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Autore: Artefenis    11/06/2014    8 recensioni
Flashfic ispirata dalla canzone "Get Home".
N.B.
La storia è "ispirata" dalla canzone, quindi non è completamente riconducibil al testo della canzone.
E' lo sfondo in cui si svolge la storia.
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Island
 
Guardo i suoi capelli muoversi nel vento leggero della notte.
Continua a fare piroette , danzando sull’asfalto gelido, tenendo in mano le sue scarpe.
“Questa notte ci appartiene” , dice sorridendo.
E’ così bella.
Attorno a noi le case riposano in un silenzio profondo, e il suono dolce della sua risata echeggia nel buio.
Ma c’è qualcosa che mi turba. Tutto mi sembra scivolare tra le dita.
Questa è solo un’altra notte come le altre, mi ripeto, cercando di consolare la mia irrequietezza.
Un’altra notte in cui io ti apparterrò e tu mi apparterrai.

Sfioro il suo viso, disegnandone i lineamenti nella mia mente, così da renderli indimenticabili.
Posso sentire il suo dolce profumo, inebriare i miei sensi. Potrei saziarmi solo di esso.
Quanto vorrei che questa notte non finisse mai.
“Facciamo un gioco?”. Il suo dolce sorriso infantile, spezza ogni mio pensiero.
Annuisco, continuando a guardarla come un pittore che guarda la sua dolce musa. Mi accorgo di pendere dalle sue labbra.
“Facciamo che il letto è la nostra isola, e il pavimento sarà il mare che conterrà tutti i nostri pensieri.” Dolcemente lascia cadere i suoi indumenti a terra.
“Lasciali andare anche tu..” si sofferma e guardandomi mi poggia la mano sul mio viso “questa è la nostra notte”. Mi sfila dolcemente la maglietta, gettandola in un angolo della stanza.
Ci rifugiamo nella nostra isola e i nostri corpi si uniscono nella danza degli amanti.  Siamo una cosa sola, io e lei.
Riesco a sentirlo sai? Riesco a sentire il suo cuore, come fosse il mio. Il suo odore è il mio ossigeno. Me ne riempio i polmoni.
Siamo i padroni di questa notte. Della nostra notte.
 
Il canto degli uccelli pone fine al nostro momento. Mi stanno chiamando. Mi implorano di svegliarmi.
La debole luce del sole illumina il suo viso. I suoi capelli sembrano onde nere, sparse sul lenzuolo bianco. Poi i suoi occhi guardano i miei, eccolo: il mare in cui naufragherò di nuovo.
Gli uccelli chiedono di essere ascoltati. Maledicono il mio ritorno. Segnano la nostra separazione.
Una nota di tristezza si cela nei suoi occhi. Cerco di rassicurarla con un sorriso debole, ma sembra non riuscire nel suo intento.
Mi siedo sul letto, ma prima che i miei piedi tocchino terra, lei mi ferma.
“Loro ti divoreranno”, dice indicando i miei indumenti sul pavimento.
I miei pensieri. Sorrisi.
Sapevo che una volta aver messo piede a terra, sarei sceso per sempre dalla nostra isola.
Non posso lasciarla. Amo troppo il suo sapore. La sua risata. Amo la sua pelle e i suoi occhi… oh, i suoi occhi. Lasciatemi ancora disperso in essi.
Esitante poggio il primo piede a terra e mi sembra di vederlo, il pavimento trasformarsi in acqua. Ad ogni passo che compio, mi sembra di andare sempre più giù. La sento nella gola, mi sta soffocando. Ossigeno. Ho bisogno di ossigeno. Ho bisogno di lei.
Mi volto ancora una volta, e lei mi sembra un’isola così lontana.
   
 
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