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Autore: RobyLupin    09/06/2014    4 recensioni
[3+1, Malec, no spoilers oltre Città di Vetro]
Tre modi in cui Magnus e Max avrebbero potuto conoscersi, e un funerale.
"La prima volta che Max incontrò uno Stregone aveva nove anni e mezzo e si era perso."
Genere: Angst, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Max Lightwood
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Volevo scrivere della morte di Max più o meno da quando ho concluso City of Glass; coerentemente, l'ho fatto ora che ho concluso definitivamente la serie. Scrivere del piccolo Lightwood ha fatto male – malissimo. Non c'avete idea. Dannata Clare per averlo ucciso per niente.

Dovevano essere quattro paginette scarse, hanno finito per diventare delle shots a sé stanti – chiamasi logorrea verbale, I regret nothing XD Comunque sia, è già conclusa, e vari capitoli verranno pubblicati ogni pochi giorni.

Le storie sono ambientati in universi alternativi – tranne l'ultima, ovviamente – per cui ho modificato dettagli fondamentali cercando di mantenere la linea temporale intatta.

Questa è ambientata tra City of Bones e City of Ashes, in un mondo in cui Alec e Magnus non si sono ancora incontrati.

 

 

 

 

 

 

3.

La prima volta che Max incontrò uno Stregone aveva nove anni e mezzo e si era perso. O meglio, stava girovagando senza aver ben presente dei punti di riferimento. Il senso dell'orientamento dei Nephilim era proverbiale, dopotutto; lo diceva sempre anche suo padre.

Certo. L'importante era esserne convinti.

La cosa assurda era che la giornata era iniziata anche bene: i suoi fratelli avevano finalmente acconsentito ad accompagnarlo a trovare Clary e Simon, che ultimamente erano diventati di casa all'Istituto, perché lo portassero con loro al negozio di fumetti che frequentavano abitualmente. Clary gli aveva anche detto che il proprietario era un appassionato di manga, e che avrebbe potuto consigliarlo sulle migliori nuove serie in circolazione – e su alcune di quelle più vecchie che doveva assolutamente leggere.

Max trovava che Clary fosse incredibilmente fantastica, per la cronaca.

Si erano fermati un attimo ad un incrocio, Jace e Isabelle stavano discutendo su quale fosse la strada migliore per arrivare a destinazione mentre Alec alzava gli occhi al cielo e borbottava tra sé parole che Max non riusciva a cogliere, quando qualcosa, dall'altra parte della strada, attirò la sua attenzione. Un luccichio, qualcosa di bianco che si muoveva velocemente per non essere calpestato dai newyorkesi che guardavano fissi davanti a loro, senza curarsi d'altro.

Fu un attimo, ma bastò perché Max lasciasse la mano del fratello e scivolasse tra la folla, infilandosi negli spazi tra le persone.

Corse sul marciapiede, inseguendo la scia bianca; quando attraversò la strada, Max controllò che fosse libera e quindi lo imitò. Girò a sinistra e poi subito a destra, in un vicolo chiuso e piuttosto maleodorante che gli fece storcere il naso. Vide la cosa bianca rifugiarsi sotto un cassonetto dell'immondizia e si avvicinò, per poi chinarsi e trovare un gatto minuscolo che lo fissava, i grandi occhi gialli pieni di spavento, il respiro affannato.

Almeno, Max pensava fosse un gatto; le dimensioni facevano pensare più ad un criceto, però.

Qui, micio...” mormorò, allungando una mano verso di lui. Sperò che non ci fossero topi nei paraggi. Odiava i topi.

Il gattino inclinò la testa di lato, sospettoso, e Max riprese a chiamarlo, cercando di essere il più rassicurante possibile. Ci volle qualche minuto ma alla fine il gatto, probabilmente capendo che era la soluzione più sicura, si avvicinò lentamente, gli annusò la punta delle dita e quindi lasciò che lo accarezzasse. Fece un leggero verso di protesta quando Max riuscì ad afferrarlo per la collottola e trascinarlo verso di sé, prendendolo in braccio. Subito si mise a fare le fusa, infilando la testa nell'incavo del braccio mentre Max gli grattava distrattamente la nuca, coccolandolo.

Fu quando si voltò verso la strada e si guardò intorno che Max realizzò che non aveva la minima idea di dove si trovasse.

Oh, cavolo. I suoi fratelli l'avrebbe ucciso stavolta.

Sbatté le palpebre un paio di volte, mentre il gatto gli leccava la mano con la lingua ruvida. Max respirò a fondo: d'accordo, era uno Shadowhunter, anche se non aveva ancora ricevuto i primi marchi. Era solo una strada sconosciuta di Brooklyn, non un Demone Superiore o altro. Avrebbe solo dovuto trovare un poliziotto per chiedere indicazioni.

E allora avrebbero chiamato i suoi genitori che tecnicamente non esistevano, non per la polizia, e magari l'avrebbero riaccompagnato ad una cattedrale ufficialmente abbandonata nel centro di Manhattan.

Okay, probabilmente non era la soluzione migliore.

Il gattino drizzò all'improvviso le orecchie e si alzò, fissando un punto alle sue spalle. Prima che Max potesse girarsi, una voce dietro di lui lo fece sobbalzare.

Chairman Meow? Ti sei messo a rapire i mondani, ora? Avresti almeno potuto accaparrartene uno maggiorenne ed affascinante.”

Con uno scatto, il gatto si divincolò dalle mani di Max e saltò giù dalla sua schiena, facendogli scappare un gemito quando le unghie gli si conficcarono nella spalla. Si voltò automaticamente e quindi si bloccò quando lo vide saltare in braccio a quello che, probabilmente, era la persona più strana che avesse mai incontrato. E non era solo il fatto che fosse perfino più alto di Alec – cosa che non credeva fosse possibile, insomma, era Alec – o che avesse i capelli sparati in ogni direzione, e nemmeno la maglietta rosa fluo e il collarino con le borchie che portava al collo – viveva a NewYork, dopotutto. No, la cosa che più attirò il suo sguardo furono i suoi occhi: un verde dorato, con una sottile pupilla verticale al centro. Occhi da gatto. Che lo guardavano, per inciso, con educata curiosità mentre il micio – il cui nome era, apparentemente, Chairman Meow – faceva le fusa in braccio al quello che era, evidentemente, il suo padrone. Che era uno stregone.

Che figata!

Lo stregone inclinò la testa di lato e si chinò davanti a lui. Aveva un sorriso gentile, trovò Max e, anche se sapeva che avrebbe probabilmente dovuto darsela a gambe, si ritrovò invece a ricambiarlo.

Qualcosa mi dice che ti sei perso,” gli disse; Max si morse il labbro e distolse lo sguardo.

Sei davvero uno stregone?” non poté trattenersi dal chiederlo. L'uomo sbatté le palpebre un paio di volte, quindi tornò a guardare il suo gatto.

Rapimento di Nephilim, Chairman? Davvero? Vuoi che il Conclave ti faccia la pelle?”

Max non poté non ridere, e la cosa sembrò deliziare lo stregone a giudicare da come il suo sorriso si allargò ulteriormente.

Ti ringrazio per aver recuperato il mio gatto, giovane Shadowhunter. Questo disgraziato se l'era filata da casa e, soldo di cacio com'è, chissà quanto sarebbe durato da solo,” allungò una mano verso di lui, e Max gliela strinse titubante. “Magnus Bane, Sommo Stregone di Brooklyn. Se c'è qualcosa che posso fare per te, chiedi pure. Solo perché sei tu, sarà gratis.”

Davvero?”

Certo. Sono uno stregone d'onore, pago sempre i miei debiti,” si guardò attorno accigliato. “Per esempio, gradiresti essere accompagnato all'Istituto di New York? Anche se i tuoi genitori non ci saranno, possono sempre contattarli da lì.”

Max aveva già aperto bocca per dirgli che no, non ce ne sarebbe stato bisogno, dato che i suoi genitori erano a capo dell'Istituto, quando sentì distintamente la voce di Alec chiamarlo, ansiosa.

Max!” fece appena in tempo a voltarsi che il fratello era inginocchiato accanto a lui, gli occhi spalancati per la paura e la fronte aggrottata mentre controllava che fosse tutto intero. “Per l'Angelo, Max! Che diavolo t'è saltato in testa? Ci hai fatto venire un accidente!”

Avevo visto un gatto...” tentò di giustificarsi debolmente.

Avresti potuto venire investito!”

Si era perso! Dovevo aiutarlo!”

Se posso intromettermi, è vero. Chairman Meow è un gatto estremamente inetto per la vita da randagio.”

Alec sembrò registrare solo in quel momento la presenza di Magnus che, invece, pareva aver seguito il loro scambio con estremo interesse. Fissava Alec come Church fissava a volte il filetto che loro madre cucinava; Max s'aspettava che, da un momento all'altro, iniziasse a leccarsi i baffi che non aveva. Quell'uomo era decisamente strano.

Se Alec se n'era reso conto, non lo diede a vedere. Si alzò in piedi, squadrando con circospezione lo stregone, alzando un sopracciglio quando lo sguardo si posò su Chairman.

Quello è un gatto?”

Fingerò di non aver sentito,” disse, e ghignò. “Ma solo perché sono piacevolmente sorpreso che Chairman mi abbia in qualche modo rimediato un balsamo per questi miei poveri e stanchi occhi.”

Gli occhi di Alec si allargarono e il suo viso divenne improvvisamente scarlatto, quindi distolse lo sguardo.

Max era circondato da gente strana quel giorno. E si stava anche stufando.

Tirò con forza la maglia del fratello, facendolo barcollare.

Magnus è uno stregone vero, Alec! È il Sommo Stregone di Brooklyn! Dice che è in debito con me!”

Alec fece una smorfia, quindi si voltò di nuovo verso lo stregone.

Ti ringrazio per aver trovato mio fratello; non conosce la zona e gli Shadowhunters non piacciono a molti. Avrebbe potuto farsi del male,” disse, scompigliando i capelli di Max, quindi gli tese la mano. L'altro la strinse di rimando; pareva confuso, come se fosse sorpreso di venire ringraziato.

Di niente Alec...”

Lightwood.”

Magnus parve sorpreso, ma Max non avrebbe saputo spiegare il perché. Continuava ad osservare Alec con attenzione, un sorriso sulle labbra, finché suo fratello si schiarì la voce e ritirò la mano. Sembrava imbarazzato, ma non aveva senso, no?

Coraggio, Max. Izzy e Jace ti stanno cercando ovunque. Dovremmo avvisarli e ritrovarci.”

Sono arrabbiati?”

Puoi contarci.”

... Non posso restare con Magnus, magari?”

Nemmeno per sogno, peste,” replicò suo fratello, ma ridacchiava, quindi non doveva essere davvero nei guai. Max adorava vedere Alec ridere: era qualcosa che non faceva spesso, non in presenza di estranei almeno, e gli illuminava gli occhi azzurri. Anche Magnus pareva averlo notato, perché il suo sorriso s'allargò ulteriormente.

Su, Max, saluta Magnus e andiamo ora,” continuò, spingendolo leggermente verso lo stregone.

Magnus si chinò davanti a lui, sventolandogli davanti un bigliettino.

Ti saluto allora, giovane Shadowhunter,” disse. “E ricorda, se dovesse servirti qualcosa, questo è il mio numero personale. Uno stregone paga sempre i suoi debiti. E se qualcuno della tua famiglia dovesse essere interessato ad usarlo... beh, ben venga,” concluse, e fece l'occhiolino ad Alec, che trasalì e divenne improvvisamente color mattone.

Max non avrebbe mai capito i grandi. Mai.

Comunque fosse, Max gli fece un sorriso enorme, prese il biglietto e si sistemò gli occhiali sul naso.

Grazie, Magnus,” allungò una mano e accarezzò delicatamente Chairman, che intensificò le fusa. “Mi raccomando, non scappare di nuovo!” gli disse, quindi afferrò con deicisone la mano di Alec e s'incamminò con lui verso i suoi fratelli.

Si voltò un'ultima volta verso Magnus, alzando una mano a mo' di saluto, e quello ricambiò; poi, un piccolo gruppo gli passò davanti e, una volta spariti, anche Magnus non c'era più. Max suppose che non fosse troppo strano, per uno stregone.

Fissò assorto l'indirizzo che aveva ricevuto, scritto con la calligrafia più elegante che avesse mai visto.

Alec?”

Mh-mh?”

Credi che potrei andare a trovare Chairman se m'accompagni? Church non si lascia mai prendere.”

Alec sembrò pensarci attentamente. Max aveva già perso le speranze che rispondesse quando lo sentì sospirare, lo sguardo perso in lontananza, dove già poteva vedere Jace e Isabelle correre verso di loro.

Vedremo. Ma prometti di non allontanarti più. Non scherzavo quando ho detto che stavamo morendo di paura.”

Okay.”

Alec gli sorrise leggermente, e Max ricambiò.

Non vedo l'ora di raccontare di Magnus a Jace e Isabelle! Un Sommo Stregone, Alec! Moriranno d'invidia!”

Probabile,” pareva divertito, ma non come quando lo canzonava perché era troppo piccolo e, secondo lui, non poteva capire nulla. “Ma, Max?”

Sì?”

Non una parola con mamma e papà se vuoi rivedere la luce del sole. Sono serio.”

Max non ne dubitò nemmeno per un secondo.

  
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