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Autore: Pineapple__    11/06/2014    4 recensioni
Sanji decide di lasciare i suoi Nakama per un motivo apparentemente stupido. Un certo spadaccino viene assoldato per riportare, anche a forza, il cuoco dal ciuffo biondo sulla nave. Riuscirà uno Zoro lievemente OOC a ricondurlo da lu- ehm, ehm, sulla retta via? Leggete e lo scoprirete!
*OS partecipante alla Zosan Week di Zampe_in_the_sun*
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Sanji/Zoro
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Like Thousands White Shells
 
I tenui raggi del Sole appena affondati nella sterminata distesa d’acqua erano ancora lievemente visibili. Entravano, timidamente, dalla finestra spalancata della sala dove si consumavano lauti banchetti e le leggere tendine venivano sospinte dal tenero venticello che soffiava e cullava con dolcezza la Sunny saldamente attraccata al molo ligneo, quasi come una madre che ninnava con delicatezza il proprio pargolo. Tutti gli occhi erano puntati verso il biondo, il quale stringeva tra le labbra increspate il mozzicone della sigaretta. Persino Rufy aveva smesso di riempirsi le guance di qualunque cosa gli capitasse attiro, stranamente sconvolto da quello che il cuoco aveva appena proferito con tale serietà. I membri dei Mugiwara si scambiarono occhiate stranite, mentre il Capitano, dopo aver inghiottito l’ennesimo cosciotto intero, si accinse a parlare.
 
“Sanji, cosa stai dicendo? Non puoi lasciare la ciurma, te lo proibisco!” affermò sbattendo un pugno sul tavolo.
 
In fondo, se Sanji se ne fosse andato, chi avrebbe preparato per loro tutti quei celestiali manicaretti? Il biondo tacque per qualche secondo, fissando ad uno ad uno gli impalliditi volti della ciurma. La sua ciurma. Il cuore gli si strinse in una morsa non appena vide i grandi e sempre vispi occhi della piccola renna mutarsi in melliflue palline tremolanti. Ma non avrebbe potuto sopportare quella vista ancora per molto, o avrebbe seriamente rischiato il collasso totale. Ora che sia Nami che Robin avevano trovato la tanto agognata persona amata, che in nessuno dei casi si riferiva al nostro ciuffo biondo, la sua presenza sulla nave di certo non era più gradita. Sarebbe solo stato un’ombra ambulante, che vagava per la cucina con piglio slavato. Più nessuna trottola con annessi cuoricini volanti non identificati, più scenate di gelosia, niente più pasticcini fatti con tanta cura unicamente per le sue dee. Niente più di quella che era la sua vita.
 
“Voi non capite. Nami-swan e Robin-chwan erano la mia vita.” piagnucolò infilandosi le dita tra i setosi capelli biondi.
 
“Sanji-kun, torna sulla terra prima che ti prenda a pugni. Io sto con Rufy, Robin sta con Franky, ma non capisco dove sia tutto questo problema.” cercò di consolarlo Nami, ovviamente con i suoi delicatissimi metodi.
 
Kuroashi sbuffò stancamente il fumo dalle labbra socchiuse e accennò un segno di saluto agitando in aria l’affusolata mano. Non appena i componenti della Ciurma di Cappello di Paglia udirono la porta chiudersi con il riconoscibile garbo del gentiluomo e dei passi allontanarsi sulle scricchiolanti tavole della nave, un silenzio tombale cadde tra di loro. Nessuno osava proferire parola, infinitamente scioccati e, diciamolo, incazzati, a causa dell’esagerato comportamento di Sanji. Solamente qualche istante dopo si udì un singhiozzare sommesso, riconducibile perfettamente al pianto di Chopper. Tentava di asciugarsi gli occhi con le piccole zampe, fallendo miseramente. Una figura muscolosa si alzò da tavola sospirando esasperato. Percorse a passi celeri tutto il profilo della tavolata, lasciando una frettolosa e non troppo delicata carezza sul cappello del dottore.
 
“Non piangere, Chopper. Adesso ci penso io a riportarlo qui.” assicurò Zoro approssimandosi sempre di più all’uscita.
 
“Vedi di non riportarcelo tutto rotto, però!” gemette Usopp sgranando gli occhi.
 
“Questo non posso promettervelo.” ghignò spavaldo lo spadaccino.
 
“Zoro.” lo richiamò con insolita serietà il Capitano. “Riportalo qui, in un modo o nell’altro.”
 
Il samurai chinò il capo e oltrepassò la soglia della cucina. I cardini cigolarono un’ultima volta e lui si ritrovò solo, a fissare un Sole morente che ormai stava per cedere il posto alla sorella Luna. Aveva sempre apprezzato particolarmente quella parte della giornata che aveva appena scoperto si chiamasse crepuscolo, solo grazie all’intervento di Robin. Lo aiutava a riflettere e a staccare il cervello per qualche attimo, magari anche dopo una lunga sessione di allenamenti. Scosse la testa, guardandosi intorno con stizza. Stavolta quel cuoco di merda l’aveva combinata davvero grossa. Solo un decerebrato come lui poteva decidere di lasciare la ciurma con cui aveva vissuto una caterva di avventure, solo per la consapevolezza che non avrebbe più avuto modo di fare breccia nel cuore delle uniche due ragazze a bordo.
 
Sapeva che Rufy non lo avrebbe lasciato andare via così facilmente. Insomma, la sua vita, e in generale tutta quella dei suoi Nakama, dipendevano da quel biondino fin troppo sensibile e sentimentale. Non avrebbe voluto immaginare come Cappello di Paglia, il loro sempre allegro e spensierato Capitano, si sarebbe ridotto senza più nulla di così buono come cucinava Sanji da mangiare. Che fine avrebbero fatto quei succulenti e succosi cosciotti? Sarebbero solamente rimasti nei sogni del moretto. Si sporse oltre la balaustra e lo vide seduto sulla sabbia umida sabbia, intento a contemplare l’oceano che si espandeva e si ritraeva ritmicamente. Con un abile balzo scese dalla nave e si approssimò con fare omicida a quell’idiota ossigenato, pronto anche a menare le mani pur di trascinarlo sul vascello. Si fermò davanti a lui ponendo le braccia conserte e squadrandolo irritato.
 
“Scusami, gorilla, mi copri la visuale.” sputò con mala grazia Kuroashi.
 
“Senti, ciuffetto, ora alzi quel culo ossuto e lo riporti sulla nave, intesi?” intimò incuneando gli occhi nei suoi.
 
Così… azzurri.
 
“Non voglio. Che ci sto a fare, lì? Nami e Robin…” non riuscì a finire la frase che si ritrovò bloccato tra la fine arena e lo scolpito corpo di Zoro.
 
Arrossì violentemente, girando lo sguardo per non incontrare quei due frammenti d’ossidiana che erano gli occhi del verde. Odiava quello sguardo strafottente, quel suo sorrisetto di sfida, il suo fisico erculeo e persino quegli ispidi capelli che lo facevano assomigliare ad un’alga. Un motivo in più per andarsene; non avrebbe più rivisto quel grugno mentre era comodamente appisolato sul prato della Sunny o mentre cercava in modo maniacale la sua adorata bottiglia di saké, spulciando tra gli scaffali della cucina. Sentì una mano acciuffargli il fine mento e un paio di labbra entrare ferocemente in contatto con le sue. Sbarrò gli occhi, ma non oppose nessuna resistenza quando lo spadaccino tentò un contatto più approfondito. Lasciò che le loro lingue entrassero in contatto, in una voluttuosa e sensuale danza, mentre le callose mani del Marimo percorrevano in lungo e in largo i fianchi del compagno. Non aveva la forza di reagire, troppo scioccato dall’improvviso bacio con lo scimmione verde. Eppure… non sembrava dargli fastidio.
 
“Hai paura di non essere amato, è così?” sorrise misterioso l’uomo dalla pelle bronzea, sfilandogli con fin troppa gentilezza la cravatta.
 
“M-Ma che dici… Non sono una donnicciola, io!” pigolò girando lo sguardo, color amaranto in viso.
 
“Non è quello che mi hai fatto credere, in effetti.” continuò imperterrito Zoro slacciandogli con lasciva lentezza la camicia. “Lo so che può sembrare difficile per un farfallone come te, ma ci sono persone che possono farti felice. Persone che tu nemmeno immagini.”
 
“E quella persona… saresti tu?” domandò con voce lievemente tremante.
 
“Non ho bisogno di spiattellarti in faccia la verità, lo scoprirai solo assaporando lo nostra notte.” asserì fiondandosi sulla diafana pelle del biondo, cospargendola di morsi e leccatine.
 
I vestiti scivolarono via come olio sul ghiaccio dai loro corpi che si sfregavano uno addosso all’altro, quasi producendo scintille. Zoro scostò le gambe del compagno ed entrò con quanta delicatezza possibile in lui, scuotendo di un piccolo sussulto tutto il corpo del cuoco. Allungò una mano e vezzeggiò con cura i capelli del Nakama, come a volerlo rassicurare. Si chinò su di lui e cominciò a spingere, scatenando in Sanji una serie di gemiti incontrollati. Un lungo ballo, focoso e carnale, fatto di gemiti a stento repressi, unghie che graffiavano la pelle, labbra morse e anche di sporadici momenti di tenerezza reciproca, cominciò in quella sera solamente illuminata da tanti astri lattei. Raggiunsero insieme l’orgasmo e tutto il sentimento dello spadaccino si riverso all’interno del cuoco. Gli passò un’ultima volta la callosa sulla guancia paonazza d’eccitamento, beandosi di quei melliflui occhi azzurri che lo guardavano in maniera completamente diversa. Lo spadaccino non avrebbe rinunciato alle loro occhiatacce, ai litigi e, soprattutto, alle notti come quella che si era appena consumata. Era stato un qualcosa di troppo incalcolabile per poterne fare di nuovo a meno. Uscì da lui causando un ultimo fremito e si stese sulla farinosa arena biancastra.
 
“Allora, resti?” sogghignò stringendolo a sé.
 
“Fammici pensare…” sorrise innocente l’altro prendendosi il mento tra due dita.
 
“Ti uccido.” proferì mostrando il pugno chiuso.
 
“Ehi, ehi, calmo! Va bene, resto.” annuì accoccolandosi contro il suo nerboruto petto.
 
Dopo pochi minuti, sentì il respiro di Sanji farsi più regolare. Si era addormentato, il bastardello, incollato senza imbarazzo alcuno a lui. Zoro alzò lo sguardò al cielo tempestato di stelle che rifulgevano nella cielo oscuro. Come fossero schizzi nivei infranti sulla tela blu notte del pittore. Sembravano migliaia e migliaia di conchiglie bianche. Le sole testimoni della loro prima, e sicuramente non ultima, serata insieme. Incuneati l'uno nell'altro.
 
 
Quando si dice Seme e Uke, la prima cosa che mi viene in mente sono Zoro e Sanji.
 
 
*Angolo dell’Ananas*
Ecco, l’ho fatto. Un altro obbrobrio di Zosan. Le Zosan non mi vengono proprio, ehi, ma che ci devo fare? Cara _Rouge, hai visto che alla fine ce l’ho fatta? Tu che dici del mio Sanji molto IC, ma poi l’ho fatto cadere miseramente. OSantaPace.
Coooomunque, spero che vi sia piaciuta lo stesso la mia Zosan per la Zosan Week. *pollici in su* Ci piace la Zosan! Ci vediamo alla prossima, sempre che questa robaccia non vi abbia ucciso.
A PRESTO! <3
Pineapple__
  
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