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Autore: londra555    10/06/2014    9 recensioni
In un mondo di cavalieri, magia e leggenda, Santana si troverà a dover scegliere tra il suo destino e i suoi desideri.
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo IV
 
 
L’aria della notte era fredda e pungente ma a Santana non sembrava importare. Stava in piedi guardando attraverso la finestra aperta, il letto perfettamente ordinato testimone della sua notte insonne.
La più lunga della sua vita.
Non aveva mai fatto caso a quanti suoni e rumori potessero accompagnare lo scorrere delle ore, quando si supponeva che tutto dovesse essere fermo, immobile e silenzioso.
Santana invece aveva la sensazione che persino la luna avesse un proprio suono mentre attraversava la volta stellata, sino a scomparire bassa all’orizzonte mentre la prima luce grigia iniziava a farsi strada lungo le pareti della sua stanza. Strisciando piano, quasi come se facesse fatica a contrastare il buio della notte. Ma segnando l’inizio del nuovo giorno.
Il giorno della partenza.
Santana lo sapeva. L’aveva atteso. E l’aveva sempre immaginato così: una lunga notte insonne a precedere l’alba del suo destino.
Solo che mai aveva immaginato che la sua mente avrebbe avuto come unico pensiero la sola Brittany.
Santana guardò ad est, il sole ancora non appariva ma sapeva che era ormai questione di pochi minuti. E poi sarebbe partita.
Scosse la testa e, prima di sapere cosa stesse per fare spalancò la porta facendo sobbalzare la guardia che stava ferma fuori dall’uscio ma a cui non dedicò più di un’occhiata distratta.
Le stalle erano quasi deserte ancora e il mozzo che la vide e a cui chiese il suo cavallo era ancora troppo assonnato per porgerle domande.
Cavalcò il più rapidamente possibile uscendo da una delle porte laterali, controllata da un paio di soldati troppo giovani per poter anche solo pensare di rifiutarsi di aprirla su suo ordine diretto.
Il bosco era ancora troppo scuro, perché i primi timidi raggi di luce non riuscivano ad attraversare la fitta boscaglia ma il cavallo sembrava sapere perfettamente dove andare.
Era come se una calamita lo chiamasse verso la radura, Santana si limitò a piantargli gentilmente i talloni sui fianchi quando sembrava rallentare appena, ma per il resto non sembrò aver bisogno di nient’altro.
Giunse alla radura quando il sole era ormai sorto abbastanza per poter riflettere i suoi raggi tra i capelli di Brittany che l’aspettava in piedi sotto il sicomoro. Come se sapesse che sarebbe arrivata.
Santana smontò con un unico movimento e percorse i pochi passi che le separavano per prenderla tra le braccia.
La strinse con forza, assicurandosi che fosse vera ed in carne ed ossa, che non fosse solo un miraggio. Aveva bisogno di sapere che esisteva e che il suo cuore non si sbagliasse.
Brittany la lasciò fare, fondendosi tra le sue braccia, emanando un calore che sapeva di casa e desideri non detti. Di distanze e di destini.
Santana chiuse gli occhi sentendo un nodo allo stomaco che era quasi un misto tra l’amore che sentiva per quella creatura e il dovere che l’avrebbe portata via da lì.
-Tu lo sapevi. Tu lo sai – disse.
-Che oggi andrai via? – le chiese dolcemente Brittany allontanandosi ed accarezzando il suo volto, quasi volesse cancellare lacrime che, in realtà, Santana non aveva versato.
-Sì. E che ti avrei amato appena ti avessi visto.
Brittany distolse appena lo sguardo mentre annuiva.
-Sì – confermò – Come io amo te.
Santana sentiva che qualcosa mancava.
-Sapevi che sarei andata via da te. Ma hai voluto conoscermi ugualmente.
-E lo rifarei altre mille volte. Anche se andrai via.
Brittany sembrava così risoluta ma, allo stesso tempo Santana sentiva come se ci fosse qualcosa che le sfuggiva. Qualcosa che era di vitale importanza e che lei non riusciva ad afferrare.
-Ma io tornerò – promise.
Quella era l’unica cosa che aveva chiaro nella sua testa. Sarebbe tornata. A qualunque costo.
Brittany distolse lo sguardo, si morse il labbro inferiore, come se lottasse con se stessa. Alla fine chiuse gli occhi e, quando li riaprì erano fissi in quelli di Santana.
-Non andare. Rimani con me.
Santana spalancò la bocca, stupita. Non poteva averlo detto. Lei sapeva che sarebbe dovuta andar via. Era il suo Destino. Brittany lo sapeva, l’aveva visto e ciò che è scritto non può essere cambiato.
Ma allora perché sentiva quel nodo alla gola che le impediva quasi di respirare? Perché sentiva che avrebbe potuto semplicemente annuire e lasciare che il suo Destino fosse un altro?
In lontananza, trasportato dall’aria del primo mattino sentì il suono dei tamburi di guerra e del loro ritmo fermo e sicuro che richiamava alle armi. Sapeva che il castello a quel punto era sveglio e che molti si domandavano dove fosse finita.
Puck l’avrebbe cercata in ogni luogo. Ma non l’avrebbe mai trovata. Sarebbe bastato annuire.
Ai tamburi si aggiunse lo squillare delle trombe e Santana si riscosse. Passò la mano sul volto di Brittany e baciò le sue labbra.
Brittany mantenne gli occhi chiusi mentre Santana si allontanava piano, montando sul cavallo senza staccarle gli occhi, per studiarla e portarla con sé.
-Ci rivedremo – le disse.
Questa volta non era una domanda, Santana sarebbe tornata, lo sapeva.
Brittany aprì gli occhi e la guardò per l’ultima volta. E poi sorrise, il sorriso più triste che Santana avesse mai visto. Strinse la mascella e dovette combattere contro se stessa per evitare di andare nuovamente a stringerla.
Chiuse gli occhi e spronò il suo animale che si infilò tra gli alberi, lasciando Brittany alle sue spalle e Santana seppe che l’aveva fatta soffrire e che le aveva spezzato il cuore.  
Ma sarebbe tornata.
 
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-Santana?
La voce di Puck la raggiunse mentre teneva gli occhi chiusi e stava ferma sotto una quercia, una sua mano posata sul tronco.
-Sono qui – rispose.
Il giovane arrivò seguendo la sua voce.
-Diavolo, San. Possibile che ogni volta che ti cerco sei in mezzo a un bosco?
-Cerco un sicomoro. Ma non ne ho mai visti da quando siamo partiti.
Puck la guardò confuso e con un cipiglio che probabilmente nascondeva un po’ di preoccupazione. Da quando la guerra era iniziata cercava di non staccarsi mai da lei. Ma Santana aveva bisogno di silenzio e pace e sembrava non sopportare la presenza di nessuno troppo vicino a lei.
-Non ne troverai. – le disse – Non da queste parti.
-Come lo sai?
Puck la guardò sollevando un sopracciglio.
-Quinn non ti ha insegnato niente? Sono alberi che crescono solo nel continente meridionale, a giorni di navigazione da qui.
Santana fece una smorfia.
-Ne ho visto uno crescere nel bosco intorno al castello.
Puck scosse la testa.
-Impossibile. Sono gli alberi sacri della dea Hathor, sono il simbolo dell’immortalità. Crescono solo a sud, ma se vuoi quando tutto questo sarà finito ci imbarcheremo nella prima nave che incontriamo e faremo rotta verso il sud. Lì troverai ciò che cerchi.
Santana prese un profondo respiro.
-Ho già un sicomoro da cui tornare.
Puck la guardò, sembrava ancora più preoccupato. Raccolse un po’ di fiato.
-Santana, cosa c’è che…?
-Come finirà? – gli domandò a bruciapelo Santana.
Puck aggrottò le sopracciglia. La fissò come se volesse assicurarsi di aver capito bene a cosa si riferisse.
-Domani alle prime luci dell’alba, dopo tutti questi mesi di battaglie e sangue, finalmente affronteremo l’ultima. Gli eserciti sono schierati. Non vi è via di fuga e nessuno si arrenderà.
Santana stette ad ascoltarlo ma senza guardarlo. Puck proseguì.
-Prima che il sole tramonti domani ci sarà un vincitore. E saremo noi. Avrai riconquistato ciò che di diritto ti spettava.
-Perché? – gli domandò.
-Perché è quello che ci si aspetta da te. Perché siamo arrivati fin qui. – Puck prese coraggio – Hai paura di morire, Santana?
-No.
-Di cosa hai paura allora?
Ma Santana serrò le labbra. Ciò di cui aveva davvero paura non lo sapeva neppure lei. Così non rispose. Si limitò a voltarsi indietro per tornare alla sua tenda.
Aspettando l’alba.
 
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Puck aveva ragione.
Santana dovette ammetterlo almeno a se stessa mentre il vento le seccava il sudore sulla pelle.
Respirò ancora con affanno mentre le grida di giubilo intorno a lei si facevano sempre più intense. Ma lei sembrò quasi non sentirle, o non vedere le spade che si alzavano al suo passaggio.
Sentiva solo le braccia pesanti, i capelli appiccicati alla nuca, l’elmo opprimente sugli occhi. Lo afferrò con forza e lo lasciò scivolare al suolo. La luce del sole che tramontava la colpì con forza.
Santana stette ferma solo per un attimo, poi buttò il cinturone con il fodero che proteggeva la spada, si sfilò i guanti di maglia di ferro e iniziò a camminare a passi sempre più rapidi verso l’ovest dove il sole si muoveva basso sull’orizzonte. Prima che potesse capire cosa stesse facendo si mise a correre ignorando il suo nome che veniva richiamato.
Corse più rapidamente che poté, con i polmoni che bruciavano ad ogni boccata d’aria, inseguendo il sole prima che sparisse. Improvvisamente la terra lasciò spazio alla sabbia e le sue gambe sembravano di pietra mentre il mare si avvicinava. Santana rallentò quando sentì l’acqua fredda che le bagnava i piedi e si fermò quando la sentì coprirle le gambe.
Si fermò a guardare un sole rosso come il sangue che trasformava ogni cosa che la circondava. Lo guardò fisso socchiudendo gli occhi e ignorando le lacrime. E, mentre tramontava, le sembrò disperato e triste.
Ma più triste di ogni cosa le sembrò il fatto che non ci fosse più niente da conquistare, era arrivata alla fine e più in là non sarebbe potuta andare. E niente, ora, avrebbe potuto distrarre i suoi pensieri dal tornare da Lei.
-Santana…
La voce di Puck alle sue spalle era solo un sussurro tra una boccata d’aria e l’altra. Santana si voltò e lo guardò.
-Se potessi vedere il futuro e potessi sapere quando e come incontrerai la persona di cui ti innamorerai per sempre, ma sapessi anche che se ne dovrà andare e che non potrete stare insieme. Lo faresti? Andresti ad incontrarla?
Puck si sollevò, prese un’ultima, profonda, boccata d’aria e alla fine scosse la testa.
-No.
-No? – domandò Santana incerta, come se non fosse sicura di aver capito bene.
-Se sapessi che non ci sarebbe futuro non lo farei. Mai.
-Perché?
Puck sospirò e scosse la testa.
-Perché, se non ci fosse scelta, preferirei che non mi conoscesse per non soffrire per avermi perso. Se conoscessi il futuro sarebbe sufficiente il mio di dolore per aver perso qualcuno prima di averlo.
Santana sembrò pensarci, sentiva come se avesse commesso un errore. Puck la guardò prima di proseguire.
-Ci sarebbe solo un motivo per cui la incontrerei.
-Quale?
-Se non fosse scritto. Se ci fosse anche solo una possibilità che scegliesse di rimanere. Anche solo una. Allora, e solo allora, rischierei ogni cosa.
Santana sentì un brivido lungo la spina dorsale mentre, per la prima volta si chiese se davvero non avesse avuto scelta.
Prima ancora di capire cosa stesse facendo, le sue gambe iniziarono a muoversi prima piano e poi sempre più veloci. Sentì la mano di Puck che cercava di chiudersi intorno al suo polso per fermarla, ma riuscì a liberarsi con uno scossone.
E poi furono solo giorni a cavallo. Strade e notti insonni con poche ore di riposo. Il tempo si congelò e la stanchezza sparì. Perché aveva un’unica meta.
Quando giunse al limitare del bosco era ormai allo stremo. Si sentiva febbricitante, sporca e non ricordava l’ultima volta che aveva mangiato un pasto completo. Il cavallo sembrava andare avanti per inerzia ma non oppose resistenza quando lo spronò infilandosi tra gli alberi che così bene conosceva.
L’ombra delle foglie le diede sollievo anche se ogni cosa sembrava una informe massa verde che si muoveva.
Quando raggiunse la radura smontò cadendo al suolo dopo pochi passi. Si sollevò a fatica e barcollò verso il centro dove, ormai quelli che sembravano secoli prima, vi era un sicomoro. Santana riuscì a percorrere gli ultimi metri con un passo instabile e, alla fine, si accasciò al lato di quello che rimaneva del tronco abbattuto del sicomoro.
Santana passò la mano sul legno spaccato, con delicatezza.
-Brittany … - sussurrò.
E poi, in ginocchio al centro della radura, con il torrente alle sue spalle e il sole alto sulla sua testa, Santana iniziò a piangere.        
 
 
Fine
 
 
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Siamo arrivati alla fine.
Grazie davvero a chiunque abbia letto e grazie per la pazienza di aspettare i capitoli.
Un abbraccio.
  
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