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Autore: Wild imagination    11/06/2014    7 recensioni
Spiaggia sovraffollata, sole a picco, mare limpido. Una giornata d'estate qualsiasi, insomma... Se non fosse che le tue due migliori amiche hanno deciso (per il tuo bene, è ovvio) di improvvisarsi impiegate di un'agenzia per cuori solitari.
Dal testo:
"Kurt?"
"Mmh?"
"Mi sa che abbiamo trovato qualcosa-"
"O qualcuno-" intervenne la riccia, ridacchiando.
"Per te"
Finalmente, anche Kurt distolse l'attenzione dal proprio libro, e torse il busto fino a girarsi completamente verso il bar della spiaggia. Non gli servirono più di tre secondi per capire a chi si stessero riferendo quelle due.
Barista.
Bassino, ricci mori, pelle ambrata, sorriso spontaneo. Decisamente molto interessante in quella canottiera molto aderente.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Voce fuori campo*
"Faceva caldo, quel giorno.
Era un caldo opprimente, asfissiante, insopportabile. 
Uno di quelli che ti fanno venire voglia di chiuderti in casa con il condizionatore a temperature polari; che ti portano a volerti sdraiare sulle mattonelle del bagno. Uno di que--"

"Credo che possa bastare, S. Abbiamo capito: faceva caldo"
"Era per ricreare l'ambientazione, A."
"Avremo raccontato questa storia a duecentosedici persone diverse, e tu riesci ogni volta ad allungare l'introduzione"
"Beh, mia la voce, mio lo stile!"
"Ma mia l'idea!"
"Ragazze!"
"Va bene, va bene"
*Si schiarisce la voce* 
"Andiamo avanti"


"Mi sto annoiando" si lamentò Andrea con uno sbuffo, facendo ciondolare mollemente il piede destro nella sabbia. La sua voce arrivò attutita dalla stoffa della sdraio su cui era distesa, completamente al sole.
"Nessun ragazzo interessante?" chiese con voce distratta Serena da sotto l'ombrellone, al riparo dalla luce.
Emise un versetto vittorioso quando riuscì a completare il cruciverba che la stava impegnando da mezz'ora. 
"Neanche l'ombra. Frequentiamo l'unica spiaggia con bagnini brutti", mugugnò l'amica con aria scocciata, tirandosi su a sedere. Rimase qualche secondo a fissare l'altra ragazza da dietro le lenti scure di un paio di Ray-ban, con un sorrisetto divertito sul viso.
"Cosa c'è?" chiese quella, tamburellando con la penna sul bracciolo di metallo della sedia. Si portò l'indice della mano destra al viso, come a volersi sistemare gli occhiali da vista sul naso; quando si ricordò di non averli, emise un sbuffo divertito. 
"Credo tu sia l'unica persona della spiaggia incollata all'ombrellone. Seriamente, dovresti pensare di prendere un po' di sole, ogni tanto" commentò Andrea, passandosi la mano fra i folti capelli ricci.
"Sai che se mi mettessi lì sotto diventerei color aragosta" ribattè quella, sventolando con aria minacciosa la penna nella sua direzione. "E poi neanche Kurt sta prendendo il sole" aggiunse, sentendosi giustificata.
Si girarono entrambe verso il ragazzo dalla pelle diafana seduto alla destra di Serena, concentrato nella lettura di un romanzo.
Sentendosi chiamato in causa, quello si spostò gli occhiali da sole sul ciuffo perfettamente laccato, e alzò i grandi occhi azzurri dalla pagina 394. "La mia pelle sta benissimo com'è, grazie. Non oso immaginare cosa succederebbe se prendessi troppo sole", finse di rabbrividire, tornando alla propria lettura. Con un ghigno vittorioso, anche Serena tornò a concentrarsi sul proprio cruciverba.
Dopo qualche minuto, Andrea alzò gli occhi al cielo, spalancando le braccia. "Sembra di stare al mare con la mia professoressa di letteratura" sbuffò, indicando con un gesto accusatorio il libro e la settimana enigmistica.
"La nostra professoressa di letteratura" sottolineò Serena.
"Quello che sia! Kurt, almeno tu potresti unirti a me nella ricerca di un ragazzo guard-- Uhuh!" esclamò d'un tratto Andrea, fissando lo sguardo su un punto imprecisato dietro le spalle degli altri due. "Questa mattinata si è finalmente fatta interessante!"
Il suo tono fece subito alzare la testa a Serena, improvvisamente interessata. Si sentì un sonoro clock quando girò il collo per seguire la direzione indicata dall'amica. "Bene, bene" commentò con un ghigno, nonostante il dolore lancinante alla cervicale. "Kurt?"
"Mmh?" 
"Mi sa che abbiamo trovato qualcosa-"
"O qualcuno-" intervenne la riccia, ridacchiando.
"Per te"
Finalmente, anche Kurt distolse l'attenzione dal proprio libro, e torse il busto fino a girarsi completamente verso il bar della spiaggia. Non gli servirono più di tre secondi per capire a chi si stessero riferendo quelle due. 
Barista.
Bassino, ricci mori, pelle ambrata, sorriso spontaneo. Decisamente molto interessante in quella canottiera molto aderente. Stava preparando un drink eccessivamente rosa ad una ragazza mezza distesa sul bancone, che avrebbe dovuto ricevere un premio per il numero di volte in cui riusciva a sbattere le palpebre in un minuto. 
Kurt fece una mezza smorfia, risistemandosi sulla sdraio. "Probabilmente è etero"
"Ma tu non dovresti avere un gay-radar?" commentò Andrea, continuando a fissare il barista senza troppe cerimonie. 
"Quello lì o è gay, o è cieco" rincarò Serena, lasciando definitivamente da parte i suoi cruciverba. "Quella bionda rifatta si sta letteralmente rotolando sul bancone e lui non la sta minimamente considerando"
"E ti assicuro che con quei francobolli che si ritrova al posto del costume, sarebbe difficile per lui ignorarla se non gli piacesse l'uc--"
"Può bastare, grazie! Ho afferrato il concetto" la interruppe Kurt, leggermente rosso. "Ma non basta non fissare una bella ragazza per essere gay... Magari è fidanzato."
Andrea e Serena si girarono l'una verso l'altra con l'aria sconvolta e le sopracciglia sollevate, per poi iniziare a ridere contemporaneamente.
"E da quando-" iniziò Andrea, tentando di parlare tra i singulti di riso "un ragazzo fidanzato non va in giro a fissare tette?!"
"Fidati, Hummel: è gay"
Il giovane sbuffò, fingendo di tornare a leggere. "Non potete saperlo con certezza", mugugnò con aria offesa.
Anche se sarebbe interessante scoprirlo, aggiunse mentalmente, con un sorrisetto.
"Di questo non ne sarei così sicura..." buttò lì Serena, trovando le proprie unghie improvvisamente interessanti.
Kurt assottigliò gli occhi, cauto. "E questo cosa vorrebbe dire?"
Non ottenne risposta. 

*******

"Oggi fa proprio caldo, non trovi, Sere?"
"Dannatamente caldo, Andrea."
"Forse sarebbe meglio bere qualcosa, sai..."
"Eh, già. Una bibita fresca sarebbe proprio il massimo"             
Kurt chiuse il libro con un colpo secco, alzando gli occhi al cielo. "Siete delle pessime attrici" decretò.
"Cosa intendi?" chiese Andrea, spalancando gli occhi con aria innocente. 
"Stavamo solo dicendo che oggi fa più caldo del solito" aggiunse Serena, scuotendo le spalle. "Lo sai che gli esperti dicono che si dovrebbero bere almeno due li--"
"Non andrò al bar per prendervi qualcosa da bere" tagliò corto il ragazzo, facendo per recuperare l'Ipod dalla tracolla appesa alla sdraio.
"Questo è davvero scortese da parte tua!" esclamò la riccia.
"Lasciare due povere fanciulle in preda al caldo e alla sete!"
"In un posto deserto e ar--"
"Ma quale deserto e povere fanciulle! Ci saranno almeno altre trecento persone su questa spiaggia!"
Ci fu qualche secondo di silenzio, e questo sorprese non poco il giovane.
"Sai cosa, A?" intervenne Serena, con aria improvvisamente seria.
"Dimmi S."
"Penso che Kurt abbia ragione"
"C-come?" balbettò il castano, preso decisamente in contropiede.
Serena lo ignorò. "Andremo da sole al bar"
L'altra ragazza colse al volo. "Ottima idea... Potremmo fare delle conoscenze interessanti"
Oh, no...
"Incontrare persone..."
"Fare amicizia..."
"Scoprire i loro gusti..."
Le due si alzarono con un identico movimento fluido, avvolgendosi due parei attorno alla vita e recuperando le ciabatte da sotto la sabbia. "Ci vediamo dopo, Kurtie"
Il ragazzo tentò di rendersi invisibile rannicchiandosi sulla sdraio, il suo fedele Ipod stretto nella mano. 

*******

"Blaine è un ragazzo davvero adorabile"
"Gentile"
"Educato"
"Disponibile"
"Simpatico"
"Alla mano"
"Ma chi è Blaine?" esclamò Kurt, esasperato.
"Ma il barista, ovviamente!"
Il ragazzo si massaggiò la radice del naso fra il pollice e l'indice. "Ci avete parlato per due minuti, com'è possibile che l'abbiate già inquadrato?"
"Sono stati due minuti molto intensi" obiettò Serena, mentre Andrea annuiva. 
Hummel sospirò, incuriosito suo malgrado. "Ok... E cos'altro avete scoperto?"
"Non molto altro, in effetti. Solo il suo cognome" 
Kurt stava già iniziando a sperare che si sarebbero arrese dopo il cattivo esito della spedizione esplorativa, e aprì la bocca per cantare vittoria. 
"Almeno fino a quando" lo precedette la riccia. "non l'abbiamo cercato su Facebook"
Dannazione...
"Viva i social network" commentò Serena con aria solenne. "Non hai idea di quante cose si possano capire di una persona dal suo profilo"
"Per esempio..."
"Non credo sia neces--" provò ad interromperle Kurt.
"Gli piacciono i musical di Broadway"
"I papillon"
"Le polo"
"I pantaloni stretti"
"Ha diciannove anni"
"Viene da Westerville, Ohio"
"Frequentava un'Accademia privata"
"Canta"
"Suona il piano"
"Fa il barista per pagarsi gli studi alla NYU"
"E-"
"Soprattutto..."
"E' gay come una giunchiglia, mio caro." Terminarono insieme, battendosi il pugno. 
"Anche questo è sul suo profilo di Facebook?" chiese Hummel, alzando un sopracciglio con aria scettica.
"Beh, no. Diciamo che ne eravamo abbastanza sicure..." iniziò Andrea.
"Da una scala di 'certezza' che va da 'eterosessualità di Darren Criss'- "
"Chi è Darren Criss?" le interruppe il ragazzo, stranito.
"Te lo spieghiamo un'altra volta... Dicevo: in una scala di 'certezza' che va da 'eterosessualità di Darren Criss' a 'tasse', eravamo sicure 'i leggings sui ragazzi non si possono vedere'." 
"Non fa una piega" commentò Hummel, continuando a non capirci un accidente.
"Insomma, eravamo sicure all' ottantacinque per cento! Ma dato che per noi l'atteggiamento scientifico vale più di ogni altra cosa, avevamo bisogno di prove inconfutabili." Spiegò Serena, gesticolando vistosamente. 
Il castano attese qualche istante. "E quindi?" sbottò poi, senza riuscire a contenersi.
"E quindi..."
"Ditemi che non avete fatto quello che credo" piagnucolò Hummel.
"All'inizio avevo proposto che il suo reggiseno" Serena indicò l'altra ragazza, che aveva incrociato le braccia al petto con aria scocciata. "si slacciasse, casualmente, proprio davanti al bancone. Se lui l'avesse aiutata a riagganciarlo senza allungare le mani, avremmo avuto la prova provata della sua gaiezza. Ma la mia idea geniale è stata bocciata."
"Grazie a Dio" commentò Kurt, che aveva iniziato a sudare freddo.
"Alla fine abbiamo optato per qualcosa di meno... aggressivo: glielo abbiamo chiesto."
"Glielo avete chiesto" ripetè il giovane, sperando di aver capito male. "Una cosa molto naturale in una conversazione fra sconosciuti sulla spiaggia: 'Buon giorno! Potrei avere una limonata? Con una fettina di arancia, se è possibile... Oggi sul bagnasciuga si sta da Dio, eh! Ma per rimanere in tema di sponde... Tu su quale sei?"
"Ma per chi ci hai preso?! Gli abbiamo semplicemente chiesto il numero di telefono" ribattè Serena, piccata.
"E lui?"
"Ha detto che siamo molto carine, ma che non gioca nella nostra squadra." 
L'occhiata con cui Andrea terminò la frase non lasciava presagire nulla di buono.
"E se la squadra 'ragazze etero' è costretta ad andare in panchina..."
"La squadra 'ragazzi gay' farà meglio ad iniziare il riscaldamento..."

*******

"Oh, cavolo!" esclamò Serena, passandosi una mano fra i capelli, frustrata. "Non riesco a trovare le chiavi della cabina"
Kurt la osservò con scarso interesse, togliendosi un auricolare.
"Eppure dovrebbero essere qui da qualche parte" intervenne Andrea, rovistando sotto una pila di asciugamani. "Hai cercato nella borsa?"
"Sì, non ci sono" sospirò l'altra.
"Nelle tasche dei pantaloni?"
"Nisba"
"Cadute sotto la sdraio?"
L'amica si chinò, finò a poggiare con le ginocchia e i palmi sulla sabbia. "Nada"
"Inserite nella toppa della cabina?"
Serena scosse la testa con decisione. "Forse dovremmo andare alla reception a chiedere un altro paio" propose, con aria noncurante.
"Kurt, potresti andare tu mentre noi continuiamo a cercarle?" fece Andrea con voce curiosamente stridula, scuotendo un pareo con poca convinzione.
Il ragazzo fece una smorfia. "A chiedere le chiavi, giusto?" chiese conferma.
"Ah-ah"
"Alla reception"
"Sì, ma-"
"Quella accanto al bar"
"Oh, è accanto al bar?" esclamarono le ragazze, con eccessiva enfasi. "Guarda che coincidenza"
"Proprio una strana coincidenza" annuì solennemente Hummel, senza scomporsi. Senza aggiungere una parola, tuffò la mano destra nella prima borsa che gli capitò sottotiro, e iniziò a rovistare con le sopracciglia aggrottate. "Bingo!" sussurrò dopo pochi istanti, estraendo un mazzo tintinnante di chiavi, con appeso l'inconfondibile targhetta col numero della cabina. Andrea e Serena fecero due identiche smorfie deluse, e sbuffarono.
"Devo dire che la recitazione è migliorata notevolmente" si complimentò il ragazzo, ridacchiando. "Ma vi conosco troppo bene: S., tu controlli ogni dieci minuti dove metti le chiavi, non riusciresti a perderle così facilmente; e A., ogni volta che ti agiti, come quando dici una bugia, la voce ti sale di tre ottave."
Le colpevoli si risedettero in silenzio, con tutta la dignità della loro sconfitta.
Kurt fece un sorriso sornione, per poi risistemarsi sulla sdraio con gli auricolari nelle orecchie. 

*****

Si sentì un suono leggermente ovattato, poi un tramestio, poi una frase concitata.
Cosa c'è, adesso? Pensò Hummel, esasperato, risvegliandosi dal suo stato di dormi-veglia.
"Sappiate che non riusc-" la frase gli si mozzò in gola quando si alzò dalla sdraio per controllare cosa stesse succedendo.
Serena era seduta sul lettino, con una mano arpionata al braccio di Andrea e l'altra appoggiata dolentemente sulla fronte. Il suo viso era pallido, più del solito, e velato da un sottile strato di sudore. L'altra ragazza la osservava con aria preoccupata, tentando di farle aria con un giornale.
"Sere? Che succede?"
"Mi... mi gira la testa" mormorò la ragazza, inspirando forte col naso. 
Il ragazzo scattò in piedi come una molla, avvicinandosi alle amiche.
"Ci senti bene?"
Serena alzò la testa lentamente, come tentando di metterlo a fuoco. "Ovattato"
Si indicò gli occhi con foga. "E gli occhi? Ci vedi?"
La castana parve concentrarsi per un istante, strizzando le palpebre. "No... Ci sono... Ci sono delle lucine"
"Merda!"
"Kurt? Cosa succede?" chiese la riccia con aria angosciata.
"Credo sia uno svenimento" rispose il ragazzo, passandosi una mano fra i capelli, con aria frustrata. "Hai fatto colazione?" si rivolse nuovamente a Serena, assumendo un cipiglio severo.
La ragazza alzò debolmente un angolo della bocca. "Sai che non la faccio mai"
"Come non la fai mai?! Ma lo sai che la colazione è il pasto più importante della gio-"
"Andrea, non mi sembra il caso."
"Giusto, scusa... Cosa facciamo?"
"Falla distendere, e mettila al fresco. Vado a prendere dell'acqua "
Andrea annuì fermamente, adoperandosi per spostare il lettino all'ombra.
Hummel schizzò via come un fulmine, allontanandosi dall'ombrellone senza neanche prendere le ciabatte. Non gli ci vollero che pochi metri di sabbia rovente per rendersi conto che l'unico posto in cui avrebbe potuto procurarsi qualcosa da bere era...
"Il bar" gli uscì, in un mugolio sconfitto. Fermo tra la prima fila di ombrelloni e il reparto docce, si girò verso le due ragazze. Andrea aveva faticosamente trascinato il lettino sotto l'ombrellone, e tentava di fare aria a Serena con la mano, scostandole i capelli dalla fronte. "Al diavolo" mormorò il ragazzo, dandosi dello stupido.
Fece gli ultimi metri praticamente correndo, e frenò con poca grazia proprio davanti al bancone. Superò sgomitando un'anziana signora, che si lamentò con un indignato. "Ma che modi!"
Il barista -Blaine- gli dava le spalle, impegnato a preparare un cocktail particolarmente colorato.
"Ehm, scusa..." azzardò Kurt, sporgendosi sul bancone per richiamare la sua attenzione.
"Un attimo e sono subito da te" rispose il riccio con aria cordiale, senza girarsi.
"E' abbastanza urgente. Una mia ami-"
"Dovevi rispettare la fila" sbottò la vecchia accanto a lui.
"Vede, è che..." provò a spiegarsi il ragazzo, sempre più agitato.
"Questi giovani d'oggi... Non hanno un minimo di rispetto."
"Guardi, mi dispiace, ma-"
"Ai miei tempi non ci era permesso dimostrarci così strafottenti"
"Le assicuro che non l'avrei mai fatto se non fosse stato urg-"
"Oh, se solo potessimo tornare ad usare i bei vecchi metodi di insegnamento!"
"Senta!" sbottò Kurt, alterato. "Sono sicuro che il sistema scolastico americano sarebbe entusiasta dei suoi metodi da Tribunale dell'Inquisizione, ma una mia amica stava svenendo sotto l'ombrellone all'incirca tre eoni fa, e se lei non mi fa prendere quella dannatissima bottiglia d'acqua avrà sulla coscienza un povero ventenne costretto ad ascoltare per i settant'anni a venire la storia di 'quella volta che Serena svenne sulla spiaggia perchè Kurt non fu in grado di procurarle dell'acqua'; quindi mi scuserà se non le ho fatto il baciamano prima di arrivare al bancone e aver ritardato il suo frullato di verbena e sangue di vergini delle tre del pomeriggio!"
Ok, forse aveva esagerato. Forse. Giusto un po'. O almeno, così deduceva dall'espressione sconvolta e spiritata dell'anziana signora.
Nonna brutta di Dracula.
Si girò nuovamente verso il bancone, ansimante per la sfuriata. Aveva ancora troppa adrenalina in circolo per preoccuparsi dell'immensa, colossale, cosmica figuraccia che aveva appena fatto davanti a mezzo Ohio. 
Fu sorpreso di vedere il barista porgergli la bottiglietta d'acqua, con un'espressione a metà fra l'allucinato e il divertito. 
Da qui è davvero, davvero carino. E di che colore sono gli occhi? Cavolo, sono enormi! Castani? Verdi? Pensò Hummel, prima di schiaffeggiarsi mentalmente. Concentrati, Kurt.
"Puoi pagarla dopo" aggiunse Blaine con una scrollata di spalle, facendo scivolare la bottiglietta sul bancone. 
Il ragazzo annuì con un sbuffo. "Grazie" borbottò, prima di correre sotto l'ombrellone.
Che.meraviglioso.primo.incontro. 

****
"Sei sicura di stare meglio?" chiese Kurt con aria apprensiva.
Erano ormai le sei, e l'afa del giorno aveva lasciato il posto ad una leggera brezza che gli scompigliava i capelli.
"Per la centesima volta, Kurt, sì. Sto bene" rispose Serena, con aria bonariamente scocciata. "Te l'ho detto, è stato solo un mancamento"
"Sarà..." commentò il ragazzo, per niente convinto.
"In realtà hai solo paura di tornare al bar per pagare" si intromise Andrea, ridacchiando.
Hummel arrossì leggermente. "Stupidaggini" borbottò, giocherellando con le frange dell'asciugamano. 
A mente fredda, doveva ammettere di essersi lasciato andare un po' troppo con quella sfuriata. Non che la vecchia non se lo meritasse, ma avrebbe potuto evitare di accusarla di bere sangue di vergini, ecco.
Sospirò, sconsolato. E dire che Blaine era davvero, davvero attraente. 
"Ti conviene sbrigarti" Serena lo strappò dai suoi pensieri. "Il bar sta per chiudere"
Il ragazzo scoccò un'occhiata attraverso gli ombrelloni, ormai vuoti, e notò che il barista aveva iniziato a riordinare bicchieri e resti di papaya.
E andiamo.
Si alzò con aria impettita, come un condannato che si dirige spontaneamente al patibolo.
Arrivò al bancone, titubante e silenzioso, e iniziò a tamburellare nervosamente con le dita sul legno. Solo allora Blaine si accorse della sua presenza, e gli scoccò un sorriso a trentadue denti.
Oh, be', wow... Cioè, wow.
"Cosa posso fare per te?"
"Sono venuto a pagare l'acqua" spiegò velocemente Kurt, sempre più imbarazzato.
"Oh, certo" annuì il barista, prendendo uno strofinaccio e iniziando a lucidare il bancone. "Come sta Serena?"
Il castano alzò un sopracciglio, sorpreso che si ricordasse quel nome.
"Lei e Andrea sono venute a parlarmi qualche giorno fa... Difficile dimenticarle" ridacchiò il riccio, cogliendo la sua espressione interrogativa.
Posso immaginarlo
"Sta bene. Solo... Un mancamento" Hummel appoggiò una banconota davanti a sè, impacciato, e si sedette su uno degli sgabelli. 
Il riccio annuì nuovamente, senza interrompere il proprio lavoro. "Quindi deduco che tu sia ' l'amico gay estremamente attraente con un'inspiegabile e illegittima fobia per tutto ciò che riguarda la solenne arte del flirt' "
Gli scoccò un'occhiata ammiccante da sotto le lunghe ciglia, e il viso del castano prese fuoco.
Razza di stron-
"Non l'hanno detto sul serio" tentò di autoconvincersi, accasciandosi sul bancone.
"Oh, sì. L'hanno fatto" il barista rise di gusto, e Kurt lo guardò affascinato.
"Penso che avrei dovuto lasciarla svenire" borbottò, quando si fu ripreso. 
"Hanno anche aggiunto..." continuò il riccio, il cui ghigno stava diventando immenso.
"Non credo di volerlo sapere" si lamentò Hummel, il viso affondato nelle braccia.
"Che prima o poi ce l'avrebbero fatta, a farti venire qui"
Il ragazzo rialzò la testa di scatto, con aria trionfante. "Ah! Ma alla fine ho svelato tutti i loro sporchi trucchet--"
Si bloccò a metà della frase, spalancando gli occhi azzurri e fissando il vuoto di fronte a sè. 
Impossibile. Non sarebbero arrivate a tanto per...
"Non ci posso credere" quasi sillabò, sconvolto. "Sono... Sono delle menti diaboliche!" si concentrò nuovamente sul suo interlocutore, che aveva iniziato a ridere fragorosamente.
"Dopo questo, devo ammazzarle" annunciò Hummel, annuendo a se stesso.
Ma come cavolo avevano fatto a fingere uno svenimento così ben fatto!? Non avrebbe dovuto regalare loro l'intero cofanetto di Dr. House per Natale...
"Se ti può far stare meglio..." ricominciò il barista, appoggiandosi al bancone.
"Cosa?" lo interruppe Kurt, ormai pronto a tutto. "Hanno detto che faranno da damigelle al nostro matrimonio?"
Un guizzo divertito illuminò lo sguardo del moro. "Proposta interessante, ma... no. Hanno detto che prima di invitarti ad uscire avrei dovuto superare un quiz a risposte multiple..."
"Sto ancora aspettando la parte in cui mi sento meglio"
"... per tracciare il mio profilo psicologico e assicurarsi che io non sia un maniaco/serial killer/etero confuso"
Il castano si massaggiò la radice del naso fra il pollice e l'indice. 
Perchè? Perchè a me?!
"Penso che ti vogliano un gran bene" commentò a sorpresa Blaine dopo qualche istante di silenzio. 
"Deduzione interessante... Come fai a dirlo?"
"Beh, se sono arrivate a fingere uno svenimento per farti incontrare un ragazzo che avevano precedentemente monitorato e minacciato... Non tutte lo farebbero"
"Non tutte sarebbero così disturbate, volevi dire"
"Come se tu non tenessi a loro!"
"Di nuovo, come fai a dirlo?" chiese Hummel, con aria di sfida. Si appoggiò anche lui al bancone, in modo da mettere i loro visi alla stessa altezza.
"Kurt..." iniziò il moro. Hummel avvertì una strana sensazione fluttuante all'altezza dello stomaco. "Sei arrivato qui come se avessi appena previsto un'Apocalisse-Zombie, e hai fatto una sfuriata di dieci minuti a una povera donna che, tra parentesi, hai traumatizzato, solo perchè ti stava facendo perdere tempo. Non ci vuole Freud per capire che eri leggermente preoccupato."
"Touchè" commentò il castano a denti stretti. "Magari sono solamente schizofrenico" propose, guardandosi le unghie.
Quella conversazione stava diventando sempre più strana.
"Forse" ribattè il riccio con un sorrisetto. "Tutto pur di non ammettere di adorarle, vero?"
"Anche l'internamento" ridacchiò Kurt. 
Ci fu qualche minuto di silenzio, durante il quale Blaine terminò di riordinare il bar.
"Credo... Credo di dover andare" azzardò l'altro ragazzo, titubante e stranito. "Ci vediamo in giro, suppongo"
Scese dallo sgabello e s'incamminò verso l'ombrellone, ancora indeciso se ringraziare le due pazze o inveire contro di loro.
"Aspetta, Kurt!"
Il castano si girò, incuriosito.
"Pensi..." Blaine si portò una mano alla nuca, con aria impacciata. "Pensi che il quiz a risposte multiple sia pronto?"









-Note dell'autrice-
Come promesso (e come meritate) un grazie enorme va...
a mia sorella, meglio conosciuta come Ambros, che mi ha amorevolmente minacciato di morte per invitarmi a pubblicare;
ad A, I, T, M e V, perchè avete creduto in me e avete sopportato i miei scleri da "tanto-non-recensirà-nessuno";
e a quelle fantastiche persone che hanno letto/recensito/aperto la mia prima ff.
Grazie davvero. 

 
  
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