
Castle abbassò lo sguardo e sentì le guance arrossire leggermente. -Ho pensato potesse essere una buona idea, visto che ti piace il calcio… Ho pensato che ora che ho capito qualcosa potremmo guardare qualche partita insieme e quando ho visto la maglia in una vetrina ho pensato fosse perfetta. Così non ti saresti sentita sola e magari non so… mi avrebbe aiutato a fare colpo.- il volto dello scrittore arrossì ulteriormente. -Ma forse avrei dovuto scegliere un…-
Castle non riuscì a terminare la frase perché si ritrovò le labbra schiuse della sua musa sulle sue, le mani tra i suoi capelli, mentre lo spingeva contro il muro baciandolo con foga. Lo scrittore lasciò cadere a terra tutto quello che teneva in mano e strinse a sé la detective, rispondendo al bacio con altrettanta passione.
-Hai già fatto colpo.- sussurrò Kate staccandosi per un instante da lui prima di tornare a baciarlo e iniziare a sbottonargli la camicia.
 
-Oh, say you can see, by the dawn’s early light…-
La voce della sua musa, che aveva iniziato a cantare l’inno Americano, lo riscosse dai suoi pensieri. Sorrise e le baciò ancora il collo, mormorando le parole dell’inno contro la sua pelle calda e morbida mentre infilava le mani sotto la maglia e le accarezzava il pancione.
-And the rockets’ red glare, the bombs burst… Oh!- Castle sussultò sentendo un movimento contro la sua mano.
-La smetterai mai di sussultare quando si muove?- chiese divertita Kate girando leggermente la testa così da poterlo guardare. Gli occhi meravigliati di Castle erano fissi sulla sua pancia.
-Non ti da fastidio?- sussurrò continuando ad accarezzarla, probabilmente alla ricerca di un altro movimento.
-La maggior parte delle volte no, è solo… emozionante.- rispose appoggiando la sua mano sopra quella dello scrittore. -Prova a parlare.- gli suggerì baciandogli la guancia. -Di solito quando parli, specialmente se a lungo, si muove molto. Penso adori il suono della tua voce.-
Il sorriso di Castle si allargò. -Il tuo papà ti ama tanto.- disse e Kate sentì un calcio poco sotto al punto in cui si trovavano le loro mani.
-Credo sia il suo modo di dirti che ti vuole bene.- mormorò la detective e se possibile Castle diventò ancora più felice. -Piccola, non vedo l’ora di incontrarti!-
-Piccola?!- domandò confusa Beckett mentre l’arbitro fischiava l’inizio della partita.
-Non vedo l’ora di abbracciarti.- continuò il suo partner. -Di sentirti piangere o ridere .- Kate sentì un altro calcio contro la sua pancia.
-Kate, credo voglia incontrarmi anche lei!- esclamò emozionato Castle.
Beckett si morse il labbro inferiore cercando di trattenere le lacrime. Adorabile uomo.
-“Lei”, Castle? Non sappiamo se sarà una bambina, abbiamo deciso che vogliamo sia una sorpresa, ricordi?-
Lo scrittore annuì. -Ma io sono sicuro sarà una bambina!-
-Pensa se in realtà fosse un maschio, Castle! Magari gli stai facendo venire un complesso!-
Castle sbuffò. -Kate, guardati la tua partita e lasciaci comunicare in pace.-
Beckett scoppiò a ridere. -Babe, mi piacerebbe davvero lasciarvi soli ma al momento penso di non poterlo fare.-
 
Kate sbadigliò. Trenta minuti di partita e praticamente zero emozioni. Aveva sperato in qualcosa di meglio.
-Stiamo ancora pareggiando?- domandò Castle sollevando leggermente la testa dalla sua spalla.
-Sì, ma finire con questo risultato andrebbe bene. Il Ghana non è affatto male.-  Castle annuì. -Avete finito di comunicare?- chiese. Per tutta la mezz’ora precedente lo scrittore aveva raccontato storie e fatto domande a loro figlio e Kate l’aveva trovata una cosa dolcissima.
-Ho pensato che forse era meglio se smettevo per un po’. Non vorrei si stancasse di me prima ancora di nascere.-
Kate scosse la testa. -Penso si diverta a comunicare con te…- la detective sospirò. -Perché credi che sarà una bambina?-
-Perché nella mia testa immagino sempre una piccola Kate Beckett, con i tuoi boccoli castani e i tuoi occhi verdi, una bambina testarda a cui non riuscirei mai a dire di no,  che mi avrebbe in pugno dal primo istante.-
Beckett annuì e gli strinse una mano, giocando lentamente con la sua fede. -E se invece… se invece fosse un bambino?- domandò timorosa.
Castle le sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio e sorrise. -Vuoi la verità?-
-Certo.-
-Se fosse un bambino sarei terrorizzato, Kate. Non so cosa significhi avere un padre, escludendo Ryan ed Esposito non ho mai avuto veri amici… Non penso saprei come comportarmi con un bambino. Con le donne ci so fare, ma un bambino? Ho paura di deluderlo, di non essere abbastanza, di non essere in grado di comunicare con lui…-
Beckett gli appoggiò una mano sulle labbra e si girò per abbracciarlo. -Rick, sei un ottimo padre. E ho paura anch’io, lo sai. Ho paura di non essere una brava madre, ho paura che il mio lavoro si intrometta. Ma so che con te posso superare qualsiasi cosa, quindi fidati anche tu di me. Ama nostro figlio e andrà tutto bene.-
-Lo amo già.- Castle le prese il viso tra le mani e la baciò. -O la amo già. Non mi interessa cosa sarà, sono già completamente perso. Vi amo.- disse baciandola ancora. -Vi amo. Non immagini neppure quanto.-
-Anch’io.- rispose la detective. -Vi amo anch’io.-
“GOAAAAL! Cross di Bradley, Dempsey colpisce di testa e la palla entra in rete! Gli Stati Uniti passano in vantaggio!”
Lo scrittore scoppiò a ridere. -Abbiamo segnato!-
Kate si morse il labbro inferiore e annuì. -Mmm.-
Castle le sorrise malizioso e le accarezzo lentamente una gamba. -Dovremmo festeggiare…-
-Non è ancora finito il primo tempo, potremmo ancora perdere! Inoltre siamo finiti nel girone di Germania e Portogallo quindi c’è ben poco da fest…-
-Sssh.- lo scrittore la zittì riprendendo a baciarla. -Non preoccuparti del futuro Kate, pensa a festeggiare il presente!- mormorò facendola distendere sul divano.
-Quello che stai dicendo non ha il minimo senso!- si oppose la sua musa mentre le sfilava la maglia.
-Non rovinare la mia storia con la tua logica!- rispose lo scrittore liberandola anche dai suoi boxer.
-Quindi cosa dovremmo fare? Sesso ogni volta che la squadra per cui teniamo segna?-  chiese ironica.
-Kate!- Castle la guardò come se fosse impazzita. -Ci sta ascoltando! Non puoi usare queste parole!- Beckett alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. -Tesoro, copriti le orecchie e non ascoltare mamma.- disse Castle contro la sua pancia prima di risalire e morderle una spalla, attento a non pesarle addosso. -Non darmi strane idee, Kate.- sussurrò con voce roca e la detective lo spinse indietro arrossendo.
-Sai, forse non dovremmo proprio farlo.-
Castle rise e le baciò il collo, scendendo lentamente fino alla cicatrice tra i suoi seni. -Ora non esagerare.-
 
-Sei comoda?-
-Sì.-
-Sicura?- domandò ancora Castle muovendosi.
-Sì, tranquillo.- rispose la detective. Erano distesi sul divano, nudi e abbracciati, mentre guardavano ancora la partita.
-Visto? Stiamo ancora vincendo.- sussurrò lo scrittore contento.
-Sai, l’Atletico Madrid, nemmeno un mese fa, aveva la Champions League in mano al novantesimo, poi ha perso.-
Castle annuì. -Farò finta di sapere di cosa stai parlando.-
Kate rise e gli baciò una mano. -Bravo.-
-Sai, mi sembra di avertelo già detto una volta, ma questo sport mi piace proprio!-
 
Circa due mesi dopo

-È un bambino!- annunciò la dottoressa stringendo tra le braccia il loro primo figlio mentre Beckett, esausta, sorrideva commossa. Il piccolo, che continuava ad urlare, venne pulito velocemente e messo tra le braccia di Castle. -Signori Castle, congratulazioni!-

-È bellissimo Kate.- sussurrò lo scrittore mentre si avvicinava a lei tremando. -Perfetto.- sussurrò mentre sentiva le lacrime scorrergli sul viso.
Kate annuì, piangendo a sua volta. Non aveva mai visto nulla di più bello. Castle le sistemò il bambino tra le braccia e si sedette sul bordo del letto. -Sei stata straordinaria Kate.-
Beckett gli sorrise e accarezzò la mano del loro bambino, trattenendo il respiro quando aprì gli occhi. -Ha i tuoi occhi!- esclamò sorridendo. -Oh Castle! Guarda cosa abbiamo fatto! È perfetto!-
Rick annuì e le baciò una guancia, sistemandole i capelli sudati. -Sono l’uomo più felice del mondo, grazie Kate.- disse sfiorando i piedini di suo figlio. -Come lo chiamiamo?-
-Alexander.- rispose senza esitazioni Kate e lo scrittore sentì il suo cuore accelerare. -Alexander James Castle, se per te va bene.-
Castle annuì velocemente. -Sì. Sì Kate, è perfetto. Perfetto.-



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Per chi volesse vedere la divisa degli Stati Uniti del 2012/2013: Divisa Stati Uniti

 

 

  
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