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Autore: Verdeirlanda    11/06/2014    2 recensioni
Storia scritta per la "Da Vinci's demon's week" organizzata dal Gruppo dello Smatto Selvaggio Rinascimentale.
Piccole storie ispirate al mondo di Da Vinci.
Dopo il viaggio nel Nuovo Mondo qualcosa è cambiato, e Zoroastro intravede in quel ragazzino biondo un abbozzo di colui che sarà un giorno noto col nome di Niccolò Macchiavelli.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nico, Zoroastro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice:
Storia scritta per la "Da Vinci's demon's week" organizzata dal Gruppo dello Smatto Selvaggio Rinascimentale. 
Piccole storie ispirate al mondo di Da Vinci.
Il prompt scelto per oggi è "Un giorno scriverò un libro...".
Questa storia potrebbe contenere spoiler per coloro che non hanno ancora visto la seconda stagione di Da Vinci's demons, siete avvisati. ^^
Inoltre ho inserito alcune citazioni estrapolate dal lavoro letterario di Macchiavelli. :) 
Buona lettura!
VerdeIrlanda 



Sulla nave era tutto tranquillo, le onde si infrangevano placide sulla chiglia, la brezza era frizzante. Amerigo e il capitano vicino al timone discutevano sulla rotta da seguire, Nico li guardava, seduto su una botte vicino al parapetto. 
"Torneremo mai a casa, o scivoleremo negli abissi mentre loro discutono?" chiese Zoroastro, avvicinandosi a lui.
Nico scosse la testa, abbassò lo sguardo, ultimamente il rapporto con l'amico di sempre si era fatto piuttosto teso. Erano stati lontani tanti mesi, e quando si erano ritrovati la situazione era stata talmente caotica e pericolosa da metterli perfino uno contro l'altro. 
"Speriamo trovino un accordo." rispose Nico "Il Maestro dov'è?"
"Nella cabina, sta studiando quello strano marchingegno." rispose Zo riferendosi alla testa meccanica che Leonardo aveva trovato nella Volta Celeste "Deve ripararlo, o non ascolterà tutto il messaggio che gli ha lasciato sua madre."
Nico annuì, poi si alzò e fece per andarsene. Zoroastro si appoggiò al parapetto e lo fermò: "Nico, aspetta."
Il biondo si voltò: "Che c'è?"
Zoroastro sospirò e disse: "Ne abbiamo passate tante in quella maledetta città di pietra, abbiamo rischiato la pelle non so quante volte."
"Lo so." rispose semplicemente Nico.
"E quando eravamo nella Volta Celeste tu mi hai salvato la vita, di nuovo. Riario voleva tagliarmi la gola, e tu glielo hai impedito." ricordò Zoroastro "Quindi, grazie."
Nico lo guardò, abbozzò un sorriso: "Non sono cambiato fino al punto da non cercare di proteggere te e il Maestro."
Zo sorrise: "Sei diventato più grande, un uomo." 
Nico rise: "Tutti noi siano diventati più grandi, più forti, dopo questa avventura. Ciò che non uccide fortifica."
"Quanta saggezza!"
"Sì, forse sono più saggio. Lo dice anche Girolamo."
A quel nome Zoroastro fece una smorfia.
Nico lo notò: "So che il conte non ti piace."
"Non mi piace? Lo odio! Ha cercato di uccidermi tante di quelle volte!" sbottò Zo "E ha torturato te, ha fatto incarcerare Leonardo per sodomia. Tutto per ottenere il Libro delle fottute Lamine."
"Ha agito per raggiungere il suo scopo. Si deve sempre guardare al fine." disse Nico.
"Mi stai forse dicendo che il fine giustifica i mezzi? Nico, è così?" chiese Zoroastro sbigottito e nervoso.
Quella frase suonò incredibilmente melodica nella testa di Nico, ci rifletté, sembrava un invito: "Sì, credo di sì. In fondo se ci pensi anche noi abbiamo fatto di tutto per raggiungere i nostri scopi. Se vuoi qualcosa farai di tutto per ottenerla."
"Io non ho mai torturato nessuno Nico."
"Ma hai ucciso!" esclamò Nico.
"Per difendermi, e per difendere te e Leonardo!" Zo lo guardò nervoso "Non azzardarti a paragonarmi a quello stronzo di Riario! Lui ha ucciso Zita, era la donna che amava..."
Nico lo interruppe: "Ha dovuto farlo, altrimenti non avrebbe salvato Leonardo."
"E ha salvato Leo solo perché senza di lui non sarebbe mai potuto entrare nella Volta." concluse Zoroastro "Io non riuscirei ad uccidere l'unica persona in grado di amarmi..."
"Fino a che non siamo costretti dagli eventi non sapremo mai cosa siano in grado di fare." rispose il biondo "Riario ha agito spinto dalla situazione."
"Quell'uomo è una bestia Nico, non minimizzare."
Bestia sì, ma anche uomo, pensò Nico, Riario lo era entrambi: "Forse un uomo per vincere deve destreggiarsi tra queste due realtà, quella bestiale e quella umana."
"Hai lasciato il cervello in quella fottuta città di pietra?" Zo scosse la testa "Non ti capisco...apprezzo che tu sia diventato più coraggioso ma non posso credere che tu non abbia conservato una briciola di innocenza."  si fece più vicino a lui, gli mise una mano sulla spalla: "Ti prego, dimmi che esiste ancora il Nico gentile e ingenuo da qualche parte, e che non è morto nel naufragio del Basilisco." lo guardò intensamente in quei grandi occhi azzurri.
"Ingenuo come te, quando hai deciso di trattenere il Basilisco e ti sei ritrovato incatenato su una passerella con Lucrezia Donati?" gli chiese Nico all'improvviso.
Zoroastro strabuzzò gli occhi: "Cosa? Ma lì non si è trattato di ingenuità! Non immaginavo che Riario sapesse della nave, siamo stati ingannati per l'ennesima volta." 
"Un uomo inganna perché c'è qualcuno che si lascia ingannare." rispose Nico.
Zoroastro serrò la mascella, tolse la mano dalla spalla di Nico: "Se devi insultarmi fallo e basta, non nasconderti dietro tutti questi paroloni."
"Non ho bisogno di insultare nessuno." disse fiero Nico.
Zo scosse la testa: "Potrei perdonare a Riario di aver cercato di affogarmi e pugnalarmi, ma non gli perdonerò mai di averti trasformato in...questo."
"Sono più forte, più sicuro."
"Non dire cazzate!" gli gridò, i marinai sul ponte si fermarono a guardarli, Zo abbassò il tono "Tu eri forte anche prima Nico, non hai bisogno degli insegnamenti di Riario..."
Nico sostenne il suo sguardo, scosse la testa: "Mi spiace che la pensi così. Io mi sento un uomo adesso, non più un ragazzino sperduto. È una bella sensazione sai? Ma tu non la proverai mai Zo, non finché rimarrai il cagnolino di Leonardo non diventerai mai migliore."
A quelle parole Zoroastro gli diede un pugno in faccia, Nico cadde a terra, dal labbro spaccato uscì del sangue.
A quel punto tutti attorno a loro si fermarono, compreso Amerigo che scese dalla prua e chiese: "Ma che state facendo?"
Zoroastro guardò Nico rialzarsi: "Niente, tutto a posto." disse rivolto a Vespucci, il quale tornò dal capitano, non voleva mettersi in mezzo.
I due si guardarono, senza parlare.
Poi Zoroastro disse: "Dai a me del cagnolino, ma è te che Riario ha addestrato in questi mesi. Ormai sei solo uno stronzetto cinico che si nasconde dietro delle frasi fatte. Vuoi diventare come lui? Fa pure! Diventa una copia bionda e mingherlina di quel fanatico!"
Nico, sempre tamponandosi il labbro sanguinante, gli rispose: "La violenza, l'unica risorsa del poveretto..."
"Ma fottiti!" gli disse prima di allontanarsi da lui, quando gli passò accanto gli disse "Invece che rompermi i coglioni con queste frasette petulanti perché non le metti per iscritto? Sia mai che te le dimentichi." gli disse con amaro sarcasmo.
"Forse dovrei." gli rispose mentre Zoroastro si allontanava "Forse un giorno scriverò un libro e te lo dedicherò."
Zo si voltò: "Oh, no, dedicalo alla persona che ti ha trasformato in tutto questo, dedicalo al conte Riario." e sparì sotto coperta.
Nico rimase in piedi vicino al parapetto, si guardò attorno. I marinai non si curavano più del loro battibecco, lavoravano e curavano la nave.
Guardò l'oceano, l'aria si era fatta più fredda, inghiottì un grumo di saliva e sangue, il suo sapore ferroso lo nauseò. O forse la nausea nasceva dal litigio con Zoroastro. Gli aveva detto cose davvero cattive, non era da lui, lui voleva bene al suo amico. Allora perché tutti i discorsi fatti da Riario gli sembravano così logici, così naturali? Si chiese chi avesse ragione, chi dovesse ascoltare.
Ripensò al primo giorno sul Basilisco, quando Riario gli aveva detto di stimarlo, di credere nelle sue potenzialità più di Leonardo, e lui per qualche ragione ci aveva creduto. 
"È meglio essere temuti che amati." gli aveva detto Riario, Nico per un po' ci aveva creduto, se gli atri ti temono ti rispetteranno, era chiaro. 
Eppure adesso, dopo il litigio con uno degli amici che amava di più, si sentiva dannatamente solo, e si chiese se era davvero disposto a sacrificare tutto l'amore che conosceva per un briciolo di rispetto. Di sicuro aveva perso il rispetto di Zoroastro e forse avrebbe perso quello del suo Maestro. Ne valeva la pena? 
Sospirò, continuando a fissare le onde e la loro schiuma bianca, nella speranza che quel movimento ritmico gli fornisse una risposta. 
Scivolò velocemente anche lui sotto coperta, passò davanti alla cabina di Riario ma non vi entrò. Cercò invece Zoroastro, doveva parlargli.
Lo trovò intento a giocherellare con i suoi tarocchi, seduto per terra, Nico si sedette davanti a lui, il moro lo fissò, era ancora arrabbiato, si vedeva.
Nico sbuffò, lo guardò: "Scusa." disse semplicemente.
Zoroastro sospirò, tornò a guardare i suoi tarocchi ed abbozzò un sorriso: "Sai Nico, tu pensi di essere diventato più saggio e più uomo perché hai ucciso una guardia, perché sei sopravvissuto, ma la realtà è che questo tuo chiedermi scusa ti rende più uomo di quanto tu non sia mai stato. Ci vuole coraggio per ammettere a voce alta i propri errori."
Il biondo si grattò la testa e ridacchiò, e Zoroastro pensò che forse il giovane e ingenuo Nico non era rimasto vittima del naufragio, si era solo un po' smarrito, e piano piano stava trovando la strada di casa, più forte e più saggio.






 
  
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