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Autore: Sakura___    12/06/2014    1 recensioni
«Repent! Repent!».
Pentire..! Pentire..!
Urlai alla strofa dopo seguendo la sua mano tesa verso di me.
High Five.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo



Tic, tic, tic, tic.

Con le dita tamburellavo sulla transenna contro la quale ero schiacciata, in attesa. Intorno a me circa ottocento persone ammassate le une contro le altre in quello spazio angusto; avevo visto di peggio, non vi erano dubbi, ma il fremere inquieto di quella massa era diverso da tutte le altre volte, me lo sentivo fin dentro nelle ossa, quella sarebbe stata una serata da non scordare.

Mi ero ritrovata lì per caso; cucinando mamma cominciò a parlare di un concerto nella periferia Londinese, "roba forte", aveva detto, mi aveva poi convinta aggiungendo, "conosco il posto, dovresti riuscire ad imbucarti".

Quella donna non si sbagliava mai, ero infatti non solo riuscita ad entrare, ma perfino ad arrivare in prima fila, al centro del pogo, senza troppa fatica.


Il tempo volò in fretta e presto cinque ragazzi salirono sul modesto palco. Una scritta alle loro spalle citava "Bring me the Horizon".

Portami all'orizzonte... Non era male come nome di una band.


Il cantante, Oliver mi pare, era una stanga di ragazzo, dai capelli lunghi ed i mille tatuaggi. Mentre screammava, nei suoi occhi rivivevo ogni singola parola che pronunciava; i testi erano diretti ed il resto della band ci dava dentro, così presa dalla foga del momento cominciai a gettarmi di peso contro chiunque avessi accanto, o ricambiasse le spinte.

Per un istante alzai gli occhi al ragazzo sul palco, mi stava fissando.

«Repent! Repent!».

Pentire..! Pentire..!

Urlai alla strofa dopo seguendo la sua mano tesa verso di me. High Five.


Il concerto era ormai finito, fuori era cominciata una forte pioggia, e prima di confondermi fra i fans urlanti andai a rifugiarmi nel retro del locale. 

L'acqua bagnava i miei capelli nero pece, rendendoli più opachi, inzuppava la t-shirt senza maniche dei Ramones, che tanto adoravo ed aveva reso le mie converse all star alte una piscina per i miei piedi: ciò non mi importava.

Volevo solo poter riuscire a fumare una sigaretta sotto la pioggia. 


«Ragazzi, io vado. Alla prossima!».

Non feci in tempo a concepire il pensiero che una voce familiare mi sorprese alle spalle. Mi girai di scatto, quando dietro di me vidi il ragazzo che prima cantava sul palco uscire dalla porta di emergenza.

Oliver rimase ad osservarmi in silenzio, in quel momento mi maledì da sola per aver voluto indossato calze a rete anche quella sera.

«Ehi, cosa ci fai sotto la pioggia?».
Mi sorrise cordiale.

«Volevo fumarmi una sigaretta».

Senza dir nulla sorrise ancora, poi si avvicinò, tentando mi ancora la mano.
High Five...

«Vieni qui sotto, sei fradicia». Disse poi, facendomi spazio sotto il suo ombrello.

Visto da vicino era ancor più affascinante di quanto non potesse sembrare. 
Aveva due occhioni color nocciola nascosti appena dal lungo ciuffo.

Potrei giurare di aver visto il mare in quelle iridi...

«Sei tanto lontana da casa?». Mi domandò poi, avviandosi verso un vicolo stretto.

«Sono solo quindici minuti a piedi da qui».

«Non ti faccio camminare da sola sotto la pioggia, il mio buonsenso non me lo perdonerebbe; accetti un passaggio?». Sorrise dolce lui, incantandomi con le onde riflesse nel suo sguardo.

«Sono zuppa. Non voglio bagnarti gli interni». Denigrai l'offerta, invano.

«Ho un cambio in macchina, non c'è problema, davvero». Mi rassicurò lui, aprendomi la portiera posteriore di una piccola utilitaria nera.
Salii, aspettai che il ragazzo trafficasse con qualcosa nel baule prima di chiudere la portiera, ma prima di lasciarmelo fare mi diede in mano una felpa ed una maglietta.

«Cambiati qui dietro che sei più comoda, io mi giro e non guardo». Disse chiudendo la portiera e dandomi le spalle.

Mi tolsi tutti i vestiti, intimo compreso, e rimasi con addosso solo ciò che mi aveva dato quel ragazzo. Bussai al finestrino, permettendogli di girarsi, mi aspettava con l'ombrello ancora aperto, così uscii di fretta dalla macchina, mi strizzai i capelli ed i i vestiti, legando i primi in una disordinata coda.


Il viaggio era trascorso in silenzioso. 
Oliver guidava rivolgendomi fugace occhiate, ma mai la parola ed io ero troppo poco esperta in relazioni sociologiche per instaurare una conversazione.

Situazione stretta...

«Grazie, comunque». Sussurrai flebile una volta arrivata sotto casa, nella speranza che mi sentisse.

«Di nulla». Esclamò sorridente. 

«Io sono Aleena».

«Piacere, Oliver». 

Il piacere è tutto mio, Oliver...
  
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