Era finita davanti a quello specchio per puro caso, lo specchio dove sua madre soleva sistemarsi i capelli e il trucco prima di uscire; Nina non ricordava bene la sua mamma, erano passati anni da quando aveva lasciato lei, papà e Alexander, ma la piccola ancora ricordava una figura snella con lunghi capelli biondi che provava i vestiti, prima di sorriderle.
E la bimba, presa da quei ricordi caldi e luminosi, si avvicinò allo specchio, e vide se stessa, una Nina bassa, con lunghe trecce rosse e il sorriso che piaceva tanto a papà.
Poi vide una coda che scodinzolava e Alexander, il suo bellissimo e candido Alexander, che usciva da dietro di lei abbaiando gioiosamente.
Ma quella che Nina vedeva non era la realtà: non vi era nulla di reale in quell’immagine che la mente della piccola proiettava, niente di comparabile a ciò che vi era davvero davanti allo specchio.
Alexander non era più lì al suo fianco, Alexander era lei: unito, fuso a lei in un aspetto terribilmente sbagliato, che non sarebbe dovuto esistere.
E proprio per questo Nina non poteva vederlo, perché l’ultima arma della piccola chimera per sfuggire alla distruzione interiore era la pazzia, ossia nessuna realtà.

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Angolo Autrice
Torno sul fandom di FMA dopo otto mesi, con un'altra Flash, anche questa volta malinconica, ma qui tendente veramente al drammatico, con un personaggio che, pur essendo estremamente marginale, è riuscito a strapparmi il cuore, ossia Nina Tucker. Sinceramente ho odiato quel mostro del pasre e sono stata contenta che Scar l'abbia uccisa, perché altrimenti avrebbe avuto una vita (se vita si può chiamare) a dir poco terribile. L'immagine da cui ho preso ispirazione per la flash è questa.
Comunque, vi lascio alla lettura, sperando che vi piaccia e riesca a suscitarvi almeno qualcosa.
Ciao :)