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Autore: Kitsune Blake    11/06/2014    4 recensioni
Combattendo il mal di schiena, trascina la sedia fino al capezzale poco lontano.
Leonardo è ancora sveglio. Sorride.

[ Questa storia si è classificata prima al contest "Tutti (o quasi) i sentimenti dell'uomo" ]
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia si è classificata prima al contest Tutti (o quasi) i sentimenti dell'uomo.

 

Eccomi di nuovo a stressarvi l’anima, questa volta con una one-shot. Prima di lasciarvi alla lettura, vorrei ringraziare di cuore bluemary. A lei dedico questa storiella, per ringraziarla di tutto l’aiuto e il sostegno che mi dà. Grazie.
Nella speranza che possa essere di vostro gradimento, vi auguro una buona lettura!
Kitsune

 

 

 

 

Titolo: La mia parola
Autore: Kitsune Blake (KitsuneDemon su EFP Forum)
Fandom: Assassin’s Creed
Pairing: nessuno
Pacchetto scelto: Dolore
Genere: Angst, Malinconico, Triste
Rating: Giallo
Introduzione: Combattendo il mal di schiena, trascina la sedia fino al capezzale poco lontano.
Leonardo è ancora sveglio. Sorride. –citazione dal testo
Avvertimenti: What if?

 

 

 

 


 

 

La mia parola

 

 

 

 

 

Quando si è vecchi, ogni cosa assume una forma e un colore diversi. Gli occhi stanchi colgono particolari che, una volta, passavano inosservati.
Quando si è vecchi, tante cose trovano un senso: parole, voci, ricordi di un tempo vissuto nell’arroganza e nella forza della giovinezza or perduta.
Ezio lancia un’occhiata oltre la finestra. Non ha ricordi di un maggio tanto bello, di un’aria tanto frizzante, piacevole e profumata. Si accorge solo ora di quanto sia monotono il frinire delle cicale. Ma è piacevole. Se solo si lasciasse andare a quel suono, potrebbe persino appisolarsi.
Ah… quando si è vecchi…

Sono passati ormai diversi minuti, quando l’ultimo nemico cade ai suoi piedi, ormai senza vita.
Riprendendo fiato, Ezio leva il volto da terra. Il lezzo del sangue impregna l’aria primaverile, ma, per lui, questo è ormai quanto di più familiare e confortante possa esistere.

Confortante…
Senza più pensare e badare ai cadaveri, ripulisce la spada e si dirige verso il proprio cavallo, che si è allontanato di diversi metri, impaurito dai suoni della battaglia. Calmarlo richiede tempo e pazienza, entrambe cose che lui sa di non possedere. Ma ha bisogno di una cavalcatura per raggiungere Forlì, dove certamente lo attenderà Leonardo. Chissà, magari riuscirà a raggiungerlo prima che lui arrivi a destinazione.
Per qualche motivo, il pensiero dell’amico gli strappa un sorriso. Senza attendere oltre, quindi, monta a cavallo e parte al galoppo, lasciandosi alle spalle la battaglia.
È ormai il tramonto quando scorge quello che, fuor di ogni dubbio, è il carro dell’amico. Vedendolo fermo a lato della strada, per un momento si irrigidisce. Nella sua mente, molti scenari prendono vita allo stesso istante: non è lontano da Forlì e non avevano programmato di fermarsi. Allora perché il carro è lì? Che si sia fatto sfuggire alcuni nemici? Oppure ne sono arrivati dalla città?
Si maledice per non essersi informato adeguatamente. Girolamo Riario ora regge Forlì, ma è un alleato o un nemico? I messaggeri dello Spagnolo son veloci, lui lo sa.
“Ezio!”
La voce proveniente dalla penombra lo riscuote, mettendolo inizialmente in guardia. Tuttavia conosce troppo bene l’amico per potersi sbagliare.
“Leonardo” risponde, scendendo da cavallo e raggiungendo l’ombra scura, “credevo saresti andato a Forlì senza fermarti.”
L'altro esita per qualche istante, un po’ in imbarazzo. “Invero, era mia intenzione. Ma i cavalli si sono stancati parecchio in quella corsa folle, oggi. Non potevo non farli riposare. Suvvia, vieni! Stavo giusto provando ad accendere il fuoco.”
Notando una familiare euforia nelle parole di Leonardo, Ezio capisce che accendere il fuoco è appena diventato l’obiettivo di un nuovo esperimento. Seduto accanto a lui, non sa quanto tempo sia trascorso quando finalmente una fiammella prende vita. Sa solo che ormai è completamente buio.
“Ce l’ho fatta!”
Quel grido di gioia scuote Ezio dall'intorpidimento e dal sonno incombente.
“Abbassa la voce, il fuoco è già un’attrazione sufficiente.”
Quando si accorge del tono brusco con cui ha parlato, è troppo tardi. Leonardo ha assunto un’espressione triste.
“Pensavo che un po’ di luce e calore ti avrebbero rinvigorito.”
In effetti, è vero. Perché oltre ad essere buio comincia anche a far freddo, nonostante sia primavera. Osservando il fuoco farsi più vivo, Ezio sospira, imbarazzato.
“Hai ragione, amico mio. Perdonami, sono stato ingiusto.”
Con un po’ di stupore, si accorge che Leonardo pare rincuorato. Le sue parole l’avevano fatto preoccupare, ma non l’avevano offeso. Deve ammettere che, a volte, lo invidia per il suo incontenibile ottimismo.
Ma le sorprese non sono finite.
“Sono io che ti ringrazio. Oggi mi hai salvato.”
Al che, Ezio si permette una risata.
“In realtà, t’ho messo in pericolo.”
L’amico scuote la testa, prima di rivolgergli un’espressione decisa.
“Mi hai salvato, tanto basta” dice, prima di farsi un po’ mesto. “A volte vorrei poter fare di più per te.”
“Ma che dici! Se non fosse per te e per il tuo aiuto, oggi non sarei qui.”
“Non intendevo… ” inizia Leonardo, che presto distoglie lo sguardo e torna a guardare il fuoco. “Lascia perdere.”
Il suo comportamento è strano. Sulle prime, Ezio è tentato di chiedere spiegazioni, ma non è certo di quale sarebbe la reazione dell’amico. Convinto che si tratti solo di un momento, lo lascia a se stesso e si sdraia a terra, usando la vecchia cappa come un cuscino improvvisato. Non serve parlare, sa che Leonardo monterà la guardia senza fiatare, abituato com’è alle notti di lavoro insonni.
“Buonanotte” si azzarda a dire, guardando la sagoma dell’amico stagliarsi davanti al fuoco danzante.
“Buonanotte a te, Ezio” sente rispondere, con una dolcezza che mai si aspetterebbe da qualcuno che si è appena arrabbiato.
Il silenzio poi è ciò che resta. Solo qualche grillo lancia il suo richiamo nella notte romagnola. Cullato dal calore del fuoco, non gli ci vuole che qualche secondo per cedere e abbandonarsi ad un sonno inquieto.
“Ezio.”
Quel richiamo lo fa fremere nel torpore. Che sia già mattina?

“Ezio” sente ancora. E questa volta apre pigramente gli occhi.
Si sente persino più stanco di quando si è addormentato. Solo qualche istante più tardi si accorge di non essere più ai piedi degli Appennini. Si trova in una stanza piccola e confortevole, illuminata da una finestra aperta dinanzi al sole primaverile.
La voce che l’ha chiamato è familiare. Ma non è di Leonardo.
“Ezio” ripete Niccolò, con la consueta calma che lo caratterizza, “ti vuole parlare.”
È vecchio, sì, ma gli ci vuole un istante per comprendere le sue parole. Combattendo il mal di schiena, trascina la sedia fino al capezzale poco lontano.
Leonardo è ancora sveglio. Sorride.
“Avresti dovuto chiamarmi subito” lo rimprovera Ezio, rincuorato.
“Sciocchezze” risponde lui, in un sospiro “sappiamo entrambi che dormi poco. Vedi nemici ovunque.”
Ezio ride di cuore. Ride come non faceva da troppo tempo.
“Come se per te non fosse lo stesso. La tua testa non dorme mai.”
“Senza la mia testa non saresti qui.”
A quelle parole, Ezio sente le labbra tremare, il sogno ancora vivido nella memoria. Una lacrima rotola sulle guance scavate.
Leonardo si limita a guardarlo, sereno. Non vuole una risposta. Probabilmente non gli serve. Poi gli afferra la mano, ed Ezio cerca istintivamente il suo viso. Quando aveva distolto lo sguardo?
L’amico è perfettamente lucido, nonostante gli occhi velati dalle lacrime, e sorride dolcemente prima di parlare.
“Se ci incontreremo, sappi che la mia porta è sempre aperta.”
A quel punto, Ezio deve trattenere un’altra lacrima. Annuisce, inspirando profondamente prima di tornare a guardarlo.
“Noi ci incontreremo. Hai la mia parola.”
Poi, è con un tuffo al cuore che guarda Leonardo lasciarsi finalmente andare, accompagnato dall’eco di una promessa ormai troppo lontana nei ricordi, il sorriso ancora impresso sulle labbra pallide.
Scosso dal pianto, Ezio a malapena si accorge dei passi silenziosi di Niccolò, che è uscito dalla stanza. Poi, per un’ultima volta, l’ultima davvero, stringe a sé il corpo dell’unico vero amico che abbia mai avuto.

Hai la mia parola.

 

 

 

 

 

 

 

NdA:
1: Ho inserito il what if perché nella storia originale, dopo l’attacco sugli Appennini, Ezio raggiunge Leonardo in un porto romagnolo, e non prima.
2: “La mia porta è sempre aperta” è una citazione tratta da Assassin’s Creed II, mentre “Noi ci incontreremo. Hai la mia parola” è tratta dal Brotherhood.

 

   
 
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